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Kamelot (Thomas Youngblood)

Di - 21 Marzo 2005 - 0:05
Kamelot (Thomas Youngblood)

A pochissimi giorni dall’uscita del nuovo album “The Black Halo”, gli americani Kamelot supportati dal finissimo singer norvegese Roy Khan, rilasciano con le parole del leader Thomas Youngblood la seguente intervista.
Ricordiamo inoltre che il 30 marzo la band sarà al Rolling Stone per il tour di supporto al disco, nel frattempo vi auguriamo una buona lettura.

Domande di Gaetano Loffredo, intervista a cura di Paola Bonizzato.

Paola: Quali sono le novità dell’ultimo album rispetto
ai precedenti?

Thomas: “The Black Halo” ha liriche un po’ più oscure
rispetto agli scorsi album, diciamo che rappresenta il lato più buio
dell’argomento religioso che viene trattato nell’intero album. E’
una specie di tragedia, uno dei protagonisti muore… Dal punto di vista
musicale è un album più heavy, con passaggi molto epici. Ma di
base è un disco pienamente in stile Kamelot, con una struttura solida
e molto melodica, anche se un po’ più cupa.

Paola: “The Black Halo” ha già ricevuto molti elogi
dalla stampa specializzata… Qualcuno dice che sia il miglior album della
band e addirittura l’album dell’anno. Cosa ne pensi? Sei d’accordo
con la stampa? Ti è già capitato di leggere qualche recensione?

Thomas: Non so se sarà l’album dell’anno, non sta a me deciderlo
anche se sarebbe certamente una cosa fantastica. Saranno i fans a decidere.
Noi abbiamo fatto il nostro meglio sia per quanto riguarda la stesura dei pezzi,
sia durante le registrazioni. Ho letto qualche recensione in giro… In
Giappone per esempio “The Black Halo” è stato eletto da Burrn!
(il più autorevole metal magazine giapponese n.d.r.) come top album del
mese. Anche in Germania abbiamo avuto ottimi responsi, mentre non mi è
ancora capitato di leggere recensioni dall’Italia.

Paola: Anche questa volta i testi di “The Black Halo” riprendono
il Faust di Goethe. Ne nascono parallelismi con la storia contemporanea e fatti
di attualità come la guerra in Iraq…

Thomas: Sì, abbiamo usato il Faust come metafora per il presente. Crediamo
che le metafore semplifichino molto la comprensione di un evento e anche la
sua memorizzazione… La storia di base di “Epica” e “The
Black Halo” è ispirata al Faust I e II, ovviamente la costruzione
delle vicende è differente, ma i sentimenti e le emozioni che emergono
sono molto simili all’opera di Goethe, così come il ricco simbolismo.
Attraverso il protagonista della storia sono rappresentati il male e il bene
dentro ciascuno di noi.

Paola:
La storia che caratterizza le liriche è molto più complessa di
quella di “Epica” e strutturata su più livelli…

Thomas: Sì, è vero…

Paola: Ecco, puoi riassumerci brevemente la storia che sta dietro “The
Black Halo”?

Thomas: Generalmente vogliamo che la storia venga scoperta pian piano dagli
stessi ascoltatori, per cui tendiamo a non svelare mai troppi dettagli…
Diciamo che viene descritto il periodo più buio del protagonista, la
sua quasi pazzia e l’incontro con il Demonio, e tutto ciò che succede
dentro la sua testa. Egli cerca invano il vero amore e alla fine muore col cuore
spezzato proprio perché non lo trova.

Paola: Una parte ha sorpreso molto durante l’ascolto, si tratta
di quella in italiano cantata da Cinzia Rizzo in “Interlude II, un assassinio
molto silenzioso”. Com’è nata quest’idea?

Thomas: Cinzia aveva cantato per noi in passato sull’album “The
Fourth Legacy” nella canzone “Nights of Arabia”, per cui conoscevamo
già le sue doti. Avevamo già scritto in inglese “The silent
murder”, ma ci sembrava più appropriato e interessante tradurlo
in un’altra lingua come l’italiano. Il tutto si incastrava perfettamente
con l’inizio cabarettistico della traccia e l’indovino che predice
appunto un assassinio silenzioso. Non so quanto possa essere accurata la traduzione
in italiano, ma credo che il risultato sia molto buono.

Paola: Siete stati attratti dalla musicalità della nostra lingua,
forse?

Thomas: Sì, penso che la scelta sia stata perfetta, proprio perché
il pezzo è precisamente incastonato al posto giusto. Questo grazie alla
melodia della lingua italiana, che rende la traccia ancora più fantastica.

Paola: Per noi italiani è stata proprio una sorpresa!
Thomas: Beh, nei nostri album cerchiamo sempre di metterci qualche elemento
che sorprenda i nostri fans…

Paola: Un altro guest che ha partecipato al vostro nuovo album è
Shagrath dei Dimmu Borgir, che vi ha prestato la voce nelle backing vocals di
“March of Mephisto”..

Thomas: …e anche di “Memento Mori”…

Paola: Ci puoi dire com’è nata questa collaborazione?
E… vi piace la musica dei Dimmu Borgir?

