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Le Orme (Jimmy Spitaleri)

Di - 14 Giugno 2011 - 16:00
Le Orme (Jimmy Spitaleri)

LE ORME

Abbiamo incontrato Jimmy Spitaleri, storico singer dei Metamorfosi, da poco entrato ne Le Orme con cui ha inciso l’ultimo album “La Via Della Seta“. La lunga chiacchierata ha spunti decisamente interessanti. Buona lettura!

Allora Jimmy, per cominciare vuoi dirci qual è la situazione attuale in casa Metamorfosi?

Con i Metamorfosi (gruppo particolarmente “lento” nella produzione) siamo in uscita con “La Chiesa delle Stelle“, un live album registrato il 24 aprile 2009 nella chiesa romana di Santa Galla, dotata di un monumentale organo a cinquemila canne, attesissimo da tanta gente, data la sua particolarità. L’album uscirà a settembre e sarà presentato nel corso del Progressivamente Festival, a Roma, una cinque giorni (dal 6 all’11 settembre) dedicata al progressive rock. Interverremo io e Enrico Olivieri (tastierista, n.d.r.) domenica 11 settembre, alle 18.00, presso l’Auditorium Casa del Jazz, e probabilmente eseguiremo alcuni brani in set acustico da questo CD.

E da studio?

Purgatorio, entro la fine dell’anno.

Sempre su Progressivamente (la label del precedente “Paradiso“)?

Non lo so, quello potremmo produrlo in autonomia e io e Enrico coadiuvati da Guido (Bellachioma, n.d.r.). Abbiamo già una ventina di minuti fatti, abbiamo passato la porta del Purgatorio…

I lettori di Truemetal.it siano molto attenti al progressive rock, e non solo con riferimento alle uscite più “grosse”. Ti basti pensare che molti di quelli che hanno discusso “Paradiso”, all’uscita del disco, hanno citato “Uomo Irregolare”, disco solista di Spitaleri, che è certamente più “di nicchia”…

“Uomo Irregolare” è un album di qualità, che parla di cose reali come la durezza della vita, l’emarginazione, la violenza sulle donne, la schiavitù nei confronti del sistema, e lo fa in maniera molto cruda. E’ uscito nel 1980 e penso che fosse un disco abbastanza difficile per quel periodo, secondo me ha anticipato un po’ troppo i tempi, e se lo senti oggi ti risulterà sicuramente attuale dal punto di vista lirico.

Nel fervore dei lavori con i Metamorfosi dovrai “incastrare” un’intensa attività promozionale per “La Via della Seta”…

Beh, sì, torniamo da un tour di quindici date in un mese in tutta Italia, e fra poco ripartiremo con una summer leg che sarà molto importante. Nei ritagli di tempo mi vedo con Enrico e lavoriamo al “Purgatorio”.

Ci racconti un po’ com’è nata la collaborazione con Le Orme?

Michi (Dei Rossi, n.d.r.) cercava una voce completamente diversa da quella di Aldo Tagliapietra, e in me ha trovato una timbrica più lirica, un cantato più potente, agli opposti proprio… come se a Bruce Springsteen fosse chiesto di rifare le cose di Sting (perdonate il paragone…!). Insomma, io canto alla mia maniera, e inizialmente sono rimasto un po’ interdetto… Lui ha insistito, mi ha detto “Dai, vieni su, proviamo…” e mi sono convinto, abbiamo provato quattro o cinque pezzi, ed eccoci qui… Oggi posso dire che “Le Orme” sono diventati un gruppo potente…
Il primo pezzo che abbiamo provato è stato “Gioco di Bimba”, perché c’era un appuntamento importante in televisione, “Ciak Si Canta”… Siamo l’unico gruppo prog italiano che è arrivato in finale, insieme a Albano (giocando aggiunge Romina, e tante altre belle parole a descrivere la tipologia degli artisti in gara)…

La giuria ha sottolineato in qualche modo la diversità della vostra proposta?

