Joe Satriani: ‘quel giorno in cui Steve Vai si presentò da me con una chitarra in mano e mi chiese di mostrargli come suonare’
In un nuovo episodio di “Behind The Vinyl”, Joe Satriani ha ricordato quando lui e Steve Vai erano degli adolescenti che volevano cambiare il mondo.
Avevo tre anni più di lui. Avevo appena compiuto 15 anni, penso, e lui mi aveva visto suonare con le mie band delle superiori. Credo che in quel periodo insegnassi ad un suo amico, John Sergio e sì, letteralmente si presentò di punto in bianco a casa mia. Comunque non viveva lontano da me, meno di un miglio di distanza. Entrambi siamo cresciuti in questa minuscola cittadina al centro di Long Island. Si presentò con una chitarra senza corde in una mano e una confezione di corde nell’altra e mi chiese di mostrargli come suonare. Era così eccitato, così bravo e imparava davvero alla svelta. Era praticamente impossibile stargli dietro. E fu una lezione importante per me da imparare fin da subito. Quando sei alle superiori e hai degli amici che pensano che tu sia grandioso, finisci per convincertene. E non c’è niente di meglio che un ragazzino di 12 anni che bussa alla tua porta che ti fa pensare che potresti non essere così grandioso, che magari lui lo è di più. Quindi, ripeto, è stata una lezione importante da imparare presto piuttosto che quando si è trentenni o giù di lì. Ti risollevi prima quando sei giovane. La musica cui avevamo accesso allora, quando non c’era internet, non c’era la TV via cavo, parlo dei tempi super old school, non potevi vedere chissà cosa di Rock. Per cui fu davvero difficile per due ragazzini come noi vedere davvero suonare dei chitarristi Rock. Dovevi andare ai concerti, ma non potevi accedere ai club. Magari una volta a settimana qualche musicista Rock faceva la sua apparizione in TV, ma era tutto qui. Sapevamo che sarebbe stata dura recepire nuove informazioni per crescere musicalmente. Il lato positivo, però, è che avevamo un sacco di tempo ininterrotto per sedersi e suonare semplicemente da soli o l’uno con l’altro. Dopo direi un paio di anni di lezioni, Steve ed io passavamo un sacco di tempo nel giardino dietro casa – se c’era bel tempo – stando schiena contro schiena a improvvisare. Semplicemente ci sedevamo lì, senza amplificatori, e suonavamo a ruota libera per vedere dove potevamo arrivare. Finimmo per diventare come dei camerati. Entrambi volevamo diventare dei grandi musicisti. Non avevamo idea di come ci saremmo riusciti, ma sicuramente volevamo diventare delle Rockstar. Eravamo dei ragazzini di Long Island che volevano cambiare il mondo.