Live in Italy (Andrea Pieroni)
Il nostro Direttore, Roberto “Keledan” Buonanno, ha intervistato per voi Andrea Pieroni, Head Promoter / Presidente di Live!. Sì, proprio Live in Italy (www.liveinitaly.com), che organizza in nel nostro paese la maggior parte dei grossi concerti metal, senza dimenticare il Gods of Metal… Buona lettura.
Ciao Andrea, benvenuto tra le pagina di truemetal.it. Inizierei con una presentazione della tua società: storia, numeri, com’è organizzata l’azienda, quanto conta la passione, ecc… So che Live organizza anche concerti di gruppi di altri generi, ma in questo caso considera tutte le domande relative al mondo rock / metal.
Sul finire del 1990 nasce, fondata dal sottoscritto, Rock ‘n’ Dogs che poi tramuta il proprio nome in LIVE nel 2000. All’inizio, e parlo dei primi mesi del 91, lavoravamo dal salotto di casa, io e Roberto, che ancora oggi è con me. Venivamo entrambi da una breve esperienza in discografia, per cui, si, sapevamo di musica, ma il mondo dei concerti, che da sempre era quello che avremmo voluto fare, era comunque una novità per noi. Non c’era altro personale, facevamo tutto noi due, dal rispondere al telefono al trattare con i gruppi e i loro management / agenti, all’aprire le prevendite, al fare tutti i permessi necessari e via così fino a spedire i manifesti ai vari uffici affissione sparsi in tutta Italia.
Ricordo ancora i primi tre tour che abbiamo fatto: si trattava dei Filipinos, una ottima band inglese che ad inizio anni 90 aveva un buon seguito in Italia nell’ambito della psichedelia, gli Ozric Tentacles, che ancora oggi sono in giro ed hanno un ottimo seguito anche da noi, e i mitici Saxon. Fu un’emozione particolare per me portare i Saxon in Italia: era uno delle prime bands che avevo visto dal vivo diversi anni prima, nel 1980 per l’esattezza, a soli 13 anni.
Poi, piano piano, abbiamo iniziato ad aumentare il numero dei tour, fino ad arrivare allo show dei Pantera al Forum di Milano nel 94, che è stato il primo grosso show che abbiamo fatto e che ci ha fatto entrare nel giro dei concerti di un certo livello.
Attualmente, nonostante il notevole numero di concerti che abbiamo in programma, preferiamo rimanere una struttura snella, non un ministero. Questo perché alla base di tutto c’è ancora la passione per la musica in generale e per il metal in particolare, che ha formato la mia cultura musicale e della gran parte delle persone che lavorano in Live. Quindi ci piace rimanere al corrente di tutto e seguire personalmente ogni fase dello svolgimento dei vari tour che programmiamo.
Al momento lo staff fisso è formato da 7 persone, più ci sono alcuni collaboratori per i periodi più densi di impegni, per cui si può arrivare a 10/12 persone. Io mi occupo di chiudere accordi e programmare i concerti per la maggior parte degli artisti internazionali e dei calendari dei ns. artisti italiani (Negrita, Lacuna Coil, Extrema, Vision Divine, Domine, Almamegretta, Raiz). Livio invece cura lo stesso mio settore, ma dedicato alle nuove bands, sia italiane che internazionali. Poi abbiamo Mariela che è a capo dell’ufficio promozione, Roberto che invece si dedica all’aspetto produttivo/logistico della faccenda (impianti, laddove le bands non viaggino con il proprio service, hotels, eccetera), Lidia che cura la grafica di tutti i nostri manifesti e pubblicità occupandosi anche dei rapporti con le varie tipografie per le spedizioni nelle varie città, Stefano che gestisce il reparto biglietteria e Mirella che segue l’amministrazione. A questo staff come ho detto si aggiungono periodicamente dei free lance esterni.
Per praticità suddivido le domande in 4 macro categorie.
Prezzi dei biglietti
Quali sono le componenti che formano il prezzo del biglietto, e quali i motivi della lievitazione dei prezzi vista in questi ultimi anni?
