Live Report: Behemoth + Satyricon + Rotting Christ @ Alcatraz, Milano – 09/04/2025

Live Report: Behemoth + Satyricon + Rotting Christ @ Alcatraz, Milano – 09/04/2025
a cura di Jennifer Carminati
Photo Report completo: Photo Report: Behemoth + Satyricon + Rotting Christ @ Alcatraz, Milano – 09/04/2025 – truemetal.it
Il The Unholy Trinity 2025, tour europeo che vede sullo stesso palco tre nomi leggendari della scena black metal continentale, arriva anche in Italia grazie al promoter e organizzatore di eventi d’eccellenza MC² Live.
I Behemoth, insieme a Satyricon e Rotting Christ, si esibiranno sul palco dell’Alcatraz di Milano mercoledì 9 aprile 2025, in quella che promette di essere ad oggi la data più estrema del nuovo anno, vedremo nei prossimi mesi se saremo smentiti o meno.
Il concerto fortunatamente si è tenuto lo stesso, nonostante la petizione lanciata da un gruppo di cristiani o presunti tali, un consigliere comunale e pure un esorcista, qualche giorno fa per chiederne l’annullamento. Da sempre, chi vuole andare a questo tipo di live ci va per libera scelta, non perché è un cristiano corrotto o un adepto di Satana, ma perché apprezza l’arte degli artisti in questione. Perché di questo si tratta, di musica e quindi di arte, che ha diversi modi di esprimersi e se questo torna scomodo a qualcuno, dovrebbe farci riflettere molto sul concetto di libertà di espressione.È uno show, come un film horror o una piece teatrale, né più né meno di uno spettacolo. E cosa non meno importante, è uno spettacolo privato, e in quanto tale, se paghi entri, diversamente non assisti a nulla contro la tua volontà. Siamo all’interno di un locale non in piazza. La libertà di espressione non dovrebbe avere limiti, sempre nel rispetto degli altri individui e della religione e culto di ogni essere umano.
Concludo qui i commenti relativi alla questione, questo è un live report e di questo vi parlerò, di come è andato un concerto molto atteso dai metallari della Penisola e non solo, visto le molteplici lingue che ho sentito parlare questa all’interno del locale di via Valtellina.
Tre band storiche che interpretano in maniera diversa il black metal da oltre trent’anni, ed è facile capire perché abbiano un seguito così grande, soprattutto gli estremisti polacchi Behemoth: questo non è solo un concerto, è uno spettacolo, è teatralità allo stato puro.
Ricordando che, purtroppo, “la madre degli ignoranti è sempre incinta”, vediamo com’è andata la tappa italiana del The Unholy Trinity 2025, alla faccia dei boicottatori.
Rotting Christ
L’istituzione del black metal ellenico Rotting Christ fa il suo trionfale ingresso sul palco dell’Alcatraz di Milano pochi minuti prima delle 19, di fronte ad un già cospicuo numero di metalheads in trepidante attesa degli headliner.
Fortunatamente il grave incidente stradale che hanno avuto l’altro ieri in Germania non ha impedito loro di continuare il tour e di essere sul palco questa sera più forti e in forma che mai, perché, come hanno loro stessi dichiarato sui Social: “What doesn’t kill us makes us stronger“.
La storica band black greca ha da poco pubblicato per Season Of Mist proprio un live album che celebra e ripercorre tutta la loro carriera, registrato durante uno speciale concerto al Teatro del Monte Licabetto di Atene dello scorso giugno e anticipato dal singolo “Kata Ton Daimona Eaftou (Κατά τον Δαίμονα Εαυτού)” che ci faranno ascoltare anche questa sera.
La loro performance è al solito solida e genuina allo stesso tempo, scandita da potenza, melodia e pathos, come il buono e fiero Sakis Tollis ci ha abituati a vedere. Ce ne sarebbe tantissima di carne al fuoco, visto i “35 years of evil existence”, ma essendo la prima band della serata e circa 45 minuti a disposizione, ci dovremo accontentare di ascoltare una decina di brani.
