Hard Rock

Intervista Slash ft. Myles Kennedy and The Conspirators (Todd Kerns)

Di Davide Sciaky - 3 Marzo 2022 - 9:00
Intervista Slash ft. Myles Kennedy and The Conspirators (Todd Kerns)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

Ciao Todd, come stai?

Bene, tu?

Tutto bene. Oggi siete in Kansas City, giusto? Quindi dovrebbero essere le 10 di mattina…?

Sì, esatto, siamo a Kansas City e sono le 10 A.M., sono già sveglio da un po’ e pronto per la giornata!

 

Qualche giorno fa avete pubblicato il vostro nuovo album, “4”, e tra un attimo ne parleremo, ma prima di tutto vorrei chiederti del tour che state affrontando in questi giorni. Sono già un paio di settimane circa che suonate per gli Stati Uniti ed è il primo tour che fate dall’estate del 2019. Qual era il mood prima dell’inizio del tour? C’era ancora preoccupazione che qualcosa potesse andare storto, o semplicemente sollievo per il fatto di poter finalmente tornare sui palchi?

Penso che l’atmosfera prevalentemente fosse di felicità di essere nuovamente insieme, molto felici di poter tornare a suonare musica.
Ovviamente c’è un po’ di timore ad iniziare il nostro primo tour da quando è arrivato il COVID. Io ho fatto solo qualche show qua e là, mentre i Guns N’ Roses hanno fatto un vero e proprio tour, ma tutta l’organizzazione dietro ai loro concerti è così grande che forse per loro è un po’ più semplice rimanere completamente isolati in una bolla.
Per quanto ci riguarda, posso parlare solo per me, ma io sono molto eccitato di poter tornare sui palchi; si tratta di un tour di 8-9 settimane e penso che facendo le cose bene nulla potrà andare storto.

 

Il pubblico come sta rispondendo alla nuova musica? Guardando su internet mi sembra di aver visto che state suonando già sei nuovi brani.

Stiamo ricevendo un sacco di entusiasmo!
Penso che la cosa più interessante dei concerti dei Conspirators è il coraggio di Slash nel non prendere la strada più semplice facendo canzoni dei Guns N’ Roses, dei Velvet Revolver e degli Slash’s Snakepit. Sarebbe molto facile adagiarci sugli allori di quei grandi classici, ma lui è molto conscio del fatto che siamo in giro da ormai 10 anni – io, Brent [Fitz] e Myles [Kennedy] suoniamo con Slash da 12 anni, ma i Conspirators esistono da 10 – è conscio del fatto che siamo questa entità che esiste ormai da un decennio, che abbiamo creato della musica valida e che merita di essere portata sul palco.
La possibilità di suonare, come hai appena detto, sei canzoni nuove, normalmente la gente suona una o due canzoni nuove e poi passa oltre… lui non ha paura [ride] non ha assolutamente paura di suonare nuova musica, e le reazioni sono state davvero positive!
Abbiamo cominciato a suonare un paio di canzoni nuove penso ancora prima che l’album fosse uscito, quindi il pubblico non poteva neanche averle mai sentite prima, ma per noi non è stato un problema: siamo musicisti, suoniamo musica e qualcosa il pubblico lo conosce già e qualcosa può capitare che sia una novità.
Questa è una cosa che ho sempre apprezzato di Slash. E il pubblico sembra apprezzare la nuova musica.

 

Ecco, hai anticipato una cosa che volevo chiederti: stavo guardando le vostre vecchie setlist e ho visto che fino al 2015 circa avete suonato varie canzoni dei Guns N’ Roses, ma più recentemente le avete lasciate praticamente tutte fuori dalle setlist C’è stata una discussione tipo, “Okay, ora Slash è tornato nei Guns, quindi non ha senso che suoni quelle canzoni anche con noi”, è stato perché avevate abbastanza materiale originale vostro, o un mix delle due cose?

Non c’è stata una grande discussione, semplicemente quando i Guns sono tornati in pista è diventato ridondante suonare ancora quella musica.
Prima di allora era parecchio che il pubblico non sentiva Slash suonare la musica dei Guns, quindi aveva senso suonarla, ma dopo che i Guns si sono riuniti la quesitone è diventata, “Se volete sentire i Guns N’ Roses… andate a vedere i Guns N’ Roses”, senza cattiveria, ma semplicemente la questione è che ora che i Guns ci sono potete andare a vedere direttamente loro.
Come hai detto abbiamo molto materiale nostro che possiamo suonare ed è giusto dedicarci a quello, no?
Ciò detto, ci sono canzoni degli Slash’s Snakepit e dei Velvet Revolver che non c’è modo di ascoltare da altre parti e quindi mi sembra perfettamente okay suonare anche quelle canzoni ogni tanto. Come dicevo, comunque, Slash ha il coraggio di dire che noi siamo i Conspirators e questa è la nostra musica, fine del discorso. A noi piace molto la musica che abbiamo creato, e l’audience che abbiamo costruito negli ultimi 10-12 anni sembra apprezzarla allo stesso modo, quindi ci concentriamo su quella.

