Kiss: Gene Simmons “Abbiamo sempre voluto che l’aspetto visivo facesse parte della band”
Durante un’intervista con Michael Franzese, il bassista dei Kiss Gene Simmons, ha parlato dei primi anni della band, raccontando alcuni dettagli ed aneddoti:
“La prima importante è trovarsi al posto giusto nel momento giusto, è per me è stato l’incontro con Paul Stanley, il mio socio. Lui sapeva cose che io non sapevo, ed io sapevo cose che lui non sapeva. Quando abbiamo deciso di mettere insieme la band, abbiamo pensato anche all’aspetto visivo. Volevamo fare canzoni, ma abbiamo notato che le band che ci piacevano, gli Who, Jimi Hendrix e i Beatles, avevano un immagine unica, tanto che se chiudevi gli occhi, ti pareva di vederli. Di altre band non potevi dirlo. I Foreigner erano un’ottima band ed avevano un sacco di brani successo. Ma se chiudevi gli occhi, non avevi idea di chi fossero. Quindi volevamo che l’aspetto visivo facessero parte di noi. E non immaginavamo che sarebbe diventato un industria multimiliardaria. Voglio dire, i KISS continuano a essere dappertutto, dai preservativi dei Kiss alle bare dei Kiss; vi faremo venire e vi faremo andare.”
Simmons ha poi parlato della nascita del loro caratteristico makeup:
“Eravamo nel nostro loft, una topaia al numero 10 di East 23rd street a Manhattan, e stavamo provando. Dopo le prove, uno di noi, non ricordo chi, ha detto: ‘Ehi, andiamo da Woolworth’. Era un negozio della zona dove potevi comprare qualsiasi cosa. Prima che ci fossero i centri commerciali, da Woolworth trovavi di tutto: aspirina, vestiti e qualsiasi altra cosa. Così siamo andati verso la zona dedicata ad Halloween, c’era il trucco bianco da clow in barattolo ed il rossetto nero e quello rosso. Abbiamo comprato quella roba e due specchi alti quattro piedi e mezzo, larghi più o meno così. 15 dollari in tutto, poi li abbiamo portati su nel nostro loft. Non avevamo un’idea precisa su cosa fare. Ci siamo semplicemente messi davanti allo specchio ed abbiamo iniziato a metterci il trucco. Era un po’ strano, è un po’ appiccicoso. Poi abbiamo iniziato a disegnare intorno agli occhi per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. A Peter Criss piacevano i gatti, quindi si è ispirato su quello. Io invece sono sempre stato affascinato dai film horror e dalla fantascienza. Ace ha sempre detto di venire da un altro pianeta e roba del genere, quindi si considerava un’astronauta. Originariamente il trucco di Paul Stanley consisteva in un cerchio rotondo nero attorno all’occhio. Tutti noi ci Siamo guardati ed abbiamo detto, “Che diavolo è?” E lui ha detto, ‘È come Pete, il cane delle ‘Simpatiche Canaglie’ E noi abbiamo detto, ‘Ma non lo conoscerà nessuno, soprattutto i più giovani’
Allora qualcuno, credo fosse Ace gli ha detto, ‘Hai sempre voluto essere una rock star invece di un paffuto ragazzino ebreo, perché non ti metti delle stelle sugli occhi?’. Così si è fatto due stelle sugli occhi, ma non si allineavano. È difficile farlo a mano libera. Allora ha deciso di farne solo una. Ed è da lì che è nato il suo trucco. Solo una stella sull’occhio. Circa tre settimane dopo, ho chiamato un locale, il Coventry, e li ho convinti a darci una serata senza vederci per 35 dollari. 35 dollari! Wow. E ricordo che c’erano presenti 10 o 15 persone. La mia ragazza di allora, una ragazza di nome Jan , la ragazza di suo fratello, Lydia, la moglie del batterista e qualcun’altro. All’improvviso, un po’ di tempo dopo, la gente ha iniziato a parlare di noi, e con il diffondersi delle voce hanno iniziato ad interessarsi anche le riviste. A quei tempi era così che ci si diffondevano le cose.”