Lay Down Rotten (Nils Förster)
Nils Förster, chittarista dei tedeschi Lay Down Rotten, si è prestato per una lunga intervista per approfondire il ‘dietro le quinte’ dell’ultimo disco Gospel of the Wretched, uscito prima dell’estate sotto etichetta Metal Blade Records.
Intervista a cura di Davide Iori. Traduzione a cura di Paola Bonizzato.
Quali sono, secondo te, le principali differenze tra “Gospel of the Wretched” e “Reconquering the Pit”?
Ciao a tutti! Il songwriting è più preciso, catchy e comprensibile di prima, le canzoni entrano in testa immediatamente. Siamo rimasti fedeli al nostro stile, ma abbiamo migliorati gli ingredienti perchè nel frattempo siamo cresciuti sia come musicisti che come band. Un altro passo in avanti l’abbiamo fatto con la produzione ‘assassina’ dell’album, che è stato mixato e masterizzato dal leggendario Dan Swanö. Il risultato è stato travolgente, non abbiamo mai sentito prima una qualità migliore. Tutto è potente, grezzo e allo stesso tempo cristallino da sentire in ogni dettaglio. Questa volta abbiamo anche degli ospiti in veste di vocalist: Martin Drunen, Marc Grewe e lo stesso Dan Swanö. E con questo un grande sogno è diventato realtà. Questi ragazzi hanno avuto molta influenza su di noi perchè fanno parte della storia del death metal.
La parola “wretched” è usata spesso dai Devildriver in varie situazioni ed è anche il nome del loro fan club ufficiale. Voi l’avete usata in segno di tributo a questa band?
No, per niente! L’anno scorso abbiamo suonato a un festival in Portogallo, al quale anche i Devildriver hanno partecipato. La loro musica ci piace, ma non siamo dei loro grandi fan. Jost, il nostro cantante, ha proposto questo titolo, per cui non c’è proprio nessuna relazione con loro.
Come descrivereste la vostra musica?
Suoniamo old-school death metal che è principalmente infulenzato da Swedish e US death metal dei primi anni Novanta. Musicalmente stiamo ancora unendo tutti i tipi di death metal che ci piacciono e li combiniamo per ottenere il nostro stile unico. Forse puoi descrivere il nostro sound come un mix di Bolt Thrower, Edge of Sanity, Amon Amarth, Entombed, Carcass, Death, Dismember, At the Gates e Hypocrisy. Ma utilizziamo anche campionamenti per rinfrescare il nostro sound e farlo risultare più moderno. I nostri testi trattano tematiche versatili come religione, politica, governo, guerra, odio, mezzi di informazione, relazioni, reti e cose simili. Abbiamo un orientamento socio-critico e vogliamo invogliare la gente che ci ascolta a mettere tutto in discussione.
Come si è evoluta la vostra musica in questi anni? Pensate di essere cambiati in tutto questo tempo?
Sì, di sicuro qualcosa è cambiato. Dopo tutti questi concerti e due tour, siamo cresciuti molto sia come musicisti che come band. Ecco perchè penso che il songwriting del nuovo disco sia più preciso e siamo passati a un livello superiore del nostro sound. Gli arrangiamenti sono più accattivanti e comprensibili di prima, per cui i pezzi rimangono in mente. Non solo il modo di scrivere i pezzi ci ha guadagnato, ma anche la qualità del sound ha fatto un bel passo in avanti. Non abbiamo tradito il nostro stile, ma siamo migliorati cercando un sound più innovativo. È difficile arrivare a qualcosa di completamente nuovo in un genere come il death metal, dove tutto è già comparso in modi molto simili tra loro. Noi ascoltiamo diversi tipi di musica e cerchiamo di far evolvere così la nostra musica. Il limitarsi in musica non è la direzione giusta per creare qualcosa di nuovo e non ti fa crescere artisticamente parlando. Nessuno di noi pensava di arrivare così distante quando abbiamo cominciato a suonare. La cosa importante è rimanere coi piedi per terra e non diventare arroganti.
I vostri obiettivi sono ancora gli stessi di quando avete iniziato o sono cambiati?
Di sicuro sono cambiati un po’ perchè non siamo più i ragazzini degli esordi. Ma in primo luogo facciamo musica per divertirci e come mezzo per esprimere i nostri sentimenti, perciò siamo ispirati da tutto quello che succede nel mondo e lo estendiamo alla nostra musica. La cosa più importante è che siamo amici e che suoniamo per passare il tempo insieme e mantenere un certo equilibrio interiore. Cerchiamo di essere una vera band e non ci interessa costruire un’immagine finta solo per diventare più popolari. Sul palco mostriamo alla gente che ci stiamo divertendo mentre suoniamo la nostra musica e investiamo la folla nel modo più intenso possibile. Non si deve certo essere duri e cattivi per poter suonare musica ‘pesante’. Nei nostri pezzi ci mettiamo tutto noi stessi, ecco cosa si sente e cosa si vede tutte le volte che suoniamo.
Per tutto il tempo ci siamo prefissati degli obiettivi e li abbiamo raggiunti: firmare un contratto discografico e suonare con i nostri idoli erano tra questi. Al momento vogliamo far crescere la nostra musica e la nostra popolarità un po’ di più e imporci maggiormente sulla scena internazionale. Il prossimo passo sarà quello di suonare di più al di fuori della Germania. E ancora, vogliamo posizioni migliori nei bill e magari fare anche un tour da headliner e riuscire a farne uno negli States. Abbiamo confermato diverse date da qui alla fine dell’anno e non vediamo l’ora di spaccare le ossa a un po’ di gente.
