Live Report: Bloodfeast_Day2 @ Centrale Rock Pub, Erba (CO) – 30/09/2023
Bloodfeast 2023 seconda serata, sabato 30 settembre al Centrale Rock Pub di Erba, con altre sei band nostrane di grande valore a calcare il palco di questo mitico locale della provincia di Como. Ampia e ottima selezione di birre alla spina e possibilità di cenare in loco con una sezione dedicata a vegetariani e vegani ed ingresso gratuito …
I live iniziano presto, è vero, ma siamo nel weekend e non ci sono altri eventi in concomitanza nei dintorni, quindi, non ci sono scusanti per non essere qui a celebrare ancora una volta il nostro metal underground.
Fortunatamente anche questa sera l’invito di Giancarlo a partecipare numerosi e non arrivare tardi, perché le scapocciate iniziano alle ore 19 e non bisogna perderne una, è stato accolto e l’affluenza numerosa sin dal tardo pomeriggio è stata un buon auspicio per il proseguo poi della serata; bene così, son proprio contenta di poterlo scrivere nuovamente: ogni tanto il nostro underground riceve i giusti tributi e io son felice di supportarlo scrivendone tra queste righe.
Il Centrale Rock Pub ospita spesso eventi di questo genere per cui sa bene cosa deve fare e come va fatto, suoni pressoché perfetti come lo è stata tutta l’organizzazione a cura del buon Giancarlo Capra, anche sponsor ufficiale con il suo Tattoo Studio Il Pellerossa, ma certo non dimentichiamo di ringraziare l’altro supporter del festival, ovvero Undergroud Metal By Radio Enjoy, che, insieme, hanno contribuito a rendere memorabile la seconda edizione del Bloodfeast che mi auguro proprio si rifarà l’anno prossimo; ma ora vi racconto la serata di oggi, e preparatevi a leggerne di belle.
L’atmosfera è quella giusta, da pub del paese dove si ascolta della buona musica e si beve una birra in compagnia di amici che si incontrano o di nuove conoscenze che si fanno qui, e quanto è bello tutto questo? Grazie di nuovo a chi lo ha reso possibile e alle band che saliranno sul palco quest’oggi, ma andiamo con ordine e iniziamo.
Live Report a cura di Jennyfer ‘Jenny’ Carminati
Black Rage
A dare il via poco dopo l’orario previsto a questa seconda serata del Bloodfeast 23 ci pensano i Black Rage, band melodic death metal di Monza, nata nel 2009, con all’attivo solo un album, ‘Silent Scream’, ormai uscito ben 10 anni fa e un EP, ‘Ablaze in a Frostbite’, del 2022, che ci proporranno interamente questa sera.
I Black Rage hanno voglia di esserci sulle assi di questo palco e di fare gli onori della serata, regalandoci una mezz’ora abbondante del loro death metal di chiara scuola svedese, fatto di riff articolati con break melodici di ottima fattura e assoli di stampo classico delle due chitarre proposti a più riprese davvero da applausi.
Con la padronanza tecnica che dimostrano di avere in questo genere assai intricato e complicato da eseguire e la sinergia dimostrata tra i ragazzi sul palco, i Black Rage si lasciano ascoltare volentieri e ho particolarmente apprezzato come il frontman, quando non cantava, lasciava spazio agli altri componenti del gruppo, facendosi da parte sul palco, come a dire, tocca a voi ora essere davanti e non ai lati.
Particolarmente degno di nota il drumming portante del Panta, deciso e serrato, ma altrettanto buona è la prestazione di tutti gli altri, anche la performance vocale ad opera di Viking Rage mi è piaciuta, soprattutto nel growling, abbastanza incisivo; non tanto quanto quello dell’amico Maurizio Caverzan, che sull’ultimo pezzo in scaletta fa la sua incursione sul palco e per quanto mi riguarda, non c’è storia, come ogni volta è sempre un piacere sentirlo nella sua aggressività e incisività che non tutti hanno.
John Pino Lisi, finalmente posso dire di averti visto con tre delle tue band, mi mancano i Vide e poi ho terminato, tienimi aggiornata su eventuali date, mi raccomando.
Alla prossima, ragazzi, è stato un piacere fare la vostra conoscenza e, come molti altri, resto in attesa del vostro prossimo album, mi auguro con una maggiore personalità che le potenzialità e l’attitudine ci sono entrambe, non sprecatele e non fateci aspettare troppo, mi raccomando.
Un buon inizio quindi e nell’attesa dei prossimi gruppi, che, come leggerete, ci proporranno varie sfumature di questo metal dalle tinte estreme che tanto mi piace, mi appresto a bere la prima birra della serata, bionda come sempre per la sottoscritta.