Thomas: Non ho mai ascoltato la loro musica, solo qualcosa del loro ultimo album
di cui al momento non mi ricordo il titolo… Personalmente non ho mai ascoltato
black metal, anche perché i temi cui si ispirano le black metal band
non sono quelli che interessano a me… Però nell’ultimo disco
dei Dimmu Borgir c’era qualcosa di nuovo, così abbiamo deciso di
infilare da qualche parte anche noi qualche influenza tipicamente black metal…
Diciamo che è stato un ottimo compromesso per dare una senso più
“diabolico” alle canzoni.

Paola: Conoscevate già Shagrath di persona in qualche modo?
Thomas: No, assolutamente. Avevamo in mentre tre possibili candidati, e lui
era il primo della lista. Visto che ha accettato immediatamente non c’è
mai stato bisogno di contattare la seconda e la terza scelta. Inoltre lui è
norvegese, così come il nostro cantante, per cui sono stati anche facilitati
in qualche modo a trovarsi per parlare del progetto e lavorare insieme sui pezzi.
Infine abbiamo girato anche un videoclip del pezzo e vi compare anche Shagrath.

Paola: Cosa mi puoi dire della collaborazione della band con il produttore
Sascha Paeth? Sembra che dal momento in cui l’avete incontrato vi sia
stato molto di aiuto, a partire dal successo riscontrato con “The Fourth
Legacy”. Possiamo dire che “The Black Halo” sia un lavoro
più maturo anche per merito suo?

Thomas: Dal momento in cui abbiamo cominciato a collaborare con Sascha, che
possiamo tranquillamente definire come il miglior produttore del suo genere,
il sound targato Kamelot si è definito sempre più. Sascha è
un grande musicista, oltre che un grande produttore, per cui ogni anno, di album
in album, la band è cresciuta sempre di più fino a “The
Black Halo”, che è indubbiamente un disco molto maturo.

Paola: Avete qualche progetto solista in mente o in cantiere?
Thomas: Sì, attualmente mia moglie Mary ed io stiamo lavorando a un album.
Lei ha già collaborato con noi sia su “The Black Halo”, sia
su “Epica”. Al momento ci sono solo idee grezze nel mio cervello,
ma credo che potrebbe venirne fuori una bella cosa. Roy, invece, ha già
praticamente in mano tutto il materiale per un solo album nonostante non abbia
ancora trovato il tempo di registrarlo.

Paola: Il vostro ultimo live album, “The Expedition”, risale
al 2000. Penso che sia ormai “vecchiotto”…

Thomas: Sì, è vero… ahahah…

Paola: Avete in mente di registrarne uno nuovo? Almeno per mostrare
il “nuovo” volto dei Kamelot…

Thomas: In cantiere c’è l’idea di registrare un live DVD.
Vedremo di cogliere l’occasione durante qualche bella performance, magari
durante un tour in Giappone o, perché no, anche durante il prossimo tour
che passerà dall’Europa. Il regista dovrebbe essere lo stesso che
si è occupato dei due video che abbiamo girato: Patric Ullaeus della
Revolver Films.

Paola: Sul vostro sito ufficiale c’è scritto che uno dei
tuoi film preferiti è “Excalibur”. E’ questo il motivo
per cui hai chiamato la band, di cui sei fondatore, Kamelot?

Thomas: La verità è che io e il batterista eravamo molto affascinati
da tutto ciò che era medievale: racconti, leggende…
Ogni anno partecipavamo a manifestazioni in cui bisognava vestirsi in costume…
Così volevamo un nome per la band e delle canzoni che fossero in linea
con la nostra passione per il Medioevo. Il nome è nato da questo: Kamelot,
che è sicuramente il più rappresentativo tra le possibilità
che avevamo, anche se comunque avevamo in testa di non fermarci a parlare solamente
di cavalieri e cose del genere…

Paola: Le ultime notizie riguardanti la band, al momento, sono quelle
che parlano di una probabile collaborazione con uno scrittore tedesco…
Di che cosa si tratta di preciso?

Thomas: Ah sì… Herold… Herold qualcosa… Ora non mi
ricordo di preciso come si chiama…

Paola: Non me lo ricordo nemmeno io, per dire la verità! (Per
dovere di cronaca poi ho controllato, si tratta di Harald Evers, n.d.r.)

Thomas: ahahah… Comunque lui è uno scrittore tedesco abbastanza
famoso, appunto, che mi ha scritto una e-mail dove diceva che stava lavorando
su un nuovo libro chiamato “The 7th Book of Shadows”. Diceva che
era stato ispirato da un verso della nostra canzone “Spell”, dall’album
“Karma”. Ho fatto un po’ di ricerche e ho scoperto che ha
scritto una ventina di libri. La sua idea è quella di coinvolgere l’intera
band nella storia, usandoci a quanto pare come veri e propri personaggi. Mi
ha chiesto le peculiarità di ognuno di noi… Dovrebbe uscirne una
cosa molto carina, staremo a vedere!

Paola: Ok Thomas, questa era l’ultima domanda, il tempo a nostra
disposizione è finito. Grazie per la tua disponibilità!

Thomas: Grazie a voi, un saluto a tutti i lettori!