Intervista The Dead Daisies (Doug Aldrich)
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In occasione dei futuri concerti italiani dei The Dead Daisies, abbiamo avuto la possibilità di incontrare il leggendario chitarrista della band Doug Aldrich, noto per essere stato – tra gli altri – grande protagonista con Bad Moon Rising, Burning Rain, Hurricane, Dio e Whitesnake…
Intervista a cura di Fabio Vellata
Ciao Doug e benvenuto, sono Fabio di www.Truemetal.it.
È un grandissimo piacere intervistarti in attesa di vederti dal vivo!
Partiamo dal motivo per cui ci siamo incontrati per questa intervista: sarete a breve in Italia per due date a Padova e Fontaneto D’Agogna.
Avete qualcosa di speciale in programma per i fan italiani?
Ehi fratello, grazie anzitutto per avermi intervistato! Sì, certo, abbiamo alcune cose nuove pianificate per gli spettacoli previsti dalle vostre parti.
È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che siamo stati in Italia, quindi siamo molto, molto entusiasti. Non vediamo l’ora di vedere i fan e di passare assieme una bella serata a base di rock…
Ci saranno novità quindi…ma come scegliete la scaletta per una performance? La cambiate sul posto, in relazione a dove suonate?
Questa è davvero una bella domanda. Fondamentalmente iniziamo a rimbalzare sulle idee quando non siamo in tournée per mettere insieme una scaletta che promuova la nostra ultima uscita. Poi prendiamo anche le canzoni che amiamo suonare dal vivo e le canzoni che sappiamo essere le preferite dai fan. In questo modo copriamo un po’ tutte le epoche di The Dead Daisies. Attualmente stiamo promuovendo il nuovo dico “Light ‘Em Up”, e siamo focalizzati su quello. Ma di sicuro abbiamo alcune sorprese in arrivo…posso anticiparti che suoneremo anche un paio di brani inediti apposta per l’occasione.
Ok, ci sarà la possibilità di ascoltare vecchi brani, ma da quello che dici, suppongo preferirete concentrarvi principalmente sul nuovo album…
Ci sono sicuramente alcune canzoni più vecchie che suoniamo sempre perché probabilmente finiremmo nei guai se non le suonassimo. Ma ci piace anche mixare molto. Stiamo aggiungendo un paio di vecchi brani che non suoniamo da un po’… questo è un set nuovo di zecca. Comunque sì, di solito ci sono pezzi che coprono tutto il tempo trascorso nella band, ed alcun brani extra presi dal nuovo album.
Come adattate la vostra esibizione a contesti diversi, come club intimi o grandi festival?
Beh, praticamente è la stessa cosa. Adoriamo suonare insieme dal vivo come amici e compagni di band e amiamo il pubblico “intimo” perché nei piccoli club riesci davvero a connetterti con tutti. Molte volte ci sono amici e parenti tra il pubblico, quindi è come una grande festa in un locale privato. Quando invece sali sul palco di un grande festival o in uno spettacolo che si svolge in un’arena, il feeling non è così intimo. Tuttavia l’energia in quel caso è semplicemente immensa e davvero elettrica, quindi è sempre super divertente…
In ogni caso suoniamo allo stesso modo. Vogliamo farlo alla grande e soprattutto vogliamo che la gente si diverta.
E voi, personalmente, come vi preparate per un’esibizione dal vivo, sia mentalmente che fisicamente? Ci sono rituali o pratiche che seguite prima di salire sul palco?
Sì, in realtà la routine è molto importante per noi, almeno per me. Inizio la routine di una giornata di spettacolo allo stesso modo. Ovviamente dipende, potremmo avere qualche promozione o qualcosa da fare la mattina, ma mi piace andare in palestra così come alcuni dei ragazzi della band. Mi piace andarci e poi pianificare a che ora farò una doccia e inizierò a riscaldarmi nella mia stanza con solo un po’ di pratica. Dopo c’è un po’ di intervallo tra quell’ora e l’arrivo alla sede del concerto. Una volta arrivato mi occupo delle varie cose realtive a strumenti e affari vari: di solito succede circa due ore prima dello spettacolo.
Non facciamo controlli del suono quindi arriviamo nel backstage, salutiamo gli amici e andiamo a vedere un po’ di cose organizzative. Circa un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, ci riuniamo e discutiamo del set e iniziamo davvero a parlare di come vogliamo apportare miglioramenti allo spettacolo rispetto alla sera prima. Cosa ha funzionato, cosa pensiamo possa essere migliore e poi, dopo, ci vestiamo e iniziamo a riscaldarci di nuovo, caricandoci per lo show ascoltando musica.
Ma come puoi assicurarti che ogni esibizione sembri fresca e unica, anche se suoni le stesse canzoni sera dopo sera?