Dagli ultimi, diciamocelo pure, non propriamente esaltanti lavori, “Pro Xristou” del 2024 e “The Heretics” del 2019, ci faranno ascoltare “Like Father, Like Son” e “Fire, God and Fear” per poi andare ad attingere a piene mani dall’album del 2013 “Kata Ton Daimona Eaytoy” con “P’unchaw kachun- Tuta kachun”, la conclusiva “Grandis Spiritus Diavolos” oltre che la title track e l’opener “Χ ξ ς’”, il numero del Demonio, con cui hanno iniziato nel migliore dei modi.
Nonostante il poco tempo ecco l’immancabile cover dei Thou Art Lord, “Societas Satanas”: un piccolo tributo ad una band che non ha mai suonato dal vivo (avevo letto in un’intervista), un pezzo di storia del metal ellenico che Sakis Tollis ci tiene sempre a far ascoltare al suo pubblico, che si diverte e poga a ritmo.
Scelta astrusa quella di non farci ascoltare nulla dagli indimenticabili esordi “Thy Mighty Contract” e “Passage to Arcturo”, pieni di grandi pezzi che han fatto la storia del black metal e che avrei sentito volentieri in sede live, ma il tempo è tiranno si sa, e per chi vorrà risentire i Rotting Christ in veste di headliner potrà andare al festival estivo casertano Southammer Metal Fest, dove proporranno lo spettacolare tour “35 Years of Evil Existence” che sta già infiammando i palchi europei e mondiali.
I Rotting Christ non sono più i black metaller estremi di trent’anni fa, hanno subito un’evoluzione che a molti piace ed altri, come la sottoscritta, per nulla proprio…ma del resto, secondo me, nel metal di questo tipo soprattutto, non si tratta solo di ascoltare la musica, ma anche di leggere i testi e magari, perché no, imparare qualcosa di nuovo. Il metal estremo è colmo di testi interessanti e in questo, i Rotting Christ, sono maestri, con album concept che vi consiglio di andare ad approfondire.
I Rotting Christ del 2025 sono una band diversa da quella del 1987, ma dal vivo Sakis Tollis ci fa capire come non abbiano mai perso la loro vera essenza, l’attitudine è sempre la stessa anche con diversi musicisti al suo fianco; semplicemente hanno fatto scelte stilistiche diverse, che possono piacere o meno, ma di certo sono coerenti e onesti verso il proprio pubblico che continuerà ad amarli, sempre e comunque.
Il nuovo corso della band continua a convincermi poco ma se ci sarà occasione di poterli rivedere dal vivo, non mancherò, e non fatelo neanche voi.
Per quanto mi riguarda, ed un arrivederci all’edizione #28 del Brutal Assault.
Lineup
- Sakis Tolis – voce, chitarra
- Kostis Foukarakis – chitarra
- Kostas Heliotis – basso
- Themis Tolis – batteria
Setlist
- 666
- P’unchaw kachun- Tuta kachun
- Fire, God and Fear
- Kata Ton Daimona Eaytoy
- Like Father, Like Son
- Elthe Kyrie
- Non Serviam
- Societas Satanas (Thou Art Lord cover)
- Grandis Spiritus Diavolos
Satyricon
A Milano siamo in piena primavera, finalmente oserei direi, ma questa sera nel locale di via Valtellina, di colpo veniamo trasportati nel gelido inverno norvegese.
Premessa doverosa: la mia conoscenza approfondita dei Satyricon si ferma alla storica trilogia black metal che va dal 1994 al 1996, anche se non disdegno tutto quanto prodotto successivamente a quell’era irripetibile da Satyr e Frost, semplicemente, per quanto mi riguarda, il paragone non ha proprio senso di esistere.
Un enorme telo a rappresentare un cielo torvo con uno stormo di corvi fa capolino sul palco. Alle 20 in punto un Satyr in jeans e felpa, che da tempo ha abbandonato il face-painting e i bracciali borchiati, abbracciando un bandiera con una croce rovesciata (manco a dirlo) e un “fisicato” Frost, accompagnati dai chitarristi Steinar Gundersen e Gildas Le Pape, dal tastierista Anders Hunstad e dal bassista Anders Odden, fanno il loro ingresso. La scenografia è davvero essenziale: a parte la batteria di Frost, decorata da corni vari, e il microfono di Satyr, montato su un grosso tridente che richiama la Y stilizzata del logo del gruppo, e alcuni teli con l’alfabeto runico posti a coprire la strumentazione.
