Progressive

Intervista Tesseract (James Monteith)

Di Davide Sciaky - 12 Gennaio 2025 - 16:55
Intervista Tesseract (James Monteith)

Intervista a cura di Davide Sciaky

You can read the interview in English here.

Ciao James, benvenuto su TrueMetal.it.
Domani inizierete questo nuovo tour in Francia. Durerà più di un mese durante il quale suonerete quasi ogni giorno qui in Europa e nel Regno Unito. Quindi, la mia prima domanda è: cosa possono aspettarsi i fan in termini di spettacolo e scaletta? Ci saranno cambiamenti rispetto al tour dell’anno scorso?

Sì, abbiamo una nuova scaletta. Porteremo un po’ di musica in più da “War of Being” e daremo una rinfrescata al tutto, nuovi brani, un nuovo spettacolo di luci e sì, una sorta di rivisitazione del tour che stiamo facendo al momento.

Avete suonato qui in Italia l’anno scorso alla fine di gennaio, quindi meno di un anno fa, e state già tornando per altri due concerti tra pochi giorni. Immagino che abbiate avuto un buon riscontro qui a Milano e che abbiate un buon rapporto con i vostri fan italiani, in generale.

Decisamente. Sì. Lo show di Milano è stato fantastico. Ci siamo divertiti molto e quindi in questo tour abbiamo ritenuto importante visitare le città che ci sono sfuggite l’ultima volta. Quindi ovviamente verremo a Bologna e poi andremo fino a Roma e non vediamo l’ora di suonare di più in Italia e di mangiare altro ottimo cibo italiano.

Avete avuto modo di visitare un po’ la città mentre eravate qui?

Quando siamo stati a Milano, non siamo riusciti. L’ultima volta che siamo stati a Roma abbiamo avuto un giorno libero e quindi abbiamo potuto esplorare molto lì e credo che questa sia la nostra prima volta a Bologna. Tu dove stai?

Io sono a Milano, quindi non so se riuscirò a venire questa volta, ma sono sicuro che saranno dei grandi concerti.

Sì, non vediamo l’ora. Siamo davvero esaltati.

Stavo leggendo il comunicato stampa del vostro ultimo album e ho notato che a un certo punto c’è una citazione di qualcuno che dice: “Vai avanti nella tua carriera e pensi: “Quanto durerà?”” e sono rimasto un po’ sorpreso quando l’ho letto, perché avrei pensato che più va avanti questa carriera, più album pubblichi e più tour fai, più ti potrai sentire sicuro e tranquillo lavorando nell’industria musicale. Mi chiedevo se questa sensazione sia cambiata in qualche modo dopo l’uscita di “War of Being”, considerando che siete stati molto in tour e che l’album ha avuto un’ottima accoglienza. La pensate ancora così o avete cambiato idea?

Diciamo che, a dirla tutta, probabilmente avrei dovuto leggere l’ultimo comunicato stampa perché questa frase mi suona nuova [ride]. Ma sì, voglio dire, credo che questo sia stato il nostro ciclo di album di maggior successo. Abbiamo suonato in locali più grandi. Abbiamo avuto un pubblico completamente nuovo, un pubblico molto più giovane che probabilmente non sarebbe venuto a vederci in passato, credo. Quindi, è andata molto bene. Ma credo che, come in ogni cosa nell’industria musicale, nulla sia certo. Bisogna continuare a lavorare e prepararsi a tutte le potenziali insidie e agli ostacoli che si possono incontrare, e ce ne sono molti a prescindere dal punto in cui ci si trova nella propria carriera. Nel complesso, però, vorrei mantenere un atteggiamento positivo. Penso che siamo in una posizione molto buona. Abbiamo avuto un ciclo di album molto buono e questo è il motivo per cui stiamo partendo per fare la seconda parte del tour. Quindi sì, non preoccuparti. Non stiamo ancora pensando di chiudere i battenti.

Parlando di “War of Being”, credo che una delle prime cose che si possono notare di questo album, o almeno una delle prime cose che ho notato io, è che mentre con gli album precedenti le copertine seguivano un certo stile, erano piuttosto minimaliste e basati su forme geometriche, questa volta siete andati in una direzione completamente diversa. Perché avete scelto di farlo invece di seguire lo stile degli album precedenti?

