Folk - Viking

Intervista Wardruna/Skuggsjá (Einar Selvik)

Di Davide Sciaky - 29 Marzo 2016 - 13:24
Intervista Wardruna/Skuggsjá (Einar Selvik)

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Pochi giorni dopo London By Norse, un evento a suo modo storico, che ha visto il secondo concerto inglese di sempre dei Wardruna, accompagnati degli Enslaved e dal terzo concerto di sempre (in assoluto!) degli Skuggsjá, ho avuto il piacere di parlare con Einar Selvik: ex-batterista dei Gorgoroth, mastermind dei Wardruna, compositore di parte della colonna sonora della serie tv “Vikings” e ora anche una delle due menti degli Skuggsjá non si può certo dire che il poliedrico musicista stia con le mani in mano.

Ciao Einar, come va?

Tutto bene, ora sono in studio e tutto va bene.

Cominciamo dagli Skuggsjá, la settimana scorsa avete suonato a Londra il secondo concerto di sempre con la band; avevo letto che gli Skuggsjá avrebbero dovuto essere una cosa da un solo evento, ma poi vi siete evoluti a diventare una vera band e avete appena pubblicato il vostro primo album [N.D.R. di cui potete leggere qui la recensione], come è successo tutto ciò?

In realtà è stato il terzo concerto, abbiamo suonato la prima volta in Norvegia; ci era stato chiesto di comporre un pezzo per i Wardruna e gli Enslaved [N.D.R. le due band che unite formano gli Skuggsjá] per il 200esimo anniversario della costituzione Norvegese e l’abbiamo suonato nel 2014 nel luogo dove la costituzione è stata scritta.
Successivamente siamo stati invitati a suonare il pezzo al Roadburn festival e dopo volevamo davvero suonare il pezzo ad un pubblico più grande; le reazioni sono state davvero buoni e così abbiamo deciso di registrare in un album il pezzo nella sua interezza.

Dovremmo aspettarci altri album e concerti dagli Skuggsjá?

Penso che sia davvero troppo presto per parlare di ciò, almeno di nuovo album; non lo escluderei, potrebbe succedere ad un certo punto, abbiamo in nostri progetti principali con gli Enslaved e i Wardruna, ma chi sa cosa potrebbe succedere?
In termini di concerti, sì, abbiamo una mentalità aperta; è una grossa produzione da mettere insieme, ma se ci fosse qualche festival o gente che ci volesse abbastanza sicuramente considereremmo di farne ancora.

Quanto è stato difficile unire la musica di Wardruna ed Enslaved negli Skuggsjá?

E’ stato una sfida perché entrambi operiamo in grandi paesaggi sonori, direi, quindi trovare il giusto bilanciamento tra le cose, quando dare e quando prendersi spazio direi che è stata la cosa più difficile, almeno all’inizio, trovare il giusto equilibrio.
Ho imparato molto da quest’esperienza, è stato molto interessante, un pezzo interessante su cui lavorare.

La musica dei Wardruna è piuttosto unica, come hai avuto l’idea dietro alla band?

Direi che è stata una combinazione di molte cose diverse che mi ha portato a formare la band.
Una delle cose è che in passato le rune sono state interpretate da persone con un background cristiano proprio attraverso il loro background, così interpretando queste antiche tematiche e pensieri e teorie con le premesse sbagliate.
Penso che molta gente sia familiare con la mitologia Nordica attraverso il metal, e anche la musica folk ne tratta un po’, ma non c’è nessuno che davvero approfondisca e lo faccia con le proprie premesse e i giusti strumenti, i giusti suoni, il giusto linguaggio…non so, riuscivo davvero ad immaginarmelo e ho sentito il bisogno di realizzarlo, e penso che sia anche il momento per i Norvegesi di farlo.
Penso che sia il momento che la gente qui in Norvegia…sai, il modo in cui insegniamo ai nostri bambini e ragazzi a scuola il nostro retaggio culturale è, non lo dico in modo arrogante, è materiale difficile, è molto frammentato ovviamente perché molto è andato perduto, quindi capisco che sia difficile ma in ogni caso penso che sia triste che insegniamo ai nostri giovani in un modo che rende impossibile prenderlo sul serio.
Quindi penso che parte delle mie motivazioni sia anche che voglio contribuire a passare alla gente una visione più positiva della loro storia e una visione più corretta.
Penso che non sia una bella cosa vedere la propria storia attraverso gli occhi di un monaco cristiano, la storia è stata spesso scritta dai vincitori ma questo non la rende necessariamente corretta.