Dal vivo i Satyricon sono ancora capaci di costruire un validissimo muro sonoro, che ha il suo fulcro nella potentissima batteria, i cui volumi soverchiano frequentemente anche le due chitarre purtroppo, ma non andando ad inficiare troppo la resa sonora finale del live.
L’esibizione ha inizio con “Now Diabolical” e si prosegue con “Our World, It Rumbles Tonight”: il carismatico Satyr sembra in ottima forma dal punto di vista vocale, anche se il suo celebre scream ha perso ovviamente qualche colpo rispetto agli anni d’oro. Ricordo più volte il legame particolare che lo lega al nostro Paese, dove produce anche un suo vino da ben 25 anni, e manifesta un sincero affetto nei confronti del pubblico italiano che ricambia con altrettanto calore.
Nonostante gli applausi con cui sono stati accolti i primi due brani, è con “Black Crow on a Tombstone” che l’Alcatraz di Milano esplode in vero e proprio boato: il pezzo è uno dei miei preferiti del nuovo corso della band.
Il drumming marziale di Frost continua a martellare senza sosta per tutta la durata del live, concedendosi qualche momento di tregua con “To Your Brethren in the Dark”: brano molto oscuro che ci porta direttamente in un altro tipo di atmosfera.
Scaletta scelta con cura, dove un classico segue l’altro: “Nemesis Divina” , ”The Pentagram Burns” e la maestosamente stupenda “Mother North”, dove lo show raggiunge il suo naturale apice.
Decidono di chiudere con “K.I.N.G.”, probabilmente la canzone più celebre in assoluto della band norvegese.
I brani dei Satyricon sono davvero senza tempo e posso solo consigliare a chiunque non ci fosse stato questa sera di andarli a vedere dal vivo, almeno una volta nella vita, non ve ne pentirete.
I Satyricon hanno dimostrato di avere ancora molto da dire, quantomeno dal vivo: “The Pentagram (still) Burns”, è proprio il caso di dirlo.
Lineup
- Satyr – voce, chitarra
- Steinar Gundersen – chitarra
- Gildas Le Pape – chitarra
- Phil Pieters Smith – basso
- Anders Hunstad – tastierista
- Frost – batteria
Setlist
- Now, Diabolical
- Our World, It Rumbles Tonight
- Black Crow on a Tombstone
- To Your Brethren in the Dark
- Nemesis Divina
- Die by my Hand
- The Pentagram Burns
- Mother North
- K.I.N.G.
Behemoth
Li ho visti la scorsa estate con il loro “O Father O Satan O Svmmer Tour”, ed eccoci, in men che non si dica, al tanto atteso momento del ritorno su di un palco italiano dei Behemoth. Molto più di una semplice band black metal, sono cresciuti fino a diventare la personificazione del male, della ribellione, dell’individualità e dell’incrollabile espressione di sé, nel tentativo, forse invano, di abbattere con la propria musica, le ipocrisie profondamente radicate nel loro Paese, e non solo, visto i recenti fatti avvenuti anche qui da noi, come vi ho raccontato all’inizio di questo live report e riportati dallo stesso Nergal. Un breve inciso durante lo show del piccolo grande frontman a ribadirci come nel 2025, dopo aver conquistato lo Spazio ed essere stati sulla Luna, molti uomini abbiamo ancora una mentalità medioevale, e come dargli torto, lo abbiamo pensato tutti in quest’ultimo periodo.
Un entusiasmo ed un mosh pit continuo che accompagnare la scaletta, che spazia in tutta la loro ampia discografia, a cui si aggiungerà a breve l’album “The Shit ov God” in uscita a maggio, e da cui potremo ascoltare in anteprima questa sera, oltre alla titletrack già divenuta un classico con il suo anthemico ritornello, anche il brano in apertura “The Shadow Elite”.