Penso che il lungo intervallo tra l’ultimo disco e questo abbia aiutato molto – oltre a sviluppare molto le idee musicali – anche a sviluppare il concetto che sta dietro all’album. Amos, il nostro bassista, è la mente dietro alla storia e al concept, e ha anche diretto l’artwork. Quindi, credo che sia stato dedicato molto tempo e molta attenzione a questo aspetto, molto più che nei dischi precedenti, e poi l’artwork doveva rispecchiare la storia e il concept e quindi ha finito per essere molto profondo. Inoltre, tutti i personaggi e la storia sono stati sviluppati e hanno finito per avere una rappresentazione visiva. Quindi sì, credo che concettualmente sia il disco più profondo che abbiamo fatto e l’artwork lo riflette.

E questo album, come ho detto prima, ha avuto un’accoglienza incredibilmente solida. Ho letto ovunque ottime recensioni. Immagino che una band sia sempre felice e fiduciosa della musica che pubblica, ma vi aspettavate questo tipo di reazione quando l’avete pubblicato?

Sì, non si sa mai cosa succederà. Penso che fossimo fiduciosi e soddisfatti che il disco fosse uscito nel miglior modo possibile. E credo che sperassimo che i fan dei Tesseract provassero la stessa cosa e che questo avrebbe portato altri fan, ma non sapevamo a che livello. Quindi, siamo stati molto soddisfatti di come è stato accolto e di quanto sia stato un passo avanti per la band in questo ciclo di album. Ma sì, non ce lo aspettavamo e non avevamo previsto un successo del genere. Quindi sì, è andata molto bene.

I Tesseract sono spesso indicati tra i pionieri del genere Djent e so che alcune persone hanno opinioni contrastanti su questo termine. Ho letto alcune dichiarazioni di diversi musicisti che vengono etichettati con questo termine, alcuni dicono che non ha molta importanza, altri ne sono molto orgogliosi e altri ancora semplicemente non sono interessati alla cosa. Mi chiedevo cosa ne pensi tu.

Penso che siamo un po’ nella squadra del “non mi interessa”. Voglio dire, credo che questo tipo di movimenti e micromovimenti, come molte altre cose nell’ambito culturale, vengano etichettate perché alla gente piace etichettare. E in un certo senso è molto bello essere venuti fuori in un certo momento, quando altre band che stavano facendo una cosa simile, come i Periphery, i Monuments, i Chimp Spanner, tutta questa gente, e per noi è stato molto bello essere messi insieme collettivamente. E la scena è nata insieme. Gran parte della scena è nata su forum online e molte persone di tutte queste band si conoscevano prima che diventasse una cosa seria. Quindi credo che, a prescindere dal nome, sia bello che il movimento venga categorizzato in qualche modo. Se si tratta di un genere, voglio dire, l’intero dibattito su “cos’è un genere” potrebbe andare avanti per ore e ore, quindi non mi interessa dedicarci troppo tempo. Ma sì, penso che sia bello far parte di quel gruppo di artisti. Ma alla fine non ci interessa poi così tanto come ci etichettano.

Un paio di anni fa avete pubblicato l’EP “Regrowth” per raccogliere fondi per l’Ucraina. In genere negli ultimi anni, ogni volta che una band parla di questioni sociali o politiche alcune persone saltano fuori dicendo: “Siete troppo politici, dovreste pensare solo alla musica”, cosa che personalmente ritengo ridicola perché è qualcosa che fa parte della musica da sempre, da Bob Dylan e tanti altri in poi. Naturalmente anche voi avete un’opinione diversa dato che avete pubblicato questo EP, ma ti dà fastidio che la gente dica questo genere di cose?