La componente principale è legata alle spese che si devono sostenere per l’organizzazione del concerto. Alle spese vai poi sommato il cachet dell’artista in questione. La somma di queste due componenti da la cifra finale ed in base a quello e al potenziale di pubblico che l’artista può portare si decide il prezzo del biglietto. Si può anche verificare il caso in cui sia l’artista che ti impone un certo prezzo di biglietto. Riguardo all’aumento del prezzo dei biglietti non mi trovo totalmente d’accordo. Molti danno la colpa all’euro, ma se vai a rivederti i ns. concerti prima dell’avvento della nuova moneta, ti renderai conto che i concerti che prima mettevamo a 40mila lire ora li mettiamo a 20 euro quelli a 36mila lire ora li mettiamo a 18 euro. Sto parlando naturalmente dei concerti nei clubs. I concerti nei palazzi seguono logiche diverse perché chiaramente se una band arriva con un camion di attrezzatura è un conto, se ne arriva con 10 è un altro. A livello di spese si intende. Pensa che i Rammstein ci hanno chiesto 66 facchini per lo scarico/ricarico della loro attrezzatura per lo show del 24 febbraio al Forum! Certo, niente rispetto ai 240 dei Metallica dello scorso anno…
E comunque, anche nei palazzi, quando le spese lo consentono, cerchiamo di tenere il prezzo più basso possibile, basti pensare a Nightwish che abbiamo proposto a 18 euro, prezzo che non ha eguali nel resto d’Europa, dove il biglietto minimo per assistere ad un loro show era di 27 euro.
In ogni caso, in Italia rispetto al resto d’Europa abbiamo i prezzi più bassi di tutti, perfino di Spagna e Grecia che tradizionalmente ci seguono quasi in ogni campo. Per farti qualche esempio, gli show che gli Iron Maiden faranno in giro per l’Europa quest’estate hanno prezzi che variano tra i 55 e 65 euro. Lo show italiano è quello con il prezzo più basso in assoluto. Stesso discorso per i Motley Crue. E sto parlando di concerti nei quali si esibiscono solo loro. In Italia si esibiscono in un festival con una miriade di altre bands, tra l’altro molte di grossa levatura, come Slayer, Obituary, Malmsteen, Accept, Anthrax e molti altri.
Francamente questa questione del caro biglietti la trovo un po’ esagerata ed anche un po’ fuori luogo: un concerto è uno spettacolo unico ed irripetibile, diverso sera per sera perché si basa, oltre che sulla tecnica, anche e soprattutto sugli umori e sull’attitudine dell’artista. Anche parlando della stessa band non vedremo mai un concerto uguale ad un altro. Eppure sembra che uno dei pochi campi in Italia in cui ci si lamenta del prezzo del biglietto sia proprio quello dei concerti. Nessuno dice niente se paga 30 euro per vedere una partita di calcio in curva, che il più delle volte offre uno spettacolo indegno, oppure se paga 20 euro per una pizza e una birra. Non mi sembra che queste due cose siano indispensabili alla vita degli esseri umani. A tutto si passa sopra, fuorché al prezzo di un biglietto da pagare per uno spettacolo unico. Ecco, questo lo trovo francamente singolare.
Rispetto alla questione del cachet dell’artista vorrei fare un po’ di chiarezza: l’artista, chiunque esso sia, non rischia mai niente. Ha un cachet garantito, qualunque sia l’esito della serata. Nel caso poi che le spese vengano interamente coperte si prende anche una percentuale sul rimanente. Percentuale che varia dal 80% al 90% a seconda dell’importanza dell’artista. Quindi, al promoter, in caso di sold out rimane una cifra tra il 10% e il 20%, non dell’incasso globale, ma dell’incasso al netto delle spese.
Che differenze di costi e di risultati ci sono, per esempio, tra organizzatori italiani e tedeschi / olandesi, ecc..?
L’Italia, dopo l’Inghilterra, è indubbiamente il paese europeo dove la vita costa di più, e questo si ripercuote su tutte le attività imprenditoriali così come nella vita di tutti i giorni.
