Live Report: Airbourne + Blues Pills @ Alcatraz (MI) – 05.12.2022
Live Report: Airbourne + Blues Pills @ Alcatraz (MI) – 05.12.2022
a cura di Jennifer Carminati
Photo report a cura di Michele Aldeghi
Gli Airbourne per il tour autunnale che li vedrà impegnati in Europa e nel Regno Unito sul finire del 2022 fanno tappa in Italia in questo lunedì 5 dicembre all’Alcatraz di Milano, che per l’occasione sarà in versione ridotta con il palco posto sul laterale.
Ricordiamo l’ultima loro infelice calata italica la scorsa estate di supporto agli Iron Maiden, per quel maledetto concerto bolognese saltato per maltempo. Ancora molti stanno bestemmiando per quegli headliner che tanto attendevano, ma si erano almeno deliziati l’attesa fallace ascoltando quelli che oggi saranno invece i protagonisti indiscussi della serata.
Prima di loro i Blues Pills, gruppo musicale blues rock svedese, formatosi nel 2011 a Örebro, e composto dalla cantante Elin Larsson, dal chitarrista Dorian Sorriaux, dal bassista Zack Anderson e dal batterista André Kvarnström. Tre album all’attivo sotto l’egida della Nuclear Blast, per la compagine franco-svedese-americana. Riff semplici, efficaci e una prestazione molto fisica e coinvolgente di Elin, che dall’inizio alla fine se l’è mangiato quel palco, gli altri musicisti direte voi?! non pervenuti. Al centro dell’attenzione e degli sguardi del pubblico la bella e brava frontwoman, capace di passare dal blues puro al rock, dallo psych all’hard rock ed a momenti delicati con grande naturalezza e spontaneità, e aggiungendo sempre il giusto mix di aggressività a femminilità che tanto piace al pubblico che in una donna leader indiscussa di una band proprio questo vuole vedere. Ha carisma da vendere Elin, e sarebbe cosa buona e giusta spartirlo un po’ con i suoi compagni di palco che appaiono alquanto statici, un po’ come il pubblico che devo ammettere non ha partecipato molto all’esibizione, nonostante i numerosi tentativi di lei di coinvolgerlo. La combinazione di riff zeppeliniani e di ritmi hard-rock-blues ha il pregio di far scorrere fluidamente l‘esecuzione della loro setlist. Ai giovani rockers i Blues Pills possono anche risultare freschi ed entusiasmanti; per chi ha qualche anno in più, e soprattutto molti più ascolti nelle orecchie, sono discreti interpreti di schemi triti e ritriti, ai quali manca un pizzico di originalità per fare un salto di qualità che faccia smuovere e saltare il pubblico. Tutto sommato i 45 minuti a loro disposizione sono stato un discreto momento revival di sonorità rhythm and blues con la variante della voce femminile della Larsson a suggello della loro peculiarità.
Una mezz’ora scarsa di cambio palco è necessaria per montare quella che sarà la scenografia degli headliner: immancabile telo a ricordarci chi abbiamo di fronte, due muri da 8 casse Marshall ciascuno, luci da stadio puntate sul pubblico e in mezzo rialzata la batteria. Pronte come munizioni (perché questo si riveleranno ma non vi spoilero nulla) lattine e bicchieri di birra sul palco a portata di mano di quella sagoma di Joel O’Keeffe.
Per chi non lo sapesse facciamo un breve ripasso di chi sono gli Airbourne. Gruppo musicale hard rock di Warnambool, Australia, formatosi nel 2003, che nel tempo ha visto crescere sempre più il loro successo grazie anche all’esposizione mediatica che hanno avuto alcune loro canzoni utilizzate in video games e, anni addietro, in WWE; inutile arricciate il naso, anche le donne guardano il Wrestling, e ricordo precisamente quando ho ascoltato per la prima volta la loro “Stand Up for Rock And Roll” usata come sigla della Royal Rumble 2008. Per inciso, il mio preferito era The Undertaker, scontato dirlo lo so. Forti anche di una notevole gavetta sui palchi di tutto il mondo, ricordiamo le esibizioni al Wacken Open Air del 2008 e del 2009, i cui video sui social han ricevuto quasi 1 mln di visualizzazioni e li han resi famosi anche fuori la terra de canguri.
Con cinque album all’attivo, la loro prossima uscita è prevista per il 2023, manca poco quindi ormai per risentire il loro sound su disco, ma intanto godiamoceli questa sera in sede live, che è ancora meglio per la sottoscritta, e non solo, deduco dalla folla di metallari accorsa in questo lunedì milanese che sa tanto di prefestivo con Sant’Ambroues alle porte seguito a ruota dalla Madonna (quella vera e non quella che imprechiamo quotidianamente) per regalarci un meritato ponte di riposo.
