Karmakanic (Jonas Reingold)
Non solo Flower Kings. Con l’ultimo disco dei suoi Karmakanic, Jonas Reingold conferma non solo di essere uno dei musicisti più talentuosi e influenti della scena rock scandinava, ma anche di sapersi distinguere come compositore sulla lunga distanza. L’occasione offerta dall’uscita dell’eccellente ‘Who’s The Boss In The Factory’ ci ha dato l’opportunità di discutere a 360° della suo passato, presente e futuro. Buona lettura!
Sono passati almeno dieci anni dalla nascita dei Karmakanic: il nuovo album dimostra una volta per tutte che la band ha un sua identità proprioa, indipendente dai Flower Kings e da qualsiasi altra formazione. Che cosa significa questo album per te?
Sono molto orgoglioso del risultato finale. È stato un lavoro lungo. Tutto è cominciato nel 2005. In seguito ho riarrangiato e ricomposto tutto quanto così tante volte che avrei potuto ricavarne dieci album. Sto mettendo molto impegno nella composizione e credo che le canzoni stesse siano sempre la parte più importante di un CD.
Ciononostante c’è ancora chi pensa che i Karmakanic siano “semplicemente” un side project di Jonas Reingold. Che cosa pensi a tale riguardo?
In termini di business può anche essere, ma in termini di musica non è assolutamente così. Sono concentrato al 100% quando mi occupo dei Karmakanic, non importa se siamo in studio o sul palco. Cerco di non vederlo come un side-project, cerco soltanto di fare la musica migliore possibile.
‘Who’s The Boss In The Factory’ è un titolo che colpisce l’attenzione, e personalmente ne apprezzo molto il piglio ironico. Di chi è stata l’idea?
Siamo stati io e Inger a scrivere i testi e a ideare il titolo. Più tardi io e Thomas Ewerhard (l’autore della copertina) abbiamo discusso le varie opzioni per l’artwork e abbiamo deciso di provare la versione “Mafia guy”. Mi piace, ha l’aria di uno che conduce un’azienda ma non la conduce in un buon modo. Crea una tensione divertente.
L’abilità dei singoli musicisti è di primo livello, e non potrebbe essere altrimenti: la line-up sfoggia alcuni dei migliori interpreti della scena odierna, tutti coinvolti con progressive band di punta. È stato difficile coordinare tutte queste attività e riunire una formazione di tale spessore per quest’album?
A causa del lungo tempo che ho passato a lavorare sull’album è stato abbastanza facile prenotare i ragazzi e il lavoro non ha intralciato le altre loro attività. In certi casi vale la pena aspettare per accogliere un certo musicista a bordo.
Hai detto che hai cominciato a lavorare sul disco nel 2005. Come si sono sviluppati i lavori?
Ho passato tre anni pieni a lavorare sul disco, dal 2005 al 2008. Sono molto lento quando devo registrare le mie cose, impiego molto tempo a decidere se è buono o no. Credo di avere speso complessivamente circa 1.500 ore nella lavorazione. È veramente dura quando hai uno studio tuo chiudere tutto e dire che è sufficiente.
Sulla prima traccia si sente un bambino che canta… Si tratta forse di Mr. Reingold Jr.?
Esatto. Quando abbiamo registrato aveva cinque anni. Ha un sacco di talento musicale, credo che potrebbe facilmente diventare un musicista se volesse ma aspetteremo e vedremo. Credo che sia una cosa che deve venire naturale e come genitore non voglio fare pressioni.
Tra gli ospiti dell’album c’è anche Andy Tillison, con il quale suoni nei Tangent – a mio avviso una delle migliori band di prog rock attive al mondo. In che modo vi siete influenzati a vicenda lavorando insieme?
Gli ho chiesto di suonare quella parte perché sapevo che era perfetta per lui. Andy ha questa forte attitudine da punk grezzo dell’Inghilterra del nord (ah sì? NdR). È un bel contrasto rispetto all’attitudine liscia e scorrevole che abbiamo di solito.
Il nome di Jomas Reingold al momento è collegato anche alle metal band Time Requiem e Opus Atlantic. Ci sono novità da queste direzioni?