Line-up
Viking Rage – voce
G – chitarra
John Pino Lisi – chitarra
Andrea Marini – basso
Panta – batteria
Setlist
Black Mirror
I Shall Rise
Frostbite
Ocean of Hate
The Outsider
Six Feet Under
Darkhold
I secondi ad arrivare sul palco sono i thrasher bergamaschi Darkhold, che ci intrattengono per 40 minuti dimostrando un’esperienza come se calcassero il palco da anni, ed invece sono una formazione (cosi fatta) recentissima con un solo album all’attivo, ‘Tales from Hell’, uscito nel 2022 dal quale attingeranno a piene mani per il concerto di questa sera, che ho scoperto essere solo il terzo e chi ben inizia…
Questo Bloodfeast è il posto giusto per aprire i cancelli del loro Inferno live e la voce di Claudio Facheris è perfetta per narrare i racconti sul peccato di cui i nostri si fanno portavoce, con un’indole ed un carisma che pochi frontmen in Italia possono vantare.
Il loro technical thrash metal è davvero fatto alla perfezione, riporta alla mente inevitabilmente gruppi come Testament e personalmente mi hanno ricordato molto anche i nostri Extrema degli albori, ma il loro marchio di fabbrica questi ragazzi ce l’hanno messo, eccome. Vi invito ad approfondire il concept del loro album perché è veramente singolare: vi dico solo che è basato sui peccati commessi da nove personaggi delle fiabe legati altri altrettanti gironi infernali … spero di avervi incuriosito.
Sette sono invece i brani che ci schiaffano addosso: vere e proprie sferzate impregnate di thrash anni ’80 e heavy metal classico, con un groove moderno e linee vocali graffianti ma allo stesso tempo melodiche, con un’intensità che fa emergere la loro esperienza come musicisti nel panorama metal della Penisola e che fa scatenare i primi moshpit della serata.
Sono palesi le potenzialità della band, dal vivo come su disco: il loro sound suona attuale pur non facendo nulla di nuovo, i loro riff, alcuni più articolati ed oscuri altri decisamente più orecchiabili, ma tutti supportati da una valida sezione ritmica, ti entrano immediatamente in testa ed è per questo che anche il tempo a loro disposizione scorre veloce, bravi davvero i miei primi compaesani della serata.
Repent your sins to the Darkhold.
Line-up
Claudio Facheris – voce
Giovanni Casagrande – chitarra ritmica
Eros Mozzi – chitarra solista
Giuseppe Celeste – basso
Jacopo Casadio – batteria
Setlist
No String on Me
Candy Brains
Savage
Heads Will Roll
King of Miracles
Howlings
Hypnotized By Evil
Nel mentre che i ragazzi si apprestano a fare l’ennesimo cambio palco, velocissimo e organizzato come tutti quelli di oggi, vista l’ora, direi che mi appropinquo al primo tavolo libero e mangio qualcosa, perché non di solo birra vive il metallaro, figuriamoci io.
È un piacere davvero vedere tanti volti, amici e conoscenti e non solo, scambiarsi sorrisi compiaciuti e pareri su di una band piuttosto che un’altra ed esprimere in totale libertà il proprio gusto personale. Quello che ci accumuna tutti è sicuramente il senso di gratitudine verso le band e in primis verso Giancarlo che ha permesso tutto questo, organizzando un festival underground davvero eccellente che merita tutti gli onori che sta ricevendo, e non saranno mai abbastanza.
AASAR
Purtroppo, per motivi di salute, i Kryptonomicon si vedono costretti ad annullare la loro presenza a questa seconda giornata del Bloodfeast 2023; peccato ragazzi, davvero, vi avrei rivisto volentieri, spero ci siano presto altre occasioni.
Al loro posto, i giovanissimi Aasar, band trentina, nata nel 2019 di cui ammetto non conoscevo l’esistenza. E quale miglior occasione di un live per farlo?
Attaccano con ‘Fall Into Oblivion’, primo singolo con cui debuttarono nel 2021 ed a cui è seguito poi il loro primo EP ‘From Nothing To Nowhere’, che a partire dalla titletrack ci proporranno quasi interamente in questi tiratissimi minuti a loro disposizione.
