Heavy

Intervista Witherfall (Joseph Michael)

Di Marco Donè - 22 Giugno 2024 - 11:00
Intervista Witherfall (Joseph Michael)

Dopo avervi parlato di “Sounds of the Forgotten”, quarto disco dei talentuosi Witherfall, vi proponiamo la nostra intervista a Joseph Michael, realizzata poco prima della pubblicazione dell’album. Joseph si è dimostrato un musicista di livello assoluto anche nella nostra chiacchierata, peccando forse in simpatia. Ma a noi interessa la musica, interessa scoprire qualcosa in più dell’universo Witherfall. Di carne sul fuoco ne abbiamo messa tanta, vi auguriamo quindi buona lettura!

 

Intervista a cura di Marco Donè

 

Ciao, Joseph, sono Marco, di Truemetal.it. È un vero piacere averti ospite sulle nostre pagine. Come va?

Ciao, Marco! Impegnatissimo ma tutto bene. Sono sommerso dagli impegni con la stampa e con la nuova etichetta.

Il vostro nuovo album, “Sounds of the Forgotten”, uscirà il prossimo 31 maggio. Se dovessi presentarlo ai fan dei Witherfall, che parole useresti? Lo paragoneresti a qualche vostro disco del passato?

È un’opera a sé stante. Non suona come nessun altro disco dei Witherfall.

Un aspetto fondamentale della vostra musica sono i testi: profondi e carichi di significato. Quali sono i temi trattati in “Sounds of the Forgotten”?

“Sounds of the Forgotten” è un’altra raccolta di racconti. Sono tutti incentrati sulla nostra lotta come artisti. Nella canzone “Where Do I Begin?” è come se mi mettessi in discussione, è come se stessi chiedendo se ho la forza e la passione per completare questo viaggio musicale iniziato molto tempo fa. Ovviamente sono ancora qui. Con il passare degli anni, però, dedico più tempo all’amministrazione dei miei lavori precedenti che alla creazione di nuovi. Detto questo, scrivo ancora più di duecento opere all’anno.

Da qui arriva la scelta di intitolare l’album “Sounds of the Forgotten”? Ti andrebbe di approfondire?

Suoni dimenticati… Discipline dimenticate… Etica dimenticata… Anime dimenticate… Lavori dimenticati… È da un po’ di tempo che non sento una voce intonata a morte o una grancassa che non venga campionata… Questo disco è pensato per riportare in auge alcune vibrazioni della vecchia scuola.

Sono sempre rimasto molto colpito dalle copertine dei vostri dischi. Le ho sempre definite delle piccole opere d’arte. Hanno dei colori molto forti, che caratterizzano il disco. Come nasce l’idea di una vostra copertina? Vi affidate a un disegnatore o date lui delle linee guida?

Le copertine vengono sempre influenzate dai miei testi e dai demo su cui io e Jake iniziamo a lavorare. Li chiamiamo paesaggi sonori (soundscapes, n.d.a.). I lavori precedenti erano opera di Kristian Wahlin, meglio noto come Necrolord, mentre per il nuovo album abbiamo contattato Blake Armstrong, già all’opera, tra gli altri, con gli In Flames.

Dopo due album pubblicati per Century Media avete fondato la vostra etichetta, la DeathWave Records, con cui pubblicate il nuovo “Sounds of the Forgotten”. Come è nata questa scelta?

Abbiamo sempre pubblicato musica per conto nostro. Sono venti anni che mi occupo di etichette indipendenti. Anche “Nocturnes and Requiems” è stato pubblicato con la nostra etichetta, all’epoca. La Century Media è venuta da noi con certe speranze e promesse ma purtroppo, per i soldi che ha investito, ci ha dato molto poco in cambio. Nota la nostra mancanza di tour con band della Century Media.

“A Prelude to Sorrow”, “Curse of Autumn” e ora “Sounds of the Forgotten”. Tre dischi con tre batteristi diversi. Scelte stilistiche o difficoltà caratteriali dei singoli?

Non è proprio così: “Curse of Autumn” e “Sounds of the Forgotten” hanno Marco Minneman alla batteria. In “Prelude to Sorrow” c’era Gergo Borlai. Steve (Bolognese, n.d.a.) non ce la faceva a essere presente in studio e i soldi stavano prendendo il volo. Con Adam (Sagan, n.d.a.) sappiamo tutti cosa sia successo. Non abbiamo mai avuto problemi personali con un batterista, o con nessun altro della band. Siamo più simili a una famiglia o a una gang di musicisti che a una band tradizionale.

