Intervista Threshold (Karl Groom)
Intervista a Karl Groom da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.
Buona fruizione,
Steven Rich
Certo che ne è passato di tempo, anagraficamente parlando…18 anni e – naturalmente – non sentirli! Questo il lasso di tempo che mi separa dalla prima volta che vidi i Threshold dal vivo, al Babylonia di Ponderano (Biella). Allora eravamo talmente in pochi sotto il palco che ad un certo punto la band (idea del troppo presto compianto Mac) lo cedette a noi per guadagnare la platea ed io mi prodigai in un’indegna interpretazione del classico Paradox. Negli anni – e li seguo sin dagli esordi – i Threshold non mi hanno mai deluso, sfornando un capolavoro dietro l’altro forti di una coerenza e di una personalità che nel panorama musicale odierno sono merce rara. Oggi danno alle stampe il loro primo doppio album, il loro primo vero e proprio concept album innamorati come sono del Rock Progressivo, quello vero che fuso con il Metal più tecnico e potente dà vita a melodie e strutture indimenticabili. La parola al Deus Ex Machina di tale progetto, mr. Karl Groom.
Ok, caro Karl…cosa devono aspettarsi il pubblico e i fan da Legends Of The Shires?
Beh, qualcosa che noi non ci immaginavamo quando abbiamo iniziato a scrivere: non ci aspettavamo che avremmo fatto un doppio album e non ci aspettavamo un concept album! Quando io e Richard abbiamo deciso di scrivere un nuovo disco, entrambi avevamo idee per la musica ma non avevamo idea che NON avremmo finito le idee (ride, n.d.M.)! Di solito quando arrivi a cinquanta minuti o un’ora credi di avere tutto quello di cui necessiti ma entrambi, arrivati a questo punto, avevamo idee per molta più musica. Io dissi: “Mi sento ancora ispirato per scrivere materiale, non ho finito, possiamo provare dell’altro?” e Richard rispose: “Mi sento allo stesso modo!”…dunque abbiamo continuato fino alla naturale conclusione del processo. Tutto, o quasi, il materiale che avevamo messo insieme sembrava suonare bene per stare su un solo disco. Fu a quel punto che Richard disse: “Ho sempre voluto fare un doppio concept album, questa è la nostra occasione (ride, n.d.M.)!”…credo che arrivati a ciò la gente doveva aspettarsi un disco lungo un’ora e ventidue minuti che sta perfettamente sui quattro lati del vinile con tutte le canzoni nell’ordine giusto e anche sul doppio cd. Dovrebbe essere interessante!
Cosa ci puoi dire del bellissimo artwork dell’artista russa Elena Dudina?
Abbiamo visionato diverse opere d’arte ma alcune erano già state selezionate e le abbiamo scartate al 100% fino al punto della disperazione, eravamo arrivati agli sgoccioli! Richard a quel punto ha conosciuto online una ragazza che non aveva fatto molti artwork per i cd, ma le disse: “L’ho trovato, è strepitoso, mandacelo!”…quando lo vidi pensai che descriveva visivamente ciò di cui parla il disco, quello a cui mira. Lo guardi e pensi che si tratti di un concept album, qualcosa che ti cattura ed è sembrato adatto a noi! Non avevamo mai usato il verde prima sulle nostre copertine, l’abbiamo visto come qualcosa di nuovo che si adattava a questo disco particolare, ha lo stesso feeling. Siamo stati molto fortunati, è molto difficile commissionare qualcosa ad un artista, dirgli di cosa parla l’album, il soggetto in questione per poi farlo raffigurare. Ciò che reputo valido oggi è trovare gli artwork già completi che si adattino alla tua musica ma naturalmente è abbastanza difficile perchè ci abbiamo messo dei mesi e siamo stati fortunati solo alla fine. Avevamo dei piani di salvataggio ma questo è saltato fuori dal nulla e siamo stati eccezionalmente fortunati dopotutto, credo!
E’ stata una bella sorpresa il ritorno di Glynn Morgan, dai tempi di Psychedelikatessen e Livedelica!
Sì, e penso che lo dobbiamo a Damian (Wilson, n.d.M.), sul serio! Dovevamo assolutamente fare questo cambio e non ci abbiamo pensato! Ad ottobre, mi sembra, Damian venne da me per dirmi che avrebbe lasciato i Threshold e nello stesso periodo facemmo uno show in Olanda al ProgPower Europe. Durante questa conversazione mi chiese: “Chi mi rimpiazzerà se me ne vado?”…e credevo fosse solo una strana conversazione nel furgone durante il ritorno a casa! Poco dopo venne in studio per dirmi: “Devo assolutamente continuare per la mia strada, fare altro…” e mi disse un paio di nomi di persone che potevano sostituirlo! Era quello di cui stavamo parlando la sera prima, io e Richard non ne eravamo entusiasti e ci siamo detti: “Forse dovremmo contattare Glynn!”