Parlando per me, quando esegui quella routine, ti metti automaticamente nella mentalità di chi si sta preparando per andare fuori ed esibirsi come se fosse un evento sportivo, un film o qualcosa del genere. Vuoi dare il massimo, non importa quanto hai suonato bene il giorno prima. Voglio davvero suonare al meglio ogni giorno: è una sfida. Devi metterti alla prova: se ti annoi a suonare, probabilmente non sei nel lavoro giusto. Personalmente non ho mai avuto uno spettacolo perfetto o una serata perfetta suonando la chitarra, quindi continuo a lavorare per arrivarci…
Ognuno di voi ha un passato illustre in grandi gruppi rock. Avete in programma anche delle cover ad essi correlate? Tipo qualcosa dei Whitesnake o simili?
Di solito no, ma mai dire mai. Ultimamente stavamo facendo “Slide It In” dei Whitesnake… ma potremmo sempre buttare fuori una canzone dei Deep Purple o dei Whitesnake, non si sa mai…in questo momento abbiamo delle sorprese nei nostri show di cui siamo davvero entusiasti. Vogliamo ottenere il consenso dei fan e pensiamo che possa essere divertente… e sì, inserire una Jam a sorpresa è sempre una possibilità!
Mi è davvero piaciuto il vostro ultimo album. Come è stato accolto in generale da fan e critica?
Penso che nel complesso sia stato accolto molto bene, come uno dei nostri album più forti. L’abbiamo fatto molto velocemente ed è stato scritto e registrato in modo davvero organico, quindi non abbiamo passato molto tempo cercando di rifinire tutto e renderlo perfetto. Abbiamo semplicemente cercato l’atmosfera…le recensioni da quello che ricordo sono state davvero molto positive e penso che abbia venduto anche molto bene.
Le nuove canzoni funzionano bene dal vivo?
Assolutamente! Vedrai al concerto, le canzoni del nuovo album sono davvero pensate per essere suonate dal vivo. Sai, le abbiamo scritte per la maggior parte a Nashville e Muscle Shoals, in Alabama: eravamo in studio a improvvisare e cercavamo una vera atmosfera dal vivo quando le abbiamo registrate. Subito il primo singolo “Light ‘Em Up” è diventato un punto fermo negli ultimi due tour, quindi abbiamo aggiunto sempre più canzoni dal nuovo disco. Sono davvero semplici, colpiscono allo stomaco, calciano i denti, spaccano, quindi funzionano sicuramente bene dal vivo!
Come ti prendi cura dei tuoi strumenti? Ci sono delle procedure di manutenzione particolari che segui durante il tour?
Abbiamo un fantastico equipaggio che si prende cura della nostra attrezzatura per noi. Siamo molto fortunati! Ci presentiamo al concerto e loro hanno già fatto il sound check, hanno cambiato le corde e le pelli della batteria e si prendono cura di tutto in modo che quando saliamo sul palco tutto sia pronto. Fa un po’ dispiacere pensare che stiano facendo tutto questo lavoro al posto nostro… ma in realtà è un bene che non ci occupiamo del sound check e perdiamo tempo, così siamo più freschi per il concerto. Sono tutti professionisti, suonano tutti e amano tutti gli strumenti: si prendono cura dei nostri come se fossero i loro!
Abbiamo assistito a numerosi cambi di formazione dal 2012 a oggi. Pensi che questa line-up possa finalmente essere considerata stabile?
Penso che la bellezza di questa band sia che è una specie di giro sulle montagne russe. Puoi andare avanti e divertirti un po’ e puoi scendere quando vuoi. Tuttavia penso che la cosa fondamentale per questo gruppo ovviamente è che David Lowy, io e John Corabi siamo un’ottima combinazione. Penso che questa sia la formazione più forte finora, con l’aggiunta di Tommy e Michael Devin.
Ci sarà sempre una formazione fantastica con questi ragazzi. Vogliamo sempre alzare il livello in modo che chiunque entri faccia un ottimo lavoro. L’anno scorso ho dovuto perdere alcuni spettacoli per motivi medici e ho chiesto a Reb Beach di venire a sostituirmi ed è stato fantastico. La gente è impazzita. Ma ora sono tornato e non vedo l’ora di fare rock in Italia.
Avete già iniziato a lavorare su nuovo materiale?
Lavoriamo sempre su nuovo materiale in privato ma no, non abbiamo lavorato su nulla per una nuova uscita… perché abbiamo già una nuova uscita! È pronto quello che abbiamo registrato e scritto l’anno scorso. Dovrebbe essere una sorpresa, ma posso rivelarti che abbiamo lavorato su un certo numero di canzoni blues che siamo entusiasti di pubblicare a breve. Così ci sarà la possibilità di ascoltare i Dead Daisies in piena modalità blues. Sarà incredibile. Non vedo l’ora che lo ascolti!
