Intervista Tony Tears (Antonio “Tears” Polidori)
Intervista ad Antonio “Tears” Polidori, deus ex machina dei Tony Tears e molto altro…
Buona lettura.
Steven Rich
Tony, la tua storia parte da lontano, affondando nel 1988. Ti va di raccontarla per sommi capi?
Ciao Stefano. Nel 1988, all’ età di 15 anni, i miei genitori mi comprarono la mia prima tastiera (nonostante fossi già chitarrista da qualche anno). Grazie sia a mio padre che a mio fratello più grande ascoltavo tantissima musica. Tra i dischi che giravano maggiormente sul piatto vi erano soprattutto Rock Prog anni ’70 e Hard/Metal, fu proprio da alcuni di questi che mi ispirai per lo stile iniziale del Tony Tears Project; vinili come: Black Dance di “Klaus Schulze”, i primi album del “Paul Chain Violet Theatre”, “Profondo Rosso” e “Roller” dei mitici Goblin, vari album di Hard rock e metal anni 70/80. Inizialmente, decisi di creare una musica strumentale che richiamasse uno stile di elettronica tendente al prog con chitarre Hard -Metal, quindi molto in stile colonna sonora.
Le atmosfere erano molto oscure e richiamavano sensazioni e riflessioni spirituali, nonostante la mia giovane età. Quindi, seppur acerbo, da questo sistema vorticoso di ascolti e di idee partì il progetto musicale Tony Tears, che nacque come una sorta di diario musicale anticommerciale su tutto quello che mi piaceva nella musica ma anche nella spiritualità; soprattutto esoterismo ed occultismo, avendo già alcune facoltà medianiche sviluppate ed una bisnonna ritenuta una “guaritrice di campagna” degli Abruzzi (la mia regione d’origine) che mi ha trasmesso molte cose a riguardo. Quindi, il progetto Tony Tears era (ed è) un progetto guidato da molte forze invisibili. Iniziai ad usare nel 1988 la mia maschera bianca con le lacrime viola, la maschera fu ispirata dal tema dello Spiritismo, uno dei temi occulti a cui tengo maggiormente. All’ epoca avevo letto (e praticato) già alcuni classici della materia come “Il libro degli spiriti” e “Il libro dei medium” di Allan Kardec, solo per fare un timido esempio.
L’ idea della maschera (in uso oggi da molte band) all’epoca era molto originale; in Italia non c’era nessuno che la usava, le band usavano il trucco classico. La prima demo si intitolò “Strane Sensazioni”, ristampata in CD nel 2016 dalla mia piccolissima etichetta, la “Tears Alchemy Records”. Dopo “strane Sensazioni” ci fu la seconda demo del 1989 e per tutti gli anni ’90 una serie di demo sia del Tony Tears più elettronico solista ma anche le prime formazioni da chitarrista nelle band. Proprio con alcune di queste realizzai le prime versioni di brani più Dark Metal da inserire all’interno del Tony Tears project trasformandolo (in poco tempo) anche in una band. Il primo demo CD ufficiale autoprodotto uscì nel 2000 e si intitolò “Fears and Sensations in the Claustrophobic Mirror” ed era proprio un giusto mix degli stili descritti finora.
Da lì in poi uscirono tutti lavori autoprodotti ma ufficiali, che girarono con fatica non avendo alle spalle una casa discografica; bisogna arrivare al 2015 per avere un contratto discografico serio; ciò avverrà grazie alla storica Minotauro Records che realizzerà il cofanetto “Music from the Astral Worlds 2000-2014” contenente tutto quello che è il periodo dal 2000 al 2014. Seguirono “Follow the Signs of theTimes” 2016, e “Demons Crawl at your Side” 2018 (sempre con Minotauro Records) e il disco “30th Anniversary Ep”. Quest’ ultimo però è uscito (da poco tra l’altro) per la BloodRock Records. Anche se c’è stato del vuoto negli anni ’90 (non del tutto vero perché uscirono una serie di demo) come per altre band che si rispettino la data di nascita dei Tony Tears è da ritenersi avvenuta nel 1988, quindi trent’ anni fa!
Da dove nasce il moniker Tony Tears?
Inizialmente, il mio progetto uscì con il nome “Anthony Tears”, infatti la prima demo del 1988 “Strane Sensazioni” uscì con questo moniker e fu venduta nel nord Italia e qualche copia anche all’ estero tramite passa parola e posta (cartacea); successivamente cambiai moniker dalla seconda demo del 1989 (senza titolo), solo perché abbreviando il nome principale suonava meglio. Anche se potrebbe sembrare un nome d’arte semplicistico, il moniker Tony Tears è molto profondo; nasce dall’ eterna lotta tra bene e male rappresentata da S. Antonio tentato dai demoni. Anthony (oppure Tony, abbreviazione del nome del Santo) e lacrime. In questo caso le lacrime possono essere l’essenza infinita dell’anima: sofferenza, disperazione, dispiacere, dolore; ma anche, gioia, emozione, sollievo.