Sì, lo diceva Pupo… c’era pure quel #@#@#### di … come ####æ@æ#@æß##æ# si chiama… Malgioglio… Lascia perdere…
Pur facendo prog, Le Orme hanno anche un passato più commerciale, quindi ci sono quei quattro pezzi che anche in situazioni tipo “festa in piazza” devi fare, ma quando abbiamo suonato pezzi tratti da “La Via della Seta” tutti sono rimasti a bocca aperta… Sai, era comunque un esame, perché tra i fan della band ci sono molti intransigenti, che pensavano che una volta fuori Aldo Tagliapietra sarebbe finito il progetto “Le Orme”… E ora si sono dovuti ricredere, dopo averci più volte attaccato, a me personalmente e a Michi per la sua scelta.
D’altra parte Aldo Tagliapietra, per quanto ne so io, ha detto “siamo all’apice della carriera, sarebbe il momento giusto per un’uscita di scena”, lasciando intendere che avrebbe gradito lo scioglimento della band, ma Michi evidentemente non la pensava e non la pensa così… C’è stata anche una causa in tribunale, visto che Aldo e Michi detengono ciascuno il 50% dei diritti, vinta poi da Michi.

Hai dovuto riadattare i pezzi storici al tuo modo di cantare, come li affronterai in sede live?

Certo, ora hanno un impatto diverso… Certo, “Gioco Di Bimba” come la vuoi cantare… Però “La Via della Seta” non è un riadattamento, è proprio il nuovo corso de Le Orme… lo stesso paroliere (Maurizio Monti) ha contribuito a testi molto impegnati, per un disco sicuramente sofisticato…
Dal vivo dipende anche dal pubblico, se ci accorgiamo che la risposta è più forte puntiamo su brani più duri, più prog…

A proposito di testi, Maurizio Monti è lo stesso autore dei testi di “Uomo Irregolare”, com’è nata la collaborazione anche per Le Orme?

Sono andato io da Maurizio, siccome siamo amici da trent’anni. Si è subito interessato al progetto e dopo tre giorni mi ha detto che i testi erano pronti. Le melodie erano già pronte, anche il soggetto era già pronto, ad opera di Guido Bellachiona, e quindi Maurizio ha dovuto lavorare su tematiche già scritte come l’interscambio di culture, Marco Polo, tanta sociologia, temi attualissimi.

C’è qualche album o qualche pezzo del repertorio precedente al tuo ingresso che ti piace particolarmente, o a cui ti sei affezionato, ecc.?

Io ti dico una cosa: quando Michi mi ha chiamato, de Le Orme conoscevo poco e niente… Per sentito dire “Gioco di Bimba”… Sono andato su Youtube e ho imparato i cinque pezzi che avremmo dovuto provare… Avevamo anche suonato insieme Metamorfosi + Le Orme, ma non li avevo mai approfonditi prima… In pratica mi sono dovuto fare una “cultura” su Le Orme tutta insieme, e successivamente ho scelto, anche insieme a Michi, i brani più congeniali alla mia reinterpretazione, escludendo i pezzi in cui proprio non mi sento a mio agio, come “Regina Al Troubadour”, con tutti quei falsetti…
Molto meglio brani più tirati, più duri, o comunque più enfatici come “L’Infinito”, un pezzo più cantato, più lirico, in cui la mia voce baritonale può esprimersi meglio, secondo me… “Cemento Armato” lo faccio durissimo, “Sguardo verso il cielo” lo faccio abbastanza duro… Poi ci sono dei brani più calmi, come per esempio “Felona e Sorona”, che comunque ho riadattato con la mia voce. Per me la cosa più importante è interpretare i testi, io mi immedesimo molto in quello che dico, per cui cerco sempre di tirare fuori il pathos, l’epicità…

Cambiando discorso, come hai vissuto la crisi del mercato discografico che ha investito in particolare il progressive rock, un genere che negli anni ’70 esportavamo in tutto il mondo?

