Heavy

Intervista Valar Morghulis (tutta la band)

Di Andrea Bacigalupo - 21 Novembre 2019 - 23:00
Intervista Valar Morghulis (tutta la band)

Approfittiamo dell’esordio discografico dei Valar Morghulis, dal titolo ‘Fields of Ashes’ per scambiare due chiacchiere con loro. 

 

Ciao Ragazzi, allora, partiamo subito dalle domande più banali e scontate: quando e come nasce il progetto e perché scegliere  ‘Valar Morghulis’, un nome formato da parole di mera fantasia, che ha assunto il suo significato grazie alla fortunata serie televisiva ‘Il Trono di Spade’?

(Rob) La band nasce poco più di due anni fa. Nel suo stato embrionale era solo una scusa per divertirsi suonando qualche cover (Ensiferum, Amon Amarth, il primissimo Burzum e un abbozzo di Dark Medieval Times dei Satyricon). La cosa ebbe breve durata visto il trasferimento di Vale (batteria) in Svezia per una stagione. Non del tutto accantonata l’idea, mesi dopo, con l’ingresso di Isobelle alla voce, riprendemmo da dove avevamo lasciato. Il brano ‘Dreadfort’ fu l’inizio di tutto. Da fan di lunga data della saga di Martin (lessi il primo romanzo sotto consiglio di un amico più di quindici anni fa) il nome Valar Morghulis mi ha sempre trasmesso quel timore reverenziale che lo rendeva perfetto per una band di questo genere.

 

Diteci qualcosa del vostro passato: suonavate in qualche altra band prima di formare i Valar Morghulis? Da quali esperienze musicali arrivate?

(Rob) Prima dei Valar le mie esperienze sono state in band hard rock/street come Heartless, Luvsick senza dimenticare la mia adolescenza nei The Dark Madness. Il legame con ciò che faccio ora è l’attitudine punk che per quanto mi riguarda è la base dell’heavy metal.

(Luca) Prima dei Valar, ho suonato in alcune band soprattutto di stampo heavy metal classico. Con il tempo mi sono avvicinato a sonorità e tematiche metal più moderne, ma provo a portare nei Valar quel riff e refrain heavy metal che ti rimane in testa.

(Isobelle) L’esperienza con la mia band precedente è di un altro genere, ma ha dato vita alle idee di alcuni brani che poi sarebbero diventati dei Valar Morghulis, come ‘Devil’s Dreams’. Con i Valar questi pezzi hanno finalmente avuto occasione di vedere la luce e farsi notare.

(Lorenzo) Alcuni anni fa suonavo in una band chiamata Blood Walls, di cui mio fratello era batterista. Suonavamo brani dal mondo del metal estremo, dai Death, ai Coroner, agli Amon Amarth. Lì ho iniziato a sperimentare in modo ancora acerbo questi generi che oggi influenzano molto il mio riffing e song-writing.

(Vale) Le mie precedenti esperienze sono state in band di stampo più ‘classico’, ma ci ho sempre messo un tocco metal e grezzo. In Svezia ebbi una breve parentesi con dei musicisti metal locali.

 

A mio parere in ‘Fields of Ashes’ primeggia la componente del vero Heavy Metal, con leggere contaminazioni di altri generi che danno un tocco di modernità e ne aumentano il senso tragico. Cosa mi dite in merito? Voi come definite il vostro sound?

(Luca) direi che hai colto perfettamente. Tutti noi abbiamo influenze diverse, e quello che abbiamo fatto con i Valar è metterle per portare quel qualcosa in più che ogni sottogenere metal può darti: il riff heavy metal, la voce tragica e lirica, l’inquietudine della dissonanza black, la potenza del growl o della cassa death; cerchiamo di trasmettere qualcosa. A darci un’etichetta ci penseranno altri – del resto, è stato così per qualsiasi sottogenere metal.

(Rob) un grazie a nome di tutta la band va a Mattia Stancioiu (Crown of Autumn, Labyrinth, Vision Divine). Lavorando nei suoi Elnor Studio ci siamo sentiti subito a nostro agio ed è riuscito ad affilare il nostro suono dandogli la profondità di una grossa produzione. Oltre alla disponibilità e i preziosi consigli ci siamo fatti anche parecchie risate, cosa che non sempre è facile trovare.

 

Quanto tempo avete impiegato per scrivere l’intero lavoro?

(Luca) Possiamo dire che nel complesso il songwriting è andato avanti per due anni, anche se alcuni riff o liriche erano nella nostra testa da prima di formare la band. Sicuramente sono stati due anni in cui il tempo per scrivere ce lo siamo dovuti ritagliare tra prove, live di guerra, mail ai locali… Non è sempre stato così facile!

 

Come nasce un vostro brano? Chi compone la musica e chi i testi?

(Rob) Dipende dai brani, questo è uno dei fattori che ha determinato la varietà stilistica di ‘Fields of Ashes’. Alcuni pezzi come ‘Where the blackfish Dwell’ e ‘Dreadfort’ sono stati scritti principalmente da Luca, ‘Devil’s Dream’ e ‘Queen of Hades’ sono idee di Sam, da cui prendendo le sue linee melodiche abbiamo poi sviluppato e strutturato il pezzo seguendo le sue indicazioni. Io personalmente ho scritto ‘Darvulia’ trasformando una melodia composta anni fa con chitarra acustica in un pezzo dalle tinte più black metal.

(Luca) Altri brani invece sono stati più ‘corali’, spesso a partire da un riff portante. Lore tira continuamente fuori riff molto interessanti, poi tutti insieme li sviluppiamo in un pezzo. Sono nate così sia ‘To the Walls’ che ‘A Love and Battle Son’. Quanto alla batteria, possiamo dire che, a prescindere dall’idea originale, Vale ci mette sempre del suo in ogni groove e in ogni passaggio.

 

Il vostro repertorio comprende altri brani non inseriti nell’album ma che, magari, eseguite sui palchi?

(Rob) oltre i brani dell’album al momento aggiungiamo un paio di cover se le tempistiche in scaletta lo permettono. Stiamo comunque già lavorando a nuovo materiale che speriamo di far ascoltare al più presto dal vivo.

 

Parlando dei testi, in ‘Fields of Ashes’ spaziate tra fantasia, cruda realtà, allacciata a tremendi fatti storici, e racconti epici. Quale è il messaggio che volete lasciare al vostro pubblico?     

(Luca) Dal mio punto di vista, vogliamo raccontare qualcosa che trasmetta sensazioni, senza necessariamente un messaggio univoco. Il filo conduttore dei nostri testi sicuramente è un contesto di oscurità e conflitto, che sia fisico, mentale o legato alla brutalità della natura. Di fianco a questi racconti di vita c’è la morte, a volte risolutiva e non necessariamente negativa… Non a caso, Valar Morghulis.

 

Chi sono per voi Darvulia e Persefone?

(Rob) Anna Darvulia è stata una complice di Elisabeth Bathory nei suoi efferati crimini. E’ poco citata nei documenti storici, anche se nei secoli si è romanzato fosse una strega nonché sua amante. Valentine Penrose ne ‘La contessa sanguinaria’ ne ha dato un ritratto molto interessante.

(Isobelle) Persefone è un personaggio della mitologia greca molto affascinante: figlia di Zeus, è dea della vegetazione e della primavera, ma allo stesso tempo regina dell’oltretomba e consorte di Ade. ‘Queen of Hades’ parla proprio del rapimento di Persefone da parte di Ade, e di questo connubio tra la vita e la morte che è l’essenza dell’album.

 

In particolare, di cosa parlano Broken Eaglee ‘Devil’s Dreams?

(Luca) ‘Broken Eagle’ è un testo storico ispirato alla Battaglia di Teutoburgo, in cui tre legioni romane furono annientate da un’imboscata dei Germani. La prima strofa narra lo scontro dal punto di vista di un guerriero germanico che brama la libertà, mentre la seconda è vista con gli occhi di un Romano che si vede portatore di civilizzazione. La conclusione è vista dall’esterno: sul campo non restano che corpi, uguali uno all’altro.

(Isobelle) Quanto a ‘Devil’s Dreams’, credo che il vero significato della canzone sia un argomento troppo personale.

Valar Morghulis, Dark Hammer Legion

Cosa intendete per ‘essere al muro’ (‘To the Walls’)?

(Luca) ‘To the Walls’ narra di una battaglia che si conclude con la morte dei difensori. ‘To the Walls’, ‘Alle mura!’ è il loro ultimo grido di battaglia, che non a caso chiude l’album.

(Rob) Come nel disco anche nei nostri live spesso è messa a fine scaletta, il ritornello immediato si presta in particolare a chi ha voglia ancora nei concerti di tirar fuori la voce anziché guardare lo smartphone. Riesce anche a creare un discreto pogo quindi se fate parte della categoria che ho appena descritto state attenti. Nel momento in cui riusciremo ad avere un wall of death il brano avrà raggiunto il suo obbiettivo.

 

I vostri progetti per il futuro? Avete in programma un tour per promuovere l’album?

(Rob) L’obbiettivo ora è riuscire a promuovere ‘Fields of Ashes’ il più possibile, soprattutto con l’attività live. E’ prematuro parlare di un tour anche se ovviamente sarebbe fantastico avere una schedulazione di date tali da poterle chiamare tour. Di pari passo come già detto inizieremo a scrivere il nuovo materiale in modo da tenere sempre dinamici i set dal vivo.

 

Quanto tempo riuscite a dedicare al progetto Valar Morghulis?

Cerchiamo tutti di dedicarci un minimo di due prove a settimana, quindi quattro ore, oltre ai tempi di viaggio. Ovviamente oltre a questo poi ci sono i live, le mail ai locali e ai promoter, il merch, il ritrovarsi a comporre o anche solo per bere qualcosa insieme… Adesso (fortunatamente) anche le interviste! Probabilmente parliamo di 5-8 ore a settimana per ciascuno di noi… ma non ci dispiacerebbe se diventassero ancora di più per le giuste ragioni!

 

Chiudiamo così questa breve intervista. Ringraziamo i Valar Morghulis per la loro disponibilità.