La parola Tears (lacrime) affiancata al nome rappresentano il misterioso arcano che nessuno potrà mai scoprire totalmente, ovvero: se pur la storia ci ha insegnato che S. Antonio era tentato dai demoni e fece di tutto per scacciarli, chi può dire con assoluta certezza che non li chiamò (anche involontariamente) e ne fu magari attratto? Quindi, molte volte anche nelle contraddizioni Cristiane ci sono stati degli episodi che rimangono avvolti nel mistero e che ci fanno riflettere su come spesso il bene e il male si avvicinano e si sfiorano con le loro ali che dominano il mondo continuando a lottare per noi (anche se a volte sembra che non ci siano). Quindi, se pur è vero che il moniker Tony Tears significa “Lacrime di Tony”, ad un livello più alto ed evoluto significa anche lacrimazione (tentazione) di Tony, il Santo (S. Antonio) in breve significa: Tentazione di S. Antonio, risultando così non soltanto un nome d’arte personale ma anche il nome di una band.
Cos’è, per te, il Doom?
Se si parla di Doom dalla sua nascita (quindi anche il Dark Metal) degli anni ’80 è un genere sentito che ho adorato e mi ha ispirato, tanto quello straniero quanto e tantissimo quello italiano che ha fatto scuola nel mondo; qualcosa di buono e un gran prolificare di band c’è stato anche negli anni ’90 ma si intravvedevano i primi sintomi di stanca, a mio avviso. Purtroppo si iniziava a non essere più originali e si tendeva a scrivere tematiche scontate che non vuol dire semplici, un testo può essere semplice così come una composizione ma risultare di grande impatto emotivo ma si vedeva lontano un miglio che c’era chi trattava sempre ed esclusivamente alcuni modi di scrivere presi da romanzi o libri. Insomma, percepivo che iniziava a mancare il cuore, il sentimento. Se non si è delle persone in un certo senso coinvolte spiritualmente, il doom diventa prevedibile e negli anni 90 c’è stato un gran minestrone; addirittura molte band stoner venivano considerate doom esoteriche.
Nei Tony Tears, ad esempio, c’è stato il discorso inverso rispetto a molte band degli anni 90: ho voluto riportare in musica quello che già stavo studiando ma soprattutto vivendo spiritualmente (seppur giovanissimo). E credo che la cosa si senta sempre, al di là della qualità audio dei primi demo e del primo CD ufficiale “Fears and Sensations …”. Quindi, per me il Doom è la voce di una forza divina superiore all’uomo. I musicisti sono dei tramiti, se si vive così è una musica vivente facente parte del proprio io, un’estensione divina dell’uomo. Chi la vive seriamente (così) riesce a sentire e “smascherare” chi la fa in maniera superficiale… ecco cos’è per me il Doom! Oggi è un po’ come negli anni 90, ci sono molte cose valide ma anche tante band non coinvolte spiritualmente, seppur bravissime tecnicamente e con produzioni eccelse, ma il Doom (io per i Tony Tears preferisco il termine Darksound oppure Dark Metal) va oltre la produzione.
Com’è nato il coinvolgimento di Sandra Silver?
Seppur io non ami i social network devi sapere che proprio grazie a questi sono riuscito a trovare Sandra. Siamo stati qualche anno a parlare tramite i social network e discutendo del più e del meno percepivamo feeling reciproco. Sandra nel frattempo si era lasciata con Paul Chain. Grazie ad uno stage di arti marziali (che pratico da quando avevo 6 anni) svoltosi in Emilia Romagna, sono riuscito a rincontrarla. Quindi è stata una cosa tanto bella quanto lenta il suo riavvicinamento. Parlo di riavvicinamento perché quando Sandra era la compagna di Paul Chain io per qualche anno andavo a trovarli e Sandra oltre essere una gran bella ragazza (comunque all’ epoca massimo rispetto per Paolo ovviamente) era anche molto magnetica e personalmente non me l’ero mai scordata. Quello stage fu galeotto perché sapendo che lei era del posto ci siamo rincontrati ed è nato qualcosa di più dell’amicizia. Oggi Sandra è la mia compagna, ed oltre essere sempre una bella donna è migliorata in maniera esponenziale a livello tecnico alla voce, tant’è vero che non è mai stata ferma e spazia nei generi più ampi. Ha svolto numerosi concerti dove il pubblico (numeroso) ha apprezzato le sue doti, facendo tra l’altro canzoni difficili di vario genere.