Sì, è una buona domanda perché i Tesseract in genere si tengono ben lontani dalla politica. Noi, come individui, abbiamo i nostri pensieri e le nostre opinioni, e possiamo essere espliciti su certe questioni sui nostri canali personali, ma in genere come Tesseract ce ne teniamo alla larga. Ma questa è stata un’eccezione. E credo che sia stato piuttosto interessante, ci siamo mossi un po’ di getto senza pensarci troppo. Ma credo che la situazione dell’Ucraina ci sia parsa più vicina di molte altre campagne che si possono sostenere perché, sai, abbiamo amici lì, conosciamo persone lì, fa parte dell’Europa. Quindi, quando l’Ucraina è stata brutalmente invasa dalla Russia, ci è sembrata una causa che ci ha toccati più da vicino. Era l’unica occasione in cui sentivamo di dover mostrare il nostro sostegno e cercare di raccogliere un po’ di soldi per le vittime. E non credo che, voglio dire, abbiamo ricevuto probabilmente qualche critica, ma non molte. Ma penso che siamo stati fortunati perché la stragrande maggioranza dei nostri fan era probabilmente solidale con la causa ucraina. Anche se abbiamo dei fan in Russia e abbiamo suonato in Russia un sacco di volte. Ma anche i russi che conosco sono solidali con la causa ucraina. Quindi, credo che sia stata una scelta abbastanza sicura. Penso che se dovessimo essere coinvolti in altre cause politiche, ci sarebbe molto più di quel “Non dovreste fare politica”, perché ci sono molte più cose divisive in corso nel mondo. Potremmo citarne molte, ma non lo faremo. E sì, per rispondere alla tua domanda, penso che la gente si sbagli di grosso quando dice, “Le band non dovrebbero fare politica”. Penso che se credi fortemente in qualcosa e hai una piattaforma per far conoscere le tue idee, allora una band dovrebbe assolutamente fare politica. Ma allo stesso modo, trovo fastidioso quando la gente dice: “Perché le band non parlano di questo?”. Se sei un artista, hai il diritto di parlare, o di non parlare, di quello che vuoi. Quindi quando la gente dice che una band dovrebbe o non dovrebbe dire certe cose, penso che sia una stronzata.

Ho solo un’ultima domanda: negli ultimi anni abbiamo assistito al ritiro di molti dei cosiddetti gruppi classici, e sicuramente ne vedremo altri nei prossimi anni: solo pochi giorni fa si è ritirato il batterista degli Iron Maiden, qualche anno fa è stato il turno dei Black Sabbath e ce ne sono stati tanti altri. Quindi, la domanda che molti si pongono è chi prenderà il loro posto. Pensi che i Tesseract diventeranno uno dei grandi headliner del futuro?

Credo sia il sogno di ogni band arrivare a quel livello. Non vedo i Tesseract come un sostituto di uno di quei tipi di grandi headliner, perché mi sembra, non so, che ci siano certi tipi di band che hanno un appeal di massa, e mi chiedo se… Voglio dire, non sto dicendo che i Tesseract non siano una band che possa avere un’attrattiva di massa, ma in generale siamo molto Progressive. C’è molta profondità e molta riflessione, il che mi sembra che a volte possa essere un po’ un limite, perché bisogna investire tempo nell’ascolto di questo tipo di musica per capirla davvero. Detto questo, la nostra visione per la prossima fase dei Tesseract sarà – musicalmente, sarà un’evoluzione di ciò che è stato fatto in precedenza – ma in termini spettacolo, lo stiamo evolvendo e sviluppando, cercando di renderlo uno spettacolo visivo tanto quanto uno spettacolo musicale. Quindi, chissà, forse i Tesseract potrebbero diventare uno di quegli headliner, qualcosa del genere. Ma sì, non direi mai che i Tesseract potrebbero sostituire direttamente gli Slayer o, non so, gli AC/DC o altro, perché non siamo quel tipo di band.

Hai parlato della vostra visione per il futuro, è qualcosa che avete già pianificato o di cui avete già parlato?

Sì, ci sono un milione di idee di cui stiamo discutendo a livello musicale, visivo e concettuale. Non c’è ancora nulla di definito, non c’è ancora nulla di completo, non c’è ancora un vero piano, ma c’è una montagna di idee. Quest’anno, una volta terminato il tour, ci concentreremo su quale sarà la prossima fase della band e sulla scrittura di nuova musica. Quindi, sì, ci sono grandi, grandi idee che devono essere trasformate in progetti. Quindi, se tutto va bene, l’anno prossimo avremo un’idea più precisa della direzione da prendere.

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