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Joe Lynn Turner

Di - 20 Aprile 2007 - 0:05
Joe Lynn Turner

Un uomo tutto d’un pezzo, un artista che ha scritto pagine di storia, un cantante leggendario e una persona estremamente sensibile. Tutto questo è Joe Lynn Turner. Intervistare un’icona del genere è un’emozione difficile da descrivere e preferisco lasciarvi alla nostra lunga chiacchierata. Non dimenticatevi di passare in negozio: Second Hand Life è un’altra brillante gemma della preziosissima carriera dell’italo-americano. Buona Lettura. 

Caro Joe, è con immenso piacere che ti do il benvenuto sulle nostre pagine; avere la possibilità di parlare con uno dei migliori cantanti della storia del rock è un’emozione forte, un’emozione difficile da descrivere nero su bianco, soprattutto se ritieni di essere uno dei suoi sostenitori più intransigenti.

Grazie Gaetano, i complimenti fanno sempre e soltanto piacere… fossero sempre come il tuo. Ieri mi sono imbattuto su un forum di internet dove si parlava del mio nuovo disco solista e gli utenti discutevano del fatto che la band aveva ottime qualità ma che il cantante, tale Joe Lynn Turner, fosse poco esperto per quel genere di musica. Come vedi, tutto è relativo e chiunque può giudicare come meglio crede. Io ti ringrazio di nuovo, anche perché sto dalla tua parte (ride ndg).

Sono rimasto senza parole, non mi permetto nemmeno di commentare. Senti Joe, dove vivi?

In questo momento sono da mia mamma. Sai, non sta molto bene e mi sono trasferito da lei per aiutarla. Siamo ad Hackensak non lontano dal New Jersey dove vivo. Vedi Gaetano, credo moltissimo nella famiglia e, nonostante il mio mestiere, mai e poi mai l’abbandonerei.

E dimmi, cosa pensa la tua famiglia della rock star Joe Lynn Turner?

Diciamo che sono figlio d’arte. Mio padre era un ottimo cantante e si cimentava spesso e volentieri coi brani di Frank Sinatra, cantava nei piccoli club e mi ha sempre spinto verso una direzione musicale. Amava il canto e amava lottare per il canto. Mia madre l’ha sempre massacrato sai? “Merda! Tu hai dei figli da mantenere, devi andare a lavorare e devi smettere di cantare! Se proprio hai voglia, canta mentre ti fai il bagno fannullone!”. Lui ha sempre cercato di mantenere la nostra famiglia, portava soldi in casa, non molti a dire il vero, ma tutto quello di cui disponeva. Ebbene… lui mi ha regalato il sogno, io ho potuto coltivarlo per merito suo: ha sempre creduto in me, fin dal principio. Il mio nuovo album, anzi… tutti i miei dischi, sono dedicati a lui, sono una dedica speciale per mio padre che mi ha forgiato e mi ha plasmato a sua immagine e somiglianza. Gli devo tutto, è la mia fonte primaria di ispirazione e finchè avrò la forza di continuare, lo farò in suo onore!

E’ commovente Joe, sono stra-sicuro che apprezzerà il tuo operato, ovunque esso sia. Hai parlato del nuovo disco, bene: è uno dei tuoi migliori solisti. Ti va di presentarlo?

Prima di tutto ti ringrazio per il complimento, la pensiamo allo stesso modo (ride, ndg). E’ un album classico, decisamente classico. E’ un album solare, è un disco pieno di vitalità e pieno d’energia. Premi il tasto play e non ti resta che lasciarti trasportare dalle sue melodie limpide e gioiose. L’ho riascoltato proprio oggi e mi sono reso conto che non ci sono passi falsi, non ci sono filler, è un disco disinvolto e piacevole dall’inizio alla fine. Questo è Second Hand Life. Ci ho messo tutta l’esperienza che ho acquisito fino qui, ho dato il massimo di me stesso e sono soddisfatto. Le canzoni parlano d’amore, di odio, guerra ma sono le sensazioni provate in oltre cinquanta anni di vita, tenendo presente che il filo conduttore che le lega l’una con l’altra è e resta mio padre.