Io, personalmente, ho sempre creduto in Sandra, quando sentivo le cose fatte con Paul all’ epoca ho sempre sentito un gran potenziale. Inizialmente, per quanto possa sembrare strano non mi interessava coinvolgerla nel progetto Tony Tears ma poco a poco mi resi conto che Sandra aveva ancora un barlume di passione per il Darksound italiano; barlume perché alcune sue esperienze (che non dirò) la segnarono, e quindi dovette prima rendersi conto che con me c’era un’altra energia, dopodiché è subentrato il divertimento (divertimento nel senso professionale del termine). Inizialmente non doveva far parte dell’album “Demons Crawl at your Side” ma alcuni lievi ritardi mi fecero venire in mente di utilizzarla già in quell’ album e la scelta si rivelò azzeccata. Sandra recitò e cantò le sue parti sui brani in chiave elettronica Rock in stile colonna sonora: su “Demons …” a mio avviso in maniera stupenda e tutt’altro che facile. Da lì è la voce femminile (insieme a quella maschile) dei Tony Tears. Nell’ ultimo EP celebrativo dei trent’ anni lei e David Krieg si sono affiatati e si sono entrambi superati.
C’è qualcosa che ti ha raccontato e che puoi riferire riguardo il periodo nel quale ha collaborato con Paul Chain?
Sì, ma per rispetto della sua privacy non posso dirlo. Posso però dirti, e questa è una delle cose che ammiro di più in Sandra, che è una persona estremamente profonda, mai banale (anche quando scherza) e che, anche su cose brutte cerca sempre di vedere la luce e rialzarsi e fa tutto col sorriso. Tutta questa sua positività nasce anche da molta oscurità del passato e qui torniamo nel discorso iniziale sul moniker Tony Tears: le ali del bene e del male si sfiorano sempre. La differenza tra una strega nera ed una fata bianca in realtà non c’è, sono praticamente facce della stessa medaglia. Sandra è estremamente profonda ed è una persona stupenda, a volte sembra uscita da una fiaba che ognuno può vedere bianca o nera!
Hai in atto collaborazioni con altre band al momento? Ne hai avute di significative in passato?
Iniziamo dal passato: ho esordito come bassista nel primo tributo ai Death SS del 1998 edito dalla Black Widow Records, suonai con gli amici Abysmal Grief e facemmo “Black Mummy”. Nel 2001 esordii come chitarrista con l’album degli Helden Rune (progetto Dark Rock del leader dei Malombra Mercy) e partecipammo anche ad un tributo ai film sulla fantascienza entrambi editi sempre dalla Black Widow Records.
Più o meno nello stesso periodo esce l’album dei Runes Order dedicato al film “La casa dalle finestre che ridono” edito dalla Beyond Productions: suonai tutte le chitarre e alcune parti di basso (quest’album fu il primo a dare il via a molte dediche a film nella musica Dark/Doom underground molto in voga oggi). Nel 2004 ci fu il disco degli Zess, album con materiale anni ’80 di una tra le prime band di dark/Doom italiane; ero il chitarrista insieme ad un altro, edito dalla Black Widow Records. Nel 2013 ci fu “Neo Locus” dei Soul of Enoch edito dalla Blood Rock Records; progetto e band del cantante dei Tony Tears, David Krieg. Tra il 2016 e il 2017 ci fu una collaborazione con i Violet Temple, il leader oltre ad essere un mio fan è anche un cultore del Darksound italiano, incidemmo l’album split dedicato alla trilogia di Dario Argento sulle tre madri. Decidemmo di fare tre canzoni con i Tony Tears e tre con i Violet Temple, intrecciate; il titolo fu “The Witch Mothers” edito dalla Doom Cult Records.
Sono legato ad ognuno di questi periodi e collaborazioni, però sono talmente preso dalla mia creatura (i Tony Tears) che ho deciso di dedicarmi quasi totalmente ad essa, tengo solo i Soul of Enoch perché sono la band del cantante dei Tony Tears e perché io e David siamo sempre stati molto legati. Io infatti considero molto importanti anche i Soul of Enoch, non meno dei Tony Tears. Se in futuro ci saranno richieste di collaborazioni valuterò ma saranno cose sporadiche e non fisse; io terrò ormai solo i Tony Tears ed i Soul of Enoch.
Cosa rappresenta il vinile 30th Anniversary Ep?
Rappresenta una celebrazione in miniatura di tutto quello fatto dalla nascita fino ad oggi, ed è stato fatto uscire (come dice il titolo) per festeggiare i 30 anni di esistenza dei Tony Tears. E’ un gioiellino che non può mancare ai veri fan del Darksound italiano.
Tony Tears, 30Th anniversary E.P.
Racconta qualche retroscena riguardo la scelta dei quattro brani presenti nel disco.
Intanto, seppur è un mini Lp, suona molto omogeneo, nonostante è da un lato Dark-Metal e dall’ altro Rock elettronico in stile colonna sonora. Sono quattro brani concept sul tema della vita dopo la morte partendo però dalle sue paure fino a scoprirne i piani superiori. La scelta è stata fatta in base a quelli che potevano essere i nostri cavalli da battaglia a livello Metal, e lì non ho avuto dubbi: già qualche anno fa volevo realizzare un 7 pollici con “Statua di cimitero” e “Il mondo delle ombre” che nelle loro versioni sul primo CD “Fears and sensations …” sono registrate in maniera veramente primitiva e quasi in stile Kraut Rock/Metal.
Nella nuova versione dell’EP c’è un’introduzione molto suggestiva in “Statua di cimitero”: intro composta eseguita e registrata dal mio amico e fan Mattia Montanari. Le due “nuove” e definitive versioni sono molto belle ed hanno la qualità che meritano, grazie anche al fatto che finalmente abbiamo un batterista vero, amico di vecchia data, Lawrence Mapell. Nel secondo lato ho voluto dare un senso di metafisico, di etereo ed ho realizzato due canzoni sempre Rock ma più impostate sui Synth e le atmosfere; senza dimenticare la parte chitarristica. Il risultato a mio avviso è stato notevole, le due canzoni, “I.A.F. Incontro alla fine” e “Eight-8”, sono le composizioni elettroniche Rock più belle e complete che abbia mai realizzato (senza nulla togliere a cose fatte in precedenza).
Le due canzoni del secondo lato sono vere comunicazioni con spiriti che ho solo timidamente musicato, così come la musica mi è stata quasi dettata da loro. Spesso, mi capita di sentire in testa note musicali che poi realizzo; per questi due brani mi è successo qualcosa del genere, non so spiegarlo nemmeno io in maniera totalmente chiara. Le prime due canzoni del lato A esprimono paure e pre-avvertimenti di facoltà medianiche che possono fare impressione all’uomo, ma se capite possono anche elevare, poiché, come si intuisce dalle parole dei testi, le bruttezze sul mondo fisico sono sempre ad opera dell’uomo e di forze negative che lo spingono verso il baratro, sta a noi voler cambiare direzione.
Nel secondo lato invece, una volta coltivati i rudimenti base del lato A, ci si eleva; non sono più i nostri intuiti ad avvicinarsi al mondo spiritico ma sono le stesse entità che ci indicano dove sbagliamo, e ci forniscono una timida speranza ed il modo in cui uscirne. Diciamo che, seppure il “30th anniversary EP” è un mini LP, si tratta comunque di un concept spiritico molto sentito e vissuto dal sottoscritto, e potrebbe aiutare l’ascoltatore, il quale intuirà che i messaggi dei Tony Tears non sono mai negativi. La canzone “Eight-8” è dedicata ad un grande maestro (un artista italiano purtroppo scomparso) che mi è venuto in sogno e mi ha detto delle cose che poi ho riportato nel testo di quella canzone. Ti garantisco che se non sei portato e addentrato a certe cose non riuscirai mai a far passare il messaggio di altre dimensioni. Capisci ora cosa intendo quando dico che questo genere musicale se non lo fai in maniera almeno un po’ sentita, rischia di diventare banale?
Qual è il criterio che applichi per l’allestimento delle grafiche e delle copertine dei tuoi lavori?
Una volta che ho finito la cosa più importante (la musica) inizio a riascoltare il Master e guardando quadri, o foto di vario genere e vari artisti, faccio una scelta. Spesso seguo l’istinto che in realtà è intuito focalizzato (e guidato), quindi la scelta delle copertine così come delle grafiche è sempre molto selezionata, è una cosa troppo importante. Anche se rispetto molto le idee altrui non ho mai sopportato gli artisti o le band che non davano importanza alle copertine e alla grafica, mi viene la pelle d’oca solo a pensarci, è una cosa troppo importante. Solitamente scelgo quasi sempre cose che fanno riflettere ma che colpiscono al tempo stesso, a seconda di cosa parla l’album. In “Demons crawl at your side”, ad esempio, la scelta delle nostre maschere in copertina (molto forti e di impatto) sono in un contesto dove noi, membri dei Tony Tears ci teniamo il ventre quasi a lottare con la parte più crudele di noi (che tutti abbiamo) e David Krieg tiene in mano verso di sé e di noi un enorme rosario. Dà l’ idea di un esorcismo difficile contro il male e i demoni, rendeva tantissimo l’idea e anche se originariamente non doveva far parte della copertina, abbiamo deciso di utilizzarla.
Vista la qualità “fisica” con la quale è stato allestito il 30th Anniversary Ep immagino tu non abbia badato a spese pur di far uscire un lavoro di spessore, anche tangibile, intendo… avanti tu…
Sì, esatto! Ho voluto che questa gemma del Darksound italiano fosse di qualità altissima, non solo a livello audio ma anche come grafica. In realtà il merito è stato del nostro produttore Enrico Spallarossa che ci ha finanziato (noi da soli non avremmo potuto) e del grande amico Regen Graves degli Abysmal Grief, che oltre ad essere stato fino a poco tempo fa il nostro bassista e batterista, attualmente è anche il nostro fonico in studio. Inoltre mi ha sempre consigliato benissimo e aiutato nella scelta dei colori di foto e copertine per le grafiche. La scelta delle copertine però, come è giusto che sia, parte sempre da me; e anche per il “30th anniversary EP” è stato così. La copertina è un’opera bellissima (e finora mai usata) di Alessandro Biffignandi, se leggi i testi dell’EP e guardi la copertina sembrano fatti l’uno per l’altro.
