Jag Panzer (Mark Briody) esclusiva per www.truemetal.it
Per la fine dei miei esami e del mio anno accademico mi sono voluto fare un regalo, un regalo da sborone, come mio solito, e quale regalo migliore se non un’intervista con un mito del metal americano come Mark Briody, leggendario chitarrista dei Jag Panzer? Di argomenti ce ne sono sempre tanti quando sei al cospetto di un personaggio di questo calibro, spero anche che questa intervista possa lenire la vostra fame di informazioni sul nuovo attesissimo disco dei Jag Panzer che arriverà in Autunno. Sono sempre eccessivamente me stesso.
Ciao Mark, lasciami dire che per me è un vero onore poterti intervistare e che in Italia molti metallari vi considerano degli autentici miti, ti ringrazio per la tua disponibilità e per la tua gentilezza. Per prima cosa mi piacerebbe chiederti cosa significa suonare heavy metal per un musicista leggendario come te? Come è cambiata la tua vita con l’heavy metal? E come consideri la storia dei Jag Panzer nel tuo cuore dopo così tanti anni?
“Grazie a te Eugenio per le cose stupende che hai detto dei Jag Panzer, per me l’heavy metal è tutto. Posso esprimere ogni sentimento che provo attraverso la mia musica. La rabbia, la gioia, la tristezza, ogni cosa può essere espressa attraverso il metal. Io non penso che questo processo sia possibile con ogni forma di musica. Solo nel metal puoi trascorrere mementi rarefatti e calmi, per poi passare d’improvviso alla potenza e all’energia vera”.
Ci sono persone che credono che il metal classico con la sua scena sia rinato in questi anni. Io non ho mai creduto che il metal classico fosse morto dopo gli anni ottanta, ci sono sempre state grandi band come i Jag Panzer che hanno difeso strenuamente la cultura del metal anche durante gli anni bui del genere. Quale opinione ti sei fatto della new wave del metal classico rinato negli Stati Uniti? Cosa è cambiato nell’attitudine rispetto agli anni del vostro passato?
“Per me è una grande cosa vedere nuove band che suonano un buon heavy metal. La maggior parte dei musicisti americani suonano musica alla moda solo per fare soldi, ma io non condivido questo in nessun caso. Quindi quando vedo un ragazzo giovane che suona heavy metal classico io mi rendo conto che la sua scelta è dettata dal cuore e dall’amore per la musica, questa è una grande cosa”.
I Jag Panzer hanno sempre ricevuto pressioni nei confronti del loro secondo album “Chain of command”, questo disco era davvero molto difficile da trovare per i fan, e anche per me lo è stato. Finalmente siete riusciti a ristampare questo disco tramite la Century Media, quali sensazioni provi nei confronti di questo disco rinato? Quali problemi ci furono all’epoca che impedirono la pubblicazione ufficiale del disco?
“Sono davvero felice che “Chain of command” sia stato pubblicato finalmente in maniera ufficiale. Posso assicurarti che ci avevamo lavorato davvero tanto all’epoca ed era molto triste sentire la gente che ascoltava una versione bootleg con un sound pessimo. Avevamo già intenzione di ristampare il disco negli anni ottanta ma non abbiamo mai avuto un contratto discografico appropriato per farlo. Stavamo lavorando su un buon contratto con Bill Peters e la Auburn Records, ma il contratto svanì quando la Island Records venne coinvolta nell’operazione. Bill era perfetto per realizzare un contratto fantastico, ma non saremmo andati da nessuna parte con la Island Records e semplicemente non se ne fece nulla”
Possiamo considerare “Chain of command” come un album classico, molti dei metallari più giovani potrebbero dire che questo disco non riflette la medesima attitudine musicale degli attuali Jag Panzer. Io non lo penso, ma vorrei che mi spiegassi quali sono le caratteristiche sonore principali che secondo te legano “Chain of command” al vostro presente.
“Mi piace “Chain of command” e sono molto orgoglioso di quel disco, fu la nostra prima esperienza con l’impiego di differenti armonie vocali. Devo ammettere che preferisco decisamente il suono degli attuali Jag Panzer rispetto a quelli di “Chain of command”. In ogni caso ritengo questo disco davvero un ottimo lavoro”.
Io ho comprato una versione bootleg di “Chain of command” pubblicata dalla Reborn Records, è stata davvero difficile trovarla. Quel disco non ha un buon suono e sembra un prodotto artigianale, poco professionale. La nuova versione di “Chain of command” possiede un suono ptentissimo, davvero molto metal, siete soddisfatti di questo risultato? Come giudichi la versione bootleg del disco? C’è qualcosa che vorresti dire ai tuoi fan in proposito?
“Il bootleg ha un suono terribile, pensa che è stato ricavato da una cassetta copiata di terza mano. Per me è molto imbarazzante ascoltare quel prodotto. Anche la grafica del booklet è pessima. Ho passato un’intera settimana per ripulire il suono dei nastri originali del disco e consegnarli alla Century Media, adesso suona molto meglio e ne sono contento”
I Jag Panzer hanno sempre suonato concerti assassini, in Italia noi metallari speriamo di rivedervi presto a Milano il prossimo anno magari. Pensi che le canzoni di “Chain of command” saranno suonate dal vivo nei prossimi concerti per supportare la ristampa del disco?
“Eugenio, noi adoriamo suonare in Italia! Anche se davanti a piccole folle fedeli comunque gli shows sono veramente incredibili per noi. Ti prometto che torneremo in Italia presto, però purtroppo devo dirti che non suoneremo pezzi di “Chain of command”. La scelta è dettata dal fatto che Harry e Chris non erano presenti nella line up nel periodo di registrazione di quel disco, penso che dobbiamo puntare sui pezzi che adesso ci rappresentano meglio”.
