Intervista Trans-Siberian Orchestra (Al Pitrelli)
La Trans-Siberian Orchesta è una band nata come costola dei Savatage divenuta in breve tempo dalla sua formazione un colosso.
Ogni anno la band, anzi le band, dato che la TSO si è divisa in due per poter suonare più concerti in contemporanea data l’enorme richiesta, suona davanti a centinaia di migliaia di persone concerti spettacolari con luci, fuochi ed effetti speciali.
Quest’anno per ovvi motivi la band ha dovuto rinunciare al suo tradizionale tour natalizio, ma suonerà il 18 dicembre uno show in diretta streaming.
Per questa occasione abbiamo intervistato Al Pitrelli, chitarrista e direttore della TSO, con cui abbiamo parlato di questo concerto speciale, ma anche dei piani futuri della Trans-Siberian Orchesta, dei Savatage, della sua esperienza nei Megadeth, e di altro ancora.
Intervista a cura di Davide Sciaky
You can read the interview in English here.
Grazie per avermi dedicato questo tempo oggi per parlare insieme.
Ma grazie a te, è bello vederti e sentirti.
Prego! Dove ti trovi?
Sono a Milano, in Italia.
Fantastico! Mi piace tantissimo quella città!
Ora non è esattamente il posto più bello del mondo con un secondo lockdown alle porte, ma che ci vuoi fare?
Lo so, spero che tu, la tua famiglia e i tuoi cari siate tutti al sicuro ed in salute.
Fortunatamente stiamo tutti bene, spero sia lo stesso per te.
Sì, guarda, date le circostanze stiamo tutti piuttosto bene.
Mi fa piacere sentirlo.
Allora, cominciamo parlando della grande notizia degli ultimi giorni in casa Trans-Siberian Orchestra: avete annunciato che suonerete un concerto in streaming a dicembre, un concerto natalizio. Che genere di show potremo aspettarci di vedere?
Ovviamente come tutti sanno a causa di circostanze fuori dal nostro controllo abbiamo dovuto cancellare un tour per la prima volta.
Non abbiamo mai neanche cancellato un singolo concerto, non abbiamo mai neanche iniziato in ritardo, quindi quando a marzo è scoppiato questo casino eravamo lì a guardare il telegiornale sconvolti, “Cosa sta succedendo? Cosa faremo?”.
Tempo di agosto e la famiglia O’Neill ed il nostro manager hanno detto, “Guardate, non c’è modo che si possa fare un tour”, e questo mi spezza il cuore, sono 21 anni che facciamo questi tour natalizi, è diventata una tradizione per tutti noi.
Non molto tempo dopo però hanno suggerito, “Cosa ne pensi di un concerto in streaming?” e la mia reazione è stata subito, “Certamente! Dobbiamo fare qualcosa quest’anno”: è una tradizione per così tanta gente inclusi me e la mia famiglia, è una cosa che facciamo ogni anno e non so come sarebbe un Natale passato senza suonare il lavoro fantastico che è “Christmas Eve and Other Stories“.
Così, per la prima volta di sempre, invece che far venire il pubblico da noi, con viaggi, traffico, parcheggio, babysitter e via dicendo, saremo noi a portare lo show nella comodità e sicurezza del salotto dei nostri fan e, per la prima volta, lo faremo in tutto il mondo!
Normalmente questo tour è limitato agli Stati Uniti perché non c’è il tempo di viaggiare fino in Europa, in Asia, in Sud America… da nessuna parte! Venire in Italia, il paese da cui ha origine la mia famiglia, sarebbe fantastico poter suonare lì.
Quindi, guardando al bicchiere mezzo pieno possiamo suonare un concerto, una volta sola purtroppo quest’anno, ma almeno chiunque in tutto il mondo si potrà connettere comodamente ed in sicurezza, tutti quanti avranno un posto in prima fila, tutti quanti avranno la stessa posizione ottimale.
Praticamente è quasi come essere sul palco con noi, è questo è davvero esaltante per tutti noi.