Il necrofilo (simbolo anche della perfidia umana) continua ad offendere la vita anche dopo la morte ma dietro di lui una figura di enorme bellezza sembra aspetti solo la sua morte guardandolo dal lato della tomba, e senza scomporsi più di tanto (forse è l’anima della donna che tiene morta tra le braccia?). Tutto intorno sembra dire: la crudeltà umana non può fermare l’evoluzione delle anime e ad ognuno spetta il suo destino. Forse l’unica speranza di questo mondo bruttissimo è credere veramente che dall’ altra parte ci sia una giustizia che nulla lascia al caso, ed io credo fortemente in questa cosa. Quindi, è una copertina che mi fece emozionare appena la vidi, doveva far parte dell’EP e ne fece parte! L’aggiunta del poster e dell’adesivo all’ interno del vinile EP rendono ancora più bella l’uscita di questo lavoro.
Come sei approdato a Bloodrock Records?
Subito dopo avere rotto i rapporti con la Minotauro Records mi sono deciso a passare i miei lavori futuri ad Enrico Spallarossa (proprietario della Blood Rock Records) in quanto anche un grande ascoltatore del genere: ci stimava e seguiva già da tempo. Quindi, non è stato difficile capirci e iniziare questa avventura insieme.
Onestamente, come ti collochi all’interno della scena heavy Doom italiana?
Sinceramente, se devo vedere da quanto suono, dalla data di nascita del progetto Tony Tears, il numero di lavori tra quelli ufficiali e le vecchie cose (comunque ormai distribuite e conosciute) non credo di esagerare nel dire che mi posso collocare appena dopo le band più storiche italiane (Death SS/Paul Chain, Requiem/The Black, Antonius Rex/Jacula, Black Hole, Run After To) scusate se ne dimentico qualcuna, ma non credo. Comunque, tutto sommato, non mi interessa: l’importante è che finalmente si riesca anche in Italia a poter fare album e a far conoscere sempre di più una realtà storica del Darksound italiano come i Tony Tears, poiché comunque di una realtà storica si tratta.
Quali i maggiori difetti della stessa scena, se così possiamo definirla, secondo te?
Forse mi ripeterò ma non vedo altri motivi: l’essere poco coinvolti, quindi farlo per moda (o gioco se si preferisce). Si finisce sempre per essere poco credibili e poco distinguibili. Però, permettimi di difendere il genere in questione. Se una band fa un genere Rock qualsiasi queste “menate” di dire “questo assomiglia a quello o a quell’ altro” non esistono quasi mai (dall’ Hard Rock al death Metal), chissà perché nel Dark/Doom questa critica da parte di fan e spesso alcuni giornalisti viene enfatizzata. Io sinceramente sbaverei a sapere che ci sono band che riescono con genuinità e cuore a trasmettere cose simili ai Black Sabbath (tanto per fare un esempio), magari ce ne fossero. Anche perché nel Dark/Doom non sempre i brani sono semplici tecnicamente o banali come può sembrare ad un primo ascolto. Lo dico da persona che ha studiato musica per anni da un maestro diplomato in conservatorio.
Pensieri e parole in libertà per i tuoi ultimi collaboratori (uno a uno).
Sandra Silver – Una donna fantastica sotto un mare di aspetti che in questi tre anni di fidanzamento mi ha aiutato a crescere sia come artista che come persona. Stupenda!
Regen Graves – Un grande amico, professionale e onesto. Grande persona che non parla mai male di nessuno (e nell’ ambito musicale è difficile non parlare mai male di qualcuno). Io per Regen ci sarò sempre!
David Krieg – David è mio amico da più di vent’ anni; se pur a volte le nostre strade si siano momentaneamente divise se siamo di nuovo insieme e da persone più mature e consapevoli vuol dire che abbiamo ancora molto da dire a livello artistico. Abbiamo entrambi un amore sincero per la ricerca esoterica e spirituale, anche se con personalità diverse (come è giusto che sia) siamo attratti energeticamente l’uno dall’ altro.
Lawrence Mapel – Lawrence, così come David, è mio amico da più di vent’ anni; è una persona affidabilissima, di parola ed è un grande batterista, penso che a Genova abbia suonato più di ogni altro batterista, c’era un periodo che lo sentivo da tutte le parti. Anche con lui siamo stati alcuni periodi divisi, ma sempre rispettosi l’uno dell’altro. Me lo tengo stretto, sia come batterista che come amico.
Giuseppe Manducco – Il definitivo bassista dei Tony Tears; professionista serio, grande bassista e persona che si è fatta voler subito bene, siamo tutti molto legati a Giuseppe, sembra che suoni con noi da sempre. Inoltre, Giuseppe ha suonato ad alti livelli in vari contesti in Italia, insieme a Lawrence formano una sezione ritmica da paura.