I risultati sono invece inversamente proporzionali. Shows che all’estero vanno sold out in poche ore, qui, quando lo sono, ci mettono dei mesi. Attualmente stiamo riscontrando delle vendite record per lo show dei System Of A Down e per entrambi i giorni del Gods, sia Iron Maiden che Motley Crue, ma stiamo parlando di artisti ai massimi livelli mondiali. Anche Megadeth, Europe e Rammstein stanno facendo benissimo, con i primi che faranno sicuramente registrare il tutto esaurito in prevendita e i secondi due che lo faranno registrare il giorno dello show. Si tratta comunque di casi isolati. Purtroppo in Italia il pubblico dei concerti, seppur molto fedele, non è numeroso come nelle altre nazioni europee. Questo lo dobbiamo a una cultura musicale non appropriata, a cinquant’anni di festival di Sanremo, Pippi Baudi, Raffaelle Carrà e chi più ne ha più ne metta.
Chi però è appassionato, lo è davvero, segue lo show con passione e trasporto, sa tutto della band che va a vedere. Questo nel resto d’Europa non esiste, il pubblico magari è più numeroso, ma sicuramente meno attento e acculturato musicalmente rispetto alla proposta musicale che gli viene fatta.
Perché Live non “assorbe” il costo per la prevendita, offrendo allo spettatore che paga a volte anche in largo anticipo, un prezzo uguale a quello che si paga al botteghino?
Perché è impossibile. I soldi del diritto di prevendita non vanno in tasca al promoter, bensì a chi materialmente vende i biglietti, cioè al negozio o una delle varie catene di distribuzione biglietti che esistono in Italia. E’ normale che chi fa un lavoro voglia essere remunerato. La remunerazione di chi materialmente vende i biglietti è appunto il diritto di prevendita. Dopo anni di lotte e discussioni con le varie aziende di distribuzione biglietti, insieme agli altri promoter italiani, siamo riusciti ad ottenere un diritto di prevendita definito, che equivale al 15% del biglietto. Fino a due anni fa invece c’era una totale “deregulation” e ogni rivenditore applicava la percentuale che preferiva. Chi pagasse il biglietto in prevendita più del 15% in più è pregato di segnalarlo al promoter del concerto, che obbligatoriamente deve essere riportato sul biglietto, con tanto di numero di telefono.
Inoltre credo che non sarebbe giusto proprio per chi acquista il biglietto in prevendita. Chi lo compra al botteghino rischia di non trovarlo, quindi è normale che il prezzo non sia lo stesso. Chi lo acquista in prevendita invece si assicura il posto, per cui questa sicurezza è un servizio che paga a chi, appunto, gli vende fisicamente il tagliando.
(ndr: io so che al Wacken i gruppi minori pagano per suonare, e altre cosette del genere. Ma forse è il caso di dare informazioni magari sui cachet mostruosi di band come gli Iron Maiden)
Onestamente non so dirti se a Wacken i gruppi minori paghino per suonare. Quello che posso dirti è che ciò non accade a Gods Of Metal. Nessun gruppo ha mai sborsato una lira/euro per suonare. Chi tra i gruppi emergenti ha calcato le assi del Gods in passato lo ha fatto esclusivamente perché la proposta musicale piaceva a me e ai miei collaboratori e perché in quella particolare band vedevamo qualcosa in più rispetto alle centinaia di proposte che tutti gli anni ci arrivano. E’ sempre stato così e sempre lo sarà.
Vorrei poi stigmatizzare una volta per tutte questo presunto dualismo tra Gods e Wacken. I promoter di Wacken vengono tutti gli anni al Gods, così come noi andiamo sempre a Wacken, ma le analogie tra i due festival si fermano qui. Io credo che il concetto di questi due festival sia profondamente diverso, foss’anche soltanto per i budget. Con i soldi che vengono spesi per l’intero cast di Wacken non si riesce nemmeno a pagare un headliner di Gods Of Metal, quindi credo che ogni paragone tra i due festival sia impossibile e sbagliato. Gods Of Metal semmai si pone sullo stesso piano di festival quali il Download inglese o il Rock Am Ring in Germania. Questi sono i festival che generalmente hanno più o meno lo stesso cast di Gods Of Metal, e che economicamente generano lo stesso impegno che si ha per Gods Of Metal.