Il vostro stile in effetti è decisamente vintage. Qual è il tuo approccio personale alle nuove tecnologie? Succederà mai che utilizzerete l’intelligenza artificiale nella vostra musica?
Sì, hai ragione. Tutto quello che facciamo, lo facciamo nel modo originale del rock ‘n’ roll della vecchia scuola, che è dal vivo e insieme, con pochissime sovraincisioni. Ci sforziamo davvero di catturare l’atmosfera suonando una canzone insieme perché in qualche modo sembra più autentico, non pianificato o messo insieme come un puzzle. È come se fosse vivo. Non penso davvero che abbiamo bisogno di alcuna tecnologia AI per quanto riguarda la scrittura di canzoni o qualsiasi altra cosa. Ma se qualcosa diventa interessante potrebbe essere fonte di ispirazione. Non si sa mai: potremmo usarla a nostro vantaggio, ma quando si tratta di scrivere, abbiamo un sacco di musica dentro di noi e quando ci riuniamo, semplicemente le idee si moltiplicano al punto tale che non c’è mai abbastanza tempo per approfondirle tutte.
Qual è la tua opinione sulla crescente importanza dei media visivi, come i video musicali e i concerti virtuali, nel settore?
Penso che ci sia posto per tutto… tranne quello a cui ho assistito durante il lockdown. Quando le persone facevano concerti virtuali immagino fosse interessante, ma voglio essere onesto con te, non ne ho mai visto uno. Non ho mai avuto il desiderio di farlo. Semplicemente non mi sembrava giusto, non sentivo che sarebbe stato eccitante per me.
Voglio sentire un concerto dal vivo, di persona.
Comunque non abbiamo mai fatto un vero e proprio DVD live quindi forse in futuro sarebbe bello pubblicarlo: abbiamo passato molto tempo sui social media per cercare di ottenere ulteriori spunti e informazioni extra…vedremo.
Hai avuto l’opportunità di incontrare John Sykes? La sua scomparsa è stata una grande perdita per la musica rock. Cosa ne pensi del suo modo di suonare?
Sì, ho incontrato John in diverse occasioni e sono rimasto scioccato nel sentire che è scomparso, ma ora so che è lassù con Randy Rhodes, Eddie, Stevie Ray Vaughan, Gary Moore e, naturalmente, suo fratello Phil Lynott.
Il suo modo di suonare è sempre stato eccezionale e, ad essere sincero, so che lui e io abbiamo avuto molte influenze simili a partire da Gary Moore e Randy Rhoads. Ad ogni modo, John è sempre stato molto gentile con me e abbiamo avuto delle conversazioni davvero divertenti…in realtà quando ho lasciato i Whitesnake, speravo che John sarebbe tornato nella band…David lo ha contattato in quel momento, ma sfortunatamente non è mai successo…
Quando ti sei unito ai Whitesnake hai avuto difficoltà ad imparare le parti di chitarra che lui aveva realizzato negli anni ottanta?
Beh, no, non è stato difficile. È stata una sfida, ma è stato molto divertente e mi è davvero piaciuto lavorare sulle cose di John. Ovviamente solo John poteva suonarle esattamente nel modo in cui le aveva registrate ma, come ho detto, abbiamo avuto alcune influenze simili, soprattutto Gary Moore. Questo mi ha aiutato con molte delle tecniche che John stava usando e mi capitava di usare io stesso in quel periodo. Ed ha funzionato. Certo, ci sono delle differenze, ognuno ha un feeling leggermente diverso e ognuno ha i propri trucchi…
Ci sono luoghi, festival o paesi in cui non ti sei ancora esibito ed a cui aspiri in futuro?
Beh, come band non abbiamo mai suonato in Cina, quindi sarebbe bello andarci. Dovessimo capitarci, potremmo poi anche fare un viaggio in Asia e suonare in posti come le Filippine e l’India…
Progetti in generale per il futuro?
Al momento abbiamo nuovo materiale pronto per essere pubblicato. Ne siamo molto entusiasti e stiamo decidendo quando e come lo pubblicheremo. Ugualmente, quando e dove suoneremo per promuoverlo. Sarà sicuramente un anno impegnativo per noi…siamo comunque belli pronti e molto carichi.
L’Italia è un paese fantastico quindi siamo davvero, davvero entusiasti di fare due concerti dalle vostre parti. Ho molti amici da voi e spero di tornarci anche in altre occasioni quest’anno!
Discografia The Dead Daisies:
2015 – Revolución
2016 – Make Some Noise
2018 – Burn It Down
2021 – Holy Ground
2022 – Radiance
2024 – Light’Em Up