Lazarus A.D. (Alex Lackner)
Segnatevi questo nome: Lazarus A.D. I quattro di Kenosha (Wisconsin) hanno letteralmente bruciato le tappe, forti di un esordio auto-prodotto – The Onslaught – che ha convinto la Metal Blade. Ora che l’album è di nuovo sugli scaffali, remixato e rimasterizzato, il gruppo si accinge a conquistare gli States. Ne parliamo con Alex Lackner, seconda chitarra della band.
Federico Mahmoud
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Due parole per chi non vi conosce: come nasce la band? Da chi è formata?
Ciao, i Lazarus AD sono: Jeff Paulick (voce e basso), Dan Gapen (chitarra solista e cori), Ryan Shutler (batteria) e il sottoscritto, Alex Lackner, alla chitarra. Abbiamo iniziato intorno al 2005 nello scantinato di Dan, uniti dal desiderio di comporre e suonare lo stesso tipo di musica.
The Onslaught è una mazzata thrash in piena regola, ma dal taglio moderno. Si odono svariati richiami ai gloriosi anni Ottanta, ma l’impressione è che non vogliate suonare come l’ennesima band retro-thrash: sei d’accordo?
Non posso che essere d’accordo. Abbiamo influenze comuni, molte delle quali risalenti a quel periodo, ma ognuno di noi ha le idee chiare circa il sound che vogliamo ottenere. Tra i gruppi che più ci hanno ispirato posso citare Metallica, Testament, Slayer o Pantera; altri potrebbero essere Exodus, Arch Enemy, Strapping Young Lad e band meno “datate”. E ti parlo soltanto delle influenze prettamente metal.
Brani quali Damnation for the Weak o Every Word Unheard sono infarciti di passaggi decisamente moderni, molto groovy: credi che la varietà di stili sia la chiave per conquistare il mercato americano?
È nostra intenzione progettare ogni singolo brano cercando di bilanciare le parti “groove” e quelle più veloci. Sappiamo che questa combinazione può funzionare e ci lavoriamo su, ma non è semplicemente un processo artificioso: cerchiamo prima di tutto di soddisfare i nostri gusti musicali, di scrivere qualcosa che da fan apprezzeremmo. Sono certo che questo modo di approcciarci alla musica ci porterà fortuna.
Occhi puntati sui testi: vi occupate di argomenti particolari? La copertina si rifà a un concept?
Un po’ di tutto: politica, vita quotidiana, conflitti personali, etc. Ci sono molti temi collegati alla vita in questo album. Ci piace scrivere testi in cui l’ascoltatore possa riconoscersi, trovare un significato che non necessariamente coincide con il nostro. Per quanto riguarda l’artwork, il soggetto di base è la distruzione totale, un’immagine forte e incisiva: ci sembrava adatta come biglietto da visita per l’album.
The Onslaught è stato pubblicato una prima volta nel 2007, come CD auto-prodotto: che accoglienza ricevette all’epoca?
Il disco è andato bene, chiaramente in proporzione ai mezzi dell’epoca. Il contratto con la Metal Blade ci permette di avere una cassa di risonanza maggiore, ora possiamo raggiungere le masse con la nostra musica. Agli esordi dovevamo occuparci di tutto da soli e i risultati, per quanto positivi, non erano paragonabili.
Come siete arrivati a firmare per Metal Blade?
È merito del passaparola: hanno sentito parlare di noi e un giorno ci hanno contattato, offrendoci un contratto. Non ci volevamo credere! Ci dissero di apprezzare la nostra proposta e di volerci nella “famiglia”. Io ero con Jeff (Paulick, frontman del gruppo, ndR), stavamo andando a casa sua quando abbiamo ricevuto la telefonata di Mike Failey. Non saprei definire quei momenti, è stata una figata pazzesca!
James Murphy si è occupato del remix dell’album: siete soddisfatti del suo lavoro? Come giudicheresti questa collaborazione?
Siamo estremamente soddisfatti del suo lavoro. Sapevamo che era un tipo in gamba, ma ha superato ogni più rosea previsione: l’album suona davvero come volevamo, ha una potenza incredibile. James è una gran brava persona e soprattutto un esperto di produzioni musicali: sa tirar fuori il meglio da un disco. Ci ha insegnato un sacco di cose, scendendo molto nello specifico: talvolta, parlando dell’album, si è lanciato in sproloqui su questioni e dettagli che non avevamo nemmeno considerato. È un tecnico, difficile da comprendere a volte, ma molto preparato.
Vi aspettano tournée in Nord America con giganti del calibro di Amon Amarth e Testament: che sensazioni provate?
Siamo davvero eccitati all’idea di partire in tour con queste band. Da parte nostra c’è molta riconoscenza, ci sentiamo in qualche modo dei privilegiati: non capita a molte band emergenti un’opportunità del genere, per questo dobbiamo ringraziare gli artisti e l’etichetta. Stiamo per essere buttati nella mischia, ma ciò non ci preoccupa: abbiamo grinta da vendere e vogliamo misurarci con tutti. Abbiamo avuto il privilegio di unirci al party degli Amon Amarth dopo la prima data, a Phoenix… sono dei tipi davvero divertenti! Personalmente non vedo l’ora di partire con Testament e Unearth (il tour è in corso proprio in questi giorni, ndR). Siamo grandi fan dei Testament e sugli Unearth ho sentito dire che non si risparmiano in bevute. Anche noi non scherziamo, sarà una bella gara! Ovviamente sarà un onore dividere il palco con loro.
C’è qualche possibilità di vedervi in azione in Europa? Magari in qualche festival estivo…
Magari, ci piacerebbe molto! Per il momento non c’è nulla di definito, ma contiamo di volare dalle vostre parti il prima possibile. Siamo emozionati al pensiero di viaggiare in Europa, suonare di fronte a nuove persone e conoscere nuovi posti. Esibirsi in qualche festival all’aperto sarebbe un’esperienza surreale.
Hai un sogno nel cassetto? Quali band vorresti supportare con il tuo gruppo?
I sogni sono due: Testament e Metallica. Per i primi è solo questione di giorni, per i Metallica… beh, mi auguro di riuscirci prima o poi!
Last Breath, opener di The Onslaught, ha fatto la sua prima apparizione “ufficiale” sulla compilation Thrashing Like A Maniac, edita da Earache. Negli anni ’80 questo genere di raccolte erano un potente veicolo promozionale per le band emergenti, ma nell’era di MySpace hanno lo stesso significato?
È un modo alternativo per guadagnarsi visibilità e nuovi fan. La Metal Blade ci ha notati anche grazie a quella compilation: la selezione delle band era abbastanza varia e loro sono rimasti colpiti dalla nostra proposta. MySpace è un fenomeno più capillare, ma di contro ha il limite che la musica devi andartela a cercare.
Siete già al lavoro su nuovo materiale? Se sì, potete darci qualche anticipazione?
Sì, ti confermo che siamo già impegnati nella stesura di nuovi brani. Si nota una certa “progressione”, ma non al punto da sconfessare le nostre radici musicali. Sarà sempre pesante, veloce, groovy ma più articolato e scritto meglio; chi assisterà ai prossimi show potrà sentirne un assaggio. Detto questo, non contiamo di entrare in studio prima di un anno: siamo molto impegnati nel tour promozionale di The Onslaught e vogliamo concentrarci su una cosa alla volta, i concerti sono la nostra priorità.
Ok, ho finito con le domande: chiudi l’intervista come preferisci…
Grazie a te per il supporto! Bevete birra, fumate erba e ascoltate musica! THRASH or DIE!