Hard Rock

Intervista Shabby Trick (Andrea Castelli e Max Bronx)

Di Stefano Ricetti - 23 Luglio 2010 - 10:50
Intervista Shabby Trick (Andrea Castelli e Max Bronx)

Il bassista Andrea Castelli e il chitarrista Max Bronx da oltre trent’anni si sbattono per suonare la musica che più li aggrada, in un paese come l’Italia dove il vero Rock’N’Roll, quello fatto vibrare con passione, sangue e sudore – quindi giocoforza sempre lontano dai riflettori commerciali della ribalta -, non permette di tirare la fine del mese. Airspeed, Cappanera, Rio Bravo, Mantra e Bronx Raid sono le band di maggior risonanza che finora hanno visto i due in prima linea “In The Name Of Rock”, anche se probabilmente il gruppo che li rappresenta al meglio da sempre è Shabby Trick, act recentemente ricostituito con due nuovi innesti e freschissimo della release del disco RnR Raiser, sul quale i Nostri puntano molto.

Qui di seguito la cronaca di una chiacchierata dove i pensieri e le parole di questi due autentici pilastri della musica dura italiana percorrono tre decenni di fiera e verace dedizione alla causa.

Buona lettura

Steven Rich

 

Shabby Trick line-up 2010

Da sinistra a destra: Andrea Castelli, Max Bronx, Brian Ancillotti e Mick Back

 

Qual è stata la molla che vi ha fatto riformare gli Shabby Trick?

Max: è successo in maniera abbastanza naturale: il giorno della presentazione a Firenze dell’ultimo disco della band che aveva prima Andrea, andai a salutarlo e lì ci venne la “folle” idea…

Andrea: proprio così, stavamo presentando il disco ‘Hate Box’ dei Mantra e ci balenò l’idea che si concretizzò qualche mese dopo quando lasciai i Mantra.

In che modo avete reclutato Brian Ancillotti e Mick Back?

Max: Brian l’ho reclutato “seduta stante” dopo che lo vidi suonare in un locale con una sua band due anni fa; mi colpì molto soprattutto per il fatto che in due anni da quando lo avevo visto suonare l’ultima volta, aveva acquisito groove e tecnica in maniera sorprendente e credo che sia il batterista più “rnr” della scena fiorentina attualmente. Per quanto riguarda Mick invece, l’ho abbiamo contattato dopo una serie di contatti tramite web con diversi cantanti di tutta la penisola. Lui è il cantante perfetto per noi perché ha una notevole estensione vocale che ci permette di rimanere ancorati saldamente a certi “cantati” anni ’80 che abbisognano di doti canore notevoli come sai ma ci permette anche di sondare risvolti più “duri” nel campo del rock‘n’roll che mai avevamo sondato prima vedi “heavy & lethal” e “getaway”; quest’ultimo brano che tu hai ritenuto “il migliore” dell’album però , è da noi considerato un capitolo entusiasmante ma comunque un po’ a sé stante non essendo un brano tipicamente rock‘n’roll come tutti quelli che contraddistinguono il marchio Shabby Trick

Andrea: Mick lo abbiamo “trovato” grazie all’amico Walter Bastianel, dopo aver girovagto su vari myspace, che ci consigliò di sentire i Sex For Cash. Le sue interpretazioni ci convinsero subito e contattammo i ragazzi del gruppo, che furono gentilissimi e molto corretti, consentendoci di raggiungere Mick.

Quanto lavoro c’è dietro un disco come RnR Raiser?

Max: Ci sono voluti in tutto 5/6 mesi… Due mesi per le chitarre, alle quali ho voluto dare il miglior sound possibile, facendo 1000 prove di locazione e microfonatura dell’amplificazione, altri tre mesi circa per la riuscita massima di tutti gli altri strumenti, ed infine un mese intero per le ultime fasi della produzione della quale mi ritengo molto soddisfatto come produttore. Tengo a precisare che gli 11 brani contenuti in RnR RAISER, fanno parte di una selezione durissima che abbiamo fatto io ed Andrea tra i circa 40 brani che abbiamo cominciato a comporre 3 anni fa.

 

 

Nella foto: la copertina di RnR Raiser, il nuovo disco degli Shabby Trick

 

Come è nato il coinvolgimento di Daniele Ancillotti della Strana Officina all’interno del brano Stop?

