Kingcrow (Cafolla Diego)
I Kingcrow, come molti già sanno, sono una promettentissima giovane band italiana, autrice ultimamente di un disco, Insider (leggi qui la recensione), che ha davvero permesso alla band di fare quel grandissimo salto di qualità necessario affinchè un moniker come Kingcrow uscisse da una situazione di anonimato che attanaglia tantissime band nostrane. L’intervista, molto interessante, che vi presentiamo, è stata fatta al chitarrista del gruppo, Diego Cafolla.
Enzo: L’ultimo disco della band è stato un album che ha riscontrano
numerosissimi consensi in molti portali specializzati, ti aspettavi queste
valutazioni positive?
Diego: Il disco sta ricevendo un’ accoglienza clamorosa da parte della stampa e non ti nascondo che questo ci inorgoglisce non poco. Dopo un periodo di lavorazione full immersion di circa 6 mesi penso che questo sia normale. Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi da parte della stampa e ti spiego subito il motivo. Se prendi i nostri ultimi tre lavori e li analizzi, ti accorgerai di come la nostra musica sia in continua evoluzione. Non siamo mai stati attenti ai trend del momento. Non ci interessa “suonare alla” o cose simili. Abbiamo sempre rischiato, ci siamo rimessi in gioco e ci siamo lasciati trasportare semplicemente dall’ispirazione del momento. La musica che componiamo deve piacere e soddisfare noi per primi. Mi ricordo quando c’era gente che ci snobbava perché non eravamo abbastanza power per il momento. Questo approccio rimarrà sicuramente una prerogativa del nostro sound, non faremo mai un disco uguale al precedente.
Da un punto di vista commerciale, com’e’ andato l’impatto del disco sul
mercato italiano?
La distribuzione del disco al momento in cui scrivo deve essere ancora completata per il mercato Italiano, ad esempio dal 7 aprile inizierà (in esclusiva per l’Italia) la distribuzione SELF. Comunque per ora le cose vanno veramente alla grande e le richieste non mancano di certo. Il disco è distribuito praticamente in tutta Europa e stiamo trattando per Paesi come il Sud America e il Giappone.
E’ stato difficile approdare ad una casa discografica? Una band in Italia
secondo te incontra più difficoltà di una in unaltro paese europeo?
Il Nostro produttore sono anni che ci segue e, una volta ascoltato la versione promo di Insider ,ha deciso di fondare un’etichetta proprio per lanciare il disco. Noi da parte nostra non potevamo chiedere di meglio. Avere un’etichetta che lavora esclusivamente per te e che non interferisce minimamente sulle scelte artistiche penso che oggi sia veramente un privilegio. Il lavoro è stato svolto in maniera impeccabile, soprattutto se si tiene conto che non stiamo parlando di una major. Per quanto riguarda la situazione rispetto agli altri Paesi non saprei dirti di preciso non avendo avuto esperienze in merito. Suppongo comunque che la situazione sia leggermente migliore anche per motivi logistici. Una band che, ad esempio, viene dal sud Italia troverà grande difficoltà per esibirsi dal vivo e, soprattutto, deve affrontare spese enormi se vuole allargare il proprio “raggio d’azione” e magari suonare in Paesi più ricettivi per il metal come ad esempio la Germania.
Il concept alla base del disco è sicuramente uno dei punti forti del
lavoro, parlaci un pò di questo concept per tutti i lettori che magari
sono un pò a corto di inglese. Inoltre a chi è venuta l’idea della storia,
e chi ha contribuito in maniera fondamentale alla sua stesura?
L’idea del concept è venuta una sera in un pub, dopo una massiccia bevuta di birra. Io e Mauro abbiamo iniziato a parlare della possibilità di fare un concept album. Volevamo che la storia fosse intrigante e assolutamente distante dai canoni Fantasy imperanti nel metal italiano. Abbiamo iniziato a lavorare alla storia che doveva risultare dinamica ed emozionante al tempo stesso. Fondamentalmente Insider parla di un’amicizia, di come le cose con il passare del tempo cambino e di come l’uomo sia soggetto al fascino del potere. Preferisco non scendere nei dettagli perché penso che la storia vada goduta correlata da “colonna sonora”. Un recensore ha paragonato l’ascolto/lettura di Isider ad un vero e proprio film e questo è proprio l’obbiettivo che ci eravamo prefissati:coinvolgere l’ascoltatore.
Perchè avete diciamo “licenziato” il vecchio singer per fare entrare nella
band Gelsomini (mossa azzecata sia chiaro).