Se non erro, tu e Jake vi siete conosciuti ai tempi di “The Devils Cut”, dei White Wizzard. Avresti mai pensato che a seguito di quella collaborazione, tu e Jake, avreste dato vita a uno dei gruppi più importanti dell’attuale scena heavy metal: i Witherfall?

Beh, grazie per dire che siamo importanti! Jake e io abbiamo legato quasi subito. Di recente abbiamo imparato ‘A Mansion In Darkness’ di King Diamond, per una cover da inserire in un disco dei White Wizzard. Gli altri ragazzi non sono però riusciti a impararla.

Dopo la scomparsa del leggendario Warrel Dane, i Sanctuary hanno deciso di puntare su di te per poter diffondere la loro musica, la loro leggenda. Che emozioni provi quando sali sul palco e canti le linee vocali di un talento come Warrel Dane?

Warrel Dane è stato davvero un cantante unico. Mi piace pensare di avere una unicità simile, che non ha nulla a che fare con la sua. Vocalmente sono molto schizofrenico, cerco sempre di usare vari stili vocali e adattare ogni verso al contenuto emotivo del testo. Ho fatto del mio meglio per Warrel, i Sanctuary e i fan per riportare in vita quelle vecchie canzoni. Dalle prime reazioni direi che è andata bene. Siamo al lavoro su alcune nuovi pezzi. Tre sono già mixati e pronti a essere pubblicati. Ne abbiamo scritti molti altri ma non sono sicuro di cosa abbiano pianificato Lenny, o la label. Lenny ha avuto una tragedia familiare e per un po’ di tempo non ha pensato alla musica.

Joseph: sei autodidatta o hai studiato musica? Qual è il tuo range vocale e con quali tecniche ti senti più a tuo agio?

Io sono un insegnante (ride, n.d.a.). Diciamo che ho iniziato in giovane età a studiare chitarra per proseguire con basso, piano e composizione. Solo attorno ai vent’anni mi sono reso conto che non riuscivo a trovare in nessun cantante quello che cercavo, così ho iniziato a perseguirlo. Non ragiono in termini di tecnica o limitazioni. Quelle cose servono dopo, per descrivere il lavoro fatto. Prima crea, poi analizza. Mai fare il contrario.

Una domanda che esce dal contesto musicale: in America vi state avvicinando alle elezioni presidenziali. Come vedi la sfida Biden-Trump? Che futuro vedi per la tua nazione?

Li odio entrambi. Ma almeno se dovesse perdere Biden credo ammetterebbe la sconfitta, evitando che i suoi sostenitori vadano a prendere d’assalto la nostra capitale.

E dopo l’uscita di “Sounds of the Forgotten” cosa dovremmo aspettarci da Joseph Michael e i Witherfall?

Beh, stiamo annunciando un tour con gli Angra! Abbiamo fatto alcuni show assieme al loro batterista, Bruno Valverde, e non vediamo l’ora di trascorrere del tempo assieme a dei cari amici. Abbiamo in programma anche alcuni festival in Messico, Francia e Germania. Jake e io abbiamo iniziato a scrivere il materiale per il prossimo disco. Sto inoltre lavorando ad alcuni pezzi dei Sanctuary e a delle canzoni per un progetto solista.

Joseph, siamo arrivati alla fine della nostra intervista. Prima di salutarci ti farei una domanda un po’ delicata. Ti chiederei un pensiero sul compianto Adam Sagan…

È curioso che tu lo chieda. Stavo esaminando alcune vecchie mail per vedere se ci fossero contatti stampa che avevamo tralasciato, quest’anno. Sono venute fuori le mail di Adam riguardo alla prima dichiarazione per “Nocturnes and Requiems” e una foto del suo kit che avevamo inserito nell’album. Non ho altro da aggiungere.

Grazie, Joseph… È stato un vero piacere. Spero di potervi vedere presto live in Italia. Lascio a te le ultime parole per un saluto ai lettori di Truemetal.it. Alla prossima!

Ciao!

 

Marco Donè