Tematiche legate al monicker scelto dalla band, Aasar significa Osiride (dio degli inferi e dell’ignoto), proposte attraverso un deathcore dalle forti influenze black, da cui il termine blackcore che ad oggi non avevo mai sentito, che riesce a coniugare la ferocia dell’old school con il metal dei giorni nostri sicuramente più fresco all’ascolto ma, a mio parere, troppo legato alla tecnologia. Hanno avuto problemi con i suoni in cuffia e sembravano totalmente spiazzati da questo, continuando a guardare il computer come a ricerca di conferme, piuttosto che testa “bassa e suonare”. Questo ha inficiato sulla resa generale della performance di cui gli stessi ragazzi, con cui ho scambiato quattro chiacchiere subito dopo, non erano molto soddisfatti.
Pur risentendo anche della poca esperienza insieme, hanno tutti circa vent’anni, nel complesso la loro performance mi è piaciuta: il loro sound è potente, un buon groove moderno e accattivante allo stesso tempo, che mi ha catturato da subito l’orecchio; mancano sicuramente ancora della giusta attitudine, ma questa si sa, si acquista con il tempo, e se continuate così, son certa che ce la farete a trovare la vostra giusta dimensione.
Una prova discreta quindi quella degli AASAR che mi ha incuriosito e ora aspetto di ascoltare il vostro primo full-lenght, che spero non tardi troppo ad arrivare, e magari ne scriverò tra queste righe, chi lo sa. E lì vedremo davvero di che pasta siete fatti.
Nel frattempo continuate a calcare le assi di più palchi possibili in giro per l’Italia e non solo, come ci siamo detti, ci rivediamo al Brutal Assault 24 se tutto va bene.
Line-up
Simone Giacomuzzi – chitarra, voce
Samuele Cristel – chitarra
Daniele Nicolussi – basso
Denis Giacomuzzi – batteria
Setlist
Intro
Fall Into Oblivion
Wasteland
Court of the Unknown
From Nothing to Nowhere
Exiled
Warmblood
E in un festival organizzato da Giancarlo Capra non potevano certo mancare i suoi Warmblood, band di cui ho già parlato più volte su TrueMetal.it ma non mi stancherò mai di decantarne le Lodi (concedetemi il gioco di parole con la loro città di origine).
Il trio che vede tra le sue fila oltre il suddetto frontman, voce e chitarra della band, anche un altro chitarrista, Davide Mazzoletti, e alla batteria, la carismatica Elena Carnevali, non c’è il basso, non mi son dimenticata nessuno.
Il loro è un death metal decisamente tecnico, virante al thrash classico, ma con punte di progr nei tanti assoli delle due chitarre, al suo interno, che mi piace molto ascoltare e rivedo sempre volentieri in sede live.
La loro proposta è interessante ed originale, sia nel sound che nei vari concept degli album sfornati dalla band, che vi invito ad approfondire, non essendo questa la sede adatta per farlo, ma non posso non dirne nulla, non vanno affatto sottovalutati.
Quando si fa un genere come questo, diciamocelo pure, trito e ritrito, ci deve essere qualcosa o qualcuno che fa la differenza per distinguersi nel calderone delle decine di band in circolazione che provano ad emergere prima e a distinguersi poi.
Nel loro caso la differenza la fanno una tecnica indubbia di tutti i musicisti, Davide in primis essendo maestro di chitarra, e poi ci sono il carisma e la personalità di Giancarlo, con la sua voce growl a farla da padrona ma dotato anche di un’ottima padronanza chitarristica, e poi c’è Elena, che quasi scompare dietro la sua batteria tanto è minuta, ma tanto è cazzuta, testa bassa e via, non perde un tempo che sia uno di battuta, nonostante i ritmi siano velocissimi e gli assoli delle chitarre diabolici e tiratissimi non diano tregua alcuna a lei come agli astanti, con i loro continui cambi di tempo che ti tendono attentissimo e concentrato sulla loro performance.
Che altro posso dirvi su di loro se non andatevi a leggere i miei altri report qui più dettagliati di questo e soprattutto, se non ancora fatto, andate ad ascoltarli e non ve ne pentirete.
Line-up
Giancarlo Capra – voce e chitarra
Davide Mazzoletti – chitarra
Elena Carnevali – batteria
Setlist
Bloody Resurrection
Unending Agony of Putrefaction
Intro + Ritual of Petrification
Cloister of the Dead part II
Master of the Dead part II
Profondo Rosso
Putrefaction Idiosyncrasy
Vatican Delirio
Maze of Sothoth
Parte alta del cartellone, ed arriviamo a quella che per me era la band più attesa, visto che la seguo dall’album d’esordio ‘Soul Demise’ del 2017, e son talmente rare le occasioni di vederli live che io ancora non c’ero riuscita; attualmente sono impegnati nella promozione del nuovo ‘Extirpated Light’ uscito la scorsa primavera, dopo ben sei anni di assenza dalla scena metal tricolore e potrebbe essere anche, quindi, che li