Sì, questa è una cosa che ho pensato dal primo momento in cui tante band hanno cominciato ad annunciare questi concerti in streaming. Ovviamente perdi tutti i lati più fisici dello show, lo stare davanti alla tua band preferita, in mezzo al pubblico, ma allo stesso tempo… voglio dire, per me a Milano e per te a New York è facile andare ad un concerto, ma penso a tutte le persone che vengono da paesi più piccoli…
Vero [annuisce].
… loro sono costretti a fare lunghi viaggi o si perdono lo show. In questo modo potete raggiungere un sacco di persone che altrimenti troverebbero difficile o impossibile vedervi.
Esatto!
Quello che hai detto è assolutamente corretto.
Spesso la gente deve fare lunghi viaggi e magari non possono viaggiare per un qualunque motivo.
Ora, in particolare, quest’anno viaggiare non è la più sicura delle cose, e stare in mezzo ad un pubblico non è proprio permesso in un sacco di posti.
Quindi, di nuovo, guardando al bicchiere mezzo pieno, in questo modo potete stare a casa, in pigiama, bervi un bicchiere di vino, accendere il camino, accendere la TV col volume al massimo, alzare i pugni al cielo e lasciare che per una volta siamo noi a portare lo show da voi.
Una cosa interessante che mi hanno spiegato, perché non sono un esperto di tecnologia, è che il 18 dicembre alle 20, orario di New York, lo show avrà inizio.
Cosa sono, le 4, 5 di mattino da te?
Credo le 2 del mattino.
Esatto, e quell’ora potrebbe essere un po’ tardi per certa gente, io ho due bambini piccoli a casa quindi sicuramente per quell’ora starò dormendo [ride].
Ma con questo sistema hai 48 ore per vedere il concerto, puoi cominciare quando vuoi, per la prima volta è lo spettatore a dirmi, “Okay, voglio il concerto… ora!”, noi saremo lì pronti a iniziare a suonare proprio in quel momento.
Una bella comodità.
Una figata, sì, guarda, ci sono tanti lati positivi di questa cosa.
Preferirei fare un tour, certo, preferirei fare quello che facciamo di solito, ma tutto ciò ci è stato tolto quindi non resta che adattarsi, improvvisare e superare le difficoltà [il motto dei Marines N.D.R.].
Ci sono tanti lati positivi in uno show di questo tipo, innanzitutto i fan a Milano ed in Italia potranno collegarsi e festeggiare il Natale con noi.
Probabilmente molti non ci hanno mai visto prima e ora avranno modo di vedere con i loro occhi quello di cui hanno sentito parlare finora.
Quali sono state le sfide dell’adattare il vostro spettacolo al formato streaming?
Be’, sai, suoneremo su un palco più piccolo che non è una cosa negativa, semplicemente una cosa diversa.
Ricordati che quello che abbiamo ora tutti insieme è diverso, quindi penso che ci sarà molta attenzione alla performance, alle canzoni, ai testi, ma poi ci saranno comunque tutta la grande produzione ed effetti speciali per cui siamo conosciuti.
Ma, di nuovo, credo che la grossa differenza sia che normalmente quando inizio a suonare alzo lo sguardo e mi trovo davanti 15.000 persone. Questa volta alzerò lo sguardo e mi troverò davanti 15 videocamere lontane così [muove la mano davanti alla faccia], che alla mia età potrebbe essere un po’ pericoloso [ride].
Possiamo aspettarci qualche sorpresa per quanto riguarda i musicisti che suoneranno questo concerto?
Sì, non quanto posso… voglio dire, posso dirtelo o possiamo mantenere la sorpresa.
Facciamo così, te lo dico in questo modo e poi mi dici se vuoi saperne di più: sarà la prima volta in 21 anni che la band originale del ’99 suonerà di nuovo insieme.
All’epoca, nel ’99 suonammo il nostro primo tour e c’era una band sola, eravamo io, Johnny Lee [Middleton], e tutti gli altri ragazzi che erano nei Savatage in quel momento, suonammo insieme e ci divertimmo molto.
Poi, nel 2000, la nostra popolarità crebbe così tanto che cominciammo a ricevere richieste di suonare in tutti gli Stati Uniti, quindi dividemmo in due la band: Chris Caffery e Jeff Plate andarono con una versione della band, io e Johnny Lee con l’altra, e da allora non abbiamo più avuto occasione di suonare insieme.