Sei una persona credente Joe? Sei un uomo di Chiesa?

Si sono un credente, sono un latino e non dimentico le mie origini! Qualcuno lo chiama Gesù, qualcuno lo chiama Dio, qualcuno Geova. Devi credere in qualcosa. Uscendo dal discorso prettamente religioso, voglio dirti che io credo tantissimo in me stesso e, anche se sembra una frase fatta, il segreto del successo è stare bene con la propria persona. Credimi.

Sante parole. Torniamo al disco Joe?

Oh Yeah Man!

Mi piace un sacco. Second Hand Life registra una energica partenza hard rock style, c’è più di un passaggio lento e una sorta di ballata blues in fondo, incalzano i tempi medi, poi il decollo del rock duro trademark di Joe Lynn Turner. La scaletta è imprevedibile.

Perfetto! E’ la corretta sintesi. I miei vecchi dischi avevano un’impostazione ragionata, la scaletta la decidevo a tavolino. Second Hand Life è qualcosa di estremamente naturale, e gli undici pezzi pubblicati sono usciti dalla mia mente nell’ordine della tracklist. Giusto quando parli di imprevedibilità, Second Hand Life è un viaggio che non avevi programmato di fare.

Un viaggio che riparte da Sunstorm, un viaggio che non dimentica il passato di Slam e di The Usual Suspects. E’ una sorta di unione dei due generi: AOR e Hard Rock. Non è così?

Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Anche questo cambiamento è avvenuto in maniera totalmente naturale. Ho riscoperto l’AOR con Sunstorm e l’ho messo in pratica col mio nuovo solista, senza dimenticare le influenze che mi hanno portato sino a qui. Ripeto: è un disco più maturo, più intelligente, più melodico e, spero di non offendere nessuno con quello che sto per dire, non è per ragazzini.

“Love” è una parola che usi spessissimo nei tuoi testi. Quale significato da, Joe Lynn Turner, al sentimento “amore”?

Ho usato la parola “Love”, oltre che nei testi, anche per intitolare due nuovi pezzi. L’amore è tutto. L’amore è vita, ma è anche morte. L’amore costruisce e distrugge. Love is Family. L’amore è tutto quello che ci circonda, ecco perché il pezzo d’apertura si intitola Love is Life perché, e sono convinto, l’amore è la vita. Questo è quello in cui realmente credo. Un uomo senza l’amore non è un uomo e sono sicuro che nessuno può farne a meno. Certo, c’è il rovescio della medaglia: l’odio. Anche quello è un sentimento come l’amore, perché è l’estremizzazione negativa di un atto passionale. Una persona che uccide lo fa con del sentimento, è innegabile. Resta inteso che Joe Lynn Turner professa amore e mai odio!

Continua pure Joe, dal tono della tua voce ho capito che l’argomento ti sta particolarmente a cuore…

E’ così. Bisogna urlare al mondo ciò in cui si crede. Si ama allo stesso modo in Italia, in Iran, in Turchia, Ritchie Blackmore mostrava il suo modo di amare suonando la chitarra (e comincia a intonare un passaggio di chitarra di Gates of Babylon ndg), Romeo e Giulietta si amavano guardandosi da un balcone. Oggi questo sentimento è sempre più in disuso, si sta disperdendo a causa della pessima influenza della società, a causa delle ideologie sbagliate e a causa dei governi. Ma vaffanculo tutto e divertitevi ragazzi, divertitevi ad amare: il resto non conta.

Francamente non mi aspettavo il “Joe filosofo”, hai un grande rispetto per la vita.

Absolutely!

Torniamo a noi, dopo aver ampliamente discusso dei caratteri del nuovo disco, passerei alla storia. Quando hai davvero deciso di diventare un musicista?

