Intervista Witchery (Patrik Jensen)
Chi non muore si rivede. I Witchery sono morti ma comunque sempre pronti per tornare, impegni dei vari band mates permettendo, offrendo del buon metal a velocità smodata e ad alto tasso di aggressione. Forti del buon ultimo “In His Infernal Majesty’s Service” sono arrivati con la loro pala da becchini, nella persona di Patrik Jensen, per rispondere alle nostre curiosità. E oplà, il cadavere è servito su un vassoio d’argento.
Ciao e benvenuti su True Metal. Finalmente un nuovo album, tra un disco e l’altro solitamente fate trascorrere un bel po’ di tempo. Questo è dovuto al fatto che volete prendere le cose con la dovuta calma per essere sicuri di lavorare al meglio, al music business che è una brutta bestia e quindi produrre nuovi lavori è sempre più complicato? Oltre al fatto che naturalmente ogni membro della band è impegnato anche con altri progetti… insomma, cosa è successo alla band negli ultimi sei anni?
Sì, finalmente c’è un nuovo album degli Witchery! La lunga attesa però non è stata dovuta al bisogno di avere così tanto tempo a disposizione per scrivere, né al music business, indifferente o ostativo nei nostri confronti. Quasi tutti i membri degli Witchery hanno altre band e mettere tutti d’accordo è complicato. Ci piace provare e scrivere musica insieme in sala prove, ma questo approccio richiede la presenza di tutta la band. Ecco il problema degli Witchery fin dai primi anni del 2000. Grossomodo da quando Arch Enemy e The Haunted hanno iniziato ad andare veramente bene e da quando Martin Axenrot si è unito agli Opeth. Prima del 2001 abbiamo pubblicato quasi un album all’anno, ma dopo è diventato molto più difficile incontrarsi. Per questo Martin ha messo a disposizione il suo posto. Si può provare senza entrambi i chitarristi, senza che sia presente il bassista o il cantante, ma è necessario avere il batterista perché sia una vera prova della band. Martin con grande gentilezza ha offerto il suo posto di batterista a Chris. I Witchery hanno finalmente avuto del tempo e il nuovo album è il risultato di questa unione ritrovata.
Come presenteresti “In His Infernal Majesty’s Service” al pubblico? Cosa aggiunge o lo distingue dalla vostra passata produzione?
Credo che la produzione di questo album sia molto fedele a come suona davvero la band. Scorretta, abrasiva, cruda. Daniel Bergstrand ha fatto davvero un ottimo lavoro con la Produzione. I Witchery sono sempre stati un gruppo “dritto al punto”, concreto. Non perdiamo tempo con lunghe intro o cose del genere. Personalmente sono un grande fan dei primi AC/DC e Motorhead, quel tipo di attitudine nello scrivere musica è molto importante per me. Avverti un sacco di energia ed entusiasmo. Valorizziamo il feeling e miriamo ad uno scopo quando registriamo le nostre canzoni piuttosto che avere un sound al 110% chiaro e pulito. Va molto di moda oggigiorno ripulire all’ennesima potenza fino alla sterilità e all’inconsistenza, cosicché tutti proceda all’unisono con il computer, ma noi continuiamo a preferire lo stile “organico” a quello digitale per suonare e registrare musica. Preferisco guardare un dipinto fatto da un essere umano, con i suoi difetti e i suoi errori, anziché un quadro fatto da un robot che non commette pasticci e traccia perfettamente ogni linea.
A livello di testi quail sono gli aspetti più interessanti dell’album? Titoli come “Levay-athan”, o “Zoroast” solleticano un certa curiosità.
Di solito i testi degli Witchery sono brevi storie di orrore, ma in questo album abbiamo fatto un passo verso una scrittura più rivolta al mondo attuale, reale. “Nosferatu” ne è un esempio. “Forconi branditi in un’epoca di diffidenza” è una frase di quella canzone. È stata scritta e registrata prima che la nozione di “notizie false” diventasse un termine comunemente noto. Riguarda bugie e sospetti che si abbattono in ogni luogo, travalicando confini, facendo infuriare le persone, in lotta le une contro le altre sulla base di false premesse. E questo vento si diffonde come una “piaga”, da qui il riferimento a Nosferatu, che nel vecchio film viaggio verso Londra (mi pare di ricordare…) per mordere/infettare più persone possibili. “Levay-athan” riguarda le persone religiose e come queste siano poco calate nella realtà (voglio dire, l’evoluzione un disegno intelligente? L’umanità è in giro da appena 6000 anni, da Adamo e Eva all’incirca….andiamo su…). I testi per “Zoroast” invece non sono collegati alla realtà contemporanea quanto piuttosto alla religione legata a quel nome (una proto-religione dell’Ebraismo, del Cristianesimo e ell’Islam).
L’aspetto testuale (ovviamente insieme alla musica e all’estetica della band, copertine comprese), ha sempre rivestito un ruolo importante nell’universo Witchery, a mio parere. Una certa attitudine sarcastica ed ironica vi ha contraddistinto rispetto a band più seriorse. In qualche maniera siete stati una mosca bianca per questo, concordi?
Credo questo ci abbia riguardato più in passato, agli esordi, ma si è attenuato sempre più. Può forse aver dato una qualche peculiarità alla band, cionondimeno abbiamo sempre preso tutto molto seriamente. Magari non siamo una band iper attiva, ma siamo iper seri con la nostra musica. Ci siamo lasciati quell’attitudine alle spalle, direi da almeno 15 anni (che comunque nel tempo dei Witchery si traduce in appena un paio d’album hahaha).
Ci dobbiamo aspettare date italiane dal vivo?
Me lo auguro proprio! Abbiamo suonato qualche volta in Italia, molto tempo fa oramai, ma certamente vorremmo tornarci. Se qualcuno legge questa intervista e vuole farsi vivo per degli show o dei festival, lo faccia!
Come si sono adattati i nuovi membri Christofer Barkensjö e Angus Norder in seno alla band? Come valuti il loro contributo?
Beh, oltre a rendere possibile il tornare di nuovo a provare assieme regolarmente, penso che la voce di Angus sia incredibile. Credo che avrebbe potuto portare interi album sulle spalle da solo con quella voce! Chris ha uno stile molto simile al primo batterista degi Witchery, Mique Pettersson, quindi con lui nella band siamo improvvisamente tornati ai tempi di “Restless & Dead”. Mi piace questa nuova sensazione di energia nel gruppo, quindi penso che sia Angus che Chris si siano inseriti alla perfezione!
E’ opinione diffusa che i vostri primi due album, “Restless & Dead” e “Dead, Hot & Ready”, siano i vostri migliori. Ti trovi a tuo agio con questa affermazione?
Non c’è problema per me. Io stesso ho le mie preferenze tra le discografie dei gruppi che seguo, che magari non coincidono col comune sentire. Quindi “a ciascuno il suo”. I miei favoriti degli Witchery potrebbero essere “Symphonies For The Devil” o il nuovo album “In His Infernal Majesty’s Service”. I due dischi che hai detto tu sono quelli che sono stati in circolazione più a lungo, quindi hanno avuto anche il maggior tempo per andare a segno e colpire le persone. Credo che anche l’ultimo si guadagnerà il suo posto tra i preferiti se avrà abbastanza tempo.
Nulla da aggiungere prima di salutarci?
Solo che vogliamo assolutamente suonare in Italia!!!! Hahaha.
Ok, speriamo. Grazie per il vostro tempo e buona fortuna!
Grazie a voi per il supporto. A presto in Italia!
Intervista a cura di Marco Tripodi