E’ un vero onore ed un privilegio suonare di nuovo con loro, sono molto eccitato all’idea di fare questo show con loro dove tutto ha avuto inizio.
Hai menzionato la popolarità della band ed è proprio una cosa che volevo chiederti perché negli anni la TSO è diventata enorme, sia per quanto riguarda i concerti che suonate, che per i vostri album in studio, so che ad esempio “Christmas Eve and Other Stories” è uno degli album natalizi più venduti di sempre negli Stati Uniti. Questa vostra ascesa è stato un processo graduale o una cosa improvvisa?
Direi un po’ entrambe le cose.
Quando registrammo la prima canzone, ‘Christmas Eve/Sarajevo 12/24’, io suonavo la chitarra e sentivo che c’era qualcosa di speciale in quel brano, era un bellissimo pezzo, molto potente, molto tetro.
Non avevo idea che sarebbe diventato un successo radiofonico in America ma… nel dicembre del 1995 venne trasmessa da una radio, e nell’arco di qualche ora ogni stazione radio in America la stava mandando in onda.
Letteralmente, come se noi stessimo parlando ora [nel momento in cui la canzone è stata trasmessa per la prima volta], e per l’ora di cena era dappertutto, i telefoni squillavano, la gente stava dando di matto.
Non ho mai visto niente del genere!
Quindi fu un enorme successo e avvenne letteralmente nell’arco di una notte con una canzone sola.
A quel punto Paul O’Neill decise di scrivere un disco intero intorno a quella canzone intitolato “Christmas Eve and Other Stories“; andammo in studio e, di nuovo, sentivo che l’album era speciale, ma non avrei mai capito o pensato che sarebbe diventato un successo del genere.
Quell’anno il disco vendette, credo, due milioni di copie e venne certificato doppio Platino in America.
La mia reazione fu, “SI’!”, sai, “E’ fantastico!”, ed ero contento così.
Dal ’96 al ’99 registrammo un paio d’album e la gente li comprava, ogni anno le canzoni venivano suonate in radio, ero felice, “E’ incredibile ragazzi!”.
Nel ’99 [Paul] disse, “Andiamo in tour”… va bene: quel tour fu di solo sette città nel Nord Est degli Stati Uniti, erano Boston, Philadelphia, New York, Cleveland, Detroit, quello che era, avevamo un piccolo furgone, due tour bus e una macchina del fumo.
Fu un gran tour, ero felice, di nuovo mi dicevo, “SI’! Abbiamo fatto un gran lavoro!”, vendevamo tanti dischi, il tour era andato sold-out, era fantastico.
Bene, da quel momento al 2019 siamo cresciuti al punto che solo l’anno scorso abbiamo venduto un milione di biglietti in sei settimane.
Abbiamo 20 autoarticolati [per le scenografie] e 12 tour bus, un centinaio di persone nella crew.
Faccio sempre un paragone con i miei figli: quando nascono sono piccoli, innocenti, e guardandoli pensi, “Oh mio Dio, devo proteggerli e crescerli, cosa succederà quando saranno grandi?”, e alcuni dei miei figli ora sono cresciuti e sono incredibili in quello che fanno.
Lo stesso è successo con la Trans-Siberian Orchestra: è iniziata molto in piccolo e l’abbiamo protetta, cresciuta, curata, ci siamo assicurati che venisse sempre rappresentata nel migliore dei modi e in 25 anni si è evoluta in qualcosa che non ci saremmo mai aspettati sarebbe potuta diventare.
Sono incredibilmente orgoglioso di questa band perché ha superato ogni mia aspettativa.
All’epoca iniziaste a lavorare al vostro primo album, o meglio, quello che avrebbe dovuto essere il primo album, “Romanov: When Kings Must Whisper”.
Esatto.
È un album atteso davvero da molto tempo, e l’altro giorno ho trovato un’intervista del 2014 con Paul O’Neill in cui diceva che in quel momento era occupato a registrare proprio quel disco, credo le parti di voce. Qual è lo status del disco ad oggi?
Penso che il disco detenga il record mondiale per la più lunga attesa per pubblicare un album [ride] perché indipendentemente da tutto, iniziamo a lavorarci e poi succede sempre qualcosa che ci costringe a metterlo in pausa; un tour, uno show speciale, un tour primaverile, c’è sempre qualcosa.
