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Live Report: Bloodfeast – Part 1 @ KM 298, Lodi – 09/09/2023

Di Jennifer Carminati - 11 Settembre 2023 - 18:21
Live Report: Bloodfeast – Part 1 @ KM 298, Lodi – 09/09/2023

Live Report: Bloodfeast – Part 1 @ KM 298, Lodi – 09/09/2023
a cura di Jennifer Carminati

 

 

Bloodfeast atto secondo, sabato 9 settembre si torna al KM 298 di Lodi, per la prima delle due serate di questo festival underground di musica estrema con sei band nostrane di grande valore a calcare il piccolo palco di questo locale. Facilmente raggiungibile dalla Strada Stradale, possibilità di cenare con panini e piadine, e per l’occasione nell’area esterna è stata allestita una zona food con grigliata di carne, ma ci sono possibilità anche per i vegetariani e vegani, e cosa fondamentale per la sottoscritta e non solo, ampia selezione di birre alla spina. Atmosfera da pub del paese, con amici che si incontrano in compagnia per fare due chiacchiere e ascoltare della buona musica, e, aspetto da non sottovalutare affatto, ingresso gratuito. Cosa volete sapere di più per convincervi a muovere le chiappe dal vostro divano e venire qui a dare il giusto tributo alle nostre band? Nulla, infatti fortunatamente stasera posso scrivere che l’affluenza è stata tanta, per buona pace del buon Giancarlo Capra che ha organizzato alla perfezione questa serata, e delle band, che riceveranno il giusto e meritato plauso.

Se non c’eravate siete dei “barlafus e balabiott” e vi siete persi una bellissima serata, e sono certa che dopo aver letto il mio report, ve ne pentirete. Ma avrete modo di recuperare, arrivate alla fine e scoprirete come.

 

M.T.G.

A dare il via poco prima delle 19 a questa prima giornata del Bloodfeast23 e a fare i giusti onori di casa ci pensano i lodigiani M.T.G., con un solo full lenght all’attivo Lobotomized uscito lo scorso febbraio da cui attingeranno principalmente per la scaletta proposta, dove trovano spazio anche due inediti, Another Reality e Revenant Child. Il loro thrash metal è trascinante, ma il pubblico già presente in maniera abbastanza copiosa visto l’orario, rimane piuttosto statico, godendosi come la sottoscritta il concerto di questi ragazzi che di strada da fare ne hanno ancora da fare tanta, ma convincono già ad un primo ascolto. L’attitudine sul palco è quella giusta, il frontman Sam sembra un animale irrequieto chiuso in gabbia, che vorrebbe correre da una parte all’altra per dar sfogo alla sua rabbia e invece è un po’ costretto sul piccolo palco, ma ci arrivi, stai tranquillo. Come si diceva a scuola, le capacità ci sono tutte, dovete solo, si fa per dire, metterle a fuoco e trovare una direzione un po’ più personale, per questo genere trito e ritrito che ha bisogno di un tocco in più per non suonare come qualcosa di già sentito troppe volte. Prima di ambire a palchi oltralpe, come si parlava quando ci siamo incontrati fuori dopo il vostro live, io vi consiglio caldamente di farvi un po’ le ossa in altre realtà come questa del KM 298, a cui vanno tutti i dovuti ringraziamenti per il supporto che danno al nostro l’underground.

Un buon inizio quindi, e vi anticipo che da qui in poi, la qualità della proposta, che spazia nei vari generi del metal estremo come leggerete, sarà un continuo crescendo, e non aggiungo commenti ulteriori perché non voglio sembrare di parte, ma vi garantisco che di carne al fuoco bella succulenta ce n’è tanta, e non è solo quella contenuta nel panino con la salamella che sto per mangiare, ovviamente accompagnato dalla prima birra della serata.

Line-up
  • Sam – voce
  • Ciga – chitarra
  • Sordo – chitarra
  • Leo – basso
  • Zeg – batteria
Setlist
  1. Lady of Death
  2. The Last Call (from Eternity)
  3. Lobotomized
  4. Another Reality
  5. Violent Holocaust
  6. Revenant Child/T.M.C.O.T.P.O.T.A.
  7. Aufstragsmord

 

CultØ

I secondi ad arrivare sul palco sono i milanesi CultØ, che con il loro melodic death metal ci intrattengo per 45 minuti dimostrando un’esperienza come se calcassero il palco da anni, ed invece i nostri sono una formazione relativamente recente con un solo album, Of the Sun, uscito lo scorso anno che ci proporranno quasi interamente; farà eccezione l’apprezzatissima cover Slaughter of the Soul degli At The Gates dai quali hanno sicuramente preso ispirazione per la loro proposta davvero riuscitissima; in questi ragazzi vedo un tocco personale oltre che una tecnica davvero meritevoli di menzione, tutti, non fa eccezione uno. Mi piace come i due chitarristi, Ema e John Pino Lisi, che rivedo ben volentieri dopo l’esibizione con gli Husqwarnah della scorsa settimana, se la intendono sul palco mentre ci schiaffano addosso i loro riff marziali,  BT al basso e Panta alla batteria non perdono un colpo e fanno egregiamente la loro parte, e che dire del frontman Dave, mastermind di un gruppo con i contro coglioni, nulla da aggiungere, se non che mi è piaciuto molto sia quando canta in growl che in scream, voce pulita non pervenuta, e va bene così. I CultØ sono un miscuglio di vari generi e influenze, il loro melodic death metal che unisce vecchia e nuova scuola, fatto in maniera genuina e con l’aggiunta di una certa dose di creatività personale (a tal proposito vi invito ad approfondire il concept dell’album), ci porta ad arrivare alla fine del tempo a loro disposizione troppo presto, ne avrei voluto ascoltare ancora, poco male, recupererò a casa domani mentre scriverò il report in attesa del prossimo vostro live.

Bravi davvero ragazzi, mi siete piaciuti moltissimo, e ora ve lo vengo a dire, che tanto il posto è piccolo e ci si becca subito, non mi scappate via mi raccomando!

Line-up
  • Dave – voce
  • Ema – chitarra
  • John Pino Lisi – chitarra
  • BT – basso
  • Panta – batteria
Setlist
  1. The Ashes of Annihilation
  2. Flare
  3. Experiment 1
  4. Excrete
  5. Frost
  6. The Desert of Shadows
  7. Slaughter of the Soul
  8. Darkness Leads to Light
  9. Fire from Inside

 

Nessuno è scappato da queste quattro mura, parte esterna con tavoli e panche presa d’assalto visto l’orario di cena che ci stiamo alternando vicendevolmente per permettere a tutti di sedersi e riposare le stanche membra un attimo, ed è un piacere davvero vedete tanti volti, amici e conoscenti e non solo, scambiarsi sorrisi compiaciuti e parere su di una band piuttosto che un’altra ed esprimere in totale libertà il proprio gusto personale. Quello che ci accumuna tutti è sicuramente il senso di gratitudine verso Giancarlo che ha permesso tutto questo, organizzando un festival underground davvero eccellente che merita anche una maggiore visibilità, l’anno prossimo ci pensiamo che dici? Nel frattempo, godiamoci il proseguimento di questa prima giornata del Bloodfeast23.

 

Integral

Sono le 21 passate, e un po’ in ritardo sulla tabella di marcia stabilità inizialmente, a calcare le assi del pacco tocca ai bergamaschi Integral, e sono solo i primi miei compaesani della serata, una perla di bravura dietro l’altra, e ho detto tutto. Band ahimè spesso bistrattata, inspiegabilmente aggiungo, ma vi posso assicurare che i nostri non hanno nulla da invidiare alle band più blasonate da cui hanno tratto certo ispirazione, ma mettendoci qualcosa di personale assolutamente ricercato nell’ album Resilience uscito nel lontano 2017, da cui ci proporranno quattro dei sette pezzi in scaletta.

 

Nulla è lasciato al caso dagli Integral, il loro è un sound ricco di sfumature, un technical death metal, ricco di incursioni melodiche, con puntatine nel deathcore e molti inserti di elementi jazz col basso di Marco Morandi, una delle tante frecce al loro arco. Un’altra è senz’altro lo screaming schizofrenico di Alessio Moraschini, da cui letteralmente non sono riuscita a staccare gli occhi di dosso, talmente è bravo e carismatico. E che vogliamo dire allo scalzo Agostino Buttarelli dietro le pelli che col suo drumming forsennato non ci lascia tirare fiato un attimo e Jacopo Farina con il suo vorticoso riffing chitarristico a farla spesso fa da padrone. I loro 45 minuti, che oserei definire perfetti sotto ogni punto di vista, sono un intricato groviglio di strumenti e voce, che ancora una volta si infrangono sui miei timpani, già ahimè abbastanza provati. Complimenti davvero ragazzi, spero che questa vostra identità rinnovata con l’ennesimo cambio di formazione vi porti a perseguire l’obiettivo di fare nuova musica insieme, che non vedo già l’ora di ascoltare. Le due anteprime che ci avete fatto ascoltare, Hyper e Spin vs Spleen, beh, lasciano ben sperare e non vedo l’ora di sentire tutto il resto. Il potenziale c’è tutto, vi prego, non sprecatelo, che abbiamo bisogno di gruppi come voi in giro.

