Intervista The Magus (Yoth Iria, Necromantia, Thou Art Lord)
Intervista a The Magus (Necromantia, Yoth Iria) di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.
Buona fruizione.
Questa è un’intervista particolare con un artista particolare: The Magus, lo storico mastermind di Necromantia, Diabolos Rising, Raism nonché membro degli storici Thou Art Lord e Necromantia. Oggi attivo con gli interessantissimi Yoth Iria ma non solo: parleremo anche di scherma, dato che George è anche un maestro in tale settore! Dunque sfoderiamo le spade e alziamo il volume con la musica del nostro Magus!
Bene, caro Magus. Yoth Iria: come descriveresti ai fan il fantastico sound di As The Flame Withers?
Per me si tratta di black metal, dato che credo che il black metal non significhi solo iper-velocità, urla e cose simili tutto il tempo. Il black metal è “sentire”, è atmosfere, perciò la mia prospettiva black metal parte dai Mercyful Fate, passa per i Dark Funeral e altre band che rientrano nello spettro. Naturalmente ci sono molte varianti il che significa che ogni band ha il proprio stile e include le proprie influenze: sai, Jim (Mutilator) ed io siamo abbastanza vecchi e siamo cresciuti con molto heavy metal ancor prima che il black metal divenisse un genere. Quello che ci piace ascoltare, potete sentirlo nella nostra musica, non in modo cosciente ma in maniera inconscia: ciò che ascoltiamo è evidente e passa attraverso la nostra musica. Yoth Iria suona più heavy metal rispetto a quello che oggi la gente ha in mente come black metal.
Possiamo aspettarci qualcosa dal punto di vista live per Yoth Iria?
Per Yoth Iria, sì. Ho già scritturato un cantante perchè io non faccio show dal vivo, non mi piace: non mi piace nemmeno andare ai concerti! Forse mi può piacere qualcosa di heavy o thrash ma il black metal per me è qualcosa che non andrebbe esperito con un concerto dal vivo. È qualcosa che si deve vivere in solitudine. Ecco perché dico che mi piace qualcosa di tradizionale nell’heavy metal, per bere birre con gli amici, fare headbanging e divertirmi. Il black metal non serve a ciò… Secondo me, è la mia opinione personale!
Tu hai contribuito in modo determinante al sound del metal greco. Come sei riuscito a forgiarlo e qual è la sua peculiarità secondo te?
Prima di tutto non ho forgiato nulla, semplicemente mi piaceva suonare la musica ed esprimermi attraverso la musica, esprimere il mio lato oscuro attraverso la musica e l’ho fatto in modo naturale senza fare nulla di proposito. In un certo senso essendo noi stati i pionieri, Rotting Christ e Varathron, abbiamo influenzato un’intera generazione di band sia consciamente che inconsciamente. E la ragione di ciò è perché abbiamo sempre cercato di trovare la nostra identità: non abbiamo mai esitato ad inserire elementi che per quei tempi, i primi anni Novanta, sembravano inusuali per il black metal. Questo perché la nostra musica era fatta in modo cinematografico, volevamo che essa creasse per l’ascoltatore immagini e sensazioni. Volevamo che la musica generasse immagini nella testa dell’ascoltatore, immagini oscure e sinistre. Questa doveva essere la chiave della nostra musica, non solo il rock and roll, se capisci cosa intendo! Volevamo generare forti sensazioni, forti atmosfere e forti immagini: ecco perché talvolta siamo usciti dalle convenzioni e questo, in un modo o nell’altro, è probabilmente il motivo per il quale abbiamo influenzato molte band, non direttamente ma indirettamente. La peculiarità dei greci: diamo sempre la priorità alla melodia e alle atmosfere rispetto, per esempio, alle nostre controparti scandinave. Le band greche hanno sempre avuto melodie ed atmosfere speciali, con meno aggressività rispetto a quelle scandinave. Molte più atmosfere, molta più melodia: ecco cosa penso sia la nostra peculiarità.
Puoi condividere un ricordo, sia come persona che come musicista, di Baron Blood?
Uhm… Il più bel ricordo che ho è legato al periodo in cui abbiamo iniziato a scrivere materiale per il nostro promo tape del 1990, era la fine del 1989. Ci siamo ritrovati a casa sua, abbiamo preso i nostri bassi, abbiamo acceso delle candele, aperto un ottimo cognac e abbiamo fatto musica fino alla mattina seguente! Abbiamo iniziato intorno alle dieci di sera e siamo andati avanti a scrivere musica per ore, fino alla mattina. È qualcosa che non ho più rifatto, è stato spontaneo, con una fonte di idee che uscivano come fosse un ruscello: un’esperienza che non ho mai più vissuto con nessun altro musicista nella mia carriera musicale.
Quali sono i tuoi migliori ricordi dei Thou Art Lord? Possiamo aspettarci qualcosa nel futuro?
