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Intervista Unleash the Archers (Brittney Slayes)

Di Marco Donè - 6 Giugno 2017 - 9:00
Intervista Unleash the Archers (Brittney Slayes)

È da pochi giorni uscito “Apex“, quarto full length dei canadesi Unleash the Archers (qui la nostra recensione), una delle formazioni più promettenti uscite negli ultimi anni. Noi di Truemetal.it non ci siamo fatti scappare la possibilità di fare due chiacchiere con Brittney Slayes, mastermind della band. Eccovi il resoconto di quella che si è rivelata una picevole chiacchierata.

Buona letura!

Intervista a cura di Marco Donè Davide Sciaky

 

Ciao Brittney, sono Marco, benvenuta su Truemetal.it. Come va?

Ciao Marco! Va molto bene, grazie! Sono super impegnata ovviamente, ma non vorrei nulla di diverso

 

Prima di parlare del nuovo disco, inizierei partendo dalla line-up degli Unleash the Archers. Dopo “Time Stands Still” avete avuto un cambio in formazione. Nikko Whitworth ha preso il posto di Kyle Sheppard. Che cos’è successo?

La vita in una band che va in tour è molto difficile, sei on the road per mesi senza guadagnare soldi, intanto le bollette a casa continuano ad accumularsi e il tuo conto in banca si assottiglia sempre più… per essere diretti, Kyle non poteva più permettersi di andare in tour tanto quanto facciamo noi. È anche il batterista di un’altra band, i Terrifier, e la batteria è il suo primo amore, quindi voleva avere il tempo di potersi concentrare su quest’altro progetto.

 

Dagli esordi a oggi, i cambi di line-up sono quasi una costante per gli Unleash the Archers. Come mai avvengono così spesso?

Tutte le band attraversano dei cambiamenti nella line-up quando crescono. Non tutti decidono di mettere la musica al primo posto e, se non lo fanno, col tempo la vita si mette in mezzo e bisogna scegliere uno dei due. Abbiamo perso i nostri primi due membri quando abbiamo deciso di trasferirci dalla piccola città di Victoria, dove abbiamo iniziato, alla più grossa Vancouver. Poi nel 2013 abbiamo perso il nostro bassista ed il nostro chitarrista fondatore a pochi mesi di distanza, uno ha scelto di entrare in un’altra band e l’altro è tornato a studiare in una scuola di ingegneria del suono. Vivere la vita di un musicista che va in tour, ti obbliga a mettere tutto il resto in secondo piano e non tutti sono disposti a farlo.

 

 

Veniamo al vostro nuovo lavoro: “Apex”. Il disco, rispetto al recente predecessore, suona più classicamente heavy, sfociando spesso in atmosfere epiche, maestose che ben rappresentano il concept narrato. Avevate già in mente come avrebbe dovuto suonare l’album o, questa “nuova” via, si è presentata in maniera naturale, durante la composizione?

C’era una visione molto chiara fin dall’inizio, sapevamo che sarebbe stato un concept prima ancora di aver scritto la prima nota. Io ho scritto l’intera storia capitolo per capitolo o, se volete, canzone per canzone e ho spiegato quale parte della storia sarebbe stata raccontata in ogni canzone, come avrebbe dovuto suonare, come avrebbe dovuto far sentire l’ascoltatore, e abbiamo usato tutto questo come linee guida. Alcune canzoni sono venute più facilmente di altre, alcune erano basate su un singolo riff e altre sono state scritte e riscritte tante volte. Ci sono canzoni intere che non abbiamo inserito nell’album perché semplicemente non erano adatte al sentimento della storia, ma sono sicura che non sono andate per sempre (ride n.d.r)

 

Ti andrebbe di spiegarci il concept di “Apex”? A cosa vi siete ispirati?

La storia è costruita intorno ad un personaggio principale, l’Immortale, e in un certo senso si sviluppa attorno a lui. La sua figura è stata ispirata dal personaggio di un fumetto che sto leggendo, ma solo come immagine, il resto è venuto da qualche parte nel profondo della mia mente, ad essere onesta non saprei neanche esattamente da dove (ride n.d.r)! Sapevo anche che volevo che l’antagonista fosse una maga, intrinsecamente cattiva, egoista e affamata di potere, e una volta che lei, la Matriarca, è stata sviluppata il conflitto è venuto fuori in un batter d’occhio. Sostanzialmente l’Immortale è stato maledetto alla nascita affinché serva chiunque lo risvegli. La Matriarca scopre come farlo e lo incarica di trovare e portarle quattro figli in modo che possa ucciderli in un rituale per ottenere l’immortalità. L’album segue l’Immortale che completa questo ricerca.

 

Il primo singolo a cui avete affidato la presentazione del disco è stato ‘Cleanse the Bloodlines’, canzone per cui avete girato un nuovo video. Proprio i video sono uno dei punti di forza degli Unleash the Archers. Penso a ‘General of the Dark Army’, ‘Tonight We Ride’ e, ora, ‘Cleanse the Bloodlines’. Come nasce un video degli Unleash the Archers? Chi presenta le prime idee e a chi siete soliti affidare le riprese?

Sia ‘General’ che ‘Cleanse’ sono stati scritti e diretti da Richard Olak, un nostro grande amico qui a Vancouver. Lui ha una grande visione, è una risorsa infinita. Entrambi sono stati filmati dai gemelli Talbot, dei fantastici direttori della fotografia anche loro di Vancouver; hanno una Red Weapon, una videocamera a 6K, ed è in questo modo che siamo riusciti ad ottenere una qualità così alta.
‘Tonight We Ride’ è stato filmato e diretto da Nathan Cox da Los Angeles ed è stato un puro caso avere l’opportunità di lavorare con lui. Abbiamo dovuto guidare fino al Nevada per filmare ma ne è davvero valsa la pena; ci piacerebbe lavorare ancora con lui! Mettiamo un sacco di cuore ed impegno nei nostri video, sono una parte importante del mostrare al mondo chi siamo e cosa facciamo. Sono il mezzo più popolare per dare un volto alla visione artistica dietro la musica, quindi cerchiamo sempre di realizzarli al meglio!

 

 

Tra le dieci canzoni che compongono “Apex”, ce n’è una che senti più tua? Ti andrebbe di spiegarci il perché?

Direi che la title track, ‘Apex’, è la mia preferita. Ci teniamo sempre una canzone da scrivere all’ultimo per catturare l’atmosfera dello studio e il nostro stato mentale in quel momento; per questo album quella canzone è stata ‘Apex’. Scott (il batterista n.d.r) ha avuto solo tre ore per impararla (ride n.d.r.). Nonostante sia stata scritta sul momento penso che sia venuta davvero bene e mi piace molto! Nel ritornello sono sostanzialmente io che parlo ai nostri fan, chiedendo loro di unirsi a noi nell’avventura che è quest’album, questa band, questo intero dannato sforzo per sopravvivere nell’incredibilmente competitiva industria musicale! Spero che vogliano seguire questa mia chiamata.

 

Brittney, la tua voce è uno dei tratti caratteristici del sound degli Unleash the Archers. Negli ultimi anni, nel metal, siamo stati abituati a voci femminili di stampo lirico, cantanti con voci “delicate” e, a volte, prive di spessore. Tu vai in controtendenza. Il tuo stile è più maschio, potente, graffiante. Ricorri spesso a dei falsetti in pieno air raid siren style. Quali sono i cantanti che ti hanno ispirato maggiormente?

Le mie tre principali influenze sono: Bruce Dickinson, Daniel Heiman e Geoff Tate.
Amo il modo in cui Bruce racconta una storia con ogni canzone, il modo in cui intreccia le parole come in una poesia, e la sua presenza scenica ha ovviamente avuto un’enorme influenza su di me.
Il lavoro migliore di Daniel è stato con i Lost Horizon e nei primi anni con gli Unleash The Archers ascoltavo un sacco quella band, cercando di trovare il mio stile vocale, prendendo a cuore l’uso che fa Daniel della sua estensione.
Geoff ha il falsetto perfetto che mi ha aiutato a lavorare su quella parte della mia voce. Per non parlare dell’emozione che mette in ogni frase; la mia performance in studio ha davvero guadagnato molto dall’ascolto attento di Geoff Tate e dallo studio di come le sue parole siano pregne di emozione nonostante lui mantenga un tale controllo della voce.

 

Tra i nostri lettori ci sono molti aspiranti musicisti. Ti andrebbe di parlarci della tua voce dal punto di vista tecnico? Qual è la tua classificazione vocale? Quali tecniche usi per gestire e valorizzare il tuo registro?

Quando sono al top della mia forma riesco a estendere la mia voce per quattro ottave e mezzo, non sono sicura di quale siano le note più alta e più bassa che riesco a raggiungere perché cambiano. Quando torno da un tour di 6 settimane da headliner sono al massimo del mio potenziale. Proteggere la propria voce in tour è difficile, ma se vuoi prenderti il giusto tempo e trovare un routine che funzioni per te, diventa decisamente più facile. La cosa numero uno è stare lontani dall’acqua ghiacciata, decisamente la cosa peggiore per le corde vocali delicate! In generale e a dirla tutta, non bere mai acqua ghiacciata se vuoi essere un cantante. Poi, è brutto, ma devi fare il possibile per stare lontano dal far festa, può essere davvero difficile combattere la tentazione ma se vai a letto presto la tua voce e il tuo corpo ti ringrazieranno. Poi fai tanto riscaldamento. All’inizio del tour a volte mi riscaldo anche per due ore, iniziando piano e lavorando fino ad arrivare al massimo. Dopo che siamo stati in tour per un po’ ho bisogno di meno tempo, ma canticchio sempre tra me e me, quindi sono sempre calda in un certo senso. Infine se la tua voce è stanca o dolorante metti sul fuoco un bollitore e respira i vapori, umidificheranno le tue corde vocali e libereranno le vie respiratorie. Aggiungi un po’ di olio di menta se ce l’hai. Stai attento però a non mettere la faccia direttamente sul bollitore che il vapore può bruciare. Io bevo sempre anche acqua calda e limone o tè al limone con miele se la mia voce è stanca, poi prendo tante vitamine per rinforzare il sistema immunitario. Ho un gran pacco di vitamina D, C e B12, olio di origano e altra roba che prendo ogni giorno, perché ammalarsi durante un tour è molto facile e bisogna prevenire dove possibile! C’è tanto altro che si può fare, ma non mi fermerei più!

 

 

Torniamo agli Unleash the Archers. Dopo due dischi autoprodotti, “Time Stands Still” è uscito per l’austriaca Napalm Records. “Apex” prosegue questo sodalizio, segno che entrambe le parti credono l’una nell’altra. Ti va di parlarci del vostro rapporto con Napalm Records e come siete entrati a far parte del loro roster?

Siamo onorati di far parte del team della Napalm, è stato molto inaspettato e ad essere onesti ci eravamo arresi, non cercavamo neanche più un contratto quando ci hanno contattati, ma siamo molto contenti di come le cose siano andate finora.
Avevamo ‘Time Stands Sill’ già scritto e i video erano già stati filmati, stavamo per entrare in studio per registrare l’album quando abbiamo ricevuto un’email da Thomas, il vicepresidente della Napalm. Ci ha chiesto se stavamo lavorando ad un nuovo album, gli abbiamo mandato le demo che avevamo registrato per girare i video, e loro ci mandarono un’offerta. E’ stato piuttosto surreale. Una volta finito in studio gli abbiamo mandato tutto e poi abbiamo cominciato a negoziare il contratto! Ci è voluto un po’, quindi è stato difficile aspettare con un album già pronto per mesi, ma alla fine ne è decisamente valsa la pensa.

 

Siete una band canadese, arrivate da una nazione che può vantare una scena in vero fermento con nuove e agguerrite formazioni. Dall’esterno si ha l’idea che ci sia collaborazione, voglia di fare squadra, come se le varie band lottassero unite per raggiungere un obiettivo comune. Ti andrebbe di parlarci della scena canadese?

La scena qui è decisamente piena di supporto. Ci facciamo continuamente donazioni l’un l’altro per i Kickstarter, votiamo nei contest per permettere ad altre band canadesi di essere notate nel grande mondo del Metal. Non sono sicura del perché, ma le band dagli Stati Uniti o dall’Europa vengono notate molto più in fretta che quelle dal Canada, dall’Australia o da altri paesi, sembra che nessuno, e dico nessuno, non le etichette, non le agenzie di booking o i media, nessuno, voglia dare una possibilità alle band indipendenti quando vengono da paesi non molto noti per il Metal, quindi dobbiamo lavorare molto più duramente anche solo per sollevarci sopra queste stronzate. Le etichette come la Napalm però stanno cambiando questa cosa, stanno dando a tutti una possibilità e stanno firmando contratti con un sacco di grandi talenti, aiutando le band canadesi a lasciare il loro segno! I fan in Canada sono sempre stati consci del fantastico talento che viene fuori da questo stato, e questo ha sempre significato molto per noi. Loro sono quelli che ci sono stati per noi dall’inizio! C’è un posto speciale nel nostro cuore per i fan che sono stati lì per noi sin dal nostro primo tour del paese nel 2009.

 

Brittney, siamo quasi arrivati alla fine. Prima, però, vorrei chiederti quali saranno i progetti futuri in casa Unleash the Archers. Ci sarà un tour di promozione per “Apex”? Passerete per l’Italia?

Se tutto va secondo i piani allora sì, finalmente suoneremo i nostri primi concerti in Italia questo autunno! Al momento stiamo lavorando ad un tour in Europa e stiamo facendo del nostro meglio per includere quanti più paesi possibili. L’Europa è decisamente la nostra prima priorità, dato che ci sono così tanti posti dove non abbiamo ancora suonato. Poi lavoreremo ad alcune date in Nord America e, speriamo, anche Sud America, Asia e Australia!

 

Brittney, siamo arrivati alla fine. Ti ringrazio per quest’intervista e, come di rito, lascio a te le ultime parole per salutare i lettori italiani di Truemetal.it

Grazie mille per aver dedicato un po’ di tempo a parlare con me e a scoprire qualcosa di più sugli Unleash the Archers! Se volete contattarci, facebook è decisamente il modo migliore per farlo (https://www.facebook.com/UnleashTheArchers), rispondiamo sempre a tutti i messaggi. Se siete interessati ai nostri vecchi album o a delle maglie o altro, abbiamo il nostro canale su Big Cartel (http://unleashthearchers.bigcartel.com) e impacchetto tutto io personalmente! Quindi non abbiate paura di chiedere qualcosa di autografato! Infine, guardate il video di ‘Apex’ sul canale YouTube della Napalm!

Grazie mille TrueMetal.it!