Fino al 2014 ci stavamo lavorando, poi nel 2015 ci siamo presi una pausa perché abbiamo fatto quel grosso festival in Germania, Wacken, dove la TSO ha suonato su due palchi, e quello ha richiesto mesi, e mesi, e mesi di preparazione.
Poi da lì ci siamo messi a preparare il tour invernale e poi, nell’aprile di tre anni fa, purtroppo Paul è mancato.
Inutile dirlo ma tutto si è fermato immediatamente.
Il mondo, il mio mondo è stato sconvolto: è una perdita da cui non mi riprenderò mai, e posso solo immaginare come si sentano sua moglie, sua figlia ed il resto della famiglia.
All’inizio di quest’anno, dopo Capodanno, dopo aver terminato l’ultimo tour, direi verso febbraio del 2020, sono andato nel nostro studio e abbiamo ricominciato a lavorare a “Romanov”.
Mi sono detto, “Via, torniamo al lavoro, Paul voleva che quest’album venisse completato, il suo lavoro non dovrebbe venire abbandonato, il suo lascito vedrà la luce” e devo dire che suona alla grande: le voci stanno venendo benone, le canzoni stanno prendendo forma.
Poi accendiamo la TV la prima settimana di marzo, ho guardato i telegiornali e mi sono detto, “Eh? Che sta succedendo?”.
Il management e la famiglia O’Neill hanno chiamato e hanno detto, “Guardate, non sappiamo cosa stia succedendo, ma perché non interrompete le registrazioni, mandate tutti a casa per un paio di settimane e aspettate che questa storia finisca?”.
Be’, un paio di settimane sono diventate… che giorno è oggi? Ormai è novembre.
Quindi, so che il disco è quasi pronto, speriamo che l’anno prossimo si possa tornare in sicurezza a lavorarci in modo da completarlo e pubblicarlo, perché questo lavoro magnifico deve vedere la luce.
Quindi pensi che sarà il prossimo album che pubblicherete o ci sono altre cose in cantiere?
Ci sono altre cose in cantiere ma so che tutti vogliono completare questo album per tutta una serie di ottimi motivi.
Sai, doveva essere il primo album della TSO, ma il successo di “Christmas Eve and Other Stories” lo mise in secondo piano.
Ora, 25 anni dopo, tutti vogliono completarlo perché È incredibile.
Ci sono altri lavori che vogliamo finire ma, sai, io vorrei solo poter tornare a lavorare e, soprattutto, mia moglie vuole che torni a lavorare perché se rimango in casa un altro po’ mi uccide [ride].
Sono passati cinque anni dal concerto di Wacken di cui hai parlato prima che è anche stata l’ultima volta che avete suonato in Europa; come mai è passato così tanto tempo senza un concerto da queste parti?
Non ho una buona risposta per questa domanda se non che volevamo [tornare in Europa], ma dopo Wacken siamo tornati e siamo andati dritti a provare per il tour invernale, e quando finalmente abbiamo potuto fermarci a riprendere il respiro come dicevo nel ’16, no, scusa, nel ’17 abbiamo perso Paul.
Non è una perdita da cui ti puoi riprendere rapidamente, o da cui ti puoi mai riprendere del tutto, ad essere sincero.
Ora però abbiamo questa sensazione che la pandemia ci abbia insegnato che, come quando un nostro caro muore, non puoi mai avere idea di cosa ti aspetti nel futuro, tutto potrebbe sparire nell’arco di una notte.
Quindi sono piuttosto sicuro che una volta che la situazione si stabilizzerà potremo tornare in studio l’anno prossimo per lavorare al disco, se Dio vuole potremo andare in tour nel 2021, e tutti quanti stanno dicendo, “Torniamo in Europa, è fantastico lì”, ci piace molto suonare lì.
Mia moglie ed io abbiamo fatto la luna di miele in Europa, quasi sei anni fa, e io ci sono stato in tour fin dal 1989, la adoro, voglio portarci i miei bambini, voglio sedermi sotto al Duomo e vedere da dove è venuta la mia famiglia, dove ha avuto origine il mio retaggio culturale, voglio vedere la cultura, la ricchezza… le persone, tutto quanto.
