Intervista Spock’s Beard (Dave Meros)
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Ad alcuni mesi dalla pubblicazione di “Noise Floor” gli Spock’s Beard si sono imbarcati in un tour insieme ai Flower Kings per celebrare i 25 anni della loro etichetta, la InsideOut Records.
Abbiamo approfittato di questa occasione per incontrare il bassista della band, Dave Meros, in un affollato backstage dove i suoi compagni di band sono occasionalmente intervenuti mentre parlavamo degli avvenimenti recenti in casa Spock’s Beard, dello stato del Prog oggi e di altro ancora.
Intervista a cura di Davide Sciaky
Ciao Dave, come va?
Oh, benone, siamo al secondo giorno del tour ed è fantastico suonare di nuovo con i Flower Kings.
Abbiamo fatto un tour insieme agli inizi della nostra carriera, a metà degli anni ’90…questo è il 25esimo anniversario della nostra etichetta, la InsideOut, e noi eravamo lì quando è nata, quindi è bello ritrovarsi in questa occasione.
Hai anticipato la mia prossima domanda: questo è il tour per il 25esimo anniversario della InsideOut, com’è nato il tour? Avevate già in programma un tour e avete deciso di rinominarlo per celebrare questo anniversario, o è nato dall’inizio come un tour celebrativo?
Abbiamo pubblicato un album in autunno e non eravamo ancora andati in tour per supportarlo, il presidente dell’etichetta ha detto, “Dato che volete andare in tour magari possiamo accorparlo alla celebrazione del nostro 25esimo anniversario” e abbiamo pensato che fosse una bella idea.
I Flower Kings non hanno fatto niente di recente ma Thomas [Waber, il presidente della InsideOut Records] ha pensato che fossero un buon abbinamento, quindi ha chiamato Reine e lui ha messo insieme la band ed eccoci qui, a sfidare il tempo scandinavo insieme.
In questo nuovo album avete Nick D’Virgilio alla batteria, ma non è qui con voi in tour; lo troveremo a suonare anche sui vostri prossimi album?
Noi facciamo le cose da un giorno all’altro, non abbiamo davvero un piano per il futuro, vedremo quando succederà e se faremo un nuovo album, sai, stiamo diventando tutti un po’ più vecchi, potrei essere morto l’anno prossimo a quest’ora [ride].
La musica Prog ha sempre avuto come filosofia portante il cercare nuove strade, nuovi suoni, sorprendere l’ascoltatore, la progressione che dà il nome al genere. Questo è quello che gli Spock’s Beard sono riusciti a fare album dopo album, trovate difficile non ripetervi quando scrivete nuova musica?
No, a dire la verità, cambiamo un po’ di album in album ma non è una decisione conscia farlo, è semplicemente qualcosa che succede.
Magari dovremmo essere un po’ più coerenti, ma penso che la band abbia un suo sound e sperimentiamo molto rimanendo comunque al suo interno, pur avendo album che suonano ognuno diverso dal precedente.
Quando scrivete musica l’obiettivo è suonare “musica da Spock’s Beard”, musica Prog, o sono la stessa cosa? Scrivete mai musica che poi scartate perché non è abbastanza Prog, o non abbastanza Spock’s Beard?
Sì, è un problema che abbiamo sempre, dall’inizio.
C’è sempre molta musica che viene scritta, poi mandiamo in giro delle demo e decidiamo cos’è Spock’s Beard e cosa no, poi registriamo tutto quello che sembra possa suonare bene per gli Spock’s Beard, e a volte abbiamo ancora troppo materiale e dobbiamo fare delle scelte.
Ad esempio, con quest’ultimo album abbiamo pubblicato un disco bonus di quanto? Quatto, cinque canzoni? C’è molta musica su quel disco ed è tutta roba che abbiamo deciso che, “Okay, suona bene ma non suona davvero Spock’s Beard”.
Quindi l’abbiamo messa su un disco bonus ed è finito che a qualcuno piace addirittura più dell’album.
Ti ho chiesto quest’ultima domanda perché penso che oggi molti siano molto attaccati alle etichette, molti fanno discorsi tipo, “Ma è Prog?”, “Che genere è?”, “Non sono Prog quanto una volta quindi non sono più bravi”.