 

In questi concerti anche tu canti alcune canzoni, come la cover di ‘Always on the Run’ di Lenny Kravitz, e da quello che ho sentito online la canti anche molto bene.

Grazie!

Prego. Avete mai discusso la possibilità di vederti più presente dietro al microfono, sia in studio che live, o comunque è una cosa che ti piacerebbe succedesse in futuro?

È qualcosa di cui si parla spesso, ma la realtà dei fatti è che la band si chiama Slash Ft. Myles Kennedy and the Conspirators e dalla nascita del gruppo io sono stato il bassista, sono entrato nella band come bassista e non si è mai discusso di me in altra veste. Certo, posso cantare le armonie sotto a Myles; canzoni come ‘Dr. Alibi’, la canzone con Lemmy, o ‘We’re All Gonna Die’, la canzone con Iggy Pop, sono brani che Myles non sentiva troppo nelle sue corde e quindi sono stato felice di farmi avanti per dare una mano a suonare al meglio quelle, e Myles è felice di avere qualche momento per riposare le corde vocale; sai, è un set molto impegnativo da cantare per due ore.
Ma quando escono discussioni tipo “Cosa potrebbe cantare Todd?” … guarda, Todd non dovrebbe cantare niente di particolare [ride] sono felice di essere semplicemente il bassista, ma canzoni come ‘Dr. Alibi’ sono diventate parte integrante dello show e quindi ormai dobbiamo suonarla.
La canzone di Lenny Kravitz è nata dal fatto che ci piace a tutti e tutti apprezziamo quello che Slash ha suonato in quella canzone, quindi è passato in un attimo dall’essere un’idea accennata a parte della setlist.
Per quanto riguarda registrare musica nuova con me alla voce, beh, sarebbe fantastico, sarebbe davvero divertente, ma non è qualcosa che non desidero ardentemente, per così dire. È già abbastanza difficile trovarci tutti insieme nella stessa stanza, considerando i Guns N’ Roses, gli Alter Bridge e tutto quanto, quindi sono semplicemente felice di poter fare musica insieme quando ne abbiamo l’opportunità. Non è un problema non registrare un pezzo alla voce, mi va bene cantare qualche cover qua e là, mi occupo già di cantare in tutte le altre band con cui suono, quindi qui mi va benissimo essere solo il bassista [ride].

 

Parlando di “4”, il vostro nuovo album, ovviamente il COVID ha complicato tante cose, e registrare un album è una di queste. Com’è stato registrare questo disco? E’ stata solo una questione di tempi dilatati, o siete stati costretti proprio a cambiare il processo di scrittura e registrazione rispetto a come facevate in passato?

È stato sicuramente diverso rispetto agli album precedenti. Prima di quest’album solitamente il processo consisteva nell’incontrarci e suonare insieme delle jam. L’idea di Slash che ci presentava delle demo è qualcosa che… forse è stato in parte presente in “Apocalyptic Love”, ma anche all’epoca non ricordo che sia successo molto, più che altro avevamo riff improvvisati nel soundcheck del tour precedente su cui lavoravamo fino a trasformarli in canzoni. Penso che sia stato così su tutti gli scorsi tre album.
Per questo, ovviamente, avevamo già cominciato a buttare giù idee nel tour precedente, e molte di queste sono finite su “4”. Ma per il resto Slash e io – io sono stato coinvolto molto più degli altri solamente perché mi trovavo anche io a Los Angeles – ci siamo occupati di registrare delle demo, ma poi c’era molto botta e risposta: mandavamo dei riff a Myles, lui mandava indietro i suoi testi e idee per le melodie e poi si continuava da lì.
In realtà le demo erano sostanzialmente degli scheletri per darci un’idea delle canzoni, poi siamo andati a Nashville con Dave Cobb e abbiamo dissezionato e ricostruito nuovamente i brani.
Si tratta di uno stato di continuo cambiamento, ma sicuramente è stato un processo molto diverso rispetto al passato, principalmente perché a causa della pandemia non abbiamo potuto incontrarci tutti insieme; io e Slash ci siamo incontrati, ma molto di rado, è stato tutto complesso.
A questo punto però penso che sia per lo più una cosa del passato e che ormai siamo vicini ad un ritorno alla normalità, si spera [ride].