Doverosa premessa, non me ne vogliano i metalheads più fanatici: non ho mai amato gli AC/DC, li ho sempre trovati ripetitivi e monotoni: per quanto mi riguarda non riesco a distinguere una canzone dall’altra, mi sembrano tutte uguali o comunque troppo simili tra loro per ascoltare i loro album, figuriamo dal vivo, mai visti e credo mai li vedrò. Vi dico questo, non per condividere i miei gusti musicali, ma per dire che è lampante anche alle mie orecchie che gli Airbourne possono essere (superficialmente) subito catalogati come cloni dei suddetti loro conterranei e chiuso discorso. Invece no, mi son dovuta ricredere, eccome!!! Nella loro setlist proposta non c’è un momento di stanca, le dodici tracks suonate con una grinta magnifica sono come cartucce sparate una dietro l’altra di una mitragliatrice sempre carica.
I riffs sono trascinanti ed il singer nonché chitarrista Joel O’Keeffe con il suo vocalism corrosivo e il suo innato carisma da vero animale da palcoscenico, convince pienamente il pubblico, accorso questa sera per vederli finalmente come headliner; se lo meritavano proprio il palco tutto per loro questi ragazzi.
Show energico e travolgente che induce ad un frenetico headbanging dall’inizio alla fine; moshpit e pogo selvaggio si scatenano in quantità industriale ad ogni canzone praticamente, e anche numerosi circle pit che nascono spontanei tra i metalheads senza neanche bisogno vengano chiamati dal frontman; era da tempo che non vedevo sprigionarsi un’energia simile in un live, ma quanto ci è mancato tutto questo?! Troppo, speriamo di non doverlo ripetere mai più e che questo torni ad essere la normalità. Musica dal vivo per divertirsi insieme. That’s it and we like it.
Una vera e propria dichiarazione d’intenti iniziare con “Ready to Rock”, gli australiani partono subito in quarta e con il loro entusiasmo contagioso fanno saltare e applaudire a tempo i loro fan, vecchi e nuovi, con una setlist essenziale dei loro brani più amati.
Da “Too Much, Too Young, Too Fast” a “Girls in Black” passando per la travolgente “Bottom of the Well“, con un Joel che si esibisce in schitarramenti violenti nello spazio che c’è tra palco e le prima fila.
Pubblico in visibilio e più carico che mai dopo “Back in the Game”, durante la quale Joel, in groppa ad uno della security, si fa un giro in mezzo al pubblico con tanto di lattina di birra che si spacca letteralmente in testa; un folle dannato pazzo questo ragazzo, che ci sa fare indubbiamente e ha capito come raggiungere il successo mainstream e mantenere i riflettori puntati su di una band che diversamente potrebbe risulta solo una copia dei già citati loro conterranei. Invece sanno distinguersi ed hanno assolutissimamente una identità propria e ben definita.
Le loro canzoni sono veloci ed immediate e come detto sono accompagnate dall’ottima performance di tutto il combo australiano: il duo ritmico Ryan O’Keeffe , alla batteria, e Justin Reeds, al basso, supportate dalla chitarra di David Roads, che seguono con impeccabile precisione il leader della band, Joel O’Keeff.
Il magnetico frontman corre da una parte all’altra del palco, vive lo show fisicamente ed intensamente tanto che dopo tre canzoni è sudato da far schifo già; trascina e coinvolge il pubblico, lo incita e ci offre divertenti siparietti, tra cui gli immancabili lanci di bicchieri di birra sulla folla e come un cecchino li dirige verso chi del pubblico vuole a suo modo premiare. Gli occhi son tutti puntati su di lui.
Prima di “Stand Up for Rock ‘n’ Roll” momento nostalgia per i metallari di tutto il mondo in cui ricorda Lemmy dei Motorhead (protagonista del videoclip della canzone); omaggio al compianto offrendo ai presenti un whiskey&cola preparato per l’occasione nientepopodimeno che dallo stesso O’Keeff in versione bartender.
Apoteosi raggiunta con il trittico finale “Live It Up”, “Rock ’n’ Roll for Life” e la ruggente “Runnin’ Wild”, cantata da tutti dall’inizio alla fine, come giusta conclusione di questo show vissuto all’ennesima potenza dall’inizio alla fine.
Se amate il puro hard rock, ritmato alla perfezione, con riff e assoli di chitarra taglienti come lame affilate e chorus accattivanti piazzati al punto giusto, beh, andate a comprarvi tutta la loro discografia, non rimarrete delusi. Questi quattro giovani folli australiani trasudano entusiasmo e passione da tutti i pori e vogliono continuare a portare il loro sound in giro per i palchi di tutto il mondo. E se ce ne sarà occasione, la prossima estate immagino passeranno di nuovo in suolo italico per presentare il loro nuovo lavoro in studio, non mancherò certo ai loro concerti.
Che altro dire se non: Stand Up For Rock ‘N’ Roll.
Setlist:
Ready to Rock
Too Much, Too Young, Too Fast
Girls in Black
Back in the Game
Burnout the Nitro
Bottom of the Well
Breakin’ Outta Hell
It’s All for Rock ‘n’ Roll
Stand Up for Rock ‘n’ Roll
Encore:
Live It Up
Rock ’n’ Roll for Life
Runnin’ Wild