IQ (Mike Holmes)
Cinque anni dopo la pubblicazione dell’ottimo Dark Matter, tornano sulle scene i britannici IQ con un nuovo album, il decimo della carriera, intitolato Frequency. Abbiamo approfittato dell’occasione per raggiungere lo storico chitarrista Mike Holmes e scambiare quattro chiacchiere a proposito dei numerosi problemi avuti durante la lavorazione del disco, del passato della band e di cosa bolle in pentola per il futuro. Buona lettura!
Ciao Mike e benvenuto sulle pagine di Truemetal.it. Nel 2009 ricorre il ventottesimo anniversario della fondazione degli IQ: come trovi che sia cambiata la scena musicale in tutto questo periodo?
Cavolo! Sono già passati ventotto anni, abbiamo iniziato nel 1981, quando più o meno i dinosauri ancora popolavano la terra! Posso dirti senza dubbio che ora è più semplice per tutti prodursi la propria musica: ai tempi era davvero costoso prenotare uno studio, anche solo per una giornata (e allora questo era l’unico modo per poter pubblicare dei lavori con una produzione decente), ora puoi registrare e missare tutto direttamente nella tua camera da letto, con una strumentazione di altissima qualità con dei costi abbastanza contenuti e con degli ottimi risultati. Certo, la grande differenza rispetto ai nostri esordi principalmente la fa Internet: ora è possibile distribuire la propria musica in un mercato mondiale senza alcun accordo e senza contratti. Fondamentalmente sarebbe una cosa molto positiva questa, ma allo stesso tempo è totalmente cambiato anche l’approccio che il pubblico medio ha nei confronti della musica stessa: sono sempre meno quelli che decidono di comprare un disco, dal momento che possono scaricarlo direttamente dalla rete. Ormai è una cosa inevitabile per come si è sviluppata la tecnologia, ma allo stesso tempo è abbastanza triste, parlando da artista.
Gli IQ ritornano cinque anni dopo la pubblicazione dell’ultimo studio album, Dark Matter. Cinque anni molto travagliati visti i grandi sconvolgimenti che ha avuto la line up. Puoi riassumere brevemente ai nostri lettori che cosa è successo in questo periodo?
Si, ne abbiamo viste davvero di tutti i colori. Avevamo appena iniziato a scrivere i pezzi per il nuovo disco quando il nostro batterista “Cookie” ha deciso di lasciare di punto in bianco la band e di andare a vivere in una sperduta parte della Scozia. E’ stata una sorpresa per tutti noi, e questo ha ovviamente significato smettere completamente con tutto quello che stavamo facendo in quel periodo, organizzare delle audizioni per cercare un nuovo batterista, testarlo a dovere, chiuderci in sala prove con lui e provare insieme tutto il repertorio del gruppo dal momento che di lì a breve avremmo avuto degli spettacoli live già fissati da tempo. Qualche tempo dopo, quando i pezzi ormai erano pronti e stavamo per iniziare le registrazioni, Martin Orford ha deciso di lasciare a sua volta il gruppo e abbiamo dovuto cercare un sostituto adatto a prenderne il posto. Durante lo scorso anno poi Pete si è ammalato abbastanza seriamente, al punto che non eravamo neanche sicuri che potesse recuperare in pieno per completare le registrazioni. Come se non bastasse tutto questo, alla fine dello scorso anno Andy, il nostro nuovo batterista, ha deciso di lasciare anche lui il gruppo per motivi personali, e tutti insieme noi abbiamo dovuto convincere Cookie a rientrare nella band. E tutto questo mentre io cercavo di mettere insieme tutti i pezzi dell’album nella maniera più organica possibile.
Quando avete cominciato più o meno a lavorare sul nuovo disco e quanto tempo vi ha preso nell’insieme?
Il lavoro è iniziato verso la fine del 2005 e si è protratto per oltre tre anni, a causa di tutti i problemi che ti ho appena menzionato. Sono stati degli anni terribilmente pieni e caotici.
Qual è il senso del titolo del nuovo album, “Frequency”?
Ci piaceva molto l’ambiguità della parola, può assumere significati completamente diversi a seconda di come lo leggi. A un certo punto stavamo seriamente pensando di cambiare il titolo dell’album in “Infrequency”, visto tutto il tempo che ci abbiamo messo per fare uscire questo nuovo disco.
Che cosa rappresenta la copertina e chi ha avuto l’idea?
E’ stata un’idea di Tony Lythgoe, l’artista che ha disegnato tutte le nostre copertine da Subterranea in poi. Ha dato un ascolto ai primi demo di Frequency e gli è subito venuta questa idea per la copertina, di questi hacker che cercano di prendere il controllo di alcuni giganteschi satelliti per i propri personalissimi scopi. Dal canto mio la vedo anche come una critica velata alla situazione musicale odierna, di come il download illegale abbia cambiato totalmente il mondo della musica.
Di che cosa trattano i testi? Sono per caso connessi tra di loro da una tematica comune oppure no?
Originariamente volevamo collegare tutte le tracce con un tema comune, ma visti i continui problemi che abbiamo avuto e le frequenti interruzioni che ci hanno impedito di lavorare sopra al disco con continuità abbiamo preferito lasciar perdere. Ci sono vari temi musicali che si ripetono per tutto l’album, si può quasi dire che questo sia un concept dal punto di vista musicale ma non nei testi.
