Intervista Shining Black (Olaf Thorsen)
Senza peli sulla lingua, ruvido e diretto come risaputo.
Olaf Thorsen, oltre ad essere musicista sopraffino è personaggio vero e concreto, per nulla affettato o meno che verace nel modo di porsi.
Lo abbiamo intercettato per scambiare qualche opinione in merito agli Shining Black, nuova avventura discografica scritta e pensata assieme a Mark Boals.
Molti argomenti, compresa una bella stoccata ai tanti detrattori dei cosidetti side project, impegnati a criticare per partito preso e poco attenti a sondare la vera sostanza con cui molti artisti creano con passione la loro musica.
Buona lettura!
Intervista a cura di Fabio Vellata
Ciao Olaf, è un vero piacere poterti intervistare per Truemetal. Benvenuto!
Ciao a tutti e grazie a voi!
Partiamo sulle ali della tradizione: dimmi come è nato questo tuo nuovo progetto in compagnia di un grandissimo singer come Mark Boals. Vi conoscevate già prima o è stata la label a mettervi in contatto?
Con Mark ci conoscevamo da molti anni, direi: con lui avevamo addirittura iniziato a programmare un album che avrebbe dovuto uscire con Labyrinth, anni fa, e che non venne mai portato a termine a causa di alcuni cambiamenti della vita privata di Mark ( si sposto da Los Angeles a Las Vegas per iniziare un lavoro molto intenso con lo spettacolo Rock Vault).
In questa ultima occasione, però, sicuramente è stata Frontiers a “lanciare il sasso”, visto che furono loro a propormi l’idea di realizzare un album con Mark, dopo che gli avevo inviato alcune bozze di brani per un lavoro solista su cui avevo appena iniziato a lavorare.
Ascoltando il disco ho avuto l’impressione di un lavoro a metà strada tra il power ed il rock un po’ epico e passionale. Come se i Labyrinth avessero incontrato i Rainbow. Chi è il maggior responsabile del songwriting tra voi? Come vi siete divisi i compiti?
Non saprei davvero…non ci trovo molto di “power”, nelle tracce che abbiamo realizzato. Anche se non abbiamo deciso a tavolino cosa comporre, ci piaceva l’idea di realizzare qualcosa di variegato, molto melodico e con dei bei riffs di chitarra. In praticolare, evavamo d’accordo sul fatto di evitare doppia cassa modello elicottero, ahah!
A me sembra un Heavy Rock piuttosto melodico, ma come sempre le etichette lasciano il tempo che trovano.
Probabilmente il fatto che ci suonino persone come me e Mark lascia alcune tracce del nostro modo di lavorare anche su questo album, ma credo che difficilmente i brani di questo lavoro potrebbero incastrarsi in uno dei dischi che abbiamo fatto in passato con le nostre band di riferimento.
I pezzi che avete composto sono stati pensati appositamente tutti per questo progetto? O c’è qualche recupero di cose vostre rimaste nel cassetto e risalenti a prima degli Shining Black?
Tutti i brani sono stati assolutamente scritti per questo progetto e anzi ti dirò di più: anche quei primi 3-4 demo che avevo realizzato e dai quali partì l’idea di Frontiers di farmi chiamare Mark, alla fine sono stati scartati durante il processo di scrittura, perché l’album aveva preso una svolta più definita e melodica.
Come avete realizzato l’album? Come avete registrato? Vi siete incontrati qualche volta, oppure ognuno ha inciso per conto suo e poi tutto è stato assemblato assieme?
Vista la distanza, sarebbe stato impossibile ( o comunque molto costoso) incontrarci di persona. Oggi per fortuna c’è internet che ci viene incontro e questo ci ha permesso di rimanere in contatto quotidianamente, scambiandoci files, provini, idee, arrangiamenti, etc… In realtà abbiamo lavorato in modo molto proficuo, come se fossimo nella stessa sala prove, ma senza gli inevitabili tempi morti, che arrivano quando vuoi comporre tutto in sala. Ci siamo scambiati i brani e ci abbiamo lavorato sopra più volte, ciascuno riadattando o modificando alcune parti in base a quello che registrava l’altro. I brani sono stati modificati, in alcuni casi anche in maniera pesante, prima di arrivare alla loro struttura finale.
Pensi che gli Shining Black possano essere una realtà con un futuro o tutto si risolverà in un unico, ancorché buonissimo, capitolo discografico?
Non saprei, perché non dipende solo da noi. Noi ci siamo divertiti molto e di sicuro abbiamo già idee per un eventuale prossimo lavoro, che ci piacerebbe tantissimo riuscire a realizzare in tempi nemmeno troppo lunghi.
Questa è una domanda che ho già posto a Simone Mularoni tempo fa, sulla quale vorrei sapere anche la tua opinione. In generale, quanto pensi possa essere ricettivo il pubblico nei confronti di così tanti side project che, pur mostrandosi altamente validi e qualificati, perdono un po’ in quanto a spontaneità? Non pensi che, in questo modo, si vada un po’ a smarrire quel senso di attaccamento che si creava tra band e fanbase?
Ti rispondo con una domanda: cosa significa “side project”, esattamente? Quando leggo di persone che giudicano un lavoro sulla base del fatto che si tratta di un “progetto”, o ancora peggio, basandosi sul fatto che “ah, escono con Frontiers, passo tanto so già come suona”, rimango abbastanza stupito. Non so che idee abbia la gente, oggi come oggi, ma di certo non mi sono mai messo a fare pezzi tanto per fare numero, non ho mai partecipato a mille progetti di alcun tipo e difficilmente mi è capitato di realizzare qualcosa al di fuori delle mie band di appartenenza. Se l’ho fatto adesso, significa che evidentemente avevo qualcosa di extra da realizzare, magari potrà non piacere e fa parte del gioco, ma di sicuro non è una cosa fatta a tavolino, o ancora peggio…soprattutto, non è che venga Frontiers a casa mia, a dirmi cosa io debba comporre e come. L’album suona così perché l’abbiamo scritto cosi e sarebbe uscito cosi anche se fosse uscito per la Napalm Records o la BMG ( cito 2 etichette a caso, tanto per fare un esempio, senza alcun riferimento alla realtà).