Avete suonato qualcosa come 100 concerti l’anno scorso… Avete incontrato difficoltà nel tenervi in contatto con le vostre famiglie, fidanzate, etc?
Finora non abbiamo avuto di questi problemi perchè non abbiamo fatto tour lunghi. Quello più impegnativo è stato l’“Europa burns” Tour con Dismember, Hatesphere e Fall of Serenity, della durata di circa tre settimane. In questo modo i nostri parenti, amici e fan hanno sempre il modo di venirci a trovare nel posto più vicino. In ogni caso posso immaginare che sia molto difficile rimanere in contatto con la famiglia e gli amici quando si passa tanto tempo in tour, ma d’altra parte può essere una buona cosa per mantenere i rapporti freschi.
Come avviene la stesura dei vostri pezzi? Suonate tutti insieme o ciascuno lavora per conto proprio e porta alle prove il suo contributo?
Quando dobbiamo scrivere nuovi pezzi, di solito si comincia da qualche riff e poi Daniele o io ci accodiamo per provare qualche arrangiamento. Successivamente facciamo modifiche e rifiniamo i dettagli. Spesso buttiamo giù dei riff per far nascere nuove idee e portare i pezzi a un livello superiore. Il più delle volte lavoriamo su brani distinti allo stesso tempo. Il vantaggio è non avere tempi morti quando ci blocchiamo su un solo brano per cui spostiamo l’attenzione su un altro. Il quanto ci mettiamo a scrivere un brano dipende tutto dall’umore, in ogni caso. Di solito ci impieghiamo un mese per finire una canzone tutti insieme. Ecco come funziona. D’altra parte, se qualcuno è particolarmente ispirato, ci lavora da solo a casa e poi porta il pezzo finito alle prove.
Avete mai avuto problemi tra voi mentre scrivevate pezzi? Intendo problemi nell’attribuire la paternità di un brano a uno piuttosto che a un altro…
No, non abbiamo mai avuto problemi del genere. Quando qualcuno ha una buona idea, state sicuri che gli altri gli renderanno onore. Non ci sono conflitti inutili per vedere chi scrive il pezzo migliore. Tutti sappiamo cosa siamo in grado di fare. Il nostro obiettivo è combinare tutti questi vantaggi per creare la miglior musica possibile e non quello di sovrastare gli altri con il proprio ego. E’ basato tutto sul divertimento e non sulla rivalità. E’ importante portare rispetto agli altri e rimanere uniti.
C’è qualcuno di voi che decide alla fine di tutto quali brani andranno a far parte di un album o prendete tutte le decisioni insieme?
Prendiamo tutte le decisioni in maniera molto democratica. A volte se qualcuno ha un’opinione completamente differente spesso da solo può influenzare la decisione finale. Tutti vogliamo essere soddisfatti del lavoro finale della band, questa è la cosa principale.
Uno dei sogni in comune a ogni metal band è quello di sfondare e conquistare anche appassionati di altri generi, perchè tutti sappiamo che suonare solo per i metallari non permettere di guadagnare con la propria musica. Anche voi condividete questo sogno?
Mentirei se dicessi il contrario. Tutti i musicisti sognano di guadagnare e vivere grazie alla propria musica. D’altra parte bisogna essere realisti: per guadagnare abbastanza e poterci vivere bisogna essere un gruppo di grosso calibro. Tutti noi al momento stiamo lavorando a tempo pieno per cui a volte è difficile riunirsi in sala prove, ma siamo soddisfatti della situazione perché possiamo fare quello che vogliamo e non dobbiamo preoccuparci degli aspetti commerciali. Diciamo che questa situazione contribuisce a mantenerci autentici.
Puoi spiegarci quali sono le idee che vi hanno guidato nella stesura dei testi dell’album?
Visto che non sono il cantante, posso solo dare una spiegazione generale. Ascoltiamo generi diversi e cerchiamo di unire le nostre idee nel modo migliore possibile. Siamo amici e facciamo musica per passare bei momenti insieme e fare nuove amicizie. Ci divertiamo e espririamo ciò che sentiamo. Siamo ispirati da ciò che succede nel mondo e lo traduciamo in musica, non ci sono state ispirazioni particolari durante il songwriting. Ci piacciono un sacco di gruppi: dai classici del rock e del metal alla musica elettronica. Io, per esempio, ascolto Pink Floyd e King Crimson e mi interesso di elettronica.
Tra i temi principali del death metal ci sono sempre stati l’anticristianesimo, il gore/splatter (correlato a pazzia, serial killer, etc…) e la politica, che sta diventando ogni anno sempre più importante visto che sempre più band scrivono di ambiente e inquinamento. Trattate anche voi queste tematiche o i vostri testi parlano d’altro?
Assolutamente sì, parliamo d’altro! Non seguiamo questi clichè del death metal, che anzi ci annoiano. Dei testi si occupa principalmente il nostro cantante, Jost, per cui lui potrebbe parlarti in maniera più approfondita delle tematiche, ma come ho detto prima i nostri testi sono versatili, perché parliamo di religione, politica, società, governo, guerra, odio, amore, informazione, etc… Non siamo religiosi, bensì atei e rispettiamo e tolleriamo tutti coloro che hanno accolto la religione nella loro vita, a meno che non siano assolutamente dei fanatici. Spesso la religione è la causa di grandi conflitti e divide le persone più di quanto le unisca.
Grazie mille per l’intervista e per averci dato la possibilità di far sapere come la pensiamo. Date sempre il meglio e infischiatevene della moda e dei falsi valori. Alla prossima!