Non vediamo l’ora di tornare in pista e di portarvi un po’ di buon vecchio Rock and Roll americano e semplicemente di tornare a vivere.
Lo show di Wacken è stato qualcosa di enorme e spettacolare, avete suonato su due palchi insieme ai Savataga, e penso che qualunque fan di entrambe le band vorrebbe vedere la registrazione del concerto. Ci sono piani per una pubblicazione?
Non ti so dare una risposta, non lo so.
So che è stato filmato, ho visto un paio di clip ma, di nuovo, quello che ho fatto ieri per me è già nel passato [ride] sai, non ho il lusso di poter stare dietro a tutto, tante di queste cose le lascio in mano alla famiglia O’Neill e al management.
Spero che venga pubblicato perché è stato un importante momento nella nostra storia, è stata una serata incredibile e, ad essere onesto con te, mi piacerebbe davvero riguardarlo perché non ho mai avuto l’occasione di farlo, voglio sedermi davanti allo schermo e vedere, “Ah, ecco cosa facciamo, forte!”.
Perché io non ho mai avuto modo di vedere la produzione dei nostri concerti, io sono sul palco, sto suonando, non posso vedere tutto quello che sta succedendo.
Spero sia un bello show [ride].
Visto che abbiamo parlato dei Savatage, ovviamente molti hanno sperato che il concerto a Wacken significasse un imminente ritorno della band sui palchi. Ci sono novità a riguardo? Ne avete mai parlato tra di voi? Qualcuno di voi ha scritto nuova musica?
Jon Oliva è un musicista fantastico ed è sempre al lavoro su nuova musica, mi manda continuamente nuove canzoni e nuove idee.
Quando lavoriamo per la TSO ci sediamo insieme al piano e ascolto le sue idee per nuovi pezzi dei Savatage.
Parliamo sempre di fare qualcosa, io vorrei più che mai rimettere la band insieme e tornare in tour.
So che la fanbase in Europa sarebbe contentissima, e sarebbe bello poterlo fare.
Sì, ne parliamo spesso e penso che un giorno lo faremo perché, come ti ho detto, il mondo cambia in un attimo e non voglio un giorno avere il rimpianto di dire, “Avremmo dovuto farlo quando potevamo!”.
Cerchiamo di vivere al massimo e di non aspettare per fare qualcosa, facciamolo!
Non vedo l’ora che sia quel giorno… non ho una data, un’ora, o un piano esatto, so solo che lo vorremmo tutti davvero molto.
Quindi al momento non ci sono state discussioni più concrete con agenti o promoter?
Esatto, per ora sono solo chiacchiere tra di noi, siamo solo un gruppo di amici che dicono, “Amico, sarebbe bello prendere ed andare in tour”.
Fino a recentemente dicevamo, “Okay, ora finiamo il tour invernale e poi cominciamo a pianificare un tour primaverile, o un nuovo album, o il prossimo tour invernale”, davvero, è un lavoro a tempo pieno anche solo mantenere in moto la macchina che è la Trans-Siberian Orchestra, e in mezzo a tutto ciò ci dicevamo, “Sarebbe bello andare a suonare in Europa in estate”, ci sono così tante possibilità.
Come dicevo la vita a volte ha il sopravvento, come quando ti ritrovi con il tuo migliore amico e dici, “Wow, perché non ci siamo parlati in tre anni? Ah, giusto, io ho avuto dei figli, tu hai avuto dei figli…”, sai, a volte la vita si mette in mezzo, in particolare quando uno invecchia e altre responsabilità prendono il sopravvento.
Quello che so è che noi tutti ne parliamo spesso, in particolare ora che abbiamo molto tempo per parlare.
E’ una conversazione ancora aperta, ho parlato con Chris Caffery giusto stamattina, ti saluta, a proposito.
Oh, grazie.
Jeff Plate, Johnny Lee, tutti noi ne parliamo sempre, è solo una questione di dire, “Okay, lasciamoci alle spalle questa pandemia e concentriamoci sulle cose importanti della vita!”.
Parlando della tua carriera più in generale, due volte ti è capitato di entrare in band dove hai dovuto rimpiazzare chitarristi che erano molto amati dai loro fan, ovviamente parlo di Savatage e Megadeth. Immagino che prendere il posto di chitarristi del genere possa fare quasi paura, sicuramente è una grossa responsabilità. Come hai gestito il tuo ruolo in queste due band?
Con i Savatage c’è Chris Caffery che omaggia e tributa Criss Oliva continuamente; questo è quello che Chris ha scelto di fare e lo fa alla grande, è qualcosa che ama sopra ogni cosa.
Quando io sono entrato nei Savatage per “Dead Winter Dead” ho avuto l’opportunità di creare le mie parti di chitarra per quel disco, così come poi per “The Wake of Magellan” e i dischi successivi.
Cercare di competere con qualcuno come Criss Oliva [non avrebbe senso], sai, lui era fantastico, possa riposare in pace, e anch’io gli porto un grande rispetto, ma ho avuto anche la possibilità di dire, “Okay, voglio fare qualcosa di mio”.
Quando suonavamo dal vivo dissi a Chris Caffery, “Amico, tu lo conoscevi meglio di chiunque, suona te le parti di Criss Oliva e io mi occuperò dei brani più nuovi, delle parti di Alex Skolnick, delle mie e via dicendo”.
Quindi c’era come una linea divisoria, perché ovviamente volevamo che gli assoli di Criss Oliva venissero suonati accuratamente perché lui era fantastico, incredibile.
Con i Megadeth invece ho dovuto imparare le parti di tutti, nota per nota.
Mustaine voleva che riproducessi alla perfezione gli assoli di Marty Friedman, e questa è stata senza ombra di dubbio la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare come chitarrista, perché Marty è incredibile, ha uno stile completamente diverso, unico.
Marty fu un completo gentleman, rimase nei paraggi per un mese dopo aver deciso di lasciare la band per aiutarmi ad imparare tutto quanto, quindi fu come avere il migliore insegnante del mondo perché chi meglio di Marty Friedman può insegnarti a suonare gli assoli di Marty Friedman?
Dave Mustaine era molto rigoroso, voleva quegli assoli suonati assolutamente uguali a Marty e questo mi ha reso un chitarrista migliore; ho approcciato quel lavoro dicendo, “Guarda, se questo è quello che vuoi da me così sia. Nessun’altro avrà questo ruolo, lo voglio io”.
Io ho un’etica del lavoro inflessibile, così mi sono messo a lavorare giorno e notte finché non sono arrivato a riuscire a suonare quelle parti esattamente come dovevano essere.
Mi ha insegnato molto e porto con me quegli insegnamenti ancora oggi, 20 anni dopo.
Tornando a parlare di TSO, un altro progetto su cui siete al lavoro è il remake in formato musical di “Streets” dei Savatage che, se non sbaglio, si chiamerà “Gutter Ballet And The New York City Blues Express”. Si tratterà di un musical e basta o avete intenzione di registrarlo anche in studio?
Ci piace sempre registrare dischi perché siamo il prodotto di quella generazione, sarà una Rock Opera come tutto quello che hanno fatto Jon Oliva e Paul O’Neill.
Paul O’Neill era un grande fan di tutti i lavori di Andrew Lloyd Webber, ovviamente era un grande fan di Pink Floyd e The Who, quindi sì, ci sono tanti dischi in pausa in questo momento su cui non vediamo l’ora di poter tornare a lavorare, si tratta solo di arrivare al punto in cui, “Okay, stiamo in salute, stiamo al sicuro, lasciamoci questa cosa alle spalle”, ma tutti vogliono tornare al lavoro, non c’è tempo da perdere perché abbiamo visto cosa può succedere.
Tutti quanti abbiamo perso un anno in cui potevamo essere produttivi facendo quello che amiamo.
Lavorerò a due dischi alla volta, non mi importa, voglio solo rimediare al tempo perduto.
Come abbiamo detto prima, tre anni fa Paul O’Neill ci ha purtroppo lasciati. Questa cosa ha cambiato in qualche modo l’alchimia e le dinamiche all’interno della TSO? Qualcuno si è preso più spazio che in passato?
Non direi, conosciamo tutti il nostro ruolo ed il nostro posto.
