Iron Maiden: Bruce Dickinson, “Rispettiamo i fan ma non ci facciamo influenzare da quello che vogliono, con la nostra musica decidiamo noi”
In una recente intervista con The Rich Roll Podcast, Bruce Dickinson ha parlato del rapporto degli Iron Maiden con i fan e di come la band non si faccia influenzare dai gusti dei fan per le proprie scelte:
Un disco, una registrazione, è esattamente questo: registra dove la band si trova mentalmente, emotivamente, musicalmente, in un determinato momento. Ed è per questo che i dischi suonano diversi l’uno dall’altro, o almeno così speriamo, perché ci si evolve emotivamente con il passare del tempo. I nostri primi, sai, quattro, cinque, sei dischi sono stati realizzati quando avevamo vent’anni, poi sono successe cose, abbiamo avuto figli, e emotivamente siamo cambiati. Quindi ora con “Senjutsu“, sai, siamo molto più Prog. Ma non… va bene, c’è della gente lamentosa che vorrebbe che restassimo esattamente com’eravamo nel 1981, ma questo non impedisce a centinaia di migliaia di persone di venire ai nostri concerti. Ciò che ci interessa è che i nostri fan capiscano che la nostra musica è un viaggio. Ed è il nostro viaggio, non il loro viaggio. Il loro viaggio è essere in viaggio con noi. Quindi non ci chiediamo: “Cosa dovremmo suonare per i fan?”. Ci chiediamo: “Che cosa dovremmo suonare per noi?”. E poi i fan possono esprimere la loro opinione. E ne discuteranno. E rispettano il fatto che facciamo quello che facciamo e noi speriamo che si divertano. Voglio dire, alcuni di loro diranno: “Non mi piace quell’album. Amo quest’altro album.”. C’è gente che ci ha conosciuto grazie agli album che abbiamo fatto negli ultimi 10 anni e se ascoltano un album che abbiamo fatto 30 anni fa, magari pensano: “Oh, cos’è questo? La musica vecchia?”. E poi riscoprono tutto il materiale degli esordi. […] La mia analogia principale è che i nostri fan sono come questo tavolo che, immagino, sotto a questo laminato sia fatto di compensato. E i nostri fan sono come un tavolo di compensato. Noi stendiamo uno strato di legno. E poi, l’anno successivo, stendiamo un altro strato di legno. E poi un altro, e un altro ancora. E cerchiamo di non perdere nessuno. Quindi, quando si arriva a 40 anni [di carriera], è un tavolo incredibilmente grande.
Quindi c’è l’idea di rispetto per i fan ma, in ultima analisi, il ruolo dell’artista è quello di esprimersi nel modo che sente giusto per sé stesso. Senza assecondare i desideri dei fan ma muovendosi solamente secondo i propri desideri.
Questo è il punto cruciale che i nostri fan accettano. Voglio dire, uno o due di loro potrebbero non accettarlo. Ma la stragrande maggioranza di loro lo accetta. Quando suoniamo dal vivo ci sforziamo di fare il miglior spettacolo possibile con la musica che abbiamo scelto di sounare. Se una canzone è particolarmente difficile, ad esempio una canzone che potrebbe essere particolarmente lunga o qualcosa del genere. Alcuni fan la ameranno. Altri andranno a fare una pausa in bagno.
Ma tu non hai paura di sfidarli in questo modo.
No, assolutamente no. Ad esempio, quando abbiamo suonato “A Matter of Life and Death“, abbiamo suonato tutto il disco dal vivo. Siamo andati in tour, abbiamo suonato un intero disco dall’inizio alla fine. E c’erano persone in America, persone molto rumorose su internet che si lamentavano dicendo, “Ho pagato i miei soldi per andare a vedere questa schifezza. Dove era “Run To The Hills”?”. Io pensavo: “Va bene, come vuoi”. E altri che gridavano, “Sì, non posso credere che siano così arroganti da fare questo”. Bla, bla bla.. L’anno successivo siamo tornati in America e indovinate un po’? Si è presentato il doppio del pubblico. Da questo possiamo capire che le persone che fanno tanto rumore su internet non rappresentano davvero quello che le persone vere pensano e si dicono l’un l’altra nel mondo reale. I fan hanno rispettato la nostra scelta, c’è stato un passaparola e siamo andati avanti a costuire la nostra fanbase che è cresciuta così grazie al buon vecchio passaparola tra fan.