Sarà annunciato domani dunque sei il primo a saperlo! Faremo uscire un 7” con due nuove canzoni: uscirà con The Circle Music e sarà disponibile esclusivamente con ordine postale, non lo avranno distributori o negozi. È qualcosa che sentivo di dover fare con Sakis perché si tratta del nostro sacco da pugile, se capisci cosa intendo: buttiamo tutto fuori coi Thou Art Lord, fregandocene dell’originalità, di creare qualcosa di unico… Suoniamo e basta! Le due canzoni nuove sono nella vena dei primi Thou Art Lord: io al basso e voce, Sakis alla chitarra e ai cori e Yiannis, che ha suonato anche sul disco dei Necromantia, alla batteria.
Cosa ricordi dei Thou Art Lord negli anni Novanta?
Era una band per intrattenere noi stessi, in effetti l’idea arrivò da Go Underground, un negozio di dischi che c’era in Grecia in quei giorni. Molte persone che erano nelle band giravano da quelle parti e il tizio che lo gestiva faceva uscire dei 7” con varie band. Ad un certo punto chiese a me e Sakis: «Perché non uniamo le forze e facciamo uscire qualcosa insieme?». Noi rispondemmo: «Certo, perché no?». Specialmente quando si è giovani, si ha molto, molto più tempo libero a disposizione! Penso che anche Gunther degli Ancient Rites fosse presente, se non quel giorno, quello successivo… Ecco perchè registrammo immediatamente tre canzoni ed una fu destinata a diventare parte di un 7” split con gli Ancient Rites. Fu un’idea spontanea della quale non ci siamo mai pentiti. I Thou Art Lord sono come i serpenti che dormono d’inverno: sono sempre lì ma dormono e quando lo decidiamo, quando sentiamo il bisogno di fare qualcosa, lo facciamo! Altrimenti si torna a dormire, non ci siamo mai sciolti ma non siamo mai attivi al 100%, se capisci quello che intendo.
Sì, assolutamente. Quanto ti sei divertito, allora, con i Diabolos Rising e i Raism?
Ah, questa è un’altra storia perché avevo con me un folle come Mikka degli Impaled Nazarene! A quel tempo sua moglie era una diplomatica che lavorava all’ambasciata belga in Grecia, dunque per due-tre o forse quattro mesi si fermarono qui ad Atene, per molte settimane. Frequentavamo Mikka e andavamo pure in vacanza insieme in estate e dunque nacque spontaneamente l’idea di una band industrial dal piglio satanico! Mi ricordo che chiamammo al telefono Hervè della Osmose Productions per dirgli che avevamo questa folle idea, se ci avesse supportato saremmo entrati immediatamente in studio per lavorarci. Hervè accettò ed ecco come nacquero i Diabolos Rising. Poi vennero i Raism: tutto quello che faccio è ciclico, quando penso che il ciclo sia completo lo chiudo e passo a qualcosa di diverso. I Raism avrebbero dovuto rappresentare il seguito dei Diabolos Rising ma ad un livello differente, alcune parti molto più electro ed acide. La verità è che non sono molto soddisfatto dell’EP che realizzammo, che era un po’ noioso in un certo senso, artisticamente parlando. Ma l’album era grande, raggiunse il suo scopo e dato che non avevamo più niente da offrire ci fermammo: se non hai altro da offrire e creare come artista, non ci sono ragioni per continuare a far uscire album. Io non sono un musicista professionista, posso aver realizzato molti dischi ma non lo sono: questo mi dà il lusso di poter far musica quando mi va e non quando devo… Quando mi va!
Ora passiamo alla scherma! Qual è la tua specializzazione in tale ambito?
Mi occupo di arti marziali storiche europee, si chiama Hema. Pratico dunque scherma storica sin dal 2005 ma negli ultimi cinque anni mi sono concentrato sullo stile della penisola iberica, in particolar modo il sistema spagnolo del XVII secolo. Tu pratichi Kali/Escrima e anche il nome “escrima” è in un qualche modo spagnolo. Quegli stili hanno molte influenze che vengono dai sistemi spagnoli dell’epoca. La ragione per cui mi sto focalizzando su questo sistema è perché si basa molto su… Beh, effettivamente tutta la scherma è scienza, geometria e fisica più istinto, se aggiungi il fattore umano! Ma lo stile spagnolo che si è evoluto alla fine del XVI secolo e all’inizio del secolo successivo usa la scienza come “attrezzo” pedagogico: ti insegna la scherma attraverso la scienza. Se sbagli, se sei colpito, è perché non sei posizionato nel tal modo che ha un angolo migliore oppure la pressione della tua arma è diversa rispetto a quella del tuo opponente e via dicendo. È un sistema completo che include molte armi: spada singola, spada a due mani, spada e daga, ecc. ecc. Ecco perché mi sono focalizzato su questo stile che è la mia passione da molti anni.
Dunque conosci anche la scuola italiana di scherma…
Facevo scherma italiana prima di passare a quella spagnola. L’approccio è diverso, le basi sono le stesse e le armi molto simili ma l’approccio è diverso: lo stile italiano in un certo senso è più aggressivo laddove al contrario quello spagnolo mette in prima linea la tua sicurezza, essendo un sistema di autodifesa. La scherma è due cose: uno, non essere colpito e due, colpire l’altra persona, in quest’ordine. Questo è un sistema del XVII secolo, quando il cattolicesimo era molto forte in Spagna, che era una grande nazione. Il disarmo viene considerata la più elevata delle tecniche, perché così non sei costretto ad uccidere il tuo avversario: se gli prendi l’arma deve arrendersi per forza… Ovviamente se non lo fa, devi finire il lavoro! Ma come ho detto prima, dato che il cristianesimo e il cattolicesimo erano molto forti allora, il disarmo era considerato superiore perché neutralizzavi il tuo avversario senza ferirlo o ucciderlo.