 

Ho letto che Myles ha detto che sull’album si sente che la sua performance è stata influenzata dagli effetti del COVID in alcuni punti, ma che avete deciso di mantenere queste parti sul disco. C’è stata una vera e propria discussione o è stato semplicemente qualcosa che è successo e magari vi siete accorti solo dopo di questi “difetti”?

È curioso che tu menzioni questa cosa perché lui dice così, ma non mi ricordo che se ne sia mai parlato in fase di produzione. È una cosa che è nelle mani di Myles, sono sicuro che se non fosse stato soddisfatto del risultato avrebbe detto, “Devo ri-registrare queste parti”.
Ma devo dire che, come dicevo per Slash, penso che anche Myles sia una persona molto coraggiosa per quanto riguarda le scelte musicali: in questo album abbiamo catturato un momento, una sensazione, e questo è quanto.
Puoi sempre fare di meglio, ma a volte rifinire troppo la musica finisce per eliminare le sentimento, e questo album è tutto una questione di emozioni, non è un disco che ha mai avuto l’obiettivo di essere iperprodotto e perfettino, si tratta di cinque ragazzi che suonano in una stanza.
Penso che il disco catturi bene questo momento, ogni take che è finito sull’album È la canzone. Non sono canzoni su cui abbiamo lavorato per mesi per rifinirle in ogni loro parte, quel take, quel momento, quei cinque minuti sono la canzone.
È un modo particolare di vedere un disco, ma è il modo in cui si faceva una volta prima di avere la tecnologia per tornare indietro su ogni piccolo elemento per correggerlo. So che molte band sarebbero spaventate dall’idea di lavorare così, ma penso che tutti noi siamo abbastanza a nostro agio con i nostri strumenti e la nostra musica da poter permetterci di lavorare in questo modo, e sono felice che abbiamo fatto così.

https://www.youtube.com/watch?v=OZ4s8pLwSVY

Hai una canzone preferita di questo disco?

Per qualche motivo torno sempre a ‘April Fool’, non so perché, ha una grande vibe, penso che sia un ottimo pezzo Rock and Roll.
È difficile per me scegliere, ma per qualche motivo quella canzone e ‘Fall Back to Earth’ sono davvero importanti. C’è sempre una canzone un po’ più epica su ogni nostro album, una canzone più ambiziosa, e quella ha un qualcosa di David Bowie e dei Pink Floyd che è un po’ inusuale per noi. Ci sono due cambi di tempo all’interno della canzone, e questo è sempre un po’ complicato per noi perché Slash suona una parte e poi suona l’altra per conto suo e non pensa al fatto di essere passato da un 4/4 a un 6/8, ma io e Brent ci guardiamo e pensiamo, “Okay, come possiamo farlo funzionare?”. Perché un cambio del genere diventa molto percepibile quanto entra la batteria, ma questo tipo di sfide sono molto interessanti per noi.
Quelle due canzoni sono quelle a cui per qualche motivo sono più affezionato.

 

Visto che non abbiamo mai parlato prima ti vorrei fare un paio di domande sugli inizi della band. Se non sbaglio tu ti sei unito a Slash nel tour del 2010 in supporto al suo primo disco omonimo. Già dall’album successivo, “Apocalyptic Love”, avete adottato il nome Slash Ft. Myles Kennedy and the Conspirators. Quando hai iniziato a suonare con lui pensavi di esserti semplicemente unito al gruppo di supporto di Slash, o c’era una sensazione di essere in una vera e propria band a tutti gli effetti?

All’inizio no, ho subito pensato di essere nella band di supporto a Slash: eravamo nel tour in supporto del primo disco solista di Slash, quello con tanti cantanti diversi, e Myles doveva tentare di coprire il maggior numero di cantanti possibile, più le canzoni dei Guns N’ Roses, dei Velvet Revolver e degli Slash’s Snakepit, quindi sicuramente era la band di Slash.
Per quanto mi riguardava pensavo che fosse una cosa che sarebbe morta lì, avremmo suonato il tour e poi ognuno sarebbe andato per la propria strada. È stato solo quando Slash ha detto, “Ok, penso che faremo il prossimo disco con la band” con molta leggerezza, non è che abbia fatto una grande discussione, semplicemente ha buttato lì l’idea e io ho detto, “Wow, okay, fantastico!” [ride].
Una volta che abbiamo cominciato a lavorare ad “Apocalyptic Love”, a quel punto lui ha pensato ad un nome e l’ha resa una vera e propria band. È sempre interessante la discussione su cosa è una band e cosa un progetto, perché tutti abbiamo altre cose, altre band che seguiamo, ma nel 21° secolo è normale che un musicista abbia diversi progetti in attività.
Quindi sì, inizialmente era decisamente la band di Slash… è ancora la band di Slash, in effetti [ride].

 

Però c’è anche un feeling da band, no? Prima mi dicevi che scrivete insieme, fate jam insieme, ci sono elementi certamente più democraticamente da band che non solamente “la band di Slash”, giusto?

