Live Report: Beyond The Gates Festival Day 2 @ Bergen (NO) 01/08/2024

Di Paolo Manzi - 1 Dicembre 2024 - 17:36
Live Report: Beyond The Gates Festival Day 2 @ Bergen (NO) 01/08/2024

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Day 2 (la giornata più lunga)

Come nella prima giornata abbiamo cominciato con un buon caffè – stavolta con cornetto ripieno alla vaniglia – al piccolo ed accogliente SKG Vincafé, per poi fare una bella camminata su uno dei tanti sentieri nelle vicinanze, giusto per stancarci ancora un po’ prima di provare le famose polpette di pesce delle sorelle Hagelin a pranzo. Abbiamo anche avuto tempo per visitare brevemente la fortezza di Bergenhus, attorno alla quale si stava allestendo un altro evento che si sarebbe poi svolto il Sabato sotto la pioggia. La giornata più lunga del festival, oggi bisognava dividersi tra due locali diversi, con il “day shift” al centrale Kulturhuset, seguito da un’altra serie di concerti al USF Verftet, e poi di nuovo a Kulturhuset per il “night shift”.

Si é cominciato dunque puntualmente all’una e mezza con gli olandesi Bad Omen, che si sono presentati con entusiasmo per l’occasione – avendo da poco pubblicato il loro primo disco (dopo due demo). Il loro heavy metal vecchio stampo si rifà a band come i Venom e a quelle sonorità anni ottanta tanto care ai nostalgici. Pur stridendo un po’ con la maggior parte delle band a questo festival, uno show tutto sommato godibile. Un po’ strano forse vedere il chitarrista in cotta di maglia ed occhiali da sole quando gli altri due membri del trio sfoggiavano uno stile un po’ punk che ricorda i connazionali Heretic (cosa che si riflette anche nello show).

Dopo i Bad Omen, é toccato ai Doombringer, o “portatori del doom”, dalla Polonia. Nonostante il nome la loro musica é un death/thrash che a tratti ricorda ad esempio Grave Miasma o anche a tratti Antediluvian. Pure loro alla fine fanno il proprio davanti ad un discreto pubblico, anche se tra i gruppi del “turno di giorno” quello che spiccava maggiormente oggi é stato sicuramente Ritual Death, band guidata da Wraath (meglio conosciuto per la sua presenza in gruppi come Behexen, Darvaza e Mare, tra gli altri), in questo contesto incappucciato, indossando una maschera raffigurante un teschio.

La band di Trondheim, che nella sua discografia ha due EP ed un album tutti e tre intitolati “Ritual Death”, ha imbastito uno spettacolo ben più accattivante dei due gruppi precedenti, un bell’assaggio di Nidrosian black metal che ci ha riportato a sonorità più grezze e primitive. L’aggiunta delle tastiere dava quel tocco in più ad un progetto da tenere d’occhio, sopratutto ora che la band ha pubblicato il suo omonimo disco di debutto.

Mentre ieri ci siamo persi l’ascolto in anteprima del nuovo 1349, oggi abbiamo optato per fermarci al Apollon Platebar – negozio di dischi che é anche un bar dove si trova una buona selezione di birre artigianali (tra cui in questo weekend l’italiana “La bestemmia esplosiva” di Chianti Brew Fighters) – per ascoltare il nuovo disco dei Koldbrann in uscita tra qualche settimana, “Ingen Skånsel”. Raccomandiamo di dare un ascolto ai due singoli pubblicati finora perché l’album sembra promettere bene!

Dal bar dopo una bella camminata siamo tornati dunque nel vivo del festival per la seconda e ultima giornata all’USF Verftet. Tempo di visitare velocemente la sala con i vari stand dei tatuatori (a quanto pare oggigiorno va di moda farsi tatuare durante un festival), che già era il turno dei Cult of Fire.

Con il palco visibilmente ristretto dalle due piattaforme allestite ai lati per i Behemoth, il gruppo ceco si é presentato con il suo ormai classico set in cui il cantante al centro si esibisce con due grosse statue di cobra ad ambo i lati, alla cui base siedono le due chitarre. Tutti rigorosamente mascherati. Il materiale più recente con influenze orientali può piacere o non piacere, quello che é chiaro é che la band senza dubbio va decisa per la sua strada ed ha trovato un discreto responso dal pubblico presente nonostante l’esibizione come prima band in quella che é la parte principale della giornata odierna.

Dopo essere un po’ spariti dai radar, salvo qualche show qua e là negli ultimi anni, riecco invece i Portrait. La band sorprende con la sua carica esplosiva ed una intensità che sembra solo crescere durante tutto il concerto, culminando nella loro hit “Beast of Fire”. Non ci saremmo aspettati di rivedere gli Svedesi così in forma, ed é stato sicuramente un piacere per noi così come per il resto del pubblico presente!

Coi Venom si é fatto invece un bel salto nel passato, ed é infatti sui brani storici che si é basato gran parte del loro concerto. L’impressione é che Cronos, pur divertendosi ancora sul palco, ormai ha i suoi annetti, e non lo si può certo nascondere. Ovviamente quando ti trovi comunque in mezzo ad una sala piena – con gente che lancia in giro palloncini per aria e fa headbanging sfrenato, é difficile non farsi coinvolgere e cantare almeno in parte brani di gloria eterna come “Black Metal”, “Welcome To Hell”, “Warhead” o “Countess Bathory”, ma il meglio stava per arrivare.

Una delle perle di questa edizione del Beyond the Gates sono stati infatti gli Svizzeri Darkspace con il loro cupo atmospheric black metal. Data la lunghezza delle loro composizioni c’é tempo solo per tre brani, ma la combinazione tra l’atmosfera oscura, le luci e il fumo che si sposano perfettamente con la musica, ed i movimenti appena accennati quanto quasi studiati dei tre sul palco, così come l’oscurità avvolgente che pervade il tutto, sono stati di una bellezza unica. Dopo aver visto la band dal vivo qualche anno fa all’Howls of Winter in Estonia non vedevamo l’ora di ritrovarli qui a Bergen ed il loro concerto é stato senza dubbio tra i migliori del festival, se non il migliore. Una band che non smetteremo mai di raccomandare perché non solo non suona spesso dal vivo, ma quando lo fa é assolutamente eccezionale.

Dopo un concerto così non é stato facile prepararsi mentalmente per i Behemoth, che comunque hanno dato ancora una volta prova delle loro abilità sia a livello qualitativo musicalmente parlando, che di spettacolo vero e proprio sul palco. Nergal e compagni sono una costante, sempre in grado di accontentare il loro pubblico, c’é comunque da dire che oramai siamo piuttosto abituati alla loro teatralità e non c’é più tanto da sorprendere, ma da una band che durante gli anni del covid si é resa autrice di alcuni tra i migliori live stream in circolazione, ci si aspetta comunque sempre di mantenere l’asta a un certo livello, e ancora non hanno deluso le aspettative.

A chiudere i concerti all’USF Verftet é Steve Sylvester coi suoi Death SS. Un po’ di orgoglio italiano nel vedere la band carica e in bella forma come testimonia il responso più che positivo del pubblico – tanto da menzionare il loro concerto anche nei giorni seguenti. Ad eccezione di “Zora” (tratto da “X”), la scaletta é totalmente incentrata sui primi quattro dischi della formazione nostrana, che ovviamente arricchisce lo show con le ben poco (o per nulla) vestite danzatrici, e fa anche brevemente preoccupare parte del pubblico e dello staff con un odore di bruciato che penso provenisse da un qualche tipo di incenso (difficile vedere bene in mezzo alla folla). In formazione rinvigorita oramai da un paio d’anni da chitarra e batteria dei Bulldozer (assieme al bassista dei Distruzione Dimitri Corradini), hanno certamente conquistato il pubblico norvegese. Peccato aver dovuto lasciare il locale prima della conclusione in modo da poter arrivare in tempo al Kulturhuset per il “turno notturno”, il cui piatto forte erano gli americani Akhlys.

Durante la notte la piccola sala del Kulturhuset era talmente strapiena che non tutti sono riusciti ad entrare (questo é vero sopratutto per il concerto degli Aura Noir del Venerdì). Chi invece ce l’ha fatta é stato premiato da delle prestazioni niente male, a comunciare appunto degli Akhlys, che con le loro maschere in pelle munite di denti appuntiti ed una presenza imponente, hanno immediatamente preso le redini della serata regalando un’altra prestazione davvero degna di nota in questa giornata, dopo quella dei Darkspace in precedenza. Questa band é senz’altro in grado di mantenere dal vivo la stessa intensità che ha su disco, cosa non da tutti, ed a giudicare da quanto visto stasera, si merita in pieno tutti i complimenti del caso, tanto che stavamo quasi facendo un pensierino di andare a vederli di nuovo alla domenica a Göteborg in Svezia. Purtroppo però ciò avrebbe chiaramente stravolto tutto il viaggio di ritorno perciò per il momento ci siamo dovuti rassegnare.

Infine qualcosa di ben più rilassante per gli ultimi rimasti all’alba delle due del mattino: Old Tower. Un misto di dark ambient medievale e dungeon synth era proprio quel che ci voleva per rilassarsi a quest’ora e calmare un po’ gli animi, e dobbiamo ammettere che il duo olandese é riuscito proprio in questo, con gente che persino si é messa a ballare tra il pubblico. Sarebbe comunque interessante rivederli all’opera senza essere presi completamente dalla stanchezza di una giornata davvero intensa come quella di oggi. Ma ancora mancano tutti gli show più attesi dal grande pubblico all’interno della celebre Grieghallen, che visiteremo nei due giorni successivi.

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