Prima di tutto, sembra anche a te che ci sia questo atteggiamento oggi? E pensi che questa cosa abbia un effetto positivo o negativo sulla musica?
Be’, penso che mettere etichette in maniera così stretta non sia mai una cosa buona, ma succede molto.
Non so come risponderti senza suonare arrabbiato [ride], perché non sono davvero arrabbiato, penso solo che se una canzone è buona, è buona, non dovrebbe essere, “Non è abbastanza lunga, “Non è abbastanza Prog”.
Sta diventando un trend che penso stia danneggiando la musica, quando tutto deve essere più complesso, più veloce, più denso, dove si finisce?
Si finisce con quello che è successo negli anni ’70 al Prog, c’era troppo di tutto e la gente si è stufata.
Io sono un grande amante del Pop, della melodia…non mi interessa se una canzone è semplice, penso che questa dovrebbe essere la regola generale, se ti piace una band non devi conformarti a delle regole specifiche.
Penso si possa dire che c’è una certa ciclicità nella musica e che alcuni generi tendono a tornare popolari periodicamente, e questo sembra un buon periodo per il Prog. Dal tuo punto di vista di musicista sei d’accordo?
Sì, penso si possa decisamente dire che c’è stata una rinascita per il Prog a partire da quando abbiamo iniziato insieme ai Flower Kings e alla InsideOut 25 anni fa; ora la cosa si è davvero diffusa, ci sono centinaia di band, nuovi album che sembra escano quasi ogni giorno, band che suonano questo genere che riscuotono davvero un gran successo, poi l’abilità con gli strumenti è davvero incredibile, non è mai stata migliore, i musicisti di oggi sono davvero straordinari.
Quando avete iniziato eravate, insieme ad alcuni altri gruppi, i portabandiera di un nuovo stile ed una nuova era di Prog Rock; ti sembra che il genere sia andato avanti da allora o la progressione si è fermata?
È cambiato, sicuramente, è diventato un po’ più duro, un po’ più cupo, penso che sia un segno dei tempi, la gente si sente così oggi.
Sai, è il Prog Rock più duro che sembra essere più popolare.
Negli anni ’90 c’era un’immagine un po’ più positiva, un messaggio positivo, scale maggiori, questo è quello che facevamo all’epoca, anche i Flower Kings, e oggi si è evoluto in qualcosa di un po’ più duro, queste sono le band che attirano più pubblico e vendono più album.
Questo è quello in cui si è evoluto.
Quali sono le band che vi hanno influenzato di più quando avete iniziato? E vi influenzano ancora, oggi?
Oh, sì, chiunque abbia la mia età, sono piuttosto antico io, ma anche alcuni ragazzi più giovani penso ascoltino la musica degli anni ’60 e ‘700, e tutte le band che suonavano allora, band come i Beatles, i Rolling Stones, tutte quelle band e quelle che hanno definito il Prog Rock, gli Yes, i Genesis, i Jethro Tull, i King Crimson.
Sì, tutte quelle band…ma pure il R&B e Motown, tutte queste sono band che mi hanno ispirato allo stesso modo.
Abbiamo iniziato l’intervista dicendo che questo è il 25esimo anniversario della InsideOut, ma gli Spock’s Beard hanno iniziato circa nello stesso periodo. Se ci pensiamo tutti i gruppi Prog fondamentali come quelli che hai appena menzionato suonavano da altrettanto tempo, sui 25 anni, quando voi avete iniziato. Pensi che ci sia gente che vi vede come un’ispirazione allo stesso modo in cui voi eravate ispirati da quelle band?
Sì, penso ci sia qualcosa del genere, ovviamente non è una cosa della stessa portata, non abbiamo mai raggiunto lo status di nessuna di quelle band, ma siamo…è un fenomeno strano quello degli Spock’s Beard, è come se tutti ci conoscessero, c’è chi dice che siamo stati una grande influenza su di lui, ma non abbiamo mai venduto quei milioni di album…siamo la più grande piccola band del mondo.
Ma molta gente ci ha detto più volte che siamo stati un’influenza su di loro.