C’è chi dice che 50 euro per un giorno di Gods Of Metal sono tanti portando sbadatamente a paragone Wacken. Io capisco che chiunque fa fatica a guadagnare i soldi e di conseguenza vuole spenderli assennatamente, ma ti invito a confrontare i cast dei due festival. Parlo a ragion veduta, perché conosco le economie di entrambi gli eventi. Se Wacken avesse in cast Iron Maiden, Slayer, Motley Crue, la reunion degli Anthrax, e via discorrendo, ti assicuro che il biglietto non sarebbe inferiore ai 100 euro. Purtroppo in Italia abbiamo la tendenza a considerare sempre più verde l’orto del vicino e non ci rendiamo conto che, a parità di cast, Gods Of Metal è il festival con il prezzo di biglietto più basso in assoluto in Europa. Ripeto, a parità di cast. E non parlo di qualità delle bands, le quali sono qualitativamente ottime in entrambi i festival, ma di un mero discorso economico. I gruppi del Gods costano di più. Tutto qua.
Posti per suonare
In base a quali criteri selezionate i locali per i vostri eventi?
Molto spesso è la band stessa chi chiede di suonare in un posto piuttosto che in altro. Ma poi ci sono molte altre variabili da tenere in considerazione. Innanzitutto bisogna vedere se quel determinato locale è libero in quel giorno specifico. Non tutti i locali hanno tutte le serate destinate alla musica dal vivo, per cui ci sono giorni in cui è di fatto impossibile fare concerti in un determinato venue. Per esempio, l’Alcatraz e il Rolling Stone di Milano il venerdi e sabato hanno delle serate da discoteca avviatissime, con migliaia di persone, e per niente al mondo ti affitteranno il locale una in quelle due sere per un concerto dal vivo.
Quindi, il criterio principale è la disponibilità o meno nel giorno richiesto dall’artista. Poi, si debbono sottoporre all’artista le specifiche tecniche del locale (grandezza palco, capienza, numero di camerini, ecc…). Se tutto viene approvato, il gioco è fatto, altrimenti si va alla ricerca di un altro club da proporre all’artista.
Poi, come in tutte le cose, bisogna essere dotati di buon senso. I locali che sono disposti ad accogliere concerti, soprattutto metal, sono pochi e i nomi ormai li conosciamo tutti. Quindi dar inizio a polemiche senza fine su quel locale piuttosto che sull’altro, oltre che noioso, è anche inutile. Bisogna invece cercare di migliorare le situazioni che ci sono attualmente, perché un nuovo locale non si costruisce dalla sera alla mattina. E par far ciò c’è bisogno del parere di tutti, artisti, addetti ai lavori e pubblico. Però del parere costruttivo, come ho già detto, la polemica è fine a stessa.
Quali sono i limiti imposti dalle amministrazioni comunali?
In ogni città vigono regolamenti tra i più svariati, e molto spesso la realtà dei fatti non corrisponde a quello che i regolamenti dicono. Se si prende ad esempio la città di Milano, abbiamo molte limitazioni rispetto all’orario di fine concerto. Pur se la normativa prevede le 23.30, al Rolling Stone, non si può andare oltre le 23.00. E questo dopo anni di battaglie legali con il vicinato che regolarmente chiamava i vigili urbani ad ogni concerto e faceva dare dei giorni di chiusura al locale. Al C-Side la situazione è ancora peggiore. Alle 22.30 bisogna finire, altrimenti gli inquilini che vivono sopra il locale chiamano i vigili. E i vigili quando arrivano staccano la corrente. Non gli interessa se il concerto è finito o meno. Questo vale per la musica dal vivo, per la discoteca le cose sono diverse. Questa è la realtà, tutto il resto sono chiacchiere, che, per carità, si devono fare perché ci divertiamo anche a farle, ma tali restano. Fare concerti in Italia è un’attività molto rischiosa sia sul piano economico che su quello amministrativo/civile. L’Italia è il paese della burocrazia, per ogni norma approvata spunta fuori l’eccezione, il cavillo, il codicillo per cui tale norma in quell’occasione non è valida. Se poi ci si mettono anche i vicini che chiamano i vigili, il gioco è fatto. E per i concerti metal ciò avviene più che negli altri concerti. E’ triste a dirsi, ma purtroppo nell’Italia del 2005, nell’opinione pubblica lo spauracchio del metallaro è ancora vivo e vegeto. E noi, in quanto organizzatori dobbiamo fare i conti con questi personaggi che di questo spauracchio ne fanno una questione di vita o di morte. Questo è il nostro lavoro e la nostra passione, dobbiamo portarli avanti entrambi e per far ciò dobbiamo necessariamente scendere a patti con chi sta nelle stanze dei bottoni. Atteggiamenti di chiusura, i cosiddetti “no compromise”, o peggio di inciviltà, non avrebbero risultato alcuno. O meglio avrebbero il risultato di non far più esibire artisti di un certo genere musicale, il metal per l’appunto. Quindi è necessaria diplomazia, buon senso, educazione e molta, molta pazienza. Solo così riusciamo a destreggiarci tra i mille meandri dell’italica legislazione.
Ci dai un’idea dei problemi che incontrate normalmente?
Come ho detto, ogni concerto è un terno al lotto. I problemi sono all’ordine del giorno. Per fare un concerto in un palazzo dello sport dobbiamo presentare il progetto dello show almeno 40 giorni prima dello spettacolo e aspettare il parere favorevole della commissione di vigilanza che è l’unico organo il cui parere è insindacabile e che concede la licenza di pubblico spettacolo. Fino ad ora non è mai successo che non abbiano concesso la licenza, ma per fare questo devi ingaggiare ingegneri e elettricisti che ti progettano e certificano lo show, con un notevole esborso economico, che ovviamente anch’esso va a gravare sulle spese e di conseguenza sul prezzo del biglietto di cui dicevamo prima.
Questo per restare in ambito amministrativo, se poi andiamo su tecnico, nella quasi totalità dei casi gli impianti, i fonici e il personale tecnico sono sempre al seguito dell’artista. Sono loro che si portano dietro tutta l’attrezzatura necessaria per lo show e le persone che servono per farla funzionare al meglio. Quindi questa parte della domanda dovrebbe coinvolgere anche altre persone oltre al sottoscritto. Per quanto compete la Live, posso dirti che gli artisti ci inviano delle richieste di tipo organizzativo da soddisfare (tipo facchini, security, corrente, palco, muletti per il carico/scarico, runner, ecc…) e che noi rispettiamo sempre in toto, ma poi la gestione tecnica, nel caso di bands di una certa levatura, è quasi sempre di loro competenza.
Ci sono pochi eventi in grandi città come Roma, Firenze, Torino e al sud. È poco produttivo organizzare in queste località, prevedete dei flop?
(ndr, tantissimi si lamentano della mancanza di eventi al sud. Io so per esperienza che spesso i gruppi si rifiutano di suonare al sud, per casi di sparizioni di materiale ecc… So anche che i promoter temono di perderci, giustamente, dei danari. )
Ci sono varie ragioni per cui la città di Milano è quella favorita nel giro dei concerti. La prima è indubbiamente una ragione economica. Il bacino d’utenza di Milano non ha eguali nel resto d’Italia. Nel giro di pochi chilometri, tra Milano e hinterland puoi raggiungere oltre tre milioni di persone.
E questo lo si riscontra facilmente ai concerti: uno show a Milano fa mediamente registrare quasi il doppio di presenze rispetto a uno show della stessa band in qualsiasi altra città d?Italia, Roma compresa. Inoltre, statisticamente, le vendite di cd sono concentrate per la maggior parte in Lombardia. Quindi è normale che, come per ogni altra attività imprenditoriale, si cerchi di operare nel mercato principale. La seconda è una ragione logistica: nella maggior parte dei casi i tour europei dei vari artisti riservano una sola data all’Italia. Per ragioni di mercato, perché il loro cd in Italia vende meno che negli altri paesi europei. Per cui, con una sola data, dovendo poi loro tornare nel nord europa, diventerebbe molto difficoltoso esibirsi in una città del centro sud. Ci tengo a sottolineare che il numero delle date da fare in Italia non viene deciso dal promoter, ma dall’artista e dal suo management, che chiaramente si consigliano con il promoter su quello che sia meglio fare. Per quanto riguarda le tre città che hai menzionato, Torino soffre sicuramente la vicinanza con Milano per cui nel caso di una data in Italia, come ho già spiegato, tocca a Milano e, nel caso di due date, la scelta cade quasi sempre nel nord – est oppure al centro. Su Roma devo dire che noi come Live cerchiamo di programmare quanto più possibile. Siamo ben consci dell’importanza della città. La scorsa estate abbiamo fatto i Dream Theater e il Summer Day, nei prossimi mesi programmeremo James La Brie e Porcupine Tree + Anathema. Inoltre in estate torneremo con un altro paio di eventi importanti. Purtoppo la città soffre di una cronica mancanza di spazi. Il Palacisalfa è attualmente chiuso, per cui, Palalottomatica a parte che però è adatto solo per produzioni enormi, la scelta si limita ad un paio di piccoli clubs che non sempre rispondono alle esigenze dell’artista.
Per quanto riguarda Firenze, che vuoi che ti dica, è la città dove ha sede la Live, saremmo felicissimi di incrementare il numero di concerti in città. Quest’anno abbiamo fatto Saxon, Wasp e ad Aprile faremo Europe. Ma per esperienza posso dirti che la città più di quattro/cinque eventi all’anno non regge.
Per quanto riguarda il Sud, il problema principale, oltre a quello della mancanza di strutture è quello geografico. Come ho detto, la maggioranza delle bands riserva una/due date all’Italia. Dovendo poi tornare nel nord europa è geograficamente impossibile fare una data a sud. Significherebbe due giorni di viaggio per andare e due per tornare. In questi 4 giorni necessari per il viaggio i gruppi dovrebbero pagare il loro personale e tutto il materiale noleggiato, cosa che renderebbe loro impossibile fare il tour.
Francamente, in quindici anni, non mi è mai capitato che un gruppo mi abbia detto che non voleva andare a sud perché aveva paura che gli fossero rubati gli strumenti. Anzi, quasi tutti si rammaricano di non poterci andare e quelle poche volte che riusciamo ad andarci, come nel caso dei Soulfly a Bari un paio di anni fa o dei Gamma Ray a Napoli nel 98, l’entusiasmo è alle stelle.
Diverso è il discorso per Gods Of Metal, il quale ormai da anni vende biglietti in egual misura in quasi tutte le regioni italiane. Per questa ragione abbiamo ritenuto opportuno farlo a Bologna, che è il più importante nodo ferroviario italiano e di conseguenza la città più facilmente raggiungibile.
Qualità, servizio e sicurezza
Il pubblico italiano è così indisciplinato da richiedere misure di sicurezza straordinarie?
No. Il pubblico italiano e quello metal in particolare è probabilmente il miglior pubblico al mondo.
E questo che che se ne dica sui quotidiani o che ne pensino i benpensanti di turno. Non abbiamo mai avuto problemi di ordine pubblico ai concerti e di questo va dato atto al nostro pubblico. E il miglior modo per combattere i brutti pensieri che vengono fatti sul pubblico metal dalle varie istituzioni e compagnia bella. La civiltà e la buona educazione prima o poi pagano.
Per i vostri eventi più importanti state progettando nuovi sistemi di sicurezza (braccialetti, ecc..)?
Abbiamo provato i braccialetti in passato, così come la doppia transennatura in occasione dello show dei Metallica dello scorso anno, come richiestoci dalla band.
Siamo aperti a sperimentare qualsiasi cosa possa migliorare la sicurezza e la confortevolezza del nostro pubblico e su questo ci stiamo confrontando anche con gli altri festival europei. Nel mese di marzo ci incontreremo a Londra con tutti i maggiori festival europei e in quell’occasione ognuno esporrà i propri problemi e i propri dubbi. Confrontandoci con gli altri troveremo le soluzioni più consone, basandoci anche sulle esperienze di festival quali Download, Graspop, Dynamo, Rock Am Ring , Reading, Glastonbury e molti altri.
Ma io mi chiedo: siamo sicuri che i braccialetti per entrare e uscire dall’area del festival aumentino la sicurezza?
Io penso che invece sia più utile aumentare il confort all’interno dell’arena in modo che il pubblico che in un determinato momento non ha voglia di seguirsi la band in programma, possa svagarsi in altro modo o rilassarsi.
Prenderete accordi con società specializzate per offrire agli spettatori ristorazione di qualità a prezzi abbordabili?
Se ti riferisci al Gods, esiste già un azienda che ha l’esclusiva della ristorazione all’Arena Parco Nord e con questa dobbiamo relazionarci. Quindi quante più idee ci vengono date e tanto più semplice sarà per noi andare a trattare con questa società. Sicuramente il primo passo da fare è quello di far abbassare i prezzi, ma non è il solo punto da discutere. Vorremmo che la ristorazione non fosse basata solo su piadine, hot dog e panini, ma che ci fosse anche uno spazio ristorante/pizzeria dove ci si possa sedere a un tavolo e mangiarsi qualcosa tranquilli, all’ombra, magari durante l’esibizione di una band che non interessa. Inoltre anche una chill-out zone, con musica rilassante, tappeti e cuscini su cui potersi sdraiare e riposare. Sono tutti punti all’ordine del giorno che dovremo discutere in una riunione a breve termine con i gestori dei servizi in questione.
Come si pone Live, e come si pone la legge, rispetto al fenomeno del bagarinaggio?
Live si pone in maniera molto netta contro il fenomeno del bagarinaggio. Siamo i primi a essere danneggiati in quanto i biglietti che vendono i bagarini sono falsi per cui i soldi di quei biglietti non entrano nelle nostre casse. Quello che possiamo dire è di comprare sempre il biglietto nei punti vendita autorizzati e, nel caso che si decida di non comprare il biglietto in prevendita, di acquistarlo sempre e comunque al botteghino del locale/palasport dove si svolge il concerto. Diffidare sempre di chi vi offre un biglietto al di fuori di questi luoghi. Si tratta sempre di biglietti falsi che, se riconosciuti all’ingresso, non daranno diritto all’entrata. Pensa che all’ultimo concerto di Iron Maiden al Forum di Milano nel 2003, i Finanzieri trovarono oltre 400 biglietti falsi venduti da bagarini. E altrettanti nello show di Firenze Quindi ripeto, diffidare di questi personaggi. Se lo show è sold out noi avvisiamo prima, mandiamo comunicati. E comunque se siete senza biglietto, chiamateci sempre prima di partire per lo show per sapere se ci sono ancora posti disponibili.
Anzi a tal proposito approfitto dell’occasione: lo show dei Megadeth sarà sicuramente sold out, chi fosse senza biglietto ci chiami prima di mettersi in viaggio per sapere se ci sarà un quantitativo di biglietti in vendita alla cassa. Oppure lo compri in questi giorni, perché ne rimangono veramente pochissimi.
Questo è l’unico modo per sconfiggere il fenomeno del bagarinaggio: la prevenzione. Altri non ce ne sono. La legge, pur vietando tale fenomeno, può fare ben poco. Questi personaggi andrebbero colti sul fatto, e converrai con me che non è molto semplice per le forze dell’ordine beccarli in flagranza di reato.
(ndr, so che la ristorazione è esterna, ma a molti dei nostri lettori piacerebbero prezzi “politici”. La domanda sui bagarini è mia, non avendo mai visto rappresentanti di quella “professione” in Germania e in nord europa…)
Curiosità
(ndr a tuo, a piacere, per sdrammatizzare e per inserire, con un po’ di ironia, anche delle verità che facciano riflettere la gente)
Qual è stato il cachet più alto mai pagato da Live per un singolo gruppo, singolo evento?
Indubbiamente il cachet di Iron Maiden per Gods Of Metal 2005. Questo è il più alto in assoluto mai pagato da Live, non solo in ambito metal, ma considerando tutti i generi musicali. A ruota seguono i Metallica nello show a Padova dello scorso anno, i Motley Crue sempre per GoM 05, i Black Sabbath nel loro reunion show al Gods 98 e Judas Priest al Gods dello scorso anno.
Se poi passiamo agli show in spazi più raccolti i primi che mi vengono in mente sono Slayer, Dream Theater e Manowar, ma ho l’impressione che tra cachet e percentuali anche Rammstein e System Of A Down raggiungeranno delle cifre ragguardevoli. E poi c’è stata la sopresa Nightwish, che pur avendo un cachet piuttosto basso, grazie al numero di paganti che hanno fatto registrare e quindi alla percentuale che hanno preso, hanno letteralmente sbancato.
Tornando indietro nel tempo, considerando che sono passati undici anni, anche i Pantera nel 94 si portarono a casa veramente una montagna di soldi. Comunque non è mai un rimorso pagare gli artisti. Io penso che chi, grazie alla propria arte, richiama così tante persone, sia giusto che abbia il suo compenso adeguato.
Le richieste più curiose e ridicole che ricordi?
Ma, ti dirò, le richieste assurde sono quasi sempre tese allo sconvolgimento dello spirito e dell’anima. Certo, i nordici sono quelli che ci danno dentro più di tutti. Quando arrivano i gruppi finlandesi le bottiglie di vodka volano che è un piacere. Ricordo ancora il chitarrista dei Sentenced nel tour che facemmo qualche anno fa insieme ad In Flames. Facemmo due show in Italia, Roma e Milano e, durante il giorno a Roma si ubriacò a tal punto che la sera non riuscì a salire sul palco e fu sostituito. Non solo, la sbornia era talmente forte che anche il giorno dopo a Milano non era in grado di stare in piedi e si esibì seduto su una sedia per tutto lo show.
Finito lo show, sai cosa fece? Si attaccò ad una bottiglia di vodka. Questo si che è rock ‘n roll!
Poi ho un ricordo particolare dell’incontro con Ozzy Osbourne al Gods 98. Da una parte ero quasi intimorito di trovarmi al cospetto di una leggenda vivente, dall’altra non riuscivo a capire come avrebbe fatto a salire sul palco, dato che costantemente viene sorretto da due persone per camminare. Ma evidentemente il palco deve fargli venir fuori un’energia nascosta da qualche parte del suo corpo, perché una volta “on stage” canta, corre e si dimena come un adolescente.
Devo dire che comunque in generale tutti gli artisti sono persone veramente a posto. Non ho mai avuto problemi con nessuno di loro e in tutti questi anni sono riuscito a sviluppare anche dei rapporti personali e di amicizia con alcuni di loro tra cui Joey DeMaio dei Manowar, Tom Araya e Kerry King degli Slayer, Hansi dei Blind Guardian, Bruce e Steve degli Iron Maiden, Page Hamilton degli Helmet, tutti i Lacuna Coil e gli Extrema e tanti altri.
La band più indisciplinata in assoluto?
Come ho detto non ho mai avuto grossi problemi con nessuno, certo che quando i Benediction al Gods 01 distrussero una camera d’albergo e buttarono un divano dal quarto piano, andando via di soppiatto, beh, la situazione proprio piacevole non fu.
Ma come disse il tour manager dei Kyuss, in uno show al Factory di Milano diversi anni fa quando John, il cantante distrusse un microfono, “this is rock’n’roll, there’s always someone who pays”.
Quella volta, come nel caso della camera dei Benediction, toccò al sottoscritto.
Il gruppo da cui ti aspettavi di più e che ti ha lasciato più deluso?
Nessuno. Ho il massimo rispetto per ogni artista che sale sul palco e per la sua proposta musicale. Sia essa di mio gradimento o meno. Una giornata storta può capitare a tutti, per cui ci sta che uno show possa rendere meno di un altro. Detto questo, devo anche dire che Live cerca, qualsiasi sia il genere musicale proposto, di portare in Italia e di rappresentare artisti che siano di gradimento del nostro staff, per cui in un modo o nell’altro, ogni tour che facciamo riesce a darci le emozioni che ancora cerchiamo ogni qualvolta un artista sale sul palco.