Intervista Tethra (Clode & Federico)
Abbiamo intervistato Clode e Federico, voce e chitarra dei Tethra, formazione italiana giunta al terzo album intitolato Empire of the Void.
Ciao Clode, come stai? E’ un periodo un po’ particolare per tutti e voi musicisti ci state aiutando tanto con la vostra musica… Come stai trascorrendo le giornate?
Clode: Concordo, quello che stiamo vivendo è un periodo di grandi cambiamenti e privazioni della nostra libertà personale che può essere comparato vagamente a quello vissuto dai nostri nonni durante la guerra, il virus è ormai alla nostre porte e siamo spaventati e preoccupati per il nostro futuro, quello che possiamo fare ora è cercare di stare in casa il più possibile ed uscire solo per ottimi motivi. Per me è stata una buona occasione per scoprire nuova musica e riascoltare con più attenzione quella “vecchia”, oltre al sempre utile Netflix e a qualche videogioco per passare queste giornate interminabili. Per fortuna di questi tempi le nostre case sono sempre più dotate di quei comfort che ti permettono di non soffrire troppo per questa transitoria mancanza di libertà, inoltre i social media riescono a tenerci in contatto diretto con amici e fans, sperando ovviamente che la situazioni torni quanto prima sotto controllo.
Il vostro terzo album è stato pubblicato da pochissimo, il 20 marzo, si intitola “Empire of The Void”. Album che ho ascoltato e vi faccio i miei complimenti! Qual è la sua genesi? Com’ è nato?
Clode: Grazie per i complimenti, per noi “l’Impero del vuoto” non è solo lo spazio siderale, con la sua mancanza d’aria e la sua vastità, ma è soprattutto quel buco nero di sentimenti che ci portano a sentirci, in alcuni frangenti della nostra vita, senza speranza. Il disco è nato in modo molto naturale seguendo questo filo conduttore e, mentre i nostri album precedenti usavano il “pretesto” degli elementi come Fuoco, Acqua e Terra per raccontare ed approfondire quello che si nasconde nel profondo dell’animo umano, questa volta abbiamo voluto soffermarci sull’elemento dell’Aria o, in questo caso, della mancanza di essa, per continuare a scavare all’interno del nostro spazio interiore.
Colpisce subito l’artwork: un cuore nello spazio. Cosa vuol rappresentare? Chi è l’artefice di questa immagine?
Clode: La cover di Empire of the Void è un dipinto ad opera di Korvo, un artista milanese davvero straordinario che fa della metafisica il suo marchio di fabbrica. Quando gli ho spiegato cosa volevo ottenere, un enorme cuore anatomico, che fluttua nello spazio, da cui tutte le cose che conosciamo hanno avuto origine, la sua reazione è stata fin da subito di grande entusiasmo, così dopo una breve chiacchierata ho capito subito che eravamo in perfetta sintonia. Il dipinto è stato realizzato nel tempo record di cinque giorni e il risultato finale ha superato ogni nostra aspettativa. Apprezzo sempre molto quelle copertine che puoi guardare più e più volte trovandoci sempre nuovi particolari, inoltre, osservandola anche per breve tempo, si capisce subito il concept del nuovo lavoro venendo catapultati immediatamente del mood delle canzoni.
Chi ha scritto i testi e le musiche? Oppure è un lavoro di team?
Clode: Io, come sempre, ho scritto tutti i testi e mi sono occupato del concept visivo dell’album mentre la maggior parte della musica è stata composta da Federico (chitarra), ma posso dire che tutta la band ci ha messo del suo modificando, arrangiando e aggiungendo dove ce n’era più bisogno. Abbiamo lavorato molto in sala prove perché per noi è fondamentale vederci almeno una volta a settimana per provare le nuove composizioni, parlare del futuro della band o più semplicemente per farci una birra tutti assieme. Non poter vedere i miei compagni di band è una delle cose che mi pesano di più in questi infiniti giorni di quarantena.
