Death Folk - Viking

Live Report: Amorphis+Eluveitie+Dark Tranquillity+Nailed To Obscurity @Live, Trezzo Sull’Adda (MI) – 13/11/2022

Di Vittorio Cafiero - 29 Novembre 2022 - 10:11
Live Report: Amorphis+Eluveitie+Dark Tranquillity+Nailed To Obscurity @Live, Trezzo Sull’Adda (MI) – 13/11/2022

Qui il photoreport del concerto a cura di Davide Sciaky

Ormai è abbastanza evidente: congestione di date, concerti che si sovrappongono, tour che vengono annullati. La situazione concertistica è in una situazione particolare, possiamo anche parlare di crisi post-pandemica, tanto che band e promoter devono correre ai ripari. Una soluzione possibile, è certamente quella di sfruttare le economie di scala che un tour da co-headliner può portare, con buona pace per le tasche dei fan. Così, dopo Amon Amarth assieme ai Machine Head visti un mese fa, Evanescence e Within Temptation recentemente insieme al Forum, questa sera è il turno dell’accoppiata Amorphis ed Eluveitie, accompagnati dall’ospite di extra-lusso Dark Tranquillity. Ad aprire la serata in quel di Trezzo Sull’Adda, i tedeschi Nailed To Obscurity.

NAILED TO OBSCURITY

A causa del traffico milanese, varchiamo le porte del Live quanto la band tedesca è già nel bel mezzo della sua performance. Attivi da più di quindici anni, i Nailed To Obscurity non sono conosciutissimi dalle nostre parti e approfittano di questo tour importante per mettersi in mostra davanti a nuovi, potenziali fan. Autori di un dark metal decisamente moderno, ricordano in certi frangenti i Moonspell, senza portarsi dietro tutto il carico mistico ed oscuro della band lusitana. La presenza scenica è buona, i pezzi ascoltati non hanno lasciato stupefatti a dir la verità, ciononostante il pubblico tributa alla band una buona dose di applausi al termine dello show. Rimandati alla prossima occasione.

DARK TRANQUILLITY

Tra una cosa e l’altra (vedi paragrafo introduttivo) è la terza volta che Mikael Stanne passa in terra lombarda quest’anno, dopo averci fatto visita con i Dark Tranquillity questa primavera e con i The Halo Effect ad Ottobre. Indubbiamente, stupisce vedere una band con una storia così importante in uno slot così basso nel programma della serata. Da dire però che la loro aggiunta al tour è stata recente e probabilmente dovuta alla situazione congiunturale in cui si trovano molti gruppi di fascia media, ossia quella di monetizzare il più possibile dopo i due anni di stop dovuti al covid. Al di là di questioni puramente economiche, gli Svedesi si presentano su palco nuovamente con Chris Amott alla chitarra (assente per motivi familiari nel precedente tour), in una formazione comunque giovane e rinnovata, tanto che ormai si può quasi parlare di Mikael Stanne’s Dark Tranquillity. Il cantante più “pop” del death metal si muove dinoccolato sul palco, dispensando sorrisi a destra e manca, mentre la prestazione della band che lo accompagna è di routine, per quanto impeccabile. Suoni pessimi (sarà il leitmotiv della serata) fanno da sfondo ad una setlist interessante, con un paio di classici affiancati a qualche rarità (la sintetica “What Only You Know” e una “Cathode Ray Sunshine” mai suonata prima di questo tour). Il pubblico apprezza, ma si capisce che preferirebbe (ri)vedere i Dark Tranquillity in un altro contesto più importante e completo in termini di lunghezza del set. Saranno i tempi, sarà il turn-over in formazione, ma il rischio di stanca per la band di Gothenburg inizia a fare capolino dietro l’angolo. Fortuna che la splendida “Misery’s Crown” interrompe questi pensieri negativi e dà un bello scossone alla platea.

Dark Tranquillity setlist:

Identical to None
Terminus (Where Death Is Most Alive)
What Only You Know
Atoma
Cathode Ray Sunshine
The Dark Unbroken
Hours Passed in Exile
Phantom Days
Misery’s Crown