La separazione da Stefano Tissi è avvenuta in modo del tutto amichevole e voluta da entrambe le parti. Lui era sempre più impegnato con i suoi studi lirici, noi avevamo bisogno di una figura in grado di far fronte ai sempre crescenti impegni della band. Inoltre tenuto conto della direzione che stava prendendo la band avevamo anche bisogno di una voce in grado di infondere maggior impatto al sound. Ribadisco comunque che Stefano rimane un nostro carissimo amico e tutt’ora ci vediamo spesso per farci una birra insieme.
Cosa ti aspetti in futuro dalla band? Quali sono i vostri progetti
nell’immediato?
Al momento stiamo suonando un po’ in giro e siamo molto coinvolti nell’attività promozionale. Spero di poter riuscire a suonare in qualche situazione abbastanza grossa, magari come opening act per qualche nome più grosso. I Kingcrow sono una Live band a tutti gli effetti, non un progetto da studio. Comunque come già detto l’aspetto promozionale è quello che stiamo curando maggiormente al momento.
Vi sentite una giovane promessa della scena italiana? Inoltre cosa ne
pensi dell’Heavy Metal sia dal punto di vista della scena nostrana (quali
band apprezzi maggiornmente), sia dal punto di vista dal seguito che ha in
Italia…
Penso che i Kingcrow siano una band in grado di dire qualche cosa di diverso nel panorama italiano e non. Finalmente anche gli addetti ai lavori se ne stanno accorgendo e la cosa non può che farci piacere. Per quanto riguarda la scena italiana ti posso dire che fortunatamente le cose stanno cambiando. L’uscita sul mercato di band di successo come Labirynth e Rhapsody non ha fatto altro che causare un appiattimento della scena stessa. Se da una parte le etichette hanno iniziato a prendere in considerazione le nostre band (e questo è senz’altro positivo), da parte delle band invece c’è stata una massificazione spaventosa. Troppe band senza personalità, che hanno magari sacrificato la propria identità attratte dal miraggio del successo “facile”. Ora che il “carrozzone Power” è giunto al tracollo (anche proprio per il sovraffollamento) si notano band che hanno il coraggio di portare avanti le proprie idee e, spero, si proceda in questa direzione. Per ciò che mi riguarda stimo moltissimo i IV Luna, una band progressive di Roma che si è sempre fatta il culo ed è andata avanti con le proprie idee.
Ovviamente ascoltando il disco saltano chiare all’orecchio le influenze
musicali della band, ma ricordiamo anche a chi ancora non ha sentito
l’ottimo disco, quali sono le band cui maggiormente vi inspirate.
Personalmente la band che maggiormente apprezzo in senso assoluto sono i Rush. La loro visione della musica si avvicina parecchio al mio ideale di Progressive, e rimango sempre affascinato dalla perfezione delle loro performance on stage. Amo poi l’heavy classico, band come Iron Maiden, Judas Priest, Queensryche, Savatage, Saxon ecc… Generalmente i miei ascolti sono molto eterogenei e forse anche per questo la nostra musica è cosi’ particolare.
Alla fine cosa ti ha colpito maggiormente nel complesso del vostro ultimo
disco? A me sinceramente ha molto impressionato un sapientissimo uso di
parti prog oriented inserite in una struttura heavy…e a te?
Sinceramente, quando inizio la stesura di un pezzo, o quando ci ritroviamo in sala per arrangiarlo, non ci poniamo mai il problema di come il pezzo deve suonare, se deve essere più o meno heavy, cerchiamo solamente di renderlo il più interessante possibile. Penso che questo venga fuori in maniera evidente in Insider. Sicuramente, come hai fatto giustamente notare, gli inserti progressive sono una delle caratteristiche peculiari del nostro sound. Ci tengo a precisare che siamo anni luce distanti dal concetto di “Progressive” che puo’ avere una band come i Dream Theater. Le parti prog presenti in Insider sono molto più vicine al prog rock che al prog metal. Noi siamo una band progressive e su questo non ci sono dubbi. Ma il progressive che suoniamo noi è fatto principalmente di prog rock e heavy metal e soprattutto evitiamo inutili virtuosismi autocelebrativi se questi non servono ad arricchire il brano. Paradossalmente The Killing Hand , che è forse il brano più “articolato” del disco, non ha nemmeno un assolo. Generalmente comunque sono abbastanza soddisfatto di come sia venuto fuori il disco anche se, una volta usciti dallo studio e riascoltato il tutto a orecchie riposate, non si è mai soddisfatti al 100%. Penso che questo sia inevitabile per un artista.
Un salutone a tutti gli amici di truemetal…
Innanzitutto un ringraziamento a te per l’intervista, poi a tutti i ragazzi che hanno già acquistato il nostro CD e a tutti gli altri che, sicuramente, gli daranno almeno un’ascoltatina. Grazie a tutti voi ragazzi, noi suoniamo per voi!