Se c’è qualcosa che è cambiato è che facciamo il nostro lavoro meglio, lo prendiamo più sul serio, ma Paul e la sua famiglia ci hanno guidati per anni, e ora la sua famiglia continua a fare lo stesso.
Una cosa che può succedere in ogni società, azienda o band, in ogni organizzazione, è che quando il tuo leader non c’è più tutti cominciano a cambiare il proprio ruolo e così l’infrastruttura, o le fondamenta, del tutto vengono meno.
Noi lo sapevamo, voglio dire, io so qual è il mio lavoro: io non organizzo i tour, non raccolgo i soldi, non prenoto i trasporti.
Io sono il direttore musicale, io faccio funzionare la band.
Questo è l’unico lavoro che voglio, ed è l’unico lavoro che ho intenzione di fare.
Comunichiamo molto, Paul ed io parlavamo al telefono almeno una volta al giorno, e ora io e la sua famiglia parliamo di continuo.
Vogliamo tutti le stesse cose, vogliamo che la TSO viva per sempre, e sappiamo quello che dobbiamo fare.
Nessuno si prende il lavoro di qualcun altro, il mio lavoro è già abbastanza grosso così, mi va bene così.
Non so come fare le cose degli altri e quindi non voglio farle; lascio che chi le sa fare al meglio se ne occupi, e così potremo continuare nel migliore dei modi.
Ovviamente la Trans-Siberian Orchestra è ciò che occupa tutto il tuo tempo da tanti anni, e potremmo dire che la musica di questo gruppo è un po’ più leggera di band con cui hai lavorato in passato, abbiamo parlato dei Savatage e Megadeth, hai suonato anche con Alice Cooper, quindi mi chiedevo se ti venisse mai voglia di suonare qualcosa di più aggressivo e diretto, per così dire, o comunque meno orchestrale. Hai mai pensato negli ultimi anni di formare un nuovo progetto o di unirti ad un’altra band per suonare qualcosa di diverso?
No, ad essere sincero no, perché c’è già abbastanza diversità nella TSO per coprire tutti i miei bisogni di musicista.
Non puoi essere molto più pesante e cupo di una sinfonia di Beethoven, quella è una cosa forte, o una sinfonia di Rachmaninov, voglio dire, è roba cupa, amico, super pesanti e musicalmente così complesse, e poi suoniamo anche altri pezzi più classicamente Rock.
Adoro suonare la chitarra acustica, e con la TSO ho molte occasioni per farlo; questo è un lavoro a tempo pieno per me da tanti anni e sono davvero felice che sia così.
Questa è la band con cui ho iniziato a lavorare insieme a Paul dalla sua formazione, sono qui dall’inizio e questo è il massimo che un musicista possa sognare.
Ho 58 anni, ho fatto tutto ciò che ho voluto, sto bene così.
Sono stato nei Megadeth per un paio d’anni ed è stato divertente, ho potuto suonare per Alice Cooper, sono stato il direttore musicale di Alice e quello è stato INCREDIBILE, e poi ho suonato anche con altri artisti nel mezzo, quindi ho fatto un po’ di tutto.
Guarda, quando vado al piano di sopra di casa mia a suonare dopo che le mie figlie sono finalmente a dormire posso suonare Jobin, musica brasiliana, posso ascoltare i miei dischi di Count Basie, posso rilassarmi e fare tutto questo.
Non c’è altro che voglia fare, sto bene dove sono.
Tornando a parlare del concerto in streaming, abbiamo parlato prima dei lati positivi, e sono tanti, ma una cosa di questo tipo di concerti è che una volta che ne suoni uno tutti quanti in tutto il mondo possono vederlo, quindi se doveste suonare una seconda volta senza cambiare tutto quanto il pubblico vedrebbe un concerto sostanzialmente uguale.
Ovviamente prima dovrete vedere come andrà il concerto di dicembre, ma pensi che potreste suonare altri concerti in streaming successivamente?
Oh, non lo so, chiedimelo di nuovo l’anno prossimo [ride].
Ad essere sincero ti devo dire che non ci ho davvero pensato, perché quel concerto in streaming sarà l’unica cosa che faremo in tutto l’anno.
So che l’anno prossimo, il tour del 2021 sta venendo programmato proprio ora, stiamo facendo piani per andare in tour l’anno prossimo e sarà fantastico.
Penso che probabilmente sarà una buona idea trasmettere in streaming un concerto, sicuramente per voi, uno show da trasmettere in tutto il mondo ma non lo so amico, puoi mandarmi cartoline, puoi farmi vedere video di Milano, puoi dirmi quanto è bella l’architettura, le chiese, la cattedrale… lo shopping, mia moglie ama quella parte, ma alla fine io voglio prendere un aereo e venire lì a camminare per le strade, guardare con i miei occhi, toccare con le mie mani, sentire gli odori, essere lì di persona.
Sono vecchio, sono cresciuto negli anni ’70, io voglio andare in un arena, essere in mezzo al pubblico, sentire l’elettricità e l’eccitazione di un concerto dal vivo.
In entrambe le situazioni sono contento, e magari per l’anno prossimo vorrei riuscire a fare entrambe le cose, ma ad essere onesto non ho idea di cosa succederà.
Non ci ho pensato, sono più concentrato sul superare il prossimo mese e mezzo [che ci separa dal concerto in streaming].
Ma ci stiamo avvicinando al 2021, i concerti virtuali, in streaming, tutte queste cose sono sicuramente importanti e in tanti le fanno.
Vorrei fare solo quello? No, voglio suonare dal vivo, voglio i fan urlanti davanti a me, voglio sentire l’immediatezza della musica dal vivo.
Ma, in entrambi i casi, fintanto che ho una chitarra al collo e posso suonare gran musica con grandi musicisti io sono contento.
Come ultima domanda ti chiedo una piccola curiosità dato che hai accennato più volte al fatto che la tua famiglia viene da qui, dall’Italia: da dove venite esattamente, e chi è stato a trasferirsi negli Stati Uniti?
Da quello che ho capito fu mia bisnonna che venne negli Stati Uniti nel 1902.
Quel lato della mia famiglia viene da Palermo, in Sicilia.
L’altro lato della mia famiglia è calabrese, quindi sono abbastanza sicuro di essere meridionale.
E per molto tempo non mi ero reso conto di quanto il Sud Italia fosse diverso dal Nord, è come in America, il Nord ed il Sud sono due mondi diversi.
Sono stato in Italia solo tre o quattro volte, e sempre solo a Milano, che mi va bene perché mi piace moltissimo.
Ma non ho mai avuto l’occasione di… mia moglie vorrebbe vedere la costiera Amalfitana, i miei figli vorrebbero andare a Roma, io vorrei vedere i luoghi da cui veniva la famiglia di mia bisnonna perché voglio portare avanti la tradizione, quel retaggio, l’amore per la famiglia, per la cucina e tutte le cose che mi rendono italiano, o italo-americano.
Amo tutto questo e vorrei che le mie figlie ed i miei figli venissero anche loro lì per vedere quei luoghi.
Un giorno, sai, è una di quelle cose che vorrei riuscire a fare e più invecchio e meno occasioni ho, quindi dovrei darmi da fare per riuscire a farlo.
Hai ragione, l’Italia è un paese incredibilmente vario, quindi sicuramente girarla un po’ sarebbe una buona idea.
Sì, so già che mi piacerebbe.
Ti basta andare da un lato all’altro di New York per vedere due mondi diversi, quindi sono già abituato a questa dicotomia tra culture diverse.
La gente mi dice, “Sei italiano”, ma, no amico, Siciliano o Milanese, ti assicuro che sono due cose assolutamente diverse.
E sai, vorrei visitare tutti quei luoghi perché come dicevo non voglio vedere foto o film, non voglio sentire storie, voglio vedere e toccare con mano in prima persona.
Voglio camminare per le strade dove vivevano i miei bis-bisnonni, è importante per me!
Voglio che i miei figli vedano tutto ciò.
Siamo americani, ma la mia famiglia viene da lì ed è ciò che ci rende chi siamo.
Quindi quando siamo a tavola ad urlarci tutti quanti addosso, voglio capire da dove viene anche questo [ride].
Fantastico, grazie di tutto, è stato un piacere parlare con te.
E con te, è stato grande.
Tanto amore, rispetto, stay safe e spero di parlare di nuovo con te presto.
Grazie!