Federico: L’onere di scrivere la maggior parte della musica è arrivato da sé e non perché lo volessi da principio. Dopo un annetto di prove e di concerti, purtroppo Gabriele ha deciso di lasciare la band per motivi prettamente personali e mi sono ritrovato a cominciare a scrivere pezzi da solo. Non riesco mai a fermarmi quando parto e mi sono ritrovato con talmente tante idee che mi sono semplicemente messo lì e le ho trasformate in canzoni. Il lavoro della band è arrivato dopo, dandomi una mano ad arrangiare molte parti, a decidere insieme le strutture (soprattutto Clode che mi ha trattenuto nel non strafare e avere tutte canzoni lunghissime eheh) e a definire i dettagli che fanno il lavoro finale. Solo un pezzo deriva da un’idea di Gabriele e Clode precedentemente salvata e ne è venuto fuori uno dei singoli dell’album (Light Year Breath) e la suite Gravity, invece, era già in lavorazione da parte mia prima di unirmi ai Tethra (nel 2017). Il resto è nato a poco a poco, tra la sala prove, aggiustamenti e serate davanti a una birra.
In Empire of The Void troviamo una rivisitazione di Space Oddity di David Bowie, speciale, incalzante e dove la tua voce riesce a catturare l’ascoltatore. Perché avete scelto questo brano?
Clode: Abbiamo scelto Space Oddity per diversi motivi, personalmente volevo mantenere il filo conduttore che lega tutti i testi dell’album, inoltre, sia io che Federico, avevamo già avuto modo di confrontarci con quel pezzo con i nostri rispettivi progetti acustici. Mi rendo conto che la scelta di un brano così popolare e lontano dalla cultura Metal sia stata un po’ incosciente. Io e Federico abbiamo parlato a lungo della resa che avremmo voluto per questa cover, eravamo combattuti tra il registrarla quanto più simile possibile o stravolgerla totalmente quindi siamo arrivati ad un compromesso: la voce sarebbe dovuta essere quanto più simile all’originale mentre la musica avrebbe provato un diverso arrangiamento più vicino al nostro genere musicale. Credo che il risultato finale renderà felici sia gli amanti del Doom sia i fans del compianto David Bowie, noi siamo soddisfatti di come è venuta e della scelta dei suoni infatti abbiamo deciso di mettere questa cover al centro della track list piuttosto che alla fine, dove normalmente stanno le bonus track, così da far capire a chi ascolterà il nuovo album che quella è una parte importante di quest’ultimo.
Federico: ammetto che quando Clode ha tirato fuori il titolo del pezzo, ho strabuzzato gli occhi e ho pensato “è pazzo!”. Ma poi devo ammettere che, lavorandoci un po’, prima da solo e poi insieme, si è fatto un buon lavoro. E’ vero, è molto diversa dall’originale, ma la linea vocale è sempre lì, inconfondibile e riconoscibile ed è quello che importa. Perché il pezzo deve essere sempre lui, solo rivisto secondo le inclinazioni di chi lo ri-suona. Non volevo fare una semplice versione con chitarre elettriche iper-distorte, per dire che avevamo la nostra cover. E’ una rielaborazione in chiave doom ma rispetta anche lo stile personale della band.
Troviamo anche un duetto con la cantante greca Gogo Melone in A Light Year Breath, come è nata questa collaborazione?
Clode: Ho conosciuto Gogo prima via social media e poi, di persona, quando i suoi Aeonian Sorrow sono venuti a Milano per suonare di supporto agli Swallow the Sun. Ci siamo presentati e tra la confusione dei presenti siamo riusciti a scambiarci poche parole, i Tethra in quel periodo erano ancora in fase di composizione e quando siamo arrivati a A Light Year Breath abbiamo notato che sarebbe stato l’ideale avere una voce femminile che cantasse insieme a me sul ritornello del pezzo. Mi sono subito ricordato di lei e quando le ho proposto di collaborare ha accettato immediatamente ed è, inoltre, riuscita a dare anche un tocco personale alla linea melodica che le avevamo mandato. Il pezzo è venuto così bene e rappresenta in maniera così calzante molteplici aspetti della nostra proposta musicale che abbiamo deciso di usarle la canzone come secondo singolo del nuovo album.
Voi suonate da oltre dieci anni, cosa è cambiato nella vostra musica da quando avete iniziato? E come, se c’è stata, questa evoluzione vi ha portato alle sonorità odierne?