Ti ho parlato di mio padre, ma mia nonna Domenica, quando ero piccolo, mi riempiva il cervello di canzoni tradizionali italiane. Non mi dimenticherò mai un nome: Enrico Caruso! (e qui spara un inaspettato acuto ndg)
Ti racconto la mia domenica tipo: si andava in chiesa vestiti di tutto punto, poi tornavamo a casa per il pranzo. Banchettavano come minimo venti persone. Quando il vino cominciava a raggiungere la testa nessuno riusciva più a controllarsi e allora vai di Enrico Caruso con mia nonna che urlava sulla sedia e noi altri ad intonare il coro. Un bel giorno, Pasquale, mio zio… a proposito, si capisce che ho origini italiane?

Ahahahaah certo, continua pure Joe!

Dicevo, mio zio Pasquale si è presentato con una chitarra e con un libro dei Beatles: da allora non ho più smesso di suonare e di cantare. Quel giorno la musica mi è entrata dentro. Insomma ce l’avevo nel sangue, io credo nel destino e Joe Lynn Turner, prima o poi, sarebbe diventato un musicista. Ho ascoltato di tutto, tutti i generi musicali esistenti, per questo oggi non mi reputo un semplice cantante rock; mi sta un po’ stretto se consideri un passato che racchiude, in pratica, ogni stile esistente.

Come sei passato dai Fandango ai Rainbow?

Fortuna, fortuna sfacciata. Eravamo in tour coi Fandango quando ci hanno rubato il camion con tutto l’equipaggiamento necessario per suonare. 80 mila dollari di furto. La RCA Records ha provato ad aiutarci acquistando per noi alcune chitarre e amplificatori ma non eravamo più gli stessi senza le nostre custom e senza tutto il materiale che ci permetteva di avere un determinato tipo di suono. Il risultato? Addio Fandango, ci siamo sciolti come neve al sole. Vivevo a New York City quando ricevetti una chiamata da parte di Ritchie Blackmore che diceva di essere un mio fan. Mi chiese se volevo fare un provino. Qualche giorno dopo mi presentai nei Kingodm Sound Studios di Long Island e cominciai a improvvisare fino a quando non mi hanno chiesero di cantare un brano specifico: “I Surrender”. Detto, fatto. Blackmore si consultò con gli altri, prese un paio di birre e mi disse: “Il posto è tuo, canterai per i Rainbow”. Ho avuto proprio un gran culo, se non mi fossi separato dai Fandango, non avrei mai partecipato a quella audizione.

Bene, allora passiamo a Ritchie Blackmore visto che l’hai introdotto tu: io lo amo!

Anche io! (ridiamo ndg)

Adoro i Blackmore’s Night, per me sono magici. Dopo il recente remake di Street of Dreams, sul quale hai dettato con Candice Night, ti piacerebbe ancora lavorare per Ritchie?
 
Non ho mai avuto problemi con Ritchie Blackmore, sembra assurdo ma è così. I problemi che avevo coi Rainbow erano ben altri e Ritchie non c’entrava assolutamente nulla. Andavo d’accordo con Roger e mi stimava tantissimo come cantante, esattamente come Ritchie. La gente parla a vanvera, ancora oggi dicono che i Rainbow mi hanno licenziato ma la verità è che non mi sentivo più adatto per cantare certe cose. Hanno cercato per sette lunghi mesi un altro singer ma hanno richiamato me, ho provato ancora ma quello che facevano non si adattava come doveva alla voce di Joe Lynn Turner e ci siamo separati da buonissimi amici! Tutto il resto che si dice in giro è falso e se ti capita di intervistare Blackmore prova a chiederglielo, riferisci quanto ti ho detto io: lui è un signore, vedrai che confermerà tutto. Ritchie in questo momento è felice con i Blackmore’s Night, che io tra l’altro apprezzo, e sono contento per lui. Se ci sarà la possibilità di tornare a cantare per lui beh, faccio festa. Assicurato.
E ti dirò di più, il pezzo Stroke Of Midnight, il quinto brano di Second Hand Life, è anche opera di Ritchie. Come vedi siamo rimasti ottimi amici: mi ha chiamato per ricantare Street Of Dreams in un duetto con Candice e si è sdebitato aiutandomi a comporre un brano meraviglioso. Voleva aiutarmi a comporne altri pezi ma gli ho detto: na na na Ritchie, uno basta e avanza, è giusto così!

