Live Report: Beyond The Gates Festival Day 4 @ Bergen (NO) 03/08/2024

Di Paolo Manzi - 1 Dicembre 2024 - 17:36
Live Report: Beyond The Gates Festival Day 4 @ Bergen (NO) 03/08/2024

Guarda il photo report qui.

Day 4 (il gran finale)

Cosa fare quando ci si sveglia ancora stanchi ed acciaccati se non andare a fare un’altra escursione in montagna per sentieri con una pendenza non indifferente? Insomma senza pioggia e con dei paesaggi del genere non si può non cogliere l’occasione… così dopo un paio d’ore di esercizio fisico siamo ritornati in centro per un pranzo veloce a base di fish & chips seduti in riva al mare vicino al mercato del pesce, provando anche un qualche miscuglio strano di caffè e ingredienti vari prima di ritornare al solito locale concerti. Oggi al Kulturhuset troviamo il “Beyond The Gates Young”, vetrina dedicata a un paio di band emergenti della scena locale. La prima di queste sono gli Slaughterhead, giovane formazione thrash metal che nell’atteggiamento ha ricordato un po’ i primi Lost Society, cioè giovani ragazzi entusiasti di suonare la loro musica preferita. A livello di influenze si va da una forte presenza dei Pantera ai primi Death Angel ed in generale un sound volutamente old-school, con dei riff di buona qualità che fanno ben sperare per il futuro di questi ragazzi, i quali infatti già andranno a suonare al Bloodstock in Inghilterra il weekend successivo.

In seguito invece gli Astronautist ci hanno offerto qualcosa di ben diverso, un doomy stoner rock che non ha forse nulla a che fare con il resto del festival, ma é comunque ottima cosa che questi ragazzi abbiano occasione di mettersi in mostra. Il loro show é stato piuttosto divertente, con il cantante che danzava indossando un poncho e cappello in style cowboy e il bassista con marchi fluorescenti in faccia a mo’ di pittura di guerra. Per i fan del genere sicuramente quanto a livello di intrattenimento non é mancato nulla.

Oggi era l’unica giornata un po’ piovosa della settimana, così con ancora un paio d’ore di tempo prima di riprendere con il festival, siamo andati ad assaggiare una cheesecake al café Fjåk, famoso per essere il primo produttore di cioccolato artigianale in Norvegia, ed ancora una volta siamo tornati all’ormai abituale Apollon per provare qualche nuova birra artigianale, per finire ovviamente di nuovo alla Grieghallen per la prima delle ultime quattro band del festival, i Vemod.

La band ha pubblicato lo scorso inverno il suo secondo album, “The Deepening”, a dodici anni di distanza dal debutto. Ovviamente il concerto é incentrato sull’ultimo lavoro (per tre dei quattro brani offerti), con spazio nel finale alla titletrack del disco precedente, “Venter På Stormene”. Tra lo stoicismo del cantante ed i virtuosismi del chitarrista é comunque facile calarsi nell’atmosfera dettata da queste melodie cupe quanto incalzanti che riecheggiavano per la sala del Grieghallen. É bastato chiudere gli occhi un attimo per perdersi nella bellezza del momento, quasi intimo e personale pur in mezzo alla folla che riempiva la sala. N on avendo avuto il piacere di vederli suonare dal vivo finora, i Vemod sono di certo stati una delle sorprese più belle di questo festival.

Sono invece una garanzia vera e propria i Vreid, anche se siamo rimasti accecati dai petardi ad inizio concerto. Da apprezzare particolarmente i cambi di scenografia nel monitor sullo sfondo a seconda della canzone, e ha fatto una certa emozione vedere il logo dei Windir sulle cover di “Saknet” e della meravigliosa “Journey To The End”, in cui il fratello del defunto Valfar, Vegard Bakken, si é prestato alla voce. Cose che non si vedono tutti i giorni e che rendono ancora più speciale questi show. Tra fiammate, esplosioni e fumogeni i Vreid hanno imbastito davvero un bello spettacolo, rendendo un po’ la vita più difficile ai Satyricon poco dopo.

Nella seconda serata Satyr e compagni – incluso l’entusiasmato Frank Bello – toccano solo in minima parte il loro vecchio repertorio pescando ancora da “Nemesis Divina”, optando invece per un set incentrato quasi interamente sui dischi dal 2000 in poi, sopratutto “Now, Diabolical” e “The Age of Nero”. Se il primo set aveva lasciato in questo senso un po’ l’amaro in bocca, questo secondo set ha ancora più l’aspetto di un concerto standard senza niente di speciale – tranne il cambio di vestiti di Satyr, che stasera aveva un giubbotto di pelle nero invece che bianco. Insomma questa doppia serata sembra un po’ un’occasione persa, o forse ci siamo abituati troppo bene con le varie apparizioni di ospiti più o meno a sorpresa e set speciali da parte di altre band. Sta di fatto che quanto a esecuzione i Satyricon fanno assolutamente il loro lavoro e più che bene. Ci si sarebbe forse aspettati però qualcosa di più particolare per i propri fans, specialmente dopo tutte le aspettative che si erano venute a creare dagli annunci del festival, con tanto di mostra e via discorrendo.

Per colmare questa lacuna però c’era ancora il tributo ai Bathory, che non solo ha regalato ospiti d’eccezione con cambi di cantante tra un brano e l’altro (e a un certo punto anche di batterista), ma anche ovviamente giochi pirotecnici di varia natura, e sopratutto momenti toccanti in un modo o nell’altro per gran parte dei presenti. Questo é vero ovviamente anche per gli artisti sul palco che – ognuno a suo modo – porta ovviamente con se la sua memoria di Quorthon, ed ha deciso oggi di onorare la sua musica esibendosi in questa sala – in cui, tra parentesi, l’acustica é stata pressoché perfetta durante tutte e due le giornate.

Si é dunque cominciato dall’intro “Oden Ride over Nordland”, che é poi sfociata in “A Fine Day To Die”. Con un ritratto di Quorthon ed una serie di candele a centro palco, e due mani giganti a fare il segno del diavolo ai due lati della batteria, ecco entrare sul palco Apollyon e Blasphemer (Aura Noir), Faust (Djevel, ex-Emperor), Ivar Bjørnsson (Enslaved) e Gaahl, il quale si é calato magnificamente nel ruolo ed ha lasciato forse anche intravedere una certa emozione durante la sua performance. Ci sono anche un trio di coristi incappucciati che non riusciamo bene ad identificare, ma poco importa ai fini dello spettacolo che prosegue con “The Rite of Darkness”, in cui Gaahl passa il testimone ad Erik Danielsson (Watain) e Faust al batterista di Vemod e Whoredom Rife, V. Einride. Si va avanti senza respiro con Apollyon che stavolta é andato a fare da cantante nei due brani seguenti. Ritornato poi Faust alla batteria, assieme al bassista originale dei Bathory Frederick Melander e Satyr alla voce, ecco “Raise The Dead”. Le celebrazioni hanno visto poi alternarsi Wraath (Ritual Death, Darvaza, Behexen) in “The Return of Darkness and Evil”), Grutle Kjellson (Enslaved) in “Call From the Grave”, Eskil Blix (Djevel, Vemod, Mare) durante “Total Destruction”, e nuovamente Erik Danielsson per la conclusiva “Blood Fire Death”, con tanto di fuochi d’artificio e una sequenza di applausi scroscianti sulle note dell’outro (“Hammerheart”).

Davvero uno show intenso e ricco di emozioni, tanto che il tempo é letteralmente volato tra una canzone e l’altra. Direi un tributo molto ben fatto che ha reso felici tutti i presenti, e non poteva esserci modo migliore di concludere questa edizione del festival. Era quindi giunta l’ora di una breve ma ben meritata celebrazione post-festival al vicino Apollon, nonostante la pioggia fitta per cui comunque oggi eravamo ben attrezzati, chiudendo la serata in buon umore ed iniziando mentalmente a tirare le somme di questo weekend a tratti estenuante ma anche divertente e ricco di cose interessanti non solo in ambito live.

Day 5 (il recupero e i pensieri finali)

Così siamo giunti al quinto ed ultimo giorno di questa nostra avventura a Bergen, e mentre pure il POS del nostro bar preferito non ce la faceva più ed ha dovuto alzare bandiera bianca, noi cosa abbiamo fatto? Siamo andati a scalare un’altra montagna ovviamente! Dirigendoci questa volta più a nord verso Sandsvikspilen, dopo una salita abbastanza ripida e resa un po’ difficile dalla pioggia della notte precedente ci siamo trovati davanti alle rovine di un appostamento militare ed un bunker dalla seconda guerra mondiale, con una bellissima vista panoramica sul fiordi, forse ancora di più che da Fløyen. Una volta tornati in centro e andati a visitare nuovamente la galleria d’arte di Gaahl ringraziandolo per quanto visto in settimana con Trelldom e ieri nel tributo ai Bathory, abbiamo fatto un ultimo giro per il centro di Bergen fermandoci a provare del gin tonic locale ed infine un ristorante con certificazione dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, giusto per fare il paragone con quanto si trova in giro per gli altri paesi nordici (in questo Helsinki e sopratutto Copenhagen sanno il fatto loro), prima di intraprendere il viaggio di ritorno.

Che dire, a parte l’accoglienza della città con una discreta offerta gastronomica e di birre artigianali (gli appassionati sapranno bene che la Norvegia é messa piuttosto bene a riguardo), e tutta l’attività fisica facilitata dal bel tempo – cosa davvero eccezionale da queste parti – l’esperienza del Beyond the Gates é stata decisamente soddisfacente. Tranne forse la logistica negli spostamenti da un locale all’altro nei primi due giorni, e l’offerta un po’ carente in ambito di cibo in un festival che lascia ben poco tempo per andare a mangiare in città se uno vuole seguire un po’ tutti i gruppi, in generale tutto é funzionato abbastanza bene a livello di show, di puntualità, e di organizzazione per quanto riguarda sia le band che il pubblico.

Questi giorni ci hanno regalato dei concerti di spessore che ci ricorderemo per un pezzo, su tutti vengono subito in mente – in ordine più o meno sparso – Darkspace, il tributo ai Bathory, Trelldom, Enslaved, Vemod, Vreid, Aura Noir, Akhlys, Djevel. C’era comunque abbastanza per fare felici ed accontentare un po’ tutti gli amanti del metallo estremo, in un modo o nell’altro, e per chi voleva fare qualcosa di più che ascoltare musica dal vivo, le svariate attività quotidiane allestite dal festival hanno sicuramente aiutato ad arricchire l’esperienza. La natura del festival ad ogni modo permette ampio tempo per esplorare indipendentemente sia la città che i suoi dintorni, aiutando anche la città a promuovere il turismo nella zona. Insomma torniamo a casa con un sacco di bei ricordi e sensazioni positive, seppure con un mal di schiena non indifferente… ma quello dopo un paio di giorni di riposo passerà, le memorie restano. Chissà se ci rivedremo all’edizione 2025. La cosa certa é che prima o poi torneremo comunque a Bergen!

In questo articolo