Clode: Per quanto mi riguarda avere un’evoluzione, che sia anche minima, è un punto fermo del mio modo di fare musica perché l’immobilità davvero si addice al mio carattere, preferisco sviscerare il più possibile con ogni nuovo disco ogni aspetto delle sensazioni che vivo in quel momento e poi passare ad altro quando sono sicuro di avere dato il massimo con quello che avevo. Questo si riflette, inevitabilmente, sulla musica della band che, si, è in giro da più di dieci anni, ma che ha sempre fatto dell’eterogeneità la sua bandiera. Inoltre il genere che suoniamo abbraccia a sua volta molti sottogeneri diversi tra cui il Doom, il Death e il Gothic metal, persino rimanendo all’interno di questi “paletti” musicali potremmo produrre altri cento album diversi, inoltre per Empire of the Void abbiamo voluto includere nel nostro sound la tastiera, che per questo lavoro è arrivata a composizione terminata ma per il prossimo abbiamo già intenzione di inserirle direttamente del tessuto delle nostre composizioni, le possibilità sono infinite.
State progettando qualcosa con la band anche se a distanza?
Clode: Ci piacerebbe, ma temo che questo non sia il periodo migliore per fare progetti, anche se a lungo termine, questo virus ha stoppato tutto quello che gira intorno alla musica, le persone sono spaventate e preferiscono non pensare al futuro ma vivere nel presente. Certo, prima che scoppiasse questa epidemia, abbiamo preso dei contatti con locali e festival ma da quello che leggo in questi giorni non credo che per primavera/estate potremmo tornare alla nostra vita di prima. Abbiamo dovuto rimandare alcune date al mese di Settembre/Ottobre proprio come hanno fatto sia gruppi piccoli che grossi sperando che tra qualche mese ci saremmo lasciati alla spalle questa brutta esperienza e che il tutto ci sarà servito per apprezzare ancora di più quello che prima davamo per scontato.
Federico: ammetto che stare fermi non mi piaceva e, tra le preoccupazioni per la vita e il lavoro, il lockdown, la spesa online, ho cominciato a lavorare su qualche nuovo riff. Qualcosa è già andata un po’ più in là di un riff buttato sul tavolo ma, purtroppo, questa situazione sta logorando tutti e avere la lucidità di portare avanti la composizione di nuovi pezzi è dura. Continuo a suonare e a buttare giù idee, ma le terrò poi buone per quando si potrà tornare a suonare insieme. Perché penso che sia molto importante lavorare tutti insieme come band e non come singoli.
Volete raccontarci dell’altro sull’album e sulla band e salutare i lettori di TrueMetal?
Clode: Il nuovo album è il frutto di quasi due anni di grande impegno e dedizione alla nostra musica, centinaia di ore di sala prove e giorni di registrazione per cercare di rendere al meglio questo capitolo così importante per la nostra storia. Mi rendo conto, purtroppo, che è uscito, probabilmente, nel periodo peggiore che si potesse immaginare. In questi giorni sto leggendo comunicati, anche di gruppi abbastanza importanti, che sottolineano quanto tutto quello che sta capitando potrà andare ad incidere in modo altamente negativo sulla nostra musica e sulle band che, come noi, hanno dato fondo a tutti i loro risparmi e speso tutte le loro energie per portare la loro arte a chi la apprezza davvero. Il metal ci ha dato tanto durante tutti questi anni e questo è il momento giusto per ridare indietro qualcosa cercando di comprare dischi, anziché scaricarli comodamente da casa e, quando questa emergenza sanitaria sarà passata, tornare a riempire i locali di musica live più di prima per dimostrare che il nostro amore e la nostra dedizione per questo genere non è una cosa superficiale e non è influenzato dalle mode del momento ma che ha radici profonde che in questo periodo hanno bisogno di cure come non mai. Un saluto a tutti voi.
Federico: personalmente credo che, per una band come la nostra, l’importante era fare un buon album e fare in modo che qualche nuovo fan lo noti. Viviamo in un periodo in cui ormai chiunque pubblica musica, anche senza l’ausilio di una casa discografica, e se non hai il “grande nome conosciuto” nuoti in un mare magnum dove dobbiamo cercare di tirar fuori la testa e prendere una boccata d’aria. La musica è soprattutto passione, soldi non se ne fanno più, ma anche farsi notare è ormai difficile. Credo che questa emergenza farà in qualche modo riavvicinare le persone ad una dimensione più naturale e più umana della vita. Ovviamente spero che la musica non manchi mai, perché senza musica la vita sarebbe un errore (Cit.). Grazie del vostro tempo e un saluto a tutti.
Grazie Clode e Federico e un saluto alla band!
Intervista a cura di Monica Atzei