ELUVEITIE

Dopo circa una mezz’ora di attesa, è il turno del “collettivo” Eluveitie salire sul palco del Live. I nove musicisti (se non abbiamo perso il conto!) principalmente di nazionalità elvetica (solo Annie Riediger alla ghironda, il multistrumentista Matteo Sisti e Nicole Ansperger al violino non vengono da Oltralpe) sono innanzitutto un’esperienza particolare da vedere e vivere dal vivo: tantissima energia, una carica non da poco e certamente un assortimento di sonorità quanto mai nuovo, specialmente per chi non è troppo avvezzo al loro death metal melodico a fortissime tinte folk ed etniche, di estrazione mitteleuropea e bretone (ma non solo). Il “capobanda” Chrigel Glanzmann è bravo ad alternarsi al growl e allo strumento, coadiuvato dalla (quasi) neo-entrata Fabienne Erni, anche lei nel doppio ruolo di (ottima) vocalist e strumentista (arpa, nella fattispecie, che a dir la verità si percepisce poco). In modo particolare, stupisce per bravura nel nuovo pezzo inedito “Anu”, dove da solista incanta una platea davvero catturata dalle melodie del pezzo. A tal proposito, e questa è una costante del pubblico dei gruppi folk, in platea la presenza femminile è molto elevata, così come sul palco (almeno in parte). La successiva “A Rose For Epona”, uno dei pezzi forti della band, si apre con atmosfere da soundtrack di film epico ed esplode in uno splendido chorus doppiato dal cantato in growl. Sicuramente un pezzo orecchiabile e commerciale, ma dannatamente coinvolgente. Tutti i musicisti sul palco partecipano attivamente e con entusiasmo alla performance, anche se in questi contesti live forse la percezione della ricchezza strumentale viene meno (tra l’altro, domanda cattiva, due chitarre sono proprio necessarie alla band?). L’atmosfera tra il pubblico è di grande festa popolare, tra moshing “saltellante” e innumerevoli tentativi (riusciti) di crowd-surfing. Da annotare, un tentativo autogestito e malriuscito di wall of death, comicamente scelto forse nel momento più melodico dello show! Dopo un assolo di chitarra e uno di batteria, entrambi a dir la verità ben poco utili, ci si avvia verso la fine: prima del bis finale, la bonus track (nella versione italiana) “Il Richiamo Dei Monti” è una bella sorpresa per il pubblico tricolore, con il suo ritornello così maledettamente pop, ma poco importa. A chiudere la performance degli Eluveitie è ovviamente la loro hit, quella “Inis Mona” che altro non è che la ripresa del motivo del pezzo folk bretone “Tri Martolod” e già resa celebre dall’act rap francese Manau. Gli Svizzeri salutano così il pubblico e da entrambe le parti si percepisce grande soddisfazione.

Eluveitie setlist:

Exile of the Gods
Nil
Deathwalker
Epona
Anu
A Rose for Epona
Thousandfold
Ambiramus
Drum Solo
King
Breathe
Il Richiamo dei Monti (Call of the Mountains)
Encore:
Aidus
Ategnatos
Inis Mona

 AMORPHIS

Torna finalmente dalle nostre parti l’ormai celebre ed affermato gruppo finlandese che gode di non poco successo anche in Italia, come è giusto che sia, considerato l’ormai lungo elenco di uscite che quasi mai ha davvero deluso e che specialmente negli ultimi anni annovera una serie di titoli davvero validi, tra questi l’ultimissimo “Halo” davvero convincente. Famosi per saper mixare abilmente metal estremo e melodico condito da meravigliose atmosfere di folk, gli Amorphis questa sera si presentano davanti al pubblico del Live con un approccio, solido, consistente, molto “rock” in un certo senso, anche se, a causa della non perfetta resa audio, i momenti più soft, tipicamente quelli di estrazione più “etno”, non si riescono a godere appieno. Tomi Joutsen è ancora una volta un vero e proprio maestro nel passare dal cantato sporco a quello pulito e, grazie a look e prestazione, è forse l’elemento più di spicco della band intera, invero abbastanza defilata e concentrata sugli aspetti strettamente musicali. L’apertura della serata è affidata al nuovo album con i singoli “Northwards” e “On The Dark Waters” (alla fine sarano ben quattro i pezzi estratti da “Halo”), ma c’è spazio anche per quell’inno che risponde al nome di “Silver Bride”, così come per quell’altro classico per cui si può ancora utilizzare la parola “death metal” “Into Hiding”, tratto dal mai troppo celebrato “Tales From The Thousand Lakes”. Bella la divagazione di basso che fa assumere a “Wrong Direction” una connotazione quasi settantiana, così come altrettanto affascinante la corale “Seven Roads Come Together”. Il pubblico apprezza, ma non potrebbe essere altrimenti, considerata la qualità delle composizioni proposte dal gruppo, quasi come se giocasse sul sicuro. A proposito di platea, l’entusiasmo sale alle stelle, con persone sollevate di peso a tributare il giusto merito alla band e alla serata, ma forse un po’ sopra le righe con un pogo a volte un po’ fuori luogo, anche perché messo in atto in momenti musicalmente non adatti. Assistere ad uno show degli Amorphis (ma anche ascoltare i loro album) è un’esperienza unica, appassionante, che davvero riesce a trasportare (complici i testi) in ambienti per noi lontani ma unici. Così incredibilmente radicati nelle loro tradizioni nordiche, eppure capaci di attrarre chi ha un’estrazione così diversa dalla loro. “My Kantele” viene cantata anche sulla parte strumentale e la chiusura (senza bis) affidata a “House Of Sleep” è la ciliegina sulla torta di una splendida serata metal sì, ma capace di far vivere al pubblico un sentimento arcaico e tradizionale che, in un modo o nell’altro, fa parte del background del Continente.

Amorphis setlist:

Northwards
On the Dark Waters
Death of a King
Silver Bride
Into Hiding
Wrong Direction
The Moon
Seven Roads Come Together
Black Winter Day
My Kantele
The Bee
House of Sleep

Vittorio Cafiero