Come nel 1994…
Sì! Quando Damian tornò con noi nel 2007, poco dopo, Glynn mi contattò per dirmi: “Ho visto che Mac se n’è andato, mi piacerebbe molto tornare nella band!”…ma perse l’occasione, gli dissi “Scusa ma Damian è già tornato!”…è sempre stato interessato e abbiamo lavorato con lui nel 2009 per il boxset dei singoli, ha fatto varie cose negli anni ed ha sempre mostrato interesse, ha sempre avuto una grande voce! Lo avevamo in mente ma credo che qualche settimana dopo che Damian ci disse che se ne andava, ci disse che voleva tornare (ride, n.d.M.)! Tornò e fece uno show che avevamo pianificato, in Svizzera all’Ice Rock Festival e iniziò pure a registare il disco. Ma non era più lo stesso dopo che ci aveva detto che se ne sarebbe andato, sentivamo che c’era qualcosa che non andava! Anche Damian provava lo stesso e io mi dissi che non volevo forzare qualcuno a stare in un gruppo come i Threshold, dovrebbe essere un vero privilegio suonare per la gente, i nostri fan che ci hanno supportato per anni! Penso che se uno non è al 100% convinto di suonare nella band non dovrebbe starci. Quindi abbiamo preso la decisione di andare avanti per la nostra strada, Damian ha fatto un grande lavoro, non abbiamo litigato con lui né è stato un grosso motivo di discussione! E’ solo che io non volevo qualcuno che non fosse entusiasta di essere nella band, lui non era disponibile per degli show a cui tenevamo e tutto si è sommato fino a farci capire che era ora di cambiare…
Karl Groom
Threshold è qualcosa di simile ad un marchio di fabbrica perchè siete una delle poche band che vanno avanti con cantanti diversi rimanendo sempre voi stessi! Senza cambiare lo stile, il vostro marchio di fabbrica, è incredibile!
Ci sono un paio di cose…prima di tutto la maggior parte della musica è scritta da me e da Richard, il tastierista. Quindi scriviamo tutto noi, io scrivo la musica e Richard le linee melodiche e i testi. Questo è quanto, noi scriviamo i pezzi per registrare le versioni demo con una cantante donna e poi il tutto viene tradotto da tutti i cantanti che abbiamo avuto. Quindi non scriviamo per un cantante in particolare quando componiamo, penso sempre che se ho troppo in mente il risultato finale ciò mi limiterà in quello che voglio fare, quindi continueremo a fare musica come abbiamo sempre fatto…non lo vedo come un problema. Credo che tutti, inclusi io e Richard, siano indispensabili alla band sino al momento in cui capiamo dove stanno andando i Threshold. C’è un elemento-base in quello che abbiamo sempre fatto, cioè prendere quelle band Metal che ci piacciono sin dagli inizi come i TestamenT, Metallica e via dicendo e mescolarle con quello che ama Jon Jeary (ex-bassista dei Threshold, n.d.M.): i Rush, i Genesis e quei gruppi Progressive, quello era il nostro obbiettivo quando abbiamo iniziato! E ci siamo accorti che invece di unirsi ad una scena come quella del Prog Metal di oggi, abbiamo mescolato i due elementi come pensavamo che andassero mescolati e ciò ha dato vita a quel tipo di suono alla Threshold, con un tocco di quel tipico sound inglese credo! Non abbiamo mai preso strade diverse da quell’idea fondamentale. Naturalmente il sound si è evoluto negli anni e abbiamo integrato diverse influenze ma c’è una sorta di sound-chiave dei Threshold che è molto più importante dei singoli elementi della band! E credo che abbia superato ogni test, con la gente che è andata e venuta ma la band è stata più forte di qualunque individuo.
L’identità è chiaramente già lì…
Lo spero! E’ quello che volevamo fare, trasmettere la band e il suo sound piuttosto che…beh, credo sia una bella cosa: amo le band che riesco ad ascoltare senza conoscere la loro musica, se le sento in radio! Come i Pink Floyd, avevano un’identità anche se ogni canzone aveva un sound differente, sentivi che c’era qualcosa che li identificava, un vero e proprio marchio di fabbrica!
Cosa ci dici dello spettacolare singolo e del video, Small Dark Lines?
Sì, è uscito questa settimana o forse quella passata? E’ un’occasione per mostrare alla gente che oltre alle altre canzoni, all’altro video Lost In Translation lungo dieci minuti, diamo l’idea dei due estremi del disco: gli arrangiamenti più semplici e i riff più heavy in Small Dark Lines e l’insieme delle caratteristiche Progressive in Lost In Translation, così avrete un’idea dei due elementi presenti sull’album. Questo disco sembra davvero funzionare con Glynn, ha avuto poche settimane per imparare la musica e sembra che la sua voce sia giunta al posto giusto con questo album! E’ un po’ più potente, come lo era Mac, un suono più grezzo. Credo che molta gente sia curiosa di sentirlo dal vivo mentre canta brani di Mac, quelli che non è stato in grado di cantare dal vivo e che sono finiti su Dead Reckoning.
Possiede il “ruggito”…!
Esattamente, ce l’ha! E puoi sentire i due tipi di voce in Lost In Translation e Small Dark Lines, i due diversi stili che caratterizzano Glynn.
Cosa possiamo aspettarci dal tour?
Credo che suoneremo dei brani che coinvolsero Glynn, in particolar modo la gente vuole sentire Innocent che è stata scritta da lui per Psychedelikatessen ed è popolare. Di sicuro la faremo e anche qualcos’altro da quel disco, poi naturalmente molte dal nuovo disco e quelle più richieste dai fan, tratte da tutta la discografia. Nel momento in cui incorporeremo tutti quegli elementi, avremo istantaneamente riempito le due ore senza problemi (ride, n.d.M.)! E’ un problema avere undici dischi, scegliere i brani dal vivo sta diventando difficile!
Che messaggio e saluto finali daresti ai fan italiani dei Threshold?
Spero davvero di poter entrare in contatto con loro tramite questo album, perchè è questo che mi ispira a scrivere musica: entrare in contatto con gente che non conosci! E’ una modalità emozionale che attivi tramite la musica, un vero privilegio! Spero che la gente possa davvero connettersi con questo album e goderselo, è parecchio lungo e strutturato in un modo che lo rende davvero importante. Se lo ascolterete dall’inizio alla fine, spero che le dinamiche vi guideranno attraverso il disco…se passeranno 20 minuti senza perdere troppo la concentrazione (ride, n.d.M.) vi piacerà!