Max: Anche questa è stata una cosa abbastanza naturale, quando suo figlio Brian veniva a registrare le sue sessioni in studio, Bud era sempre presente e siccome uno dei brani che gli piaceva di più ascoltando le tracce era l’”ozziana” “Stop”, dal lì a decidere di chiedergli una partecipazione è stato un attimo…

Avete sondato altre etichette prima di approdare alla Horus Music?

Max: no comment! Meglio affidarsi al diavolo in persona che a certi “personaggi” che fanno il bello ed il cattivo tempo in Italia nel campo metal rock…

Andrea: stendiamo un pietoso velo, mi duole constatare che in giro ci sia ancora poco rispetto per gli artisti…

Di chi è stata l’idea della copertina?

Max: io mi sono occupato della produzione “sonora” dell’album, Andrea di tutto il resto compresa ovviamente la copertina.

Andrea: l’intenzione era quella di un’immagine immediata con pochi colori che colpisse subito e rendesse l’idea del rock’n’roll senza esagerare troppo e rievocando anche ‘Badass’. Quindi un teschio si, ma stile messicano, nel senso allegro senza essere truculento. Direi festaiolo con il cuore che era in Badass.

I pezzi contenuti nell’album sono tutti di recente scrittura o qualcosa è stato preso anche da vecchie partiture tenute nel cassetto fino a oggi?

Max: personalmente forse un riff o due l’ho ripreso dalla mia personale bacheca di riffs di cui ho cosparso il mio mac, ma come sai il rnr non muore mai al di là di quello che può dire uno come Lenny Kravitz, quindi con una “rinfrescata” se un riff era buono 10 anni fa lo può essere anche 10 anni dopo.

Andrea: i pezzi che ho composto io sono stati pensati esclusivamente per gli Shabby.

Come sono, fino a ora, i responsi della gente nei confronti del nuovo disco?

Max: ottimi, a parte il tuo.

Andrea: chi conosce ed ama il rock’n’roll ci sta dando dei voti molto alti, forse il tuo 69 si riferisce a pratiche sessuali?

Cosa vi aspettate, in tutta sincerità, dal dopo RnR Raiser?

Max: in Italia c’è poco da aspettarsi; personalmente il fatto che dopo 20 anni tanti fans abbiano ancora in testa gli Shabby Trick è già stato per me motivo di orgoglio ed appagamento; il sudore che ho e che abbiamo consumato a “secchi” per la riuscita di questo album, è una conseguenza del rispetto e dell’onore che abbiamo nei confronti dei nostri fans ed ai quali sono sicuro che abbiamo regalato un album degno della loro attenzione; per il resto anche se io ed Andrea siamo un po’ “stagionati”, siamo sempre dei fottuti rockers bastardi che ad ogni chiamata da qualunque parte del mondo non mancheranno all’appello!

Andrea: c’è poca trippa per gatti, ed aspettarsi qualcosa è da illusi. Ma una cosa siamo sicuri che ci sarà, ossia tanto divertimento ai nostri concerti.

 

Avete in cantiere degli show dal vivo?

Max: questo è qualcosa che fa parte della mia frase “in Italia c’è poco da aspettarsi…”. Al momento stiamo ancora valutando quello che ci hanno proposto alcune agenzie.

Andrea: noi siamo pronti

Siete sulla scena hard’n’heavy da trent’anni, riuscireste a declinare in poche righe le differenze fra la situazione metallica italiana degli anni Ottanta e quella odierna?

Max: Musicalmente sento tante bands che cercano di fare il “verso” a quello che c’era negli ’80, ma come è facilmente capibile bisogna essere stati lì in quell’epoca per capire veramente tutti i risvolti sia nella moda riguardante gli abiti sia in quella riguardante la musica; Inoltre tanti ragazzini di vent’anni mi chiedono spesso “ma com’era?” “che bands hai visto?” ecc… questo mi rattrista un po’ perché da una parte mi diverto a raccontare che sia i locali che i ragazzi a giro erano molto più glamour e rock‘n’roll di ora, ma dall’altra parte mi chiedo come mai ragazzi giovani debbano per forza ricalcare un capitolo che ormai non tornerà più di moda in Italia e che tante volte mi chiedo come possa esserlo stato in Italia negli ’80 visto che poi non è successo più niente di eclatante musicalmente parlando da allora…

Andrea: concordo in pieno….

A distanza di ventun anni, che sensazioni vi provoca l’ascolto di un disco che fece molto parlare di sé come Bad Ass?

Max: Mah, miracoli della natura! A parte gli scherzi, personalmente ho acquisito un bagaglio da allora che ero ventenne non indifferente riguardo al saper suonare la chitarra e saper utilizzare vari “macchinari” per i lavori in studio, ed a volte mi fa sorridere constatare che è stato molto apprezzato un lavoro secondo me così “acerbo” rispetto per esempio a “RnR Raiser” ma d’altra parte penso abbia prevalso L’ESSENZA vera del rnr che è la spensieratezza, l’arroganza e l’ambizione sfrenata che avevano gli Shabby Trick a vent’anni.

 

Nella foto: la copertina di Bad Ass, il debutto discografico degli Shabby Trick, anno 1989

Quali sono stati i motivi per i quali il Vostro secondo capitolo discografico non colpì nel segno?

Max: prima di tutto il fatto che nel ‘99 avevo una voglia matta di “dare alla luce” alcuni brani che avevo riservato per il secondo disco degli “shabbies” che mai venne alla luce con la prima etichetta discografica che avevamo visto che la stessa fallì e noi ci sciogliemmo. C’è da dire però che i tempi per una reunion non erano ancora maturi visto che l’unico aiuto che ebbi dal nostro primo cantante e fondatore insieme a me della band, Andy Sixtynine, fu solo per i “cantati “che mi concesse per l’album ma non per riunire la band; a quel punto era inutile cercare tanto in giro il budget per un album “ricordo” e quindi decisi di registrarlo per conto mio. Non possedendo però strumentazioni adeguate per avere un album di qualità come quest’ultimo, è nato “Piercinality” che comunque sia ha buoni brani all’interno che sono stati drasticamente penalizzati dalla scarsa produzione. In passato ho già chiesto scusa ai fans per questo anche se è un errore fatto per “amore” della band.. Spero di farmi perdonare con RnR Raiser che secondo me un album eccellente ed a livello internazionale senza dubbio!

Quali sono, secondo voi, a oggi, i gruppi che meglio rappresentano a livello mondiale il Vostro genere?

Max: a oggi Buckcherry, Hardcore superstar e per certi versi Airbourne.

Andrea: aggiungerei Motley Crue, L.A. Guns.

Da dove deriva e cosa significa veramente il Vostro moniker Shabby Trick?

Lo inventò Andy Sixtynine e significa “tiro mancino”. La band omonima italiana tengo a precisare che è diventata famosa dopo la nostra nascita. Non c’è niente di particolare dietro questo nome, è stato proposto ed accettato senza problemi.

 

Ci sono stati mai scazzi davvero memorabili fra voi due?

Max: si, anche ultimamente! Ah ah… sai com’è, anche da adulti abbiamo conservato una certa dose di strafottenza e irriverenza!

Andrea: gli scazzi tra adulti son ganzi perché poi ci fai una risata e impari a dirti le cose in faccia! Ma grandi cose non mi sembra…

C’è ancora spazio, in Italia, oggi per una band originale di Sleaze’N’Roll come la Vostra?

Max: perché no? Se i fans del genere compreranno più dischi ci sarà più spazio per altre bands e per eventi più professionali. E’ una legge del mercato da sempre.

Andrea: c’e’ spazio per tutti e ora aumenterà, spero!

Negli ultimi anni si è assistito, in Italia, a una proliferazione di concerti dal vivo impressionante ma, a parte i soliti nomi stranieri triti e ritriti che “riempiono”, nella maggior parte dei casi il pubblico presente, in termini numerici, è sempre stato inferiore alle attese. Vostri pensieri e parole a riguardo.

Andrea: credo che la crisi colpisca in tutti i settori, specialmente nella cultura e nel divertimento ed un motivo può essere quello. Poi grandi novità di rilievo non mi sembra ci siano quindi i promoter puntano su nomi certi e nessuno rischia sulle “new sensation”. Poco coraggio.

Sempre restando nella Nostra penisola, cosa pensate della stampa cartacea heavy metal nostrana?

Andrea: c’è più business rispetto a 20 anni fa, quindi ricevi se dai… prima avevi se meritavi…

Chiudete pure l’intervista come volete e grazie.

Max: un caloroso saluto rnr e un grazie di cuore a tutti quelli che ci amano!

Andrea: grazie a tutti quelli che in questi anni chiedevano ancora degli Shabby Trick. Siamo tornati, visitate il nostro MySpace!

Stefano “Steven Rich” Ricetti