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Iron Maiden: Bruce Dickinson, “Ecco perché non nascono più band che riempiono gli stadi, è colpa dei grandi promoter”

Di Davide Sciaky - 11 Dicembre 2023 - 9:58
Iron Maiden: Bruce Dickinson, “Ecco perché non nascono più band che riempiono gli stadi, è colpa dei grandi promoter”

In una nuova intervista con la radio svedese Bandit Rock, il cantante degli Iron MaidenBruce Dickinson, ha discusso di come negli ultimi anni ci sia una carenza di band che abbiano raggiunto un livello di popolarità paragonabile a quello di band come Iron Maiden Metallica:

La scorsa settimana ero in Brasile con un importante promoter. Ero al Comic Con [CCXP23] di San Paolo per presentare il mio prossimo album solista “The Mandrake Project“…. Quindi ero lì, c’era questo promoter e ci siamo messi a parlare e lui mi fa: “È un vero problema per noi ora, per i promoter, quando si parla di grandi festival… non ci sono headliner”. Gli headliner si contano sulle dita di una mano, i gruppi che puoi mettere in alto nell’evento e la gente dice: “Va bene, allora vado!”. E, sfortunatamente, credo che la ragione sia che le grandi aziende hanno preso il controllo di tutto e sono interessate solo a fare soldi, quindi vendono i grandi headliner, ma non puntano sulle band che fanno qualcosa per creare una nuova fanbase, per creare la dedizione che li porterà in alto. Perché non si diventa headliner da un giorno all’altro. Si diventa headliner facendo un sacco di concerti in un sacco di posti e i fan che ti seguono e all’improvviso ti vedono alla Wembley Arena e dicono: “Oh mio Dio, questi ragazzi suonano nelle arene”. E il passo successivo dopo le arene è: ‘Oh, andranno a fare da headliner a un festival’. Oh, sì, fantastico. Sono headliner di un festival”. E in quel momento fai un passo avanti in questo mondo.

Negli Stati Uniti, per esempio, quando ero in tour con i Maiden, facevamo tutti gli show nelle arene ed eravamo ospiti speciali, cose dal genere. Ma è proprio questo il punto: eravamo ospiti speciali in uno show con tre band, e così cominciavi a costruirti un seguito a Chicago. E un promoter si occupava di Chicago, un altro di New York, un altro ancora di… E i promoter di tutti quei posti dicevano: “Allora, vi riporteremo qui per suonare un altro show. Così vi faremo crescere a Chicago, vi faremo crescere fino al punto in cui sarete la band headliner in quel locale. E poi, quando la risposta sarà davvero forte, vi riporteremo qui e faremo da headliner in un posto di due volte più grande”. E ogni promoter faceva così con le band con cui lavorava. E poi, sfortunatamente, fortunatamente – voglio dire, Live Nation ci paga un’enorme quantità di denaro – ma quello che non fanno è far crescere le band nello stesso modo. Bisogna capire che i promoter , quei singoli promoter , si prendevano tutti dei rischi individuali. Quindi magari organizzavano un concerto e andava male. Poi ne organizzavano un altro e potevano dire: “Oh, questa settimana abbiamo guadagnato dei soldi. È fantastico”. Quindi si può capire la tentazione quando arriva – non so da dove provenga il denaro, un hedge fund o qualcosa del genere, un venture capital, non mi interessa. Ma puoi vedere la tentazione quando arriva qualcuno e dice: “Vorremmo comprare quella cosa che fai a New York o a Chicago o in qualsiasi altro posto, e ti daremo un sacco di soldi”. Ma il patto è che poi non puoi più fare nulla. Dovrai lavorare un po’ per noi o prenderti una vacanza, perché d’ora in poi saremo noi a gestire lo spettacolo”. E loro si sono accaparrati tutto. Insomma, parliamo di uomini d’affari intelligenti. Ma dal punto di vista artistico, per la salute della scena live, credo sia un fenomeno preoccupante. Voglio dire, forse sono ingeneroso, ma ho l’impressione che una volta la scena fosse molto più vivace in termini di band emergenti che potevano arrivare e sorprendere la gente. E l’altra cosa che penso sia purtroppo diminuita è il numero di piccoli locali in cui le band possono semplicemente venire a fare un concerto. E questo riduce la base di persone che escono e dicono: “Oddio, sono stato a un concerto dal vivo l’altro giorno ed è stato fantastico. È stato molto meglio che stare seduti davanti a uno schermo”. … E bisogna avere i posti per farlo.

In questo momento a Londra si discute del fatto che qualcuno cercherà di costruire lo Sphere, come a Las Vegas… che perdita di tempo. Una perdita di tempo e di denaro. Sarebbe molto meglio convertire una mezza dozzina di vecchi pub in locali e dire ai ragazzi: “Ehi, c’è un locale libero. Andate a suonare”.