Stessa domanda per le seguenti band italiane.
Death SS – Immensi! Se devo ragionare da appassionato del genere preferisco il primissimo periodo con Catena e anche quello del ritorno del 1988, se devo ragionare da musicista (e mi piace esserlo) mi piacciono molto anche quelli dell’ultimo periodo. Bisogna dire che Steve Sylvester ha fatto un grandissimo lavoro: ed io i Death SS, quelli dell’ultimo periodo intendo, li sento sempre molto sinceri, sono un’altra cosa rispetto a quelli del passato ma sempre coerenti con il Rock oscuro ed i personaggi che rappresentano. Oggi sono più divertenti, ma è un complimento, mi piacciono molto.
Paul Chain/Paul Chain Violet Theatre – Uno dei miei artisti preferiti, quando aveva voglia di fare grande musica l’ha fatta e “mi dispiace”, ma non ce n’era per nessuno!
Abysmal Grief – Grandissimi! Sarò di parte, ma penso che il loro sound richiami i Saint Vitus più funerei, rendendoli di diritto a tutti gli effetti la band italiana (dopo i Death SS periodo Catena) più cimiteriale ed Horror! Noi come Tony Tears siamo più eterei, spiritici, enigmatici e misteriosi, alla Antonius Rex, Goblin, The Black tanto per intenderci, e quindi ci distinguiamo in questo con i nostri amici Abysmal!
The Black – Il più grande in assoluto, secondo me, e ti spiego il motivo: Mario “The Black” Di donato è uno che riesce a riportare in musica la sua arte pittorica, in più è un chitarrista che riesce a dare realmente il senso dei suoi testi attraverso la sua chitarra e la sua musica. Poi, è l’unico dei “vecchi” che è rimasto fedele a quel Darksound tradizionale, che abbraccia Hard Rock, Metal Classico, a volte sfiora il Thrash senza esagerare però. Quindi, fa il Darksound vecchia scuola (che io personalmente amo tanto).
Epitaph – Mi piacciono tanto! Essendoci membri dei vecchi Black Hole si sente che sono sinceri in ciò che propongono. Bravi!
Antonius Rex/Jacula – Per l’aspetto più magico ritualistico e per la musica stile colonna sonora Antonius Rex/Jacula sono i miei preferiti! Ho consumato i suoi vinili e in molte situazioni (ancora oggi) non trattengo le lacrime. Poesia spiritica portata in musica! Se un ascoltatore entra nelle corde giuste dei dischi di Antonius Rex e degli Jacula fa automaticamente un’esperienza magico/esoterica, dico sul serio, perché a me è capitato. Ci sono moltissime affinità tra i Tony Tears e gli Antonius Rex/Jacula.
Zess – Buonissima band Dark/Doom anni ’80 della quale ho fatto parte con orgoglio!
Black Hole – Una via di mezzo tra il Paul Chain Violet Theatre, gli Antonius Rex/Jacula ed i Goblin (che adoro svisceratamente). Amo i Black Hole, anche se ad essere onesto non mi piaceva la voce di Robert.
Tony Tears
Dal punto di vista live mi pare che tua sia piuttosto “fermo”… avanti tu, Tony…
Se parliamo da un punto di vista del Tony Tears project è vero ma fino ad un certo punto (poiché vecchie esibizioni esistevano in realtà) se però parliamo di me in quanto chitarrista nelle band e in contesti diversi ti svelo che ho suonato in contesti abbastanza importanti, di fronte a 2000/3000 persone su grossi palchi; facevo Jazz e Jazz/rock dove non potevi permetterti di sbagliare mezza nota; quello che voglio dire in pratica è che, è una cosa vera a metà, io guardo sempre anche il Tony Tears musicista e da questo punto di vista ho suonato tanto ugualmente. Lo stesso vale per David, Sandra, Lawrence e Giuseppe (la mia band) siamo una band di vecchietti veterani e la cosa si sente quando suoniamo dal vivo come Tony Tears.
Infatti, in questi ultimi mesi abbiamo fatto tre importanti concerti come Tony Tears a supporto di “Demons crawl at your side” e del “30th anniversary EP” e nei concerti dove ci siamo esibiti come Tony Tears oltre ad aver richiamato sempre un gran numero di persone la gente sembrava rapita dalla nostra performance e dalla potenza e senso di mistero che riuscivamo a trasmettere (queste sono solo un po’ di cose che ci sono state dette dai fan sempre carinissimi nei nostri confronti e che ringraziamo sempre). Questi concerti sono stati: “L’ obscura doom fest” a Parma, un importante festival nazionale di Dark/Doom dove suonarono con noi anche i Ferum, i Chains, Night Gaunt e i Messa. Poi c’è stato il concerto al Teatro Carignano a Genova dove abbiamo suonato con: Freddy Delirio and the Phantoms, Deathless e Rebels under rain. Infine, abbiamo di recente suonato da Headliner all’Angelo Azzurro (un importante locale Rock/Metal di Genova) di fronte a molte persone dove ci hanno fatto da spalla i bravissimi e amici Rebels Under Rain.
Come vedi, anche come Tony Tears non siamo proprio fermi. Il motivo che in passato con i Tony Tears siamo stati fermi in chiave live a parte qualche live amatoriale dove c’erano più improvvisazioni inedite è dovuto al fatto che il progetto nacque come project studio e facendo soprattutto molta musica in stile colonna sonora (prima dei pezzi Metal) la musica era incentrata più su me stesso, facevo tutto da solo. In realtà anche in diversi pezzi Metal facevo tutto da solo inizialmente, avendo un sound sì Metal ma quasi più sperimentale, una specie di Kraut Darksound Metal, che se da un lato suonava come personale e in parte originale dall’ altra non mi consentiva di esibirmi con i Tony Tears in chiave live. Ma come ho detto all’ inizio, nessuno di noi è un novello a livello live e comunque siamo partiti alla grande anche con i Tony Tears e non ci fermiamo più.
Com’è la situazione in Liguria riguardo seguito, supporto e locali ove potersi esibire?
Riguardo al seguito, c’è uno zoccolo duro di vecchi metallers uomini e donne ma anche qualche ragazzo più giovane che si apre e si interessa alle band che esistono, non è male il seguito e quindi neanche il supporto. La cosa un po’ più difficile (ma credo un po’ ovunque, non solo in Liguria) sono i locali; come ti dicevo sopra l’Angelo Azzurro è uno dei pochi locali se non addirittura ormai l’ unico, parlando proprio di musica Metal, ed è comunque un locale conosciuto ed apprezzato, ci hanno suonato diversi personaggi famosi del Metal. Un gran lavoro ha fatto e sta facendo l’amico Massimo Gasperini della Black Widow Records che cerca sempre locali e posti come la Claque oppure l’area del porto antico oppure il teatro di Carignano per far esibire band, dal Rock progressive al Metal, così come Enrico Spallarossa della Blood Rock records che è sempre presente con i suoi banchi di dischi ai concerti organizzati da Massimo. Però, come mi dicevano entrambi, si fa sempre una gran fatica, non è facile; né per chi organizza né per le band.
Tuoi pensieri e parole sulle seguenti band straniere:
Pagan Altar – mi piacciono molto!
Candlemass – Una delle mie band estere preferite da sempre, hanno sempre avuto un loro stile riconoscibile. Mi hanno sempre catturato.
Saint Vitus – Stessa cosa dei Candlemass, con l’aggiunta che il loro sound “marcio” soprattutto dei primi quattro album mi ipnotizzava, sembrava sempre che il loro sound uscisse da una cripta, fantastici.
Pentagram – I Black Sabbath americani, e se pensiamo che esistevano già negli anni ’70 ed avevano in quegli anni brani tirati Heavy Metal quando ancora in Inghilterra l’Heavy Metal doveva nascere abbiamo detto tutto, band mostruosa!
Coven – Una band magica sul vero senso della parola! Conobbi il loro capolavoro Witchcraft “Destroyer minds and reaps souls” e lo comprai (vinile originale) dalla Black Widow records e me ne innamorai subito, anche gli altri due album sono belli.
Black Widow – Stessa cosa dei Coven; ho tutti gli album e li reputo veramente esoterici e nonostante i loro riferimenti alla clavicola di Salomone e ad Astaroth li trovo energeticamente positivi.
Quali le maggiori soddisfazioni che ti sei cavato sinora e quali invece le delusioni più feroci?
Soddisfazioni tante; in primis il poter dire che ormai i Tony Tears si siano ritagliati nel panorama nazionale e non solo nazionale un proprio spazio dove poter agire con originalità, ci rende coscienti che i sacrifici fatti finora sono valsi a qualcosa e che ormai possiamo fare qualsiasi cosa senza “la paura” di essere presi di mira perché copiamo. Certo, abbiamo le nostre influenze ma lo facciamo sempre col nostro stile. Le delusioni, invece, non sono giunte dalla musica ma a volte più dalla vita, e dall’aver dato fiducia a persone sbagliate. Mi reputo una persona rispettosa (forse anche troppo) e quando qualcuno calpesta il rispetto altrui (magari facendosi ragioni che non ha) mi fa rattristare molto. In queste situazioni tendo a chiudermi, penso sia la medicina migliore, per me che ricevo questo trattamento ma anche per chi fa queste cose, il riflettere sui propri errori ti fa migliorare sempre, ma vivo sereno, in pace… senza rancori.
In passato ritengo che i tuoi lavori abbiano peccato in materia di produzione e di suono, elementi fondamentali per poter sublimare il tanto sbattimento che vi è dietro a qualsiasi realizzazione. Avanti tu, Tony, parlando anche dell’oggi…
Non sono pienamente d’accordo. Ammetto che sia la prima demo del 1988 “Strane Sensazioni” e il primo CD ufficiale “Fears and sensations in the claustrophobic mirror” hanno una qualità molto amatoriale ma d’altronde rispecchiano un suono molto in voga e che io ho vissuto in pieno, ovvero quello del primo Darksound italiano, e vedendoli sotto quest’ ottica vanno collocati tra quei lavori. Poi se senti alcuni effetti e delay di “fears and sensations …” è originalissimo, è particolare, doveva avere quel suono; una specie di Dark Metal con percussioni metalliche marziali (Kraut Dark-Metal). Come ti dicevo all’ inizio dell’ intervista, sono punti di vista: se pur potevano essere due lavori migliorabili hanno il loro perché nel Darksound italiano e vanno valutati in questo contesto. Sinceramente, il fatto che il Dark/Doom internazionale (ma anche qualche band italiana) abbia un suono pomposo moderno a me frega niente, queste band fanno Doom non Darksound, il nostro è Darksound.
Poi comunque, tornando alla mia discografia, dal secondo lavoro “The reality before all” in avanti c’è stato sempre un miglioramento crescente nella qualità e nella produzione; quindi, la cosa non sussiste. Il Darksound italiano vive più di feeling e di cuore più che di produzione (ciò non toglie che una bella produzione possa far piacere all’ orecchio) ma sono sempre punti di vista. Nel passato, ero anche un “pazzo” che si faceva tutto da solo e miravo più al messaggio del Tony Tears project; mentre oggi tengo anche alla qualità ma sempre senza esagerare. Dei vecchi lavori, insomma, solo “Fears and sensations …” a mio avviso è un po’ scarno come qualità ma gli altri lavori che ho fatto hanno una produzione buona, fino ad arrivare a “Follow the signs of the times”, “Demons crawl at your side” e “30th anniversary EP” che sono molto professionali, senza però perdere il Tony Tears style.
Prossime mosse in casa Tony Tears?
Da settembre torneremo a suonare dal vivo, ovviamente non appena capiteranno date. Poi, c’è un nuovo album a nome Tony Tears ma più solista, totalmente composto e registrato da me, totalmente strumentale e più colonna sonora elettronica Rock style. Era tanto tempo che non realizzavo un album così, a parte “Witchmothers” l’album split condiviso con i Violet Temple. Per ascoltare un album totalmente intero di musica Electronic Rock bisogna risalire al 2013 con “Vortice” che, anche se non era strumentale era un album stilisticamente più electronic Rock. Sarà comunque un album molto vicino alle cose che facciamo con i Tony Tears band; infatti, sto migliorando la mia conoscenza nelle registrazioni e questo fa sì che le cose che faccio totalmente da solo siano 1000 volte superiori rispetto al passato. Sarà un album dedicato all’ inquinamento, sì, ma non alla Greta Thunberg. Ho ricevuto medianicamente messaggi importanti riguardo i pericoli che possono causare a livello celebrale i problemi climatici, stravolgendo in maniera tragica l’anima delle persone.
Lo so, suona strano, ma è così. Non è solo uno stravolgimento per il pianeta, quello è scontato purtroppo ma bisognerebbe lavorare anche perché altrimenti aumenteranno depressione, paura, malattie mentali e tante altre cose. Un inquinamento che attacca l’ essenza dell’essere umano (la sua anima e di conseguenza il corpo fisico), i messaggi arrivatimi sono questi, il lato buono della musica di questo album mi è stato confermato da un mio amico dottore (l’ unico che ha ascoltato l’ album) mi ha detto che ha esaminato la musica su alcuni pazienti malati e hanno migliorato alcuni loro aspetti. Praticamente mi ha detto che è una musica che per quanto oscura e sinistra, risulta molto terapeutica, confermando come venga da qualcosa di superiore. Questo album che uscirà più avanti si intitolerà “The wail of the elements” e vedrà come copertina un mio quadro ad olio. Nel frattempo, con David Krieg, stiamo ultimando la registrazione del nuovo album dei Soul of Enoch, annuncio che sarà un bellissimo lavoro. Quindi, ci saranno questi due dischi, che comunque sono entrambi pronti. Da settembre quindi, come novità di lavori in studio inizierò a lavorare sul nuovo album dei Tony Tears (Band), ho già tutto in testa sull’argomento di cui parlerà e ho già diverse idee musicali. Posso solo anticipare che sarà un’opera totale, non aggiungo altro.
Spazio a disposizione per chiudere l’intervista come meglio ti aggrada.
Spero di vedere sempre più gente ai nostri concerti, anche perché noi dal vivo portiamo sempre diverse simbologie in cui crediamo, e curiamo molto l’aspetto scenografico; non mancano mai le sorprese e ci si diverte sempre. Ti ringrazio, Steven, per questa bella intervista concessami, saluto te e tutti quelli che seguono Truemetal! Ciao, Antonio “Tears” Polidori.
Stefano “Steven Rich” Ricetti