Richard Andersson si sta prendendo una pausa dal mondo della musica al momento. Credo che si stia occupando dei figli piccoli, dei problemi a scuola ecc. Il mio vecchio amico Pete Sandberg si sta riposando un po’ a sua volta ma credo che abbia qualcosa in serbo per il futuro. Forse suoneremo ancora insieme, chi lo sa?
Suonare in così tante band (Karmakanic, The Tangent, The Flower Kings, Time Requiem, Opus Atlantic…) fa sì che alla mente mi sorga una domanda spontanea: possibile che le giornate di Jonas Reingold siano più lunghe delle 24 ore standard?
No sono un tipo piuttosto disciplinato e lavoro circa 50-60 ore a settimana. E cerco di essere efficiente. Sono fortunato perché quello che faccio lo faccio perché lo voglio e di conseguenza l’efficienza può essere maggiore rispetto a quella di chi odia il proprio lavoro.
Mentre l’Inghilterra è stata la casa del progressive negli anni ’70, oggi quel ruolo spetta a mio avviso alla Svezia. Sei d’accordo? Credi che la scuola e la formazione musicale dei giovani sia importante a tale riguardo?
In Svezia abbiamo avuto negli anni un sistema educativo musicale molto buono che ora sta dando i suoi frutti. La Svezia è il terzo maggiore paese esportatore di musica al mondo. Un paio di anni fa dominavamo veramente le classifiche con il timi di produzione dello studio Cheiron. Hanno scritto grandi successi per Madonna, Britney Spears, Backstreet Boys ecc. Il progressive rock beneficia a sua volta di tutto questo perché i genitori capiscono che nell’industria musicale è davvero possibile fare successo e guadagnare bene, quindi supportano i figli che cominciano a suonare.
Parlando di band svedesi, a tuo avviso ce n’è qualcuna che a livello underground è ancora piuttosto sottovalutata e meriterebbe più attenzione da parte degli appassionati?
Abbiamo alcune giovani band di talento come i Beardfish ecc. Comunque credo che il progressive rock sia ancora suonato prevalentemente da persone più avanti con gli anni.
Che cosa significa per te suonare progressive? Credi sia più una questione di suoni, di sperimentazione, di tecnica o che altro?
Credo che la parola “progressive” possa essere intesa in due modi diversi. Il progressive rock classico è a mio avviso musica che ha le radici negli anni settanta, in band come Yes, ELP, Genesis, King Crimson, Pink Floyd ecc. Credo siano loro il modello fondamentale di band come i Flower Kings, che ne sono gli eredi. Poi abbiamo il sound di gruppi come i Porcupine Tree, i Tool eccetera. Anche loro sono progressive ma in un senso diverso. Credo che il termine sia qualcosa che significa sviluppo, espressione, essere all’avanguardia di un determinato movimento.
Nella mia carriera sicuramente hai passato esperienze di ogni tipo, suonando live in così tanti paesi con gruppi differenti: sicuramente avrai aneddoti a bizzeffe da raccontare. Ti va di condividerne qualcuno con noi?
Devo risparmiarli per la mia futura biografia.
È realistico aspettarsi di vedere i Karmakanic in tour europeo?
Dipende. Ho suonato per molti anni e so che oggi suonare di fronte a 60-100 persone non è un gran beneficio per la tua band e la tua carriera. Se andiamo a suonare dal vivo è perché abbiamo uno scopo. Se per esempio ci invitassero come band di supporto per il quarantesimo anniversario degli Yes sarei ben lieto di dire di sì. Se i risultati di vendita sono buoni e ci sono richieste da parte dei fan per vederci dal vivo, andremo. Abbiamo ricevuto un paio di offerte da alcuni festival che sto valutando. Si tratta di aspettare e vedere.
Ultima domanda e piccola curiosità da parte mia: che cosa significa il moniker Karmakanic?
Nulla di che, è solo un gioco di parole. Può significare Karma kanic o Car Machanic. Ai tempi ci fu un concorso sulla mailing list dei Flower Kings con oltre 200 nomi differenti. Ne ho scelti 10 e ho chiesto alla gente quale preferiva e il risultato è stato Karmakanic.
È tutto! Grazie mille per il tuo tempo Jonas, se c’è altro che vuoi dire ai lettori, lascio a te l’ultima battuta.
Compassion, peace and love…
Riccardo Angelini