E con un ultimo augurio per un futuro pieno di soddisfazioni salutiamo i bergamaschi Integral per lasciare spazio ai nostri acerrimi rivali, si fa per scherzare ovviamente, i bresciani Cadaveric Crematorium.

Line-up
  • Alessio Moraschini – voce, chitarra
  • Jacopo Farina – chitarra
  • Marco Morandi – basso
  • Agostino Buttarelli – batteria
Setlist
  1. Collapsed Cubes
  2. In(Earth)
  3. Hyper
  4. Self-made Oblivion
  5. Mac Brazel
  6. Osmosis
  7. Spin vs Spleen

 

Cadaveric Crematorium

E superiamo la metà della line-up prevista oggi con la quarta band, i bresciani Cadaveric Crematorium, che rivedo molto volentieri, essendo loro un’assoluta garanzia di intransigenza mista alla giusta cazzutaggine di chi non si prende mai troppo sul serio e una buona dose di autoironia, perlappunto, che non guasta mai. Ci presenteranno principalmente brani presi dalla loro ultima fatica in studio, Zombology, realizzata ben 11 anni dopo il loro precedente lavoro. Il loro grindcore intriso di brutal death metal è sempre vivo e vegeto, tutt’altro che zombie insomma, e i nostri danno luogo ad uno show sentitissimo e devastante, con il “Dr” Venturi spesso a cantare tra il pubblico nel tentativo di animare e popolare questo piccolo pit a disposizione quest’oggi. Sono da poco passate le 22 quando il combo bresciano sale sul palco e da inizio alle ostilità con Zombology – God Save the Dead, dove ritroviamo subito i grugniti growl del Dr, i riff frenetici tritaossa di Willi e Ciulaz alle chitarre, le ritmiche schizofreniche di Necrom al basso e il drumming forsennato del Parla alla batteria. Sempre dall’ultimo full-lengh, Alien Composting Putris e Cataclysm Caelestia, dove come da loro attitudine inconfondibile, brutalità e ironia si mischiano che è un piacere per le nostre orecchie, davvero. I nostri si divertono e hanno voglia di esserci su quel palco e automaticamente lo trasmettono a chi sta dall’altra parte, coinvolgendo il pubblico come solo i grandi professionisti sanno fare, con una tecnica e precisione d’esecuzione davvero ineccepibili. Chi li conosce lo sa, i Cadaveric Crematorium amano prendersi e prendere in giro, ed è evidente in Nessun Muoia, loro classino brano di chiusura, dove il grind death metal si fonde ai richiami lirici della famosa romanza dell’opera lirica “Turandot” di Giacomo Puccini, Nessun Dorma, con un finale in crescendo storpiato in “all’alba ucciderò” da “all’alba vincerò”, strappando come sempre non poche risate ai presenti che magari non conoscevano questo loro azzeccatissimo pezzo; io lo conoscevo ed ho riso comunque, obiettivo raggiunto.

Bentrovati Cadaveric Crematorium, alla prossima invasione zombie, di cui penso davvero ce ne sia sempre più bisogno.

Line-up
  • Paolo “Dr” Venturi – voce
  • Giovanni “Willi” Biloni – chitarra
  • Alessio “Ciulaz” Fassoli – chitarra
  • Marco “Necrom” Pennacchio – basso
  • Francesco “Parla” Parlatore – batteria
Setlist
  1. Intro
  2. Zombology – God Save the Dead
  3. Vegan Cannibal World
  4. Alzati e Cammina
  5. Alien Composting Putris
  6. Freak Tok
  7. Plan Ten from the Outer Space
  8. Quad Damage
  9. Zombie 2
  10. Cataclysm Caelestia
  11. Big Show
  12. Valloggia 250
  13. Jesus Virus
  14. Nessun Muoia

 

Warmblood

Finalmente ci siamo, tocca a loro, i padroni di casa, i Warmblood di Giancarlo Capra, chitarra e voce, Elena Carnevali alla batteria e Davide Mazzoletti alla chitarra, fanno il loro ingresso sul palco un’ora dopo il previsto, sono le 23.15, ma poco importa, una birra e quattro chiacchiere in compagnia, con la buona musica sotto, fanno sempre passare il tempo velocemente.  Non mi sono scordata nessuno, il basso in questa formazione non c’è, e, a mio parere quantomeno, ciò non si ripercuote affatto sulla resa live del trio lodigiano, che in questi 45 minuti tiratissimi ci scaricherà addosso sassate senza soluzione di continuità, con un solo piccolo contrattempo alla batteria, per un reggi-rullante che ha pensato “bene” di rompersi proprio stasera, risolto in pochissimi minuti nel mentre che il buon Giancarlo ci intratteneva alla Mastrota style come solo lui sa fare, e forse solo lui o pochi altri, capiranno questa mia battuta. I nostri hanno cinque album all’attivo da cui poter attingere, ultimo dei quali intitolato Master of the Dead del 2022, concepito per onorare ampiamente i loro vent’anni di carriera e celebrato nella prima edizione di questo Bloodfeast, replicato fortunatamente quest’anno. Per chi li conosce, e credo questa sera sia per tutti così, non stupiscono i titoli delle loro canzoni, dall’opener Bloody Resurrection a Master of the Dead part II-V e Putrefaction Idiosincrasy, che i nostri ci proporranno con una rabbia mista a precisione e potenza senza compromesso alcuno. Quello che stupisce è la maestria impressionante con la quale la band tiene il palco e ci lancia addosso un macigno brutale dopo l’altro, con una dose massiccia di tecnica che troviamo in quantità industriali in Davide, musicista professionista e maestro di chitarra, nell’efficace e cavernoso growl di Giancarlo e in Elena, bravissima davvero, nel suo drumming mai scontato e con quella faccia sempre incazzosa, che nasconde però un’anima bella e buona, come spesso accade, e Giancarlo caro, non è vero che noi donne rompiamo sempre tutto… C’è tempo anche per una cover, e che cover: Profondo Rosso (1974, Goblin, che ve lo dico a fare), che ascoltiamo immaginando un bambino che corre impugnando un coltello insanguinato, per rendere appieno l’idea del brano inserito quest’oggi in scaletta, tutt’altro che una filastrocca come ironicamente preannunciato. È impossibile rimanere pietrificati ad un loro concerto, i loro riff sono possenti e trascinanti al tempo stesso, portano inevitabilmente ad un headbanging sfrenato, e nonostante siano solo in tre, hanno un tiro micidiale che fa scorrere veloce il tempo a loro disposizione, che si chiude con Vatican Delirio, ma non prima di deliziarci con una chicca, Cloister of the Dead part II, pezzo che raramente suonano live per la difficoltà di esecuzione ammessa dallo stesso Giancarlo, e che fortunatamente abbiamo avuto il piacere di sentire noi qui questa sera.

Non aggiungo altro per non sembrare di parte, ma che mi piacete un casino lo sapete, e che mi stan piacendo anche tutti gli altri gruppi oggi presenti credo si evinca facilmente dalle mie parole, voi che dite?!

Line-up
  • Giancarlo Capra – voce e chitarra
  • Davide Mazzoletti – chitarra
  • Elena Carnevali – batteria
Setlist
  1. Bloody Resurrection
  2. Unending Agony of Putrefaction
  3. Intro + Ritual of Petrification
  4. Cloister of the Dead part II
  5. Master of the Dead part II-IV-V
  6. Profondo Rosso
  7. Putrefaction Idiosyncrasy
  8. Vatican Delirio

 

