Thrash

Intervista Slayer (1986)

Di Stefano Ricetti - 24 Novembre 2007 - 0:00
Intervista Slayer (1986)

A memoria di chi scrive quella seguente risulta essere la prima intervista in assoluto agli Slayer uscita all’interno di una rivista musicale italiana. E’ infatti tratta da H/M numero 9, anno 1986 (WASP in copertina). L’intervistatore è una colonna del giornalismo heavy metal nazionale, ovvero Piergiorgio Brunelli. A corredo dello scambio di battute fra PG e Tom Araya un siparietto con la Polizia. Di lì a poco sarebbe uscito il capolavoro Reign in Blood, probabilmente il più grande disco di Thrash della storia e uno dei più importanti in assoluto dell’hard’n’heavy in senso esteso.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

LOS ANGELES Arrivai al McDonald di Florence Avenue alle 11, puntuale. Non mi aspettavo nulla da Tom Araya in termini di attendibilità, qualcosa mi diceva che sarebbe stato in ritardo. E’ come se le rockstar abbiano qualcosa contro gli orologi e quando possono ne dimenticano contenti la loro esistenza. Io non ho fatto altro che consultare il mio per un’ora e mezza, fatta di telefonate a casa sua (dove la madre mi assicurava in un precario inglese che Tom era già uscito) e nervosi giri attorno al McDonald, dubbioso dell’esattezza del luogo dell’appuntamento. Ho poi saputo che doveva andare all’ambasciata per rinnovare il passaporto (ha cittadinanza anche messicana).

Ci siamo quindi visti alle due e mezzo, ancora allo stesso McDonald. Credo di avere dato nell’occhio, quando, ancora in anticipo di alcuni minuti, ho gironzolato per il ristorante senza degnare di attenzione alcuna i camerieri che cercavano di farmi ingurgitare un altro “Big Mac”. Uno a colazione è più che sufficiente per i prossimi sei mesi. All’arrivo di Tom abbiamo ordinato un paio di Coca giganti e ci siamo seduti al sole (sotto un ombrellone, cioè), sul retro del locale. Essendo un drive-in il traffico davanti a noi era piuttosto assiduo e fastidioso Anche i poliziotti mangiano da McDonald, a giudicare dalle due auto che hanno appena parcheggiato. Tom è in shorts neri ed ha l’aria misteriosa nascosto com’è dietro un paio di impenetrabili occhiali scuri.

Allora Tom, com’è lo stato delle cose in casa Slayer? State già provando il nuovo materiale per i prossimi concerti?

Tom – Siamo in attesa: aspettiamo di finalizzare le date della tournée. Quando arriveranno, allora cominceremo a provare. Per ora non ha senso farlo. Noi volevamo pubblicare l’album in luglio, ma non ci è stato possibile mettere tutti i pezzi assieme prima di ottobre.

La copertina ha impiegato un’eternità ad essere pronta e poi la CBS ha rotto il contratto di distribuzione all’inizio di settembre. La ragione è stata la pubblicazione di una recensione dell’album tratta da un advance-tape. Il giornalista di “Spin” ha detto che ‘…con gli Slayer si va lungo tutta la strada verso l’inferno…”, e quelli della CBS non hanno apprezzato.

Della serie: ‘I poliziotti non mangiano da McDonald”, ma sono qui per controllare alcuni individui sospetti… cioè, noi. Il nastro, intanto, continua ad andare…

‘Hy quys’.

‘Hi’.

‘Venite qui spesso?’.

‘No’

‘Ok, abbiamo ricevuto una chiamata, perché qualcuno ha segnalato che c’erano un paio di individui sospetti…’

Tom – ‘Stiamo facendo un’intervista…’

‘A me sembrate OK… sei tu quello?’ (indicando la copertina di HM appoggiata sul tavolo).

Tom – ‘No. noi siamo sul retro’

‘Oh, vedi… it’s cool, è quella lo band in cui suoni?’.

Tom – ‘Sì’.

‘Ok, no problem, qualcuno ha pensato che foste sospetti e siamo venuti a controllare’.

L’altro poliziotto: – ‘Potremmo arrestarli per non aver consumato un hamburger da 39 cents…’

La proposta cadde nel vuoto.

Tom – (dopo che i poliziotti se ne sono andati) – Assholes… – tornando alla CBS, loro sono delle signorine, delle fighette, pensano che il nostro album sia troppo heavy per loro. E’ stupido ed io sono molto arrabbiato per questo, avevo molta fiducia in loro.