Beh, io penso che la “fine” di tutto ha motivazioni principalmente politiche, i discografici hanno pensato bene di seguire i cantautori, per loro è stato più conveniente seguire una sola persona piuttosto che una band di cinque o sei elementi, tutti mezzi matti e con richieste diverse… ma soprattutto, e qui entra in ballo il discorso politico, si è messa a tacere la massa, i giovani, che il progressive rock riusciva ad impegnare dal punto di vista cerebrale… Nel ’73 i Metamorfosi suonarono al Palasport davanti a diciassettemila persone, riunite anche grazie agli ideali che la musica trasmetteva. Poi sono arrivati gli anni di piombo, Santana si è beccato una bottiglia in testa e ha detto “non ci vengo più”… Insomma tutto ha fatto sì che il progressive rock in Italia morisse miseramente. Pensa che c’è stato un periodo, tre anni all’incirca, in cui gente come Morandi non si azzardava a mettere il naso fuori, tanto era forte il movimento che nemmeno si chiamava progressive… Si definiva “musica d’avanguardia”… la parola progressive è venuta fuori più avanti…
In tempi recenti, negli anni ’90, c’è stata una rivalutazione, e devo dire che qualcosa di interessante è venuto fuori, tanti gruppi si sono anche riformati, i Deep Purple tanto per fare un nome su tutti, Emerson Lake & Palmer c’hanno provato… Oggi sembra che ci sia una sorta di movimento, ma trova comunque tutte le difficoltà di cui sopra, per cui credo che continuerà a vivere di momenti, alti e bassi…
Conta anche che i soldi facili hanno attirato anche band famose che facevano prog e si sono poi messi a fare le canzonette, a cominciare dalla PFM…
Poi ora si scarica tutto, nessuno compra più dischi… “La via della seta” è entrato in classifica, ma una volta entrare in classifica significava vendere centomila copie, oggi se vendi centomila copie ti danno il disco di platino…

Oggi però vendi diecimila copie e fai un numero di concerti dieci volte superiore a trent’anni fa… O non è così?

Sì, si suona di più, ma dovremmo anche parlare di “quali” concerti, a che livello…

Cosa ha fatto una generica band prog rock dal ’74 al 2000, con questo muro che si è trovata davanti?

Ha chiuso i cancelli, ha sbarrato le porte, si è chiusa in attesa che la bufera passasse, e qualcuno aspetta ancora… Il movimento prog non è finito, è latente, ma ci hanno tarpato le ali, ci hanno costretto a qualche breve sortita dal letargo, come per esempio quella degli anni ’90 di cui parlavo prima.

Qualche nome?

Campo di Marte mi piacevano molto, Il Tempio delle Clessidre… ma per una band senza un nome radicato negli anni ’70 è comunque difficile. Band come gli Osanna, Le Orme, gli stessi Metamorfosi, possono comunque contare su un loro pubblico affezionato, a cui si aggiungono i fan più giovani che li scoprono magari solo ora… Spesso ai miei concerti mi compiaccio di vedere ragazzi di sedici, vent’anni… Il progressive ha questo fascino per chi non l’ha mai ascoltato: è come scoprire un mondo nuovo.

Allora ti faccio una domanda, perché il nostro pubblico è fatto anche e soprattutto di giovanissimi. Secondo me i giovani hanno bisogno in qualche modo di catalogare, etichettare, individuare la musica che ascoltano. Vuoi dare la tua definizione del concetto di progressive rock italiano degli anni ’70?

Ma oggi i ragazzi grazie a Internet sanno tutto, vengono ai miei concerti già informatissimi, vita morte e miracoli di tutte le band di quel periodo…

Però se io facessi a loro questa domanda, non mi saprebbero rispondere…

Allora puoi dire loro che hanno recepito correttamente “la differenza”, l’essere fuori dagli schemi di questo genere, e proprio per questo forse non dovrebbero farsi troppi problemi a catalogarlo. Dovrebbero magari pensare al momento storico, politico e sociale, che vivono. Il prog negli anni ’70 uscì fuori in un clima di fermento culturale, il dopo Woodstock, il ’68… Le lotte ideologiche… Oggi non si combatte più… Quelli che vengono ai nostri concerti sono considerati una sorta di extra terrestri, però hanno capito che esiste qualcosa di più puro, di più interessante rispetto alla solita musica che ti propinano se ti ci confronti passivamente.

A questo punto direi che l’intervista può concludersi con un tuo messaggio ai nostri lettori…

Continuate a sostenere questo genere, seguite la musica di qualità, non cadete nella trappola dei vari X-Factor!
Vi lascio con un reminder dell’appuntamento di cui parlavamo all’inizio: il Progressivamente Festival, che vedrà anche Le Orme sul palco (sabato 10 settembre) insieme a nomi come Fonderia, Ozric Tentacles, Goblin, Il Tempio delle Clessidre…! Non mancate!