Come ti sei sentito quando Martin Orford (ex tastierista nonché membro fondatore degli IQ) ha deciso di lasciare la band dopo ventisei anni e, poco dopo, di lasciare in generale tutto il mondo del music business?
E’ stata una strana sensazione, un misto di frustrazione e di sollievo. Già da qualche tempo erano sorte delle divergenze artistiche tra Martin e il resto della band, era solo questione di tempo prima che decidesse di agire in questo modo e accadesse quello che è effettivamente successo. Solitamente si crede che l’unico autore della musica degli IQ fosse Martin, ma sarebbe ingiusto pensare una cosa del genere, non è mai stato così. Fin dai nostri esordi, alla stesura dei pezzi ci si è sempre dedicata la band nel complesso,non solo Martin! Negli ultimi dieci anni poi qualcosa era cambiato, Martin voleva allontanarsi da sonorità prettamente Progressive Rock per spostarsi su qualcosa più AOR, e per questo motivo il suo contributo in fase di songwriting si è fatto sempre meno consistente, e da lì poi la frattura.
Frequency è il primo album degli IQ con Mark Westworth alle tastiere. In che maniera ha preso parte alle composizioni?
Mark non ha avuto la possibilità di dire la propria in fase di composizione, è entrato nella band che tutte le parti di tastiera erano già state scritte e ha dovuto solo limitarsi a suonarle il meglio possibile. Ha comunque fatto un ottimo lavoro.
Qual è il tuo pezzo preferito all’interno di questo Frequency e perché?
Onestamente non ne ho la più pallida idea, ho sempre trovato molto difficile stimare la bontà di un disco degli IQ subito dopo l’uscita. Ti spiego, come sai sono io a produrre personalmente tutti gli album della band da Ever in poi. Il mio compito in questa veste è ricercare il suono giusto, l’arrangiamento vincente, l’atmosfera avvincente, e questo analizzando la musica spezzone per spezzone, non certo prendendo l’album in generale. E’ un lavoro frammentario per natura. Per questo motivo una volta che il disco viene pubblicato mi serve un po’ di tempo per distaccarmene, e poi ascoltarlo con calma e farmi un’idea definitiva su come sia uscito effettivamente.
Ripensando un attimo ai vostri esordi, alle prime vostre canzoni, come trovi che sia cambiato per gli IQ il modo di comporre la musica in questi ventotto anni, dal 1981 a oggi?
E’ una domanda estremamente complicata, non so se riesco a risponderti così su due piedi. Posso dirti che ora, rispetto al passato, ci avviciniamo alla musica con più confidenza, ci riesce più facile e abbiamo nel complesso meno preoccupazioni. Una volta eravamo molto frettolosi, ci sedevamo tutti insieme, scrivevamo una canzone di getto e finché non era completa non ci rialzavamo. Eravamo molto ambiziosi ma anche molto confusionari, come dei bambini che corrono tutti insieme dietro a un pallone. Ora la situazione è completamente diversa, abbiamo abbastanza confidenza da permetterci di poter fare tutto con più calma.
Che giudizio hai della scena progressive rock internazionale?
Non sono sicuro di avere capito la domanda. Intendi gruppi come Muse e Radiohead? (ehm, non proprio… ndr) Se si, allora posso dirti che producono della gran bella roba. Non ascolto molto progressive rock a dire il vero, mi piacciono molti generi musicali abbastanza disparati tra di loro.
Che cosa significa per te suonare progressive?
Credo che sia uno dei generi musicali più versatili e aperti in assoluto, nel senso che non c’è una maniera univoca di suonare progressive. Mi piace il fatto che possiamo approcciarci alla musica da ogni angolazione possibile e, pur con varie distinzioni, questa nel nostro caso suonerà sempre al 100% IQ.
Avete in programma qualche data live per promuovere questo nuovo album? Nel caso, passerete anche qui in Italia?
Si, in questo periodo stiamo organizzando le date per questo e per il prossimo anno, mano a mano che vengono confermate le aggiungiamo sul nostro sito internet, per cui puoi controllare direttamente lì. Ci piacerebbe molto tornare in Italia, il pubblico italiano è così entusiasta e così caldo, però dobbiamo trovare qualcuno a cui interessi concretamente organizzare un concerto degli IQ. Certo, se conosci delle persone a cui passare questa idea sei il benvenuto! (ndr ride)
Che altro bolle in pentola per il futuro degli IQ?
Al momento siamo completamente occupati nella promozione del nuovo album, ad Agosto saremo impegnati in un festival progressive in America, e più avanti abbiamo in programma una serie di concerti in Europa. Ci piacerebbe in qualcuna di queste date suonare il interamente il nuovo album, oppure suonare tutto Subterranea, anche se questa cosa richiede molto tempo e molta fatica. Poi se l’andazzo continua così, probabilmente tra una decina di anni inizieremo a scrivere il nuovo album.
Ora hai la possibilità di convincere i nostri lettori a comprare il vostro nuovo album, che cosa diresti?
‘Frequency, l’album perfetto per voi da ascoltare…’ no, ok, sono negato per gli slogan, preferisco che sia la nostra musica a parlare per noi.
Ok, questa era la mia ultima domanda. Grazie Mike per il tempo a disposizione, a te un’ultima battuta per chiudere questa chiacchierata come meglio credi.
Grazie a te, è stato un piacere. Un saluto a tutti i nostri fan italiani, spero che il nuovo album sia di vostro gradimento. Ciao!
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega