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Live Report: Black Winter Fest Edizione #15_Day 2 @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 02/12/2023

Di Jennifer Carminati - 4 Dicembre 2023 - 9:52
Live Report: Black Winter Fest Edizione #15_Day 2 @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) –  02/12/2023

Live Report: Black Winter Fest Edizione #15_Day 2 @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 02/12/2023
a cura di Jennifer Carminati

Eccoci alla seconda giornata del Black Winter Fest giunto alla sua XV edizione, organizzato da Nihil Production, Daemon Star e Orion Agency in questo Slaughter Club che oggi vedrà un bel pienone di gente, a dimostrazione che, quando le lineup sono di qualità, la gente si muove e accorre, qualunque sia il giorno della settimana.

Oggi è sabato 2 dicembre e i nomi in cartellone sono i seguenti: Deathcrush, Monastery, Imago Mortis, Atrocity, Arkona, Darkened Nocturn Slaughtercult e Belphegor.

Veramente tanta roba, sotto tutti i punti di vista, e che altro dirvi se non meglio iniziare a raccontarvi com’è andata perché la giornata è stata lunga e di cose da scrivere ne ho tante.

Arrivo al locale di Paderno Dugnano all’apertura porte, perché avevo un appuntamento importantissimo da rispettare con i miei amici Carlo e Patrick, compagni di questi due giorni di live, e sapete qual era? Una bella e buona merenda a base di pane e salame (bergamasco ovviamente) e vino o birra a seconda dei gusti di ognuno.

Ci vogliono energie per affrontare otto ore di concerti, e quale miglior modo se non questo.

E ora vi racconto un altro aneddoto divertente: al mio arrivo al locale la prima persona che incontro è Helmuth, che stava rientrando dalla palestra a fianco dove si era iscritto qualche ora per passare il pomeriggio in attesa della loro esibizione. Secondo me, più che per il fisico, era per smaltire la sbornia, ma questo è un altro discorso.

Nell’attesa dell’inizio dei concerti girovago tra i numerosissimi stand di cd, vinili, magliette oltre che merchandising ufficiale delle band, ma avevo un solo pensiero in testa: guardare ma non comprare J, la tredicesima non è ancora arrivata e già l’hai spesa in regali.

Stasera minima spesa e massima resa, è proprio il caso di dirlo, e alla fine di questo Live Report capirete il perché.

 

DEATHCRUSH

Sono le 17 puntuali quando salgono sul palco i Deathcrush, dalla Sardegna con furore. I nostri sono dediti ad un death metal che si potrebbe definire anche brutal con molte influenza black che mi piace assai.

Hanno la giusta attitudine e presenza scenica, un tiro micidiale per tutti i trenta minuti a loro disposizione che scorrono via lisci come l’olio.

Cinque pezzi di sfuriate blasfeme accompagnate da un growling furioso che ci schiacciano come fossero macigni.

Questi ragazzi ci sanno fare eccome, hanno un impatto devastante, nella loro violenza e cattiveria sbattutaci addosso con tecnica e precisione, si confermano essere un’eccellenza nel panorama underground estremo nazionale.

Prima di salutarci Luigi promette di rivederci presto, e io ci conto davvero.

Continuate così ragazzi che la strada davanti a voi è spianata.

Lineup
  • Luigi Cara – voce, basso
  • Andrea Sechi – chitarra
  • Luigi Porceddu – chitarra
  • Giampiero Serra – batteria
Setlist
  1. Beheading Jehovah Prophet
  2. Thy Sovereign
  3. Incest of the Wretched
  4. Under Serpents Reign
  5. No Heaven Awaits

 

MONASTERY

Velocissimo cambio palco e salgono sul palco gli ungheresi Monastery, cinque ragazzotti massicci e incazzati, che per mezz’ora ci buttano addosso death metal old school con un’attitudine micidiale.

Cambi di ritmo continui, un forte lavoro di basso e batteria e un frontman a tutto tondo, è proprio il caso di dirlo, che oltre ad essere impegnato in un growl aggressivo, incita continuamente il pubblico, che si scatena infatti in moshpit selvaggi.

Non li conoscevo ma dal vivo mi hanno convinto ad approfondire la loro discografia, fatta di cinque album, ultimo dei quali From Blood da cui ci fanno sentire quattro dei sette brani proposti questa sera.

Oggi si inizia presto a far macello tra le mura dello Slaughter Club e i Monastery sono stati il giusto brutale proseguo del pomeriggio.

Umili, simpatici e alla mano, li ho visti aggirarsi dopo tra il pubblico, nel loro fare pacioso di chi fa quel che gli piace, restando sempre coi piedi per terra e mantenendo un contatto diretto con i fan, come andrebbe sempre fatto.

Bravi davvero, e se non li avete mai ascoltati, fatelo e non ve ne pentirete.

Lineup
  • Roland Kovács – voce
  • Ferenc Tóth – chitarra
  • Krisztián Tóth – chitarra
  • Szabolcs Szanati – basso
  • Róbert Kovács – batteria
Setlist
  1. River of the Fallen
  2. Bolt Thrower
  3. Faceless Nothing
  4. Pulled into Stake
  5. Dreadfull Thing
  6. Bleed
  7. Divine Damnation

 

IMAGO MORTIS

Ed eccoci ora al secondo e ultimo gruppo italiano previsto oggi, gli orobici Imago Mortis, che conoscevo su disco ma non avevo mai avuto l’occasione di vederli dal vivo e oggi han confermato l’opinione più che positiva che avevo su di loro.

Il trio bergamasco mette in scena uno spettacolo primordiale, come il black metal fatto con criterio richiede. Pochi fronzoli e tanta buona musica, per gli amanti di questo genere estremo che in questi due giorni siamo qui a onorare nella cornice del Black Winter Fest.

Non hanno un nuovo disco da promuovere, ma ben quattro alle spalle da cui attingere per la scaletta proposta stasera, fatta di cinque pezzi, dove emerge pienamente la loro attitudine intransigente, minimale e scarna ma densa di contenuti.

E oltre a questa c’è tanta passione, dedizione e cultura, i loro testi sono studiati, affondano le radici nella storia delle orobie in epoche antiche, con leggende e culti come argomenti delle liriche con un linguaggio aulico che Abibial è orgoglioso di presentarci anche sul palco, in introduzione ai singoli pezzi.

Gli Imago Mortis sono compatti e coesi e tutto questo si sente e lo trasmettono al pubblico, che accoglie la loro esibizione con applausi e partecipazione.

Sfuriate si alternano a sabbathiani rallentamenti doom con una performance del frontman davvero impeccabile, sia nelle parti più aggressive che nello screaming acido, mantenendo alto il livello di pathos diabolico e ferino che contraddistingue da sempre il loro sound molto caratteristico.

Grazie al trio bergamasco per l’evidente trasporto emotivo che trasmettono con il loro black metal oscuro, misto ad occultismo e esoterismo, fatto in una maniera molto personale senza inciampare minimamente nel cliché del genere.

Chiudono l’esibizione con uno dei loro brani che preferisco, 1330, dove Abibial invoca la Morte Nera sul suo destriero con un ritmo quasi ossessivo nel suo incedere maligno.

Gli Imago Mortis sono nei posti alti della mia personale classifica black metal italiano e ancora una volta con la loro esibizione di questa sera ribadiscono che “Il lato nero ha vinto sull’anima“, come da loro stessi cantato.

Lineup

  • Abibial – voce, basso
  • Scighèra – chitarra
  • Axor – batteria
Setlist
  1. Pestilentia
  2. Nera Mistica
  3. Al passo con l’Eresiarca
  4. Il Canto del Negromante
  5. 1330

 

ATROCITY

Cominciamo a salire la parte alta del cartellone e arriviamo a quello che per me, sarà il gruppo rivelazione di oggi, nel senso che su disco non mi dicono un gran che, ma in sede live, signori miei, tanto di cappello per gli Atrocity.

In una formazione atipica che non vede il bassista tra le sue fila, il combo tedesco, fresco di release del nuovo Okkult III e con ben altri undici album alle spalle, ci propone una setlist ben studiata, di forte impatto che mette sotto scacco un pubblico pienamente coinvolto in mosh e circle pit travolgenti.

Menomale sia oggi che ieri sono stata ben piazzata in prima fila sì, ma laterale, così da non beccarmi strattonate e spintoni non richiesti, perché oggi i metalheads presenti erano davvero scatenati.

Gli Atrocity sono un qualcosa di estremo ma estremamente raro e scusate il gioco di parole. Durante la loro carriera ultratrentennale hanno cambiato spesso il loro sound, passando da un grindcore degli inizi al death metal tecnico di oggi, perdendo forse un po’ di credibilità e di fan nel mezzo.

Meno fuori contesto dei loro successori sul palco con la loro esibizione molto sentita e coinvolgente hanno fatto la gioia di tutti i deathster qui presenti, che amano le loro canzoni veloci, cattive e allo stesso tempo potenti e molto tecniche.

Alexander Krull è un frontman nato, con una chioma invidiabile ai più che notiamo particolarmente durante il suo headbanging sfrenato, ringrazia e aizza più volte il pubblico presente in maniera assai copiosa oggi, già dal primo pomeriggio.

Il tempo in loro compagnia scorre in maniera aggressivamente frenetica, i pezzi proposti sono schegge impazzite che ci sferzano il viso nella loro irruenza.

Credo proprio che la band originaria di Ludwisburg oggi abbia aumentato di netto la sua fanbase e se lo meritano assolutamente; gli Atrocity sono una di quelle band che non mi spiego come sia possibile non abbiamo mai sfondato nel mondo mainstream.

Speriamo che questo tour europeo insieme ai Belphegor sia il giusto trampolino di lancio, quantomeno, ne aumenterà certamente la visibilità, e per fortuna, bravi davvero.

Lineup
  • Alexander Krull – voce
  • Thorsten Bauer – chitarra
  • Pete Streit – chitarra
  • Andre Nasso – basso (non presente oggi)
  • Joris Nijenhuis – batteria
Setlist
  1. Desecration of God
  2. Death by Metal
  3. Fire Ignites
  4. Necropolis
  5. Bleeding for Blasphemy
  6. Shadowtaker
  7. Reich of Phenomena
  8. Outro

 

ARKONA

Arriviamo ora al punto per me dolente della serata, un gruppo certamente meritevole di lode, ma totalmente fuori contesto e per questo forse non abbastanza apprezzato dal pubblico oggi presente ad affollare le quattro mura del locale alla periferia milanese, ormai mia meta fissa quantomeno mensile.

Gli Arkona sono un gruppo russo dedito ad un pagan folk metal che vede nella Sacerdotessa dell’occulto pagano Masha “Scream” il fulcro attorno a cui tutta la loro proposta ruota.

Senza di lei questo gruppo sarebbe totalmente anonimo, celato dietro lunghi mantelli da frate che nascondono una totale mancanza di attitudine; menomale il carisma di Masha è talmente grande da compensare le mancanze degli altri componenti della band.

Lei ha un qualcosa di esoterico, sciamanico oserei dire, nel cantare in lingua madre le loro canzoni che sembrano spesso delle profezie lette con un’interpretazione davvero magistrale. E ‘davvero un portento di energia e passione questa donna, con una presenza scenica e una voce che varia nei toni e negli stili rimanendo sempre a livelli di qualità elevati.

Solo qualche problema nei suoni all’inizio della loro esibizione, ma nulla comunque che possa inficiare una prestazione senza nulla da eccepire; non l’ho apprezzata in pieno perché non sono il mio genere e il cantato in russo non aiuta nel coinvolgimento, diciamolo.

Indubbiamente bravi nel loro, ma meglio vederli in altre occasioni, all’interno di kermesse folk e pagan metal, così che possano essere giustamente contestualizzati e apprezzati.

Lineup
  • Masha “Scream” – voce
  • Sergey Lazar – chitarra
  • Ruslan “Kniaz” – basso
  • Alexander Smirnov – batteria
Setlist
  1. Kob’
  2. Ydi
  3. Ugasaya
  4. Mor
  5. Razryvaya plot’ ot bezyskhodnosti bytiya
  6. Goi, rode, goi!
  7. Zakliatie

  

DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT

E ora si comincia a fare sul serio. Il primo gruppo headliner della serata sono i tedeschi/polacchi Darkened Nocturn Slaughtercult, con la loro proposta estrema, occulta e satanica che la frontman Onielar ben rappresenta.

Una veste bianca strappata per lei e un “casco di spine” che le incornicia il volto, mentre il chitarrista e il batterista, rigorosamente a dorso nudo ai suoi lati. Manca il bassista purtroppo, causa cancellazione del volo da Dresda, ma la loro performance non ne ha particolarmente risentito.

Una presenza scenica che definire d’impatto e dir poco: Velnias alla chitarra ha il face painting e quell’espressione impassibile e gelida tipica dei gruppi black a cui tutti state pensando ora, con uno squarcio in mezzo al petto da cui sgorga sangue come non ci fosse un domani.

Lo stesso sangue che ritroviamo sulle vesti, ben presto non più bianche di Onielar e sul suo viso, reso davvero inquietante dalla parrucca bianca, le spine e tutto questo sangue che le sgorga persino dalla bocca. Di gusto opinabile la trovata di sputarlo sulle prime file, fotografi compresi, ma sicuramente scelta d’impatto che ben si addice alla loro proposta blasfema e satanica.

Un black metal tradizionale il loro, che non suona né monotono né ripetitivo, pur non inventando nulla di nuovo, i Darkened Nocturn Slaughtercult ci offrono un’ora di assalto sonoro senza mezza misura alcuna.

Una setlist ben studiata, che propone i loro brani più rappresentativi e un’interpretazione vocale malignamente perfetta di Onielar che si dimostra ancora una volta un’impareggiabile frontwoman nel panorama del metal estremo europeo.

Con questa esibizione ribadiscono che il metal estremo non è prerogativa maschile, ci sono performer donne come Onielar con una capacità tecnica ed espressiva che nulla hanno da invidiare ai frontman delle ben più blasonate band di black metal scandinavo da cui sicuramente i Darkened Nocturn Slaughtercult hanno attinto, ma facendone un’interpretazione del tutto unica e personale.

Hail Satan, così ci salutano prima di scendere dal palco, umilmente a testa bassa come ne sono saliti, dopo un’esibizione sentita e ineccepibile.

Lineup
  • Onielar – voce
  • Velnias – chitarra
  • R.K. – basso (non presente oggi)
  • Horrn – batteria
Setlist
  1. Mardom – Echo Zmory
  2. In the Land of the Mountains of Trees
  3. A Beseechment Twofold
  4. Bearer of Blackest Might
  5. Malignant Deathcult
  6. Das All-Eine
  7. In The Hue Of Night
  8. Imperishable Soulless Gown
  9. Spectral Runlets of Tulwod
  10. …to Necromancy

 

BELPHEGOR

Cambio palco che richiede più tempo che in precedenza vista la scenografia imponente che i Belphegor si portano appresso.

C’è tutto quel che ci si aspetta da loro anche se non li si è mai visti dal vivo: grandi croci di legno rigorosamente rovesciate, crocefissi a testa in giù in quantità industriali, teschi di animali, bracieri per incenso e fiamme e altri ammennicoli vari che potete ben immaginare, e un impianto di luci stroboscopiche non indifferenti.

Le stessi luci che dopo i cinque minuti di intro mandano in cortocircuito l’impianto del locale, di cui staremo ad aspettare il ripristino per una buona mezz’ora, trascorsa nell’impazienza generale, tra fischi e immancabili bestemmie.

È mezzanotte ormai quando il combo austriaco, capitano dal carismatico e imponente Helmuth, calca le assi di legno del palco dello Slaughter Club, divenuto ormai una vera e propria bolgia infernale.

Possono esserci stati tutti i problemi tecnici di cui vi ho parlato che hanno spazientito i presenti e probabilmente anche gli headliner stessi, ma quando i Belphegor iniziano a suonare non ce ne è più per nessuno.

L’Inferno è ufficialmente sceso sulla Terra e per la prossima ora fa tappa tra queste mura.

Già presenti all’edizione del 2021 del Black Winter Fest, i Belphegor e il loro face painting d’ordinanza ad ogni incursione italica non perdono un grammo di entusiasmo da parte del pubblico, anzi, forse ne guadagnano pure.

Un impatto scenico, visivo e sonoro davvero impressionante: Helmut, con il suo sguardo spiritato scruta gli astanti per l’intera durata dell’esibizione, con una scaletta a mio parere perfetta.

Brani come Baphomet, Sanctus Diaboli Confidimus e Lucifer Incestus, sono esattamente ciò che un fan si aspetta di sentire: linee di basso e screaming preciso di Julian David Guillen, che in questo tour sostituisce egregiamente Serpenth, come sono ottimi gli assoli di Wolfgang “Wolf” Rothbauer alla chitarra e una batteria potente e veloce dietro che non perde un colpo.

Helmut è un eccellente frontman, che coniuga presenza scenica e attitudine estrema, riuscendo a sembrare quasi simpatico negli scambi col pubblico, pur non perdendo affatto in credibilità.

Sembrano davvero divertirsi in quest’ora di violenza e cattiveria, rimanendo sempre molto concentrati e professionali in quel che fanno e, nonostante il non indifferente ritardo di inizio concerto, hanno comunque eseguito tutta la scaletta prevista.

A calare definitivamente il sipario sulla loro esibizione ci pensa Totentanz – Dance Macabre, che non ha bisogno di spiegazione alcuna, e conclude degnamente una prestazione di alto livello dei Belphegor.

Nella setlist non è certo mancata la sempre acclamata Belphegor – Hell’s Ambassador, che mi sembra il giusto titolo per concludere questo Live Report che spero vi sia piaciuto, come a me scriverlo oltre che viverlo in primis.

Corna al cielo e applausi, senza null’altro da aggiungere.

Hail, Hail and Thank You, così ci salutano i Belphegor, e così io mi congedo da voi.

Lineup
  • Helmuth – voce, chitarra
  • Wolfgang “Wolf” Rothbauer – chitarra
  • Julian David Guillen – basso
  • Krzysztof Klingbein – batteria
Setlist
  1. The Procession
  2. Baphomet
  3. The Devil’s Son
  4. Sanctus Diaboli Confidimus
  5. Belphegor – Hell’s Ambassador
  6. Conjuring the Dead / Pactum in Aeternum
  7. Lucifer Incestus
  8. Virtus Asinaria – Prayer
  9. The Devils
  10. Der Lichtbringer
  11. Totentanz – Dance Macabre

 

Una quindicesima edizione del Black Winter Fest davvero ben riuscita, sia in termini di affluenza del pubblico che di lineup, con esibizioni di band note e altre più underground, ma tutte legate da una radice estrema ben piantata nel terreno.

Ci si vede sicuramente l’anno prossimo, magari con un bill completamente dedito alle sonorità più truci e intransigenti, degne del nome del festival, che ne dite?

Una cosa è certa: la fiamma nera non si estinguerà mai, l’Inferno è ancora di casa in Italia.