Ulvedharr

E siamo giunti così, tra una birra e un’altra, perché comunque ragazzi ricordatevelo, non bisogna fermarsi alla terza media, l’idratazione al pari dell’istruzione sono importanti, all’esibizione degli Ulvedharr, altro quartetto bergamasco che ero davvero curiosa di vedere in sede live, essendomi stato detto un gran bene a loro riguardo, ed eccoci qui, quale migliore occasione del Bloodfeast23 per vedere un’eccellente rappresentanza del death metal made in Berghem. Iniziano a volare subito le mazzate con A Full Reload of Fear, quando un pogo, troppo largo per i miei gusti che rischia di essere pericoloso, si scatena tra le prime file e continuerà per tutta la durata del loro show, per buona pace dei componenti della band che spesso scenderanno a suonare tra il pubblico. L’atmosfera, che viene incitata a più riprese dal grintoso frontman Ark Nattlig Ulv, è assolutamente quella giusta, dove si alternano sfuriate death/thrash metal a brevi momenti di intrattenimento divertenti col pubblico presente in maniera assai copiosa; a tal proposito, se tutti quelli seduti fuori si fossero riversati all’interno del locale, divenuto ormai una bolgia infernale di caldo e sudore, si sarebbe avuto sicuramente il tanto agognato da tutti i musicisti sold-out. Le immancabili War Is In The Eyes Of Berserker e Onward To Valhalla sono solo un paio degli inni con cui i nostri si son fatti conoscere calcando i palchi di numerosi festival anche internazionali, a dimostrazione che se la qualità c’è e il potenziale live anche, i risultati prima o poi arrivano. In attività dal 2011, tra le band più rappresentative e note del metal lombardo, quando ci sono loro in line up si va a colpo sicuro per gli incassi (peccato fosse gratis oggi), c’è poco altro da dire, hanno il loro seguito e io credo di essere tra i pochi presenti oggi a vederli per la prima volta, e mi scuso di questo, essendo bergamasca, questa è una nota di demerito per me che merito tutta. L’attitudine cattiva e violenta dimostrata durante War is in the Eyes of Berserker è tangibile, come lo è anche in Dragon, brano thrash-black, che ho particolarmente apprezzato dal loro ultimo album Inferno XXXIII uscito la scorsa primavera. Gli Ulvedharr hanno dato nuovamente prova di essere una band rocciosa, solida e con le idee ben chiare di quello che vogliono trasmettere al loro pubblico, con una scaletta ben pensata, che ha seguito la naturale evoluzione del loro stile cucito addosso su misura negli anni e nei cinque album pubblicati. Chiudono in bellezza l’epica e guerriera Onward to Valhalla e The Last Winter, con un’ultima prova tecnica sicuramente notevole dei nostri, e una sezione ritmica delle chitarre aggressive e compatte davvero meritevole di menzione. Anche il tempo a loro disposizione scorre veloce, grazie al fatto che i loro brani, veloci e di sicuro impatto, si fanno ascoltare con una certa facilità se questo genere un po’ lo si mastica, e sicuramente tutti i presenti qui stasera ne hanno fatto persino indigestione, altroché. Gli Ulvedharr mostrano ancora una volta di che pasta sono fatti, e, qualora ce ne fosse stato bisogno, confermano la loro posizione ben salda nelle posizioni alte della classifica nel panorama metal tricolore, rappresentato, in minima parte si intende, egregiamente questa sera.

Line-up
  • Ark Nattlig Ulv – voce
  • Jack Draven – chitarra
  • Magnus Frost – chitarra
  • Markus Ener – basso
  • Mike Bald – batteria
Setlist
  1. A Full Reload of Fear
  2. War is in the Eyes of Berserker
  3. Land of Heroes
  4. Revenge Loop
  5. Master Lier
  6. Legion
  7. Dagon
  8. Tragedy of the Faithful
  9. Skjaldborg
  10. Onward to Valhalla
  11. The Last Winter

Complimenti davvero a Giancarlo per l’organizzazione impeccabile del Bloodfest, alle band tutte per le esibizioni davvero eccellenti e al KM 298 per aver permesso tutto ciò; ma non avevo alcun dubbio avrei terminato il report in questo modo. Combinate dell’ottimo metal underground con una birra in mano e la giusta compagnia, aggiungete una più che buona qualità di acustica del locale e avete tutti gli ingredienti per una serata riuscita alla grande, come quella appena trascorsa. Cosa chiedere di più a un festival come quello di oggi se non chiuderlo con un sorriso stampato in faccia e tanta soddisfazione per esserci stati, in una location, quella del KM 298 di Lodi dove siamo stati proprio bene. Se i miei timpani erano già poco sani prima, ora, sono andati definitivamente a farsi benedire e quando mi deciderò ad usare i tappi per le orecchie sarà sempre troppo tardi. Anche il massacro di oggi è giunto al termine, un’altra pagina importante del metal italiano è stata girata nel mio personalissimo album dei ricordi, e non vedo già ’ora di sfogliarne di altre, sapete che non ne ho mai abbastanza. A tal proposito, vi aspetto alla seconda giornata di questo Bloodfeast 2023, sabato 30 settembre al Centrale Rock Pub di Erba; cambia la location quindi, ma non tutto il resto, ci saranno altre sei band italiane di notevole spessore e l’ingresso sarà sempre gratuito, non potete mancare!

Chi manca, come ha scritto Giancarlo in un post su Facebook è un “barlafus e balabiott” e io rilancio in bergamasco, dicendo che se mancherai “Ta set prope a bigol”.