Mi hai detto che sei in studio, come stanno andando i lavori sul terzo album?

Vanno bene, sì, sto lavorando parecchio questi giorni quindi…sì, sta andando bene, è un sacco di lavoro.

Quando possiamo aspettarci di vederlo pubblicato?

Non oso essere troppo specifico, ma spero in qualche momento quest’anno.

Questo sarà l’ultimo album di una trilogia, cosa succederà dopo, ci hai già pensato?

Sì, ci ho pensato molto.
Ho dei piani, ci sono cose che voglio fare, sento che questo è solo l’inizio, davvero.
Ci sono un sacco di cose che voglio fare con i Wardruna, questo è solo l’inizio.

I Wardruna sono nati come una sorta di studio project, per evolversi in un secondo momento a fare anche concerti: cosa preferisci tra scrivere, registrare e suonare dal vivo?

Preferisco decisamente il processo creativo; è con quello che ho la maggiore soddisfazione.
Decisamente, il processo creativo è la parte più importante per me, ma ovviamente è molto diverso.
Suonare dal vivo è anche, in particolare con i Wardruna, molto personale per me, è molto impegnativo ma anche molto soddisfacente avere quel tipo di contatto diretto con il pubblico e i fan.
La gente tende a reagire piuttosto fortemente ai nostri concerti e ovviamente anche questo è molto speciale.
Quindi mi piacciono entrambi ma a livello personale penso che il processo creativo sia la parte più importante per me.

Da dove viene la tua ispirazione? Semplicemente ti siedi e ti metti a scrivere musica o qual è il processo che c’è dietro la scrittura delle tue canzoni?

Può essere molto diverso: scrivo molta musica mentre cammino, può essere qualsiasi cosa, davvero.
A volte la mancanza di natura ti porta più vicino alla natura, a volte può essere la natura stessa, e a volte può essere semplicemente il camminare ed il ritmo che hai dentro.
Scrivo molta musica quando sono fuori a camminare, ma a volte può essere anche solo una parola, può essere il tema stesso su cui sto lavorando, può essere uno strumento ad ispirarmi, quindi può essere un po’ differente, possono essere varie cose.

Una particolarità della musica dei Wardruna è l’uso di solo, o quasi solo, strumenti antichi; quali sono state le sfide più grandi nell’uso di questi strumenti?

Quando ho cominciato ad esplorare questo mondo, ovviamente ora c’è molto più interesse, i Wardruna probabilmente sono una delle ragioni per questo maggior interesse, ma quando ho cominciato non c’era molto interesse in queste cose e non c’erano molte persone che conoscevano questi strumenti e li costruivano.
Ma fortunatamente ce n’era una manciata e sono stato abbastanza fortunato da avere degli strumenti costruiti per me, mentre altri me li sono dovuti costruire da solo, quindi è stato naturale che dovessi imparare a suonarli da solo ed è stato, ovviamente, un processo lungo imparare e familiarizzare con questi strumenti.
Come faccio con ogni cosa che concerne i Wardruna volevo davvero…ero molto consapevole di non voler ascoltare interpretazioni altrui di questi strumenti prima di padroneggiarli io stesso; volevo davvero approcciamici come un bambino con nessuna, o almeno poche idee su come dovrebbero suonare.
Penso che le possibilità di creare qualcosa di nuovo, unico, e magari anche più autentico approcciandoli in questo modo siano maggiori; ho suonato con molti musicisti folk, musicisti tradizionali folk per esempio, e se dessi loro una tegelharpa o un jouhikko comincerebbero a suonare musica folk, quindi questo è quello che volevo evitare.
Ho imparato molto e penso che ci sia ancora molto da imparare, è molto interessante.
Direi che non è necessariamente importante che sia autentico, si tratta più di creare qualcosa di nuovo con qualcosa di vecchio, piuttosto che cercare di copiare il passato.

So che è una domanda personale, quindi non rispondermi se non ti va, ma mi chiedevo è possibile vivere con la musica dei Wardruna o hai un altro lavoro?