Parlando del tipo di pubblico che attirate, l’avete visto evolversi negli anni? Voglio dire, se vai a vedere gli Iron Maiden puoi vedere gente di qualunque età, dal ragazzino ai suoi nonni, mentre con altre band il pubblico magari ha per lo più un’età più elevata. Com’è per voi?
Abbiamo un pubblico principalmente di mezza età, ma ci sono anche un po’ di ragazzi.
C’è un mio buon amico tedesco, un ottimo musicista oggi, che ha cominciato ad ascoltarci quando suo padre l’ha portato ad un nostro concerto quando aveva 14 anni.
Ci sono ragazzi che ci hanno scoperto perché i loro genitori ascoltano la nostra musica ma…sì, il nostro pubblico è sempre nella stessa fascia demografica, ma ci sono anche un po’ di ragazzi più giovani che vengono a sentirci.
È una cosa strana, ad esempio qualche anno fa sono andato a sentire la PFM e a fine concerto c’era chi è andato a parlare con la band e molti si facevano autografare i biglietti di quando li avevano visti negli anni ’70, io manco ero nato…secondo te perché c’è questa mancanza di ricambio?
Ogni band ha la sua epoca d’oro, poi c’è un periodo in cui nessuno vuole più avere a che fare con te, ma se aspetti un po’ di anni, è come un ciclo di 20 anni, poi all’improvviso la gente invecchia e ti vuole vedere di nuovo in preda alla nostalgia.
Tutte queste band possono tornare in pista, la PFM è tornata alla grande, attirano pubblici davvero grandi e sono molto popolari di nuovo.
Le vostre canzoni strumentali sono sempre molto state grandiose, penso a canzoni come Kamikaze, Skeletons at the Feast e Box of Spiders, avete mai pensato di scrivere un album strumentale?
[Dave] No, non ci abbiamo mai pensato ma…Al ci ha pensato [indica Alan Morse]…
[Alan] Si!
[Dave] …lui ha fatto un album strumentale, ma con gli Spock’s Beard come band non penso che faremo mai un album strumentale.
[Ryo] A me piacciono gli album strumentali!
Questo tour è abbastanza corto e non toccherà molti paesi Europei, come la patria di TrueMetal, l’Italia; avete in programma di aggiungere date, o comunque di tornare in Europa a breve?
Questo è quello che dico sempre alla gente, dove riceviamo offerte interessanti noi andiamo, non scegliamo davvero dove suonare.
Noi decidiamo di fare un tour, poi il nostro agente manda in giro la notizia, dice “Gli Spock’s Beard saranno in tour in ottobre, novembre”, e poi riceviamo le offerte.
A quel punto dobbiamo guardare alle spese che dovremo affrontare e vedere di far funzionare il tutto, quindi accettiamo le offerte che ce lo permettono, è come mettere insieme un puzzle, a volte non riceviamo offerte dall’Italia, Grecia, Spagna, a volte le riceviamo, siamo stati in Italia un paio di volte, non tante ma ogni volta è stato fantastico, un bel pubblico e un ottimo cibo!
Già, è strano che il Prog non sia così popolare oggi lì se pensi a tutte le grandi band italiane negli anni ’70…
[Ryo] Io ascoltavo i Pooh.
Quanto è diverso il pubblico che trovate qua in Europa da quello che trovate a casa negli Stati Uniti?
[Dave] Be’, onestamente non suoniamo più un granché negli Stati Uniti, non riusciamo farlo funzionare dal punto di vista economico, suonando lì perdevamo un sacco di soldi.
Quello che facciamo quando suoniamo negli Stati Uniti oggi è suonare nei festival, quindi ci sono molti gruppi Prog che attirano pubblici simili, questo è il tipo di esperienza che affrontiamo a casa.
È un pubblico simile a quello che attiriamo qui, se provassimo a fare negli Stati Uniti tour simili a quelli che facciamo qui avremmo un pubblico simile ma più piccolo.
[Alan] Un pubblico di persone molto piccole [ride].
[Dave] Un pubblico di nani [ride]
Dev’essere strano suonare per loro, con il palco così alto e tutto.
[Alan] [Ride]
[Dave] Almeno non dobbiamo preoccuparci che saltino sul palco [ride].
Bene, questa era la mia ultima domanda, grazie per la vostra disponibilità.
Grazie a te!