Assolutamente sì. Lui sicuramente non è una primadonna, se qualcuno ha un’idea lui è il primo ad ascoltare i pensieri e le opinioni degli altri. Mi sento sempre molto fortunato per il fatto che tutti quanti abbiamo una voce in capitolo. Siamo in tutte le foto, siamo sull’album, a tutti gli effetti siamo una band.
Penso che Slash lavori al meglio, e si senta più a suo agio, se ha una “gang” su cui può fare affidamento. Sicuramente c’è un motivo se continuiamo a tornare insieme a fare musica.
Quando i Guns N’ Roses sono tornati insieme avrebbe potuto facilmente dire, “Okay, i giochi sono finiti”, ma dalla loro reunion abbiamo già pubblicato due dischi, quindi questo vorrà dire qualcosa.

 

Ovviamente Slash ha un grande seguito di fan molto fedeli. Quando hai iniziato a suonare con lui ti sei mai sentito intimidito di suonare davanti a loro, hai sentito di dover provare qualcosa, o era “business as usual”?

È stato un po’ un miscuglio di tante cose: io non sono uno che va in tensione, non ho mai avuto vera e propria ansia di suonare davanti ai suoi fan. La cosa più importante è che Slash si fidi ad averci intorno a suonare insieme a lui, questo è quello che conta: per me, se a Slash piace suonare con noi, questo è quello che è davvero importante.
Penso che, al di là di tutto, suoniamo davanti a grandi folle e questo personalmente non mi ha mai spaventato; amo suonare dal vivo, per me suonare è una così grande gioia che questo è ciò a cui presto attenzione.
Sicuramente all’inizio devi convincere il pubblico, e io amo questo tipo di sfida. Non è che dato che il nostro chitarrista è Slash abbiamo già vinto, dobbiamo essere bravi, dobbiamo essere in grado di reinterpretare adeguatamente le canzoni dei Guns N’ Roses, Velvet Revolver e Slash’s Snakepit, anche perché all’epoca [in cui abbiamo iniziato] i Guns N’ Roses andavano comunque in tour, anche se con un’altra formazione!
Quindi no, non sono mai stato davvero in ansia, ma è stato molto divertente conquistare il pubblico agli inizi. Per quanto mi riguarda, come dicevo, pensavo che fosse un tour e basta, un lavoro di un breve periodo prima di tornare a fare altro, ma il pubblico ci ha accolto a braccia aperte da subito.
In Italia, Spagna, in tutto il mondo, siamo davvero fortunati che così tanti abbiano apprezzato la nostra musica.

 

Tornando a parlare del nuovo album, come dicevamo avete suonato 6 delle 10 nuove canzoni sul disco in questi giorni. Pensi che aggiungerete altri nuovi brani alla setlist, o sei sono già abbastanza?

Ah no, sicuramente aggiungeremo altre canzoni!
Dai tempi di “Apocalyptic Love” abbiamo suonato dal vivo ogni singola canzone che abbiamo registrato, quindi non dubito che col tempo introdurremo anche tutte le altre canzoni mancanti.
Il fatto che ne stiamo già facendo sei è già significativo [ride] e non solo sei canzoni nel tour, ne facciamo sei nuove ogni singola sera. Di solito cambiamo un po’ la setlist ogni sera, Slash si rende conto di avere fan che lo seguono in più concerti consecutivi e quindi vuole rendere le cose più interessanti per loro.
Sicuramente aggiungeremo altre canzoni, non so quale sarà la prossima, ma pezzo dopo pezzo sono sicuro che finiremo per suonare l’intero album.
Ho la sensazione che ‘Fall Back to Earth’ sarà l’ultima che suoneremo, solo perché è la più complicata, ma sono sicuro che tutte quante verranno suonate prima o poi.

 

Ultima domanda, state già pianificando il ritorno in Europa?

Abbiamo ogni intenzione di tornare, ma temo che non riusciremo a farlo prima del 2023 a causa dei programmi di tutti quanti con le loro altre band, di tutti i piani che esistono dal 2020 e che sono stati spostati prima al 2021 e poi al 2022.
I Guns N’ Roses verranno in Europa quest’estate, gli Alter Bridge stanno scrivendo un nuovo album… questa è la cosa interessante della nostra band, tutti quanti abbiamo sempre altri piani ma in qualche modo finiamo per tornare sempre a suonare insieme, quindi credo proprio che riusciremo a fare anche questo [tour europeo].
Magari per allora avremo già della nuova musica in canna, anche questo è parte del divertimento di questa band.
Io non vedo l’ora di tornare oltreoceano a suonare per voi, è passato decisamente troppo tempo dall’ultima volta!