Le due mini gradinate ai lati del palco, i simboli esoterici, il fumo e le luci sono stati studiati nei minimi dettagli, come ci si aspetta da una band di questa caratura. I quattro musicisti, con il loro usuale abbigliamento e corpse paint, altrettanto curati, e le movenze perfettamente sincronizzate, danno inizio ad uno show inattaccabile per l’aspetto visivo e l’accuratezza esecutiva.
Una figura accattivante, quasi sacerdotale, Nergal si trova al centro della scena, completamente al comando: si ferma continuamente per incoraggiare la folla, alzando le braccia in aria per radunare il suo pubblico e farli sentire partecipi di quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio spettacolo.
Da “Evangelion” del 2009 “Ov Fire And The Void” e poi i loro immancabili grandi successi: da “Conquer All” a “Christgrinding Avenue“, passando per una spendita versione di “Bartzabel”, con Nergal in versione “Papa satanista”. Menzione d’onore per “Cursed Angel of Doom” primo brano in assoluto scritto dai Behemoth, come ci tiene a ricordare il carismatico frontman.
Una scaletta quasi perfetta, che come sempre avrà accontentato molti e lasciato con l’amaro in bocca altri, per quel pezzo non fatto, ma non è certo facile per una band come i polacchi Behemoth selezionare cosa portare in sede live ad ogni tappa.
Finale lasciato ad un’accoppiata micidiale: l’anthemica e infernale “Chant For Eschaton 2000” e “O Father O Satan O Sun!”, nell’encore, subito seguita al momento di saluto da parte di tutta la band al pubblico. Suoni perfetti e potentissimi, ferocia e perizia tecnica devastanti nell’esecuzione dei brani.
I Behemoth sono da sempre una vera e propria garanzia quando si parla di spettacoli dal vivo, e anche questa sera, come successo la scorsa estate in quel di Novara, hanno dimostrato un’interazione col pubblico italiano molto più partecipata e sentita rispetto al passato. Un tempo c’era una band che praticamente non parlava, ora sul palco, dopo ben 34 anni di carriera, e non poche vicissitudini negative personali del loro frontman, troviamo un combo di musicisti pronti a ricambiare, in tutto e per tutto, le attenzioni e l’affetto delle migliaia di fan.
Il buon Nergal, oltre alle consuete ormai bestemmie di rito, spiaccica in un italiano opinabile anche qualche simpatica battuta, per poi elogiarci tutti come il miglior pubblico tra tutti quelli trovati finora nel tour. Sarà vero o ripetono la stessa frase in ogni città? Ai posteri l’ardua sentenza.
Poco ci importa, quel che conta è che la carneficina diabolica è stata fatta e anche oggi ci portiamo a casa la nostra buona dose di pensiero oltraggioso e blasfemia, alla faccia di chi aveva lanciato la petizione per l’annullamento di questo concerto.
Una ferrea riluttanza a scendere a compromessi, al di là di ogni confine di genere, questo sono e sempre saranno i Behemoth.
Per quanto mi riguarda una prova impressionante, e ci si rivede all’Inferno.
Lineup
- Nergal – voce, chitarra
- Orion – voce, basso
- Seth – chitarra
- Inferno – batteria
Setlist
- The Shadow Elite
- Ora Pro Nobis Lucifer
- Demigod
- The Shit ov God
- Conquer All
- Blow Your Trumpets Gabriel
- Ov Fire and the Void
- Christgrinding Avenue
- Bartzabel
- Wolves ov Siberia
- Once Upon a Pale Horse
- Christians to the Lions
- Cursed Angel of Doom
- Chant for Eschaton 2000
Encore
- O Father O Satan O Sun!
Sarebbe quanto meno sterile sollevare una polemica sul mutamento stilistico avuto da tutte e tre le band di questo The Unholy Trinity 2025, ancora di più alla luce della splendida performance a cui abbiamo assistito in questa serata milanese di inizio aprile che per qualche ora si è trasformata in un veloce viaggio tra i gironi dell’Inferno.
Lo spirito è sempre quello di un tempo, la grinta e la sana voglia di divertirsi vantano un’energia contagiosa del tutto nuova, che ci fa ben sperare nel futuro del metal estremo, in tutte le sue sfaccettature.
Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.
Stay tuned and Stay Metal.