Live Report: Beyond The Gates Festival Day 3 @ Bergen (NO) 02/08/2024

Di Paolo Manzi - 1 Dicembre 2024 - 17:36
Live Report: Beyond The Gates Festival Day 3 @ Bergen (NO) 02/08/2024

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Day 3 (verso la Grieghallen)

Prendendocela un po’ più comoda dopo la lunga giornata di ieri, la mattinata abbiamo optato per fare colazione con calma camminando per la città ed esplorando le sue vie, per poi avere un pranzo semplice a base di pancake norvegesi (o “pannekaken”) e visitare brevemente una mostra gratuita allestita in un edificio nelle vicinanze, che una volta era di proprietà di una banca.

Tornati al Kulturhuset, abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato la notte prima: infatti i Fír, primo gruppo di oggi, sono un progetto di uno dei due membri degli Old Tower. Anche per questo sono ancora vive le sonorità dark ambient, ma in generale la band é più orientata verso un black metal grezzo e senza tanti fronzoli che ha svolto bene la funzione di risvegliare i presenti in vista delle band successive.

A confronto i successivi Syn avevano un’energia molto diversa, con il cantante che pareva tarantolato ed il chitarrista che ricordava molto Ice Dale sia nel suonare senza maglietta, che a livello di muscoli e atteggiamento dal vivo. Il loro é un black metal più tradizionale, che purtroppo non possiamo approfondire granché perché poco dopo siamo stati chiamati alla Grieghallen assieme agli altri fotografi per una breve riunione. Di ritorno al Kulturhuset, troviamo invece uno dei gruppi dal nome più bizzarro, gli Owls Woods Graves.

I polacchi, che vantano un membro permanente e due sidemen dei Mgla, strizzano l’occhio al black/punk con influenze che vanno dal crust fino ai Misfits. Il risultato é tanto intrigante quanto godibile, con brani come “Return of Satan”, “Antichristian Hooligan” e l’omonima “Owls, Woods, Graves”, ed ha messo un po’ tutti di buon umore.

Chiuso l’ultimo “day shift” di questa edizione 2024 del festival, e dopo una toccata e fuga all’Apollon per una birretta al sole, era giunto il momento di andare ad ammirare la sala della Grieghallen, che da fine anni settanta é ospite delle grandi occasioni qui a Bergen, con una capienza di 1500 posti a sedere (senza contare ovviamente tutta la gente davanti al palco). Unica pecca sono le file enormi per andare al bagno, quindi se mai dovreste avere bisogno, meglio andare durante un concerto perché nelle pause potreste trovarvi bloccati in coda per un po’.

Prima di cominciare con la musica però c’era anche l’inaugurazione della mostra “Horns & Diadems” dedicata ai Satyricon, con foto e cimeli di varia natura da poter ammirare nella sala al pian terreno. Al secondo piano invece si tenevano signing sessions, e ancora una volta c’era la possibilità di farsi tatuare da vari artisti al lavoro durante tutto il weekend. Nell’area del merchandising c’era anche una simpatica nonnina che per 5 euro a toppa le cuciva sui giubbotti di chi – per un motivo o per l’altro – non ha voglia di farlo da sé.

Avendo visitato un po’ tutti gli angoli (accessibili) dell’edificio, si é quindi iniziato dai Dødheimsgard, con Vicotnik che ancora una volta ha dato dimostrazione delle sue doti di frontman. Sempre col sorriso dipinto sul volto, si é dimenato sul palco a destra e a manca, sdraiandosi per terra un po’ ovunque, arrampicandosi sulle transenne in faccia al pubblico… insomma divertendosi e facendo divertire. La chicca di questo concerto é stata la presenza di Mat “Kvohst” McNerney (Hexvessel, Grave Pleasures), tornato sul palco con la sua ex band per cantare “The Snuff Dreams Are Made Of”. Certamente un inizio ben positivo per questa serie di show nella sala dedicata a Edvard Grieg.

Molto più low-key lo show dei Djevel, che contornati da luci blu appena accennate e da una buona dose di fumo proveniente da entrambi i lati del palco, lasciano che sia la musica a parlare per loro. La qualità non é certo in dubbio ed ovviamente anche questo tipo di atmosfera si adatta molto meglio alla formazione di Oslo, che appena lo scorso anno ha aggiunto le tastiere in ambito live grazie alla presenza di Izare, autrice anche dell’artwork dell’ultimo disco della band, sul quale é appunto focalizzato il loro concerto.

Arriva poi il momento degli Enslaved, contornati da una coreografia “glaciale” che ricorda un po’ i cartonati che si fanno per le recite a scuola (non escluderei che magari sono stati creati proprio da dei bambini del luogo…). Per l’occasione la band si apprestava a suonare tutto “Frost” nel suo splendore. A trent’anni dalla sua uscita, questo capolavoro riporta alla mente un sacco di ricordi dell’adolescenza, quando a 12-13 anni ci si stava addentrando nel mondo del metal. Perciò a livello emotivo questo per noi é senza dubbio uno dei concerti più significativi del weekend. Neanche qui sono mancati gli ospiti, con il mitico Eirik “Pytten” Hundvin (celebre produttore e ingegnere del suono che a inizio anni 90 ha lavorato tra gli altri con Immortal, Burzum, Emperor e Mayhem) il quale compariva infatti nelle registrazioni del brano “Yggdrasil”.

Quest’ora scarsa é letteralmente volata godendosi ancora una volta dal vivo questa musica che da “piccoli” abbiamo messo a ripetizione nel lettore CD a non finire, tant’é che tra una cosa e l’altra ci siamo dimenticati di mangiare, e era già ora di prepararsi per il primo dei due concerti dei Satyricon. Chi si sarebbe aspettato un set incentrato interamente sui classici o quantomeno su rarità della band, sarà rimasto deluso. Infatti tranne che per qualche brano da “Nemesis Divina” (chiaramente ci si aspettava “Mother North”, così come “Du Som Hater Gud” e la stessa title track), e un brano ciascuno da “Dark Medieval Times” e “The Shadowthrone”, il resto del set é andato a toccare parti ben più recenti della discografia della band, incluse hit come “Commando” o “The Wolfpack”. Tuttavia per chi non ha visto la band svariate volte, o per i fan più sfegatati, il tutto ha funzionato comunque alla grande, con la sorpresa di “Phoenix” in cui alla voce abbiamo potuto veder esibirsi l’attrice norvegese Heidi Ruud Ellingsen, assieme alla ballerina e moglie di Satyr Marin Wongraven che ci ha aggraziato con le sue danze. Comunque qualcuno dovrebbe dire a Frank Bello che questi non sono gli Anthrax perché sembrava un attimo troppo entusiasmato per suonare in un gruppo black metal, pur trattandosi dei Satyricon.

Conclusosi il loro concerto, fortunatamente c’era tutto il tempo per incamminarsi verso il Kulturhuset per gli Aura Noir, dato che molta gente arrivata troppo tardi é stata poi respinta all’entrata avendo raggiunto la capacità massima del locale. Che dire, vedere gli Aura Noir esibirsi nel loro paese ha tutto un altro gusto: l’atmosfera si é subito fatta incandescente ed anche la scelta dei brani con una setlist non scontata ma anche ben bilanciata ha contribuito al successo di questo show, che ha alzato i livelli di adrenalina al punto che la stanchezza é completamente scomparsa, permettendoci così di spendere un po’ di tempo in buona compagnia in un altro locale fino a tardi gustando costose birre norvegesi (non tanto in questo caso per la qualità ma per i prezzi in generale). Chiudendo questa terza giornata, gli Aura Noir sono decisamente stati la band giusta al momento giusto.

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