Cosa pensi degli stili armati di arti marziali del sud-est asiatico come il Kali/Escrima che in un qualche modo venne influenzato dai conquistatori spagnoli?
Ho praticato Kali/Escrima per un anno e mezzo perché volevo migliorare la coordinazione delle mani utilizzando due armi e mi ha aiutato molto! Questi sistemi sono diversi perché la maggior parte venne inventata dalla gente per la gente. Ecco perché le armi sono rozze, semplicemente un bastone o un grosso coltello senza tutta l’elaborazione dei sistemi europei del XVII secolo che erano destinati in un certo senso a classi sociali elevate. Questi sistemi sono per così dire più “popolari” e molto più pratici ma se li studi approfonditamente nel contesto in cui nacquero, capisci che sono molto sofisticati. Forse in modo non vistoso dato che non ci sono molti libri e trattati dei maestri ma le raffinatezze ci sono, generate dall’esperienza. Io credo che non esista un solo sistema di arti marziali armate che sia brutto, sono tutti validi e tutti soddisfano i propositi del tempo e del luogo in cui nacquero! Spesso mi chiedono cosa succederebbe se un guerriero medievale in armatura si scontrasse con un samurai: se parliamo di equipaggiamento, il samurai verrebbe sconfitto dato che la tecnologia militare era molto superiore in Occidente; se parliamo in termini tecnici, il guerriero con l’armatura completa schiaccerebbe il samurai, ma in battaglia – non chiamiamola battaglia perché le battaglie le vincono i generali e non gli eserciti; diciamo in un duello, il miglior combattente vince. Tutti i sistemi sono validi, dipende da chi li usa: vince il miglior guerriero, non il sistema.
Trovi qualche similitudine tra la musica e la scherma, in un qualche modo?
In un qualche modo sì, perché nel XVIII e XVII secolo in Europa i maestri di scherma insegnavano anche danza: la danza, la scherma e la musica richiedono il tempo e il ritmo… Il ritmo interno e i bruschi cambi di tempo come nella musica, in una canzone, in una sinfonia. È richiesta una buona coordinazione, per esempio dei fianchi, del corpo: come in una band, se i musicisti non sono ben coordinati il risultato è una merda! Ci sono dunque similitudini, si tratta di ritmo interno. Ma oggi siamo fortunati perché le armi che studiamo nella Hema non sono utilizzate per una vera autodifesa: non mi porto appresso la spada per strada per difendermi se un altro tizio con la spada mi sfida o mi insulta o cose simili! Studiamo grazie al lusso e alla sicurezza che ci concede il nostro sport, se capisci cosa intendi. Perciò quando fai scherma con qualcuno a scuola o in un torneo, sai che non morirai se perdi: è una cosa positiva e negativa. Positiva perché non muori e puoi combattere un altro giorno, negativa perché in un qualche modo perdi il rispetto per l’arma: ecco perché facciamo scherma storica, dovresti trattare con rispetto la tua arma perché potrebbe ferirti. Ti cambia completamente la psicologia e chiunque dica: «Ok, noi facciamo vere arti marziali con vere battaglie e veri combattimenti»… No! Nessuno di noi uccide nessun altro: non stiamo facendo qualcosa di reale, è qualcosa di moderno basato su sistemi storici. Stiamo facendo qualcosa di moderno, con la sicurezza dell’uomo moderno.
Quale messaggio e saluto finali manderesti ai fan italiani di The Magus?
Oh, non avevo realizzato che eri italiano, ecco perché menzionavi la scuola italiana! Giusto per concludere il discorso sui sistemi: riguardo l’arma che preferisco, lo stocco, ci sono due scuole vale a dire l’italiana e la spagnola, entrambe fantastiche. Nella moderna comunità Hema l’Italia è una delle comunità più grandi al mondo insieme alla Germania, forse alla Scandinavia e Ungheria, non sono sicuro. Ma di certo oltre ad essere una grossa comunità, l’Italia ha offerto molti trattati dei maestri nel passato! Dunque secondo me la tradizione europea nelle armi è in prima battuta in mano agli italiani perché hanno anche scritto, poi degli spagnoli e dei tedeschi perché il grosso dei trattati dei maestri del passato che abbiamo è materiale italiano! Ok, ai fan vorrei dire: siate onesti con voi stessi, provate a trovare e supportare la buona musica, provate a trovare il gioiello in questa tempesta di copie carbone, provate a trovare il gioiello, è là! Magari non hanno un video bellissimo, magari non hanno i suoni migliori in termini di produzione ma la buona musica è là fuori per essere scoperta! Non lasciatevi impressionare dalle immagini, cercate la sostanza e l’identità e la creatività, non le copie!