E’ stata tutta colpa di quella recensione che faceva menzione al PMRC (quella associazione che fa mettere gli adesivi sopra i dischi che potrebbero essere offensivi verso la religione). Il giornalista disse che il PMRC non avrebbe il coraggio nemmeno di avvicinarsi a un disco che finisce con una canzone dal titolo “Raining Blood”, pieno di riferimento alla velocità, al male e alla morte.

 

La CBS ne aveva abbastanza di processi per colpa di Ozzy e, recentemente, anche per i Judas Priest. Non vogliono avere a che fare con un’altra band del genere. Il disco è distribuito dalla Geffen e spero che venda molto per far mangiare le dita a quelli della CBS. Spero che si riesca a sfruttare l’onda positiva creata dai Metallica con “Master of Puppets”: il nostro suono è buono e possiamo attrarre molti fan dei Metallica.

Non abbiamo lo stesso sound, ma abbiamo le stesse idee. Spero che molta gente sia attratta dai nuovi Slayer… che tanto nuovi poi non sono (risata)… “Reign in Blood” è simile a “Show no Mercy”, ma più pulito. Il suono è molto definito, tipico nostro, con canzoni corte e velocissime. C’era un feeling furioso in sala di registrazione e tutto è stato abbreviato, contrariamente a “Hell Awaits”, che era più lento e strutturato.

C’è un notevole contrasto tra il Tom Araya che si vede sul palco, che scrive testi feroci, e quello che è seduto davanti a me, gentile e affabile. Come nasce il Tom Araya degli Slayer?

Tom – (ridendo). Come mi aspettavi, pazzo forse? Sono una persona normalissima: mi piace quello che faccio, è la mia carriera, mi dà da sopravvivere. Quando vado sul palco do tutto il mio cuore e agisco come credo che si debba fare in quella situazione, cioè con malvagità e violenza.

Mi considero un artista, debbo esserlo ed ho due diverse personalità. Sul palco divento molto cattivo ed aggressivo. Devo entrare nello spirito della canzone per poter esprimere quello che il mio personaggio richiede. Anche la mia voce cambia con il mio stato mentale e diventa perversa. Amo quello che faccio.

Cosa fai per entrare in quello stato? Training autogeno?

Tom – È molto facile, è qualcosa di istantaneo nel momento in cui metto piede sul palco, forse è il pubblico… non lo so. Il pubblico è fantastico, trasmette una carica incredibile e ti fa sapere quello che vuole immediatamente: è quello il momento nel quale scatta in me il meccanismo.

E quando scrivi?

Tom – Entro in un certo ordine di idee, mi isolo dal resto del mondo e divento malvagio e cattivo. E’ facilissimo essere cattivi, potrei esserlo con te adesso senza sforzo alcuno. Non mi piace esserlo, tuttavia, a livello personale. Il pubblico si aspetta di vedere la band in quel modo. La gente viene ai nostri concerti per esternare aggressività, la rabbia che tu puoi aver accumulato per tutta la settimana precedente.

È l’effetto che fa anche su di me. Potrò sembrare una persona tranquilla perché trattengo dentro di me la rabbia di situazioni avverse che si prospettano nel corso della mia giornata, ma quando sono sul palco tutta quella rabbia accumulata viene fuori e si trasforma nel mio atteggiamento da concerto. In tournée scarico tutto quello che ho accumulato nell’anno precedente e al ritorno a casa sono un agnellino.

 

 

L’album è molto corto, appena 30 minuti, non credi di dover qualcosa in più ai fan?

Tom – Sono solo trenta minuti, ma sono molto intensi. E’ venuto così perché eravamo molto nervosi. Non ci sono pezzi non utilizzati come è successo con gli album precedenti. In genere non vogliamo abbondare di materiale. Ogni album ha un suo tema quasi fisso. “Reign in Blood” parla molto di morte, “Hell Awaits” aveva a che fare con l’occulto ed il misticismo, mentre il primo era… “Yeah, we are a metal band!” (risata). Mi piace la musica che scrivo, non me ne frega niente se la gente dice che sono un occultista… forse lo sono, tutto quello che so è che credo in quello che faccio.

Ognuno ha le proprie opinioni e finché la gente rispetta le mie… io rispetto le loro. Se dicono che sono esoterico, beh, che facciano. Se ne sono veramente convinti, stiano attenti, perché potrei mandargli una maledizione di quelle serie. lo conosco bene King Diamond, perché sono venuti al nostro concerto a Copenaghen. In albergo abbiamo parlato per ore io e lui, mi piacerebbe incontrarlo ancora, fare un’altra lunga chiacchierata… HELL IS HERE… Ah, ah,ah!!!

Piergiorgio Brunelli

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti