Intervista The Story of “HEAVY” Fanzine 1983-1984 (Paolo Scuri)
Paolo Scuri è un metallarone vecchia maniera. Uno di quelli che, nei primissimi anni Ottanta, ha contribuito a creare tutto quanto si è poi sviluppato dopo. E SOLO per il piacere di farlo, sulla spinta di una passione e di una dedizione infinita. E’ colui il quale ha ideato e organizzato il Festival di Cava Manara dell’84 e, in tempi più recenti, ha allestito, insieme con sua moglie Patrizia, due edizioni dell’Italian Metal Legends. Ma soprattutto diede vita a “HEAVY”, una fanzine cartacea fra le prime a uscire in Italia, che ebbe il suo corso dal 1983 al 1984. I dodici numeri originali, integrati da alcuni inediti, sono stati raccolti all’interno di un libro bello massiccio, The Story of “HEAVY” Fanzine 1983-1984, disponibile da qualche settimana presso Minotauro Records. Inutile sottolineare che si tratta di un lavoro imperdibile per tutti gli appassionati che da sempre si entusiasmano per release di questo tipo, che non stento a definire come purissima archeologia del Metallo italiano ma non solo.
Di questo ma anche di molte altre cose si è discusso all’interno di una nostra recente chiacchierata. Qui di seguito ve ne è il resoconto.
Buona lettura.
Steven Rich
Un estratto da The Story of “HEAVY” Fanzine 1983-1984
Paolo, spiega i presupposti della nascita della fanzine “HEAVY”, nel 1983.
Ci eravamo presi a cuore le metal band italiane che, secondo noi, meritavano più attenzione. Ci spostavamo per l’Italia in auto o in treno per assistere ai loro concerti che si svolgevano, al 99%, nella città d’origine della band che si esibiva, al di fuori di essa restavano sconosciuti, quindi il pubblico, salvo rare eccezioni, era sempre la stessa cerchia di fan della zona (pochi ma buoni). Ci venne così l’idea di far conoscere questi gruppi a livello nazionale sperando che qualcuno li chiamasse anche in altre parti d’Italia e, per fare questo, creammo la fanzine “HEAVY”, in verità senza molte aspettative, ma valeva la pena darsi una mossa. Devo dire che ci ha dato parecchie soddisfazioni, non ci saremmo mai sognati che si interessassero a noi anche varie label straniere specializzate nel genere, così cominciarono ad arrivarci, via posta, tonnellate di dischi e materiale da recensire da California, Canada, Germania, Inghilterra, ecc., fu molto gratificante.
Quando e come è nata l’idea di raccogliere tutti quanti i numeri di “HEAVY” sotto forma di libro? (il recentissimo THE STORY OF HEAVY, per l’appunto…).
L’idea, per la verità, l’ha avuta Marco Melzi qualche anno fa, mi chiese se possedessi ancora il materiale originale, risposi di sì ma che avrei dovuto cercarlo nei meandri di casa mia buttando per aria tutto e la cosa non mi allettava per niente, così tutto rimase al proprio posto fino al giorno in cui traslocai e, puff, magicamente comparve ciò che non avevo mai cercato. Passarono comunque ancora tre anni prima di realizzare il libro. Comunque ora è disponibile, meglio tardi che mai.
Festival di Cava Manara 1984. A te, Paolo…
Ho già raccontato tutto ciò che ricordo in “THE STORY OF HEAVY”. In poche parole il Festival fu una conseguenza della fanzine, grazie alla quale i nomi delle band cominciarono a circolare anche al di fuori delle città di provenienza, a questo contribuì anche Marco Garavelli con la sua “Linea Rock”, allora trasmessa dalla mitica “Radio Peter Flowers”. Riunimmo un buon numero di gruppi, per la maggior parte milanesi, che godevano già di un discreto seguito e, una volta trovata la location adatta, prese vita la manifestazione. In quei due giorni ci divertimmo molto, sia noi organizzatori che le band, nell’aria aleggiava una fantastica atmosfera di amicizia rafforzata dalla passione per l’Heavy Metal che ci univa tutti. Il fatto che ancora oggi, dopo 35 anni, qualcuno si ricordi ancora dell’evento, è una grande soddisfazione.
Foto d’antan, da sinistra a destra: Olimpio Scuri, Neal Schon (Journey), Paolo Scuri
Racconta di quando Paul Chain s’è offerto di colmare il “buco” nel bill della prima giornata del festival…
Paul era presente come manager dei REVENGE, aveva appena sciolto i suoi DEATH SS per dare vita al PAUL CHAIN VIOLET THEATRE; causa la mancata presenza dei NEW AGE, dovuta alla partenza per la naia del cantante, ci trovammo con un buco che nessuno voleva colmare per evitare di suonare con il sole ancora alto e preferendo esibirsi verso l’imbrunire per potersi avvalere delle luci da palco. I primi ad offrirsi per una ventina di minuti furono i BULLDOZER, che avevano già suonato aprendo questa prima giornata, intrattennero i kids con cover di Venom e Motorhead, ma il problema era risolto solo in parte, così chiesi a Paul se, nonostante il caldo, mi riempisse quella mezz’ora, naturalmente accettò e con il supporto di ERIC LUMEN (REVENGE) alla batteria e ANDY PANIGADA (BULLDOZER) al basso, diede vita ad una fantastica jam session.
Alla fine, per Cava Manara, ci hai smenato dei soldi o sei riuscito a coprire le spese?
Quando si parla di eventi legati al metal, soprattutto in quegli anni, speri di coprire almeno le spese, si organizzano queste manifestazioni più che altro per pura passione. I metallari italiani sono pronti a spendere cifre importanti per qualsiasi gruppo straniero che magari ha già visto più volte e che spesso non ha più nulla da offrire, ma non vedono di buon occhio l’ingresso a pagamento per una metal band di casa nostra. A parte le polemiche devo dire che, tutto sommato, Cava Manara andò piuttosto bene, nel senso che le spese furono coperte.
Quel giorno hai avuto la sensazione che potesse nascere (finalmente) qualcosa nel Nostro Paese?
Sembrava che qualcosa si stesse muovendo, organizzavo concerti in vari locali, in particolare a Pavia e provincia. Vedevo che l’interesse cresceva, niente di eclatante intendiamoci, ma i locali che trattavo attiravano pubblico anche da altre città, Pavia era una specie di ritrovo per chi voleva ritrovarsi tra gente che condivideva la passione per l’Heavy Metal, tanto che qualche metallaro la chiamava, scherzosamente, “piccola Los Angeles”. Nacque la “MINOTAURO RECORDS” di Marco Melzi ed altre etichette sparse per l’Italia, varie metal band ebbero così la possibilità di incidere su vinile. Alla fine, purtroppo, non successe niente di quello che si sperava.
Svela I VERI motivi della fine della fanzine “HEAVY”.
I veri motivi sono tanti, considera che eravamo molto giovani e, col passare del tempo, le cose possono cambiare. Gli screzi non ebbero niente a che fare con la fanzine, semplicemente ognuno prese la propria strada e, a poco a poco, si arrivò alla decisione di porre fine all’avventura “HEAVY”.
Durante le pubblicazioni eri in contatto o vi era qualche forma di collaborazione fra la vostra fanzine e quelle del resto d’Italia?
Ricordo che nacquero altre fanzine ma non si collaborava con nessuna di esse semplicemente perché tenere contatti a quei tempi non era facile come oggi, già dovevamo spedire via posta i numeri della rivista in tutta Italia ed anche all’estero e tirare le fila con band ed etichette discografiche sparse nel globo, sarebbe stato uno sbatti in più e, di fatto, non sarebbe servito.
Anni Ottanta, da sinistra a destra: Paolo Scuri, Cronos (Venom), Teresa Del Felice, Stefano Viola
Che fine hanno fatto i vari:
Teresa Del Felice e Stefano Viola – Non vedo Teresa e Stefano da una trentina d’anni, non so nemmeno se abitano ancora a Pavia oppure no, comunque, le poche volte che ci incontrammo, ci fermammo a chiacchierare serenamente, non c’è nessun rancore tra di noi, come ho già detto nella vita le cose cambiano ed è giusto che ognuno segua la propria strada.
Olimpio Scuri – Olimpio, Gioppo per gli amici, è mio cugino, anche se siamo cresciuti insieme e ci consideriamo fratelli. Lo vedo e sento spesso, ora abita a Vigevano. Lui ci seguiva ad ogni concerto con la macchina fotografica, la maggior parte delle foto riguardanti quel periodo sono state scattate da lui, comprese quelle di Certaldo che ti ho inviato [alcune delle quali utilizzate all’interno dell’articolo a mia firma sul Festival di Certaldo 1983 uscito sulla rivista Classix Metal numero 37, del giugno/luglio 2019 – ndr]. A Cava Manara non fu presente causa servizio di leva.
Mauro Giordani – Mauro è un vecchio amico, era il front-man dei BRIGHT LIGHTS, non ci si vede da moltissimi anni ma siamo in contatto tramite Facebook.
Avendo potuto, saresti andato avanti con la “fanza” invece di chiudere dopo dodici numeri?
L’idea era quella di andare avanti, anche grazie alle sollecitazioni da parte di moltissime persone che mi spedivano vagonate di lettere. Vari amici si offrirono di collaborare per la stesura degli articoli, tra cui Mauro Giordani, Pino Scotto, Wizzy (BLOODY SKIZZ) e Dave Hangman (UPSET CROSS), ma la cosa risultò complicata causa impegni diversi per ognuno. La soluzione migliore era quella di lasciar perdere.
Spiega per filo e per segno i vari passaggi tecnici di lavorazione per arrivare ad avere la fanzine cartacea ultimata…
Mmmmhhhh… un po’ troppo lungo da spiegare, ma ci provo! Riuscivamo a fare tutto perché eravamo in stretto contatto. Io lavoravo in un’officina, finivo alle 17.00 e arrivavo a casa mia verso le 18.00, dove trovavo Teresa (non vivevamo assieme) che dal primo pomeriggio si trovava lì per battere a macchina gli articoli e le recensioni. Prima di fare questo bisognava segnare i vari spazi per le foto, difficilissime da reperire se non dalle copertine interne dei dischi (quando c’erano) o da riviste inglesi o americane che ci spedivano. Si facevano fotocopie che venivano ritagliate ed incollate. Qualche copertina, in mancanza del materiale, porta miei disegni.
Dopo cena arrivava anche Stefano ed insieme cominciavamo a dare forma alle varie pagine. Queste sono le cose principali, ma il lavoro era molto più impegnativo. Finito tutto si andava alla nostra copisteria di fiducia che fotocopiava, nel giro di due o tre giorni, la quantità da noi richiesta, dopodiché si andavano a ritirare le fanzine già impaginate ma non rilegate, quindi, sempre a casa mia, ci mettevamo a graffettarle una per una. Nei giorni a seguire Teresa aveva anche l’onere di andare avanti e indietro tra casa e posta per spedire la rivista a chi la richiedeva, dopo, naturalmente, avere preparato gli appositi pacchetti postali compilati con mittente, destinatario e relativo bollo.
Quali secondo te le band italiane che avrebbero meritato di più di quello che poi hanno effettivamente raccolto?
Un buon numero di band non avevano assolutamente niente da invidiare ai più blasonati gruppi stranieri, a mio modesto parere se i DEATH SS originali fossero nati, in quel periodo, in Inghilterra o negli U.S.A., avrebbero riscosso un ottimo successo, erano unici sia nel genere musicale che nello spettacolo che offrivano dal vivo, riuscivano a creare un’atmosfera incredibile, la chitarra di PAUL CHAIN era insostituibile. Potrei citare, tra gli altri, REVENGE, STEEL CROWN, STRANA OFFICINA, CRYING STEEL, R.A.F., VANEXA, DARK LORD, SKANNERS… I VANADIUM ebbero un discreto successo anche fuori dall’Italia.
Racconta l’aneddoto per il quale Marco Melzi inizialmente non voleva occuparsi del debutto della Strana Officina…
Come ho già spiegato sul libro, semplicemente perché Bud cantava in italiano e Marco non vedeva di buon occhio questo particolare, comunque alla fine decise di produrre l’EP di esordio e ti posso garantire che a tutt’oggi ne è molto orgoglioso. Sarebbe stato un lavoro ancora più completo con l’aggiunta di più brani come, ad esempio, “VAI VAI”, “SOLE;MARE;CUORE”, “GUERRA TRISTE”, “PROFUMO DI PUTTANA”. Resta comunque un ottimo lavoro e, secondo me, non dovrebbe mancare nella collezione di chiunque ami il rock su vinile.
Acciaio Italiano Festival IX, 2019, da sinistra a destra:
Daniele “Bud” Ancillotti (Strana Officina), Paolo Scuri, Il sottoscritto, Marco Melzi (Minotauro Records)
Tuoi pensieri e parole in piena libertà per:
Death SS – Furbacchione di uno Steven, mi vuoi provocare eh? Ah ah ah… Non voglio polemizzare, dico solo che i DEATH SS attuali, pur essendo un’ottima band, non hanno niente a che vedere con gli originali, mi lascia perplesso il fatto che, parlando con giovanissimi che si considerano fan assoluti della band, il nome PAUL CHAIN sia a loro sconosciuto. Mah…
Minotauro e Marco Melzi – Marco fu, probabilmente, il primo a dare voce alle metal band di casa nostra, la “MINOTAURO RECORDS” esiste ancora dopo più di 30 anni, niente male no? Sono orgoglioso di avere collaborato con lui per fare vedere la luce ai vinili di SPITFIRE, REVENGE, STRANA OFFICINA e PAUL CHAIN VIOLET THEATRE. L’idea di pubblicare un libro con la storia della fanzine “HEAVY”, contenente anche quella del festival di Cava Manara (PV) del 1984 e della stessa “MINOTAURO”, è stata sua. Ora stiamo spulciando un po’ di demo dell’epoca in mio possesso e può darsi che ne uscirà qualche chicca. Tenete d’occhio questa etichetta.
“Pedro” e Revenge – Pedro (RED CROTALO) è il fratello che non ho mai avuto, ci lega una forte amicizia, la mia casa è la sua casa. Fin dagli anni ’80 quando veniva a Pavia era mio ospite, per mia madre era come un secondo figlio, poteva fermarsi per tutto il tempo che desiderava, ancora oggi non è cambiato nulla. Anche con gli altri membri dei REVENGE ho sempre avuto ottimi rapporti, quando organizzavo i loro concerti a Pavia o dintorni la mia casa diventava un ostello, siccome i letti non bastavano stendevamo coperte e materassi per terra e ci si arrangiava così, se qualcuno si alzava durante la notte doveva fare attenzione a non calpestare gli altri! Spesso, oltre alla band, seguiva qualche amico comune come PAUL CHAIN, ALBERTO SIMONINI dei CRYING STEEL e qualche “morosa”, era il caos totale. Quando scendevo a Pesaro ero ricambiato, praticamente vivevo a casa di PAUL CHAIN.
Pino & Vanadium – Pino Scotto è un altro amico fraterno, abbiamo condiviso molte situazioni anche al di fuori della musica, ci conosciamo dal 1981 e, come dice Pino: “Quel giorno è nato l’amore”! Ah ah ah… platonico, naturalmente.
Strana Officina – Conobbi i ragazzi della “STRANA” al festival di Certaldo e legammo subito, organizzai un loro concerto a Pavia al quale parteciparono moltissime persone e, come ho detto, convinsi Marco Melzi a produrre il loro EP d’esordio. Erano (e sono) persone fantastiche. Quando Bud mi telefonò, nel ’93, e mi mise al corrente dell’incidente dove persero la vita FABIO e ROBERTO CAPPANERA, mi cadde il mondo addosso, non ci volevo credere, ricordo quella telefonata come fosse ieri, fu una notizia terribile. Considero la “STRANA” una delle migliori band italiane e sono felicissimo che la loro storia continui.
Bright Lights – Li conosco fin dalla nascita della band, a quel tempo ne faceva parte anche TOMMY MASSARA ma se ne andò prima della registrazione dell’EP. Ho contatti con loro tramite Facebook. Negli anni ’80, oltre a Cava Manara, si esibirono in vari locali coi quali collaboravo, devo dire che avevano un buon seguito.
Hydra – Ci contattarono grazie alla nostra fanzine e ci invitarono ad un loro live show in un locale di Piacenza. Erano un’ottima band, così li inserimmo nel bill di Cava Manara e gli dedicammo uno spazio su “HEAVY”, con gli Hocculta fu l’unico gruppo italiano a comparire in copertina. Li feci esibire varie volte a Pavia e dintorni ma sono anni che non ho contatti con loro.
Hydra, dal vivo al Festival di Cava Manara, 1984
Esisterà un’ulteriore edizione di Italian Metal Legend o lo consideri un capitolo chiuso?
Penso sia un capitolo chiuso, mi sono stancato di investire tempo e denaro praticamente per nulla, negli anni ’80 c’era un altro spirito, i metallari si muovevano con ogni mezzo e, anche se l’affluenza non era poi così tanta, confronto ad oggi era piuttosto soddisfacente, non parlo di guadagni, che non ho mai ottenuto, ma di soddisfazione personale. Organizzare questi eventi è molto impegnativo e non sarebbe male se la gente apprezzasse l’impegno. Se sei una metal band italiana sei snobbata a prescindere, ricordo quando ad un “MONSTERS OF ROCK” tirarono monetine ai ROYAL AIR FORCE e ad un altro colpirono con un sasso Enzo Oreste, il batterista di PINO SCOTTO, facendolo sanguinare. In questo modo non si va da nessuna parte, quale produttore importante investirebbe su un genere che ha i propri detrattori proprio tra i fan del genere stesso?
Quale l’intervista apparsa su “HEAVY” della quale se più orgoglioso?
Nessuna in particolare, per noi erano tutte importanti.
Con “HEAVY” ci hai rimesso dei soldi oppure sei riuscito – miracolosamente – ad andare in pari?
Devo dire che, dopo i primi due numeri, cominciammo a vedere i risultati. Comunque i guadagni servivano ad aumentare la tiratura e migliorare la rivista nel limite del possibile, quel poco che ci avanzava serviva per seguire le esibizioni delle band in giro per l’Italia, facevi benzina all’auto o ti pagavi il biglietto del treno, mangiavi qualche pizza e bevevi qualche birra. Miracolosamente, mai termine fu più azzeccato, con la fanzine non ci abbiamo rimesso.
La copertina (un poco tagliata) di The Story of “HEAVY” Fanzine 1983-1984
Chi interessato ad averlo cosa deve fare per ordinare THE STORY OF HEAVY?
Tramite Marco Melzi e la MINOTAURO RECORDS a questo link:
https://www.minotaurorecords.com/eu/product/the-story-of-heavy-fanzine-1983-1984/
Spazio a disposizione per chiudere l’intervista come vuoi, Paolo…
Credo di avere già detto tutto, mi hai tempestato di domande! Ah,ah,ah! Scherzo, mi ha fatto molto piacere, da sempre so che tieni tantissimo all’heavy metal di casa nostra e alla sua storia. Sinceramente non seguo molto il “nuovo” Heavy Metal, a mio parere si è molto snaturato, gli si dovrebbe attribuire una nuova terminologia, come si fece con l’evoluzione dell’Hard Rock che, appunto, divenne Heavy Metal, anche se più di una evoluzione quella di oggi mi sembra un rinnovamento assoluto. Ma… se tu per rinnovare la casa cambi completamente mobilia e colori delle pareti, il tetto da piatto lo fai diventare a punta, togli i termosifoni e metti i camini, alla fine l’hai rinnovata o l’hai completamente cambiata? Tutte queste nuove band con tempi di batteria identici e voci pseudo liriche personalmente non mi trasmettono nulla, ma è solo un mio parere. Quelli della mia generazione quando, da ragazzi, hanno cominciato ad amare il metal, presto si sono incuriositi e sono andati a ricercare quelli che ormai erano vecchi vinili, per conoscere le band che diedero inizio a quella storia musicale. Ora parlo con i giovani e se accenno a gruppi come SAXON, ANGEL WITCH, ACCEPT o RAVEN (per citarne alcuni), ti guardano come a chiedere: ”E chi cazzo sono?”. Ho conosciuto “metallari” che non hanno mai sentito nominare LED ZEPPELIN, DEEP PURPLE o URIAH HEEP. Qualcuno mi ha detto che i VENOM non sono un gruppo Black Metal ma, se consideriamo il fatto che hanno creato sia il genere che il termine, non è che forse è quello che ora chiamano Black Metal che dovrebbe chiamarsi diversamente? Poi possono piacere o non piacere, ci mancherebbe, ma la realtà è questa.
OK!! Chiudiamo qui la chiacchierata sperando che nessuno se ne abbia a male, ho solo espresso quello che è il mio pensiero e non pretendo assolutamente che sia il pensiero di tutti. Mi permetto di dare un umilissimo consiglio ai giovani metallari: ascoltatevi qualcosa degli anni ’70 e ’80, potreste rimanere sorpresi.
Un grazie a te, Steven, speriamo di incontrarci presto. Ciao!
Stefano “Steven Rich” Ricetti