Inevitabile parlare di attualità. Come hai vissuto il recente periodo di pandemia e conseguente lockdown? Eri in Italia? Come trascorrevi le tue giornate?
L’ho passato come tutti, rimanendo a casa e approfittandone per fare qualche lavoretto che continuavo a procrastinare alle Calende Greche.
Ero rientrato in Italia giusto pochi giorni prima, avendo fortunatamente potuto completare la nostra tournee in Sudamerica con i Vision Divine.
Hai per caso aderito come artista a qualche progetto benefico di raccolta fondi o simili?
Non mi piace parlare molto di queste cose ed è la prima volta che ne parlo al di fuori del periodo in cui venne realizzata: sotto lockdown ebbi questa idea di realizzare una raccolta fondi per l’Ospedale San Martino di Genova. Con l’aiuto fondamentale di Roberto Tiranti (che, al contrario di me, che ci vivo da pochi anni, è un Genovese DOC e conosce tutta la scena artistica della città) abbiamo riunito tutti gli artisti di Genova (non solo musicisti, ma anche pittori, scultori etc…) e abbiamo realizzato un’asta, in cui ogni artista vendeva qualcosa di proprio (io ho venduto una delle mie chitarre piu storiche) ed il cui ricavato è stato interamente devoluto all’Ospedale.
Dopo il disastro che ne è derivato non solo per l’economia industriale ma anche per il mondo della musica, come vedi il futuro? Sei fiducioso?
Impossibile dirlo. Il momento è drammatico, per il nostro settore. Non ci sono solo i musicisti, ma tutti quelli che ruotano attorno a questo mondo, come i gestori dei locali, i fonici, i tecnici di palco…è un mondo così vasto e variegato, che non si riesce nemmeno ad immaginare in quanti ne abbiano sofferto e continueranno a farlo.
Paradossalmente, credo che quelle band non gigantesche, ma professioniste, abbiano pagato il prezzo più alto in assoluto mentre i “dopolavoristi” ne escono indenni o addirittura rafforzati, avendo avuto più tempo per lavorare a casa.
Questo per me sarà il punto piu interessante del prossimo futuro: vedere quali band riusciranno a sopravvivere e, soprattutto, come e perché.
Che opinione ti sei fatto sul come è stata affrontata l’emergenza?
Sono opinioni personali, che non mi sento di esprimere su un portale di musica: chi mi conosce sa che io ho sempre idee piuttosto “forti” ed un moto altrettanto “forte” di esporle. Preferisco che qua si parli solo di musica, per evitare fraintendimenti o inutili provocazioni involontarie.
Domandona: se tu diventassi, per magia, il primo ministro d’Italia, quali sarebbero le tue prime decisioni?
Fucilare immediatamente chiunque abbia fatto politica negli ultimi 30 anni, almeno…
Una piccola nota di colore. Hai idea di chi sia a divertirsi nello scrivere cose bizzarre sulla tua pagina wikipedia?
Ci sono alcuni particolari davvero stravaganti, tipo il primo album dei Labyrinth che viene citato come “Resistenza Mezzanottana” oppure il riferimento ad un presunto “ultimo album che è uscito e non è mai tornato.”
Roba che Groucho di Dylan Dog in confronto è un dilettante…
Ti dico la verità: sono completamente disinteressato all’argomento e sapevo a malapena che ci fosse una pagina di Wikipedia su di me. Non solo solito leggere molto sulle mie band o ancora peggio su me stesso…che senso avrebbe?
Vivo sempre meno nel mondo virtuale, ne sono veramente distaccato e quello che succede al suo interno mi interessa relativamente. So anche che quel mondo è valvola di sfogo di chi in quello reale ha avuto poche soddisfazioni nella vita, perché l’anonimato, l’impunità e la possibilità di sfogare le proprie frustrazioni vengono tutte messe su un bel piatto d’argento, a disposizione di chi ne vuole usufruire, ma davvero la cosa non mi riguarda. Che si divertano, se questo è il solo modo che hanno di sentirsi meno inutili nella loro vita.
Olaf, ultimi istanti tutti per te. Dimmi perché secondo te gli appassionanti dovrebbero acquistare il vostro cd. E poi chiudi come vuoi, parlandomi dei tuoi progetti futuri o semplicemente mandando un saluto ai nostri lettori.
Domanda molto difficile… Chi dovrebbe acquistare il nostro album? Chi vuole ascoltare dei nuovi brani, realizzati mettendo assieme due musicisti per la prima volta, forse, e ascoltare quello che ne è venuto fuori. È un album fatto molto bene, i brani sono a mio avviso molto belli e melodici, la produzione è fantastica (grazie Simone!), cosa dovrei dire di più? Forse non avremo realizzato la nuova Cappella Sistina o non avremo scoperto nuove frontiere musicali, ma suoniamo quello che ci piace, come ci piace. Con buona pace di tutti!
Di nuovo grazie mille: ti seguo praticamente dagli inizi ed è stato un vero piacere poterti intervistare.
Ti auguro ogni bene!
Ciao Fabio grazie mille e buona vita anche a te!
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