Bene Mark, adesso passiamo alla vostra attuale attività di gruppo. State lavorando alla realizzazione del nuovo attesissimo album “Casting the stones”, quanto tempo ha richiesto la stesura dei pezzi? Ti senti soddisfatto di come le nuove canzoni sono venute fuori? Pensi che conquisteranno ancora una volta il vostro pubblico?
“L’abbiamo appena finito, Eugenio, posso dirti che “Casting the stones” mi soddisfa profondamente, credo che voi ragazzi lo amerete alla follia, è fantastico. Per rispondere alla tua domanda posso dirti che la stesura dei brani ci ha impegnati per circa un anno, credo davvero che i supporter dei Jag Panzer saranno felici di sentire il nuovo album”.
Ho letto sul vostro sito ufficiale la tracklist del nuovo disco, ho potuto vedere che ci sono canzoni che si riferiscono a dei fatti storici. Queste tematiche vi hanno sempre interessato molto, i Jag Panzer ne hanno sempre parlato nei pezzi. Vorrei sapere qualcosa di più preciso approposito del pezzo “The mission 1943”. Noi crediamo che sia una canzone incentrata su eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale. Questo periodo storico vi ha ispirato veramente? La canzone parla di fatti reali accaduti alle forze armate statunitensi durante il conflitto in Europa, oppure nell’Oceano Pacifico?
“Per la verità non parla di un fatto veramente accaduto, è un evento inventato. Harry è sempre stato molto interessato ai libri della serie di “Navarone” di Alister Cooke. Questi libri sono molto emozionanti e narrano fatti immaginari ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, la canzone è basata su uno di questi racconti”.
Un altro interessantissimo titolo è “Achilles” che ha subito indotto tutti noi a pensare all’eroe greco invulnerabile narrato nell’Iliade di Omero. Davvero la narrazione della Guerra di Troia vi ha ispirato? Avete studiato il testo classico scritto da Omero per scrivere il testo? Per caso il film “Troy” vi ha ispirato per immaginare il personaggio di Achille?
“Ancora una volta Eugenio devo dirti che è stato Harry ad essere ispirato dalla letteratura. Erano anni che lui voleva scrivere una canzone che parlasse di Achille, l’abbiamo fatta proprio mentre usciva il film che mi dicevi! Ma è solo una coincidenza e posso dirti che avevamo già finito la canzone quando siamo andati a vederlo”.
I Jag Panzer hanno composto con eleganza un grande concept album intitolato “Thane to the thorne”, come sappiamo si trattava di un lavoro basato sulla celebre tragedia “Macbeth” scritta da William Shakespeare. Credo però che il nuovo disco non sarà un concept, quali sono i problemi più difficili nella realizzazione di un concept album? Perchè avete cambiato direzione artistica nei vostri recenti platter e in “Casting the stones”?
“Adoro i concept album, ma penso che dovrebbero essere delle produzioni speciali. Credo ce ne possano essere uno, o al massimo due, nella carriera di una band. Altre band producono ottimi concept album in maniera costante, per esempio i Grave Digger. Però nel caso dei Jag Panzer penso che ci saranno solo un paio di concept album. Penso che il prossimo disco (inteso dopo “Casting the stones”) potrebbe essere un concept, ma ne devo parlare ancora con i ragazzi della band”.
Avete recentemente suonato al notorio festival tedesco Bang Your Head a Balingen, credo sia stato un importante evento per i Jag Panzer, quali sono state le vostre emozioni quel giorno? Pensate di tornare a i grandi festival europei estivi, il prossimo anno, per supportre l’uscita del nuovo disco? Quali sono i piani del tour di supporto a “Casting the stones” in Europa?
“Il Bang Your Head è stato grandioso! Ho ascoltato musica bellissima e ho incontrato delle persone eccezionali. Certamente saremo molto felici di suonare ancora ai grandi festival il prossimo anno, purtroppo non posso dirti nulla di preciso in merito perchè non abbiamo ancora deciso nulla di preciso per il prossimo tour, ma tenteremo di concludere qualcosa appena dopo l’uscita del nuovo disco”.
Alcune band metal statunitensi come i ManowaR e gli Iced Earth hanno sentito profondamente l’importanza di supportare la vostra nazione dopo gli orribili fatti terroristici dell’11 Settembre del 2001. Loro hanno scritto canzoni come “The flight of freedom” e “When the eagle cries” dedicandole alle vittime di quei violenti attacchi. Come ti sei sentito personalmente quel giorno, Mark? Avete mai parlato tra di voi sulla possibilità di scrivere dei pezzi sul questi fatti? Anche se non espresso esplicitamente c’è qualcosa nel nuovo disco riferito all’11 Settembre del 2001?
“L’11 Settembre fu un giorno terribile, io non lo dimenticherò mai. Ma per quello che mi riguarda penso che i miei sentimenti siano personali, non qualcosa che posso mettere all’interno di una canzone. Però quando ho ascoltato per la prima volta “When the eagle cries” degli Iced Earth mi sono commosso profondamente. E’ una canzone stupenda ed è un commovente tributo alle vittime di quel giorno”.
Io ho finito la mia intervista Mark, e non posso che ringraziarti davvero per il tuo tempo, sei una vera leggenda del metal e non posso che esprimere i miei auguri più sinceri ai Jag Panzer. Spero di vedervi presto in Italia, usa pure questo spazio per salutare i vostri supporter italiani, loro vi amano.
“Grazie a te Eugenio, non vedo l’ora di tornare in Italia, abbiamo sempre trascorso giorni magnifici nel vostro paese”