Sono un musicista professionista, quindi vivo della mia musica, sia con i Wardruna che…faccio molte cose, faccio anche dei workshop, insegno, faccio lezioni, faccio musica in studio, ovviamente, sia con i Wardruna che altri progetti, e lavoro con Vikings [la serie tv di History Channel]

Faccio molte cose ma, sì, la musica è il mio lavoro.

Hai composto parte della colonna sonora della serie tv Vikings, lo dicevi poco fa, come è nata questa collaborazione?

E’ iniziata appena prima della messa in onda della prima stagione; sono stato contattato dalla produzione perché volevano la licenza per alcune…mi pare per 7 canzoni dei Wardruna, per la prima stagione.
Quando hanno iniziato a lavorare alla seconda stagione sono stato contattato di nuovo dalla produzione perché volevano usare nuovamente la musica dei Wardruna, ma mi chiesero anche se fossi interessato a collaborare con Trevor Morris, il compositore principale della colonna sonora della serie, e decisi di fare un tentativo.
E’ andato molto bene e abbiamo trovato un buon equilibrio e così lavoro alla colonna sonora da allora.

Sei comparso un paio di volte tu stesso nella serie nel ruolo di un bardo, ti è piaciuta l’esperienza e ti piacerebbe, magari, essere anche più presente nella serie?

[Ride] No, non sono un attore e dubito che verrebbe bene, ma mi è piaciuto molto lavorare sul set: sono stato accolto calorosamente sia dalla produzione che dagli attori, sono stati tutti molto amichevoli e sono stato in contatto con vari attori per diversi motivi.
Sì, è stata una bellissima esperienza.

Pensi che la serie abbia aiutato i Wardruna a crescere?

Sì, ovviamente, anche se i Wardruna erano una band già abbastanza affermata prima di Vikings, ovviamente ha un effetto quando la tua musica viene suonata davanti a milioni di spettatori.
E’ stata una cosa positiva per noi esserne parte.

Cambiando discorso, c’è una famosa foto di te in Bergen che scattò Peter Beste, te con il facepainting e senza maglietta per strada, puoi raccontarmi la storia dietro questa foto?

Non è una storia molto misteriosa [ride].
Abbiamo fatto una photo session nella casa, sai, nella foto sono vicino alla porta di una casa e stavamo facendo delle foto dentro con i Gorgoroth; avevamo bisogno di uno sfondo bianco e così siamo usciti in strada ed improvvisamente c’era gente che veniva fuori a guardarci, così Peter mi chiese di girarmi, ci scambiammo di posto e vennero dei begli scatti.
E’ una bella foto.

Ho visto che hai fatto recentemente una foto nello stesso posto con tuo figlio.

Sì, ho incontrato Peter a Bergen un paio di mesi fa e [ride] voleva ricreare la foto, e mio figlio si è unito a me.

Essendo italiano devo chiedertelo, c’è qualche speranza di vedervi suonare qua in Italia in tempi brevi?

Lo spero davvero, come dico sempre siamo molto selettivi i che tipo di concerti facciamo e non facciamo, ma sono sempre interessato a discutere queste cose, quindi se ci arrivasse l’offerta giusta…verremmo sicuramente in Italia a suonare, quindi stiamo solo aspettando l’offerta giusta.
Per me la qualità è più importante della quantità, quindi questo è perché dico di no alla maggior parte delle offerte, penso sia importante se vuoi creare un momento importante la scelta del giusto ambiente e la giusta opportunità per farlo, quando sai che puoi fare un buon lavoro e rendere quel momento speciale.
Questo è il mio atteggiamento nei confronti dei concerti, voglio renderli qualcosa di esclusivo e speciale piuttosto che fare lunghi tour.

Fantastico, grazie per il tempo che mi hai dedicato Einar, è stato un piacere parlare con te!

Grazie a te, buona giornata.

 

Sito ufficiale dei Wardruna: http://www.wardruna.com/

Pagina Facebook ufficiale dei Wardrunapage: https://www.facebook.com/Wardruna

Pagina Facebook ufficiale degli Skuggsjá : https://www.facebook.com/SkuggsjaNO

 

Intervista a cura di Davide Sciaky