In questo momento consideri Blackmore un chitarrista elettrico o un chitarrista acustico?

No no. Ritchie Blackmore è IL chitarrista, il migliore di tutti, il migliore di sempre. Acustico o elettrico non ha alcuna importanza. Il suo stile è inimitabile, dai a Ritchie Blackmore qualsiasi cosa che abbia sei, dodici, diciotto, ventiquattro corde e lui riesce a tirare fuori l’anima dello strumento. E’ nel suo sangue, la sua vita è la chitarra e qualcuno lassù gli regalato una dote unica.

Inutile dirti che, ancora una volta, mi trovi della stessa opinione. Passiamo a Glenn Hughes e al vostro progetto? A quando un nuovo capitolo?

Lasciami dire una cosa prima: Glenn Hughes non è un mio amico, Glenn Hughes è mio fratello. La sua carriera solista sta avendo un grande seguito, stessa cosa posso dire di me. Di recente me l’ha detto chiaramente: “Joey, in questo momento devo concentrarmi sulla mia band”. Questa la mia risposta: “capisco, ti voglio un gran bene lo stesso!”. Quindi, come avrai intuito, non ci sono progetti al momento ma io e Glenn siamo sempre in contatto e non escludo nulla. Prima o poi qualcosa si farà! Ho attivato una marea di progetti ma per Glenn Hughes, come per Ritchie Blackmore, sono e sarò sempre presente.

Mi è piaciuto moltissimo Fire Without Flame col nipponico Akira Kajiyama, altro tuo grande amico.

Grande amico e grande chitarrista. Akira prova in tutti i modi a clonare lo stile di Ritchie, e ci riesce discretamente. Abbiamo tenuto un concerto fantastico l’anno scorso in Giappone, con un’orchestra di moltissimi elementi. Fire Without Flame ha avuto un buon successo, prima o poi penseremo al suo successore.

Bene Joe, hai lavorato con un sacco di artisti famosissimi e formazioni storiche: Bolton, Mamsteen, Blackmore, Hughes, Deep Purple, Rainbow, Brazen Abbot, Nikolo Kotzev, TNT, Bonfire, Stuart Smith e tanti altri. C’è qualcuno di questi, a parte Blackmore, che ti ha particolarmente impressionato?

Malmsteen è pazzesco. Un carattere particolare ma un chitarrista formidabile. Insomma, tutti gli artisti citati e tutti i musicisti che suonano o suonavano in quei gruppi avevano spiccato talento. Difficile sceglierne uno piuttosto che un altro.

Un’ultima domanda Joe, riguarda i concerti. Perché non riusciamo a vederti qui in Italia?

Hai ragione. Io voglio venire in Italia, con tutto il cuore. Il mio sangue è in parte italiano, la mia attuale etichetta è italiana (la Frontiers Records ndg), quindi non riesco a capire perché non riusciamo ad organizzare neanche un concerto. Allora ti dico questo: aiutatemi voi! Scrivete all’etichetta, scrivete al management, aiutatemi a promuovere il disco. Verrò in Italia, fosse anche l’ultima cosa che faccio, ma ho bisogno del vostro aiuto.

E noi ci proveremo! Ti ringrazio per il tuo tempo, sappi che per il sottoscritto, oggi, un sogno si è realizzato. Forse c’è qualcosa che vuoi aggiungere prima di salutare i nostri lettori…

Ma quale sogno, figurati. Tu fai parte della famiglia, tutti facciamo parte di questa famiglia e remiamo nella stessa direzione. Oggi abbiamo passato quaranta minuti insieme e ci siamo divertiti entrambi parlando delle nostre passioni, paure e sogni, perché no.
Saluto tutti gli utenti di Truemetal.it, Truemetal giusto?

Si, è corretto…

Bene, un saluto a tutti: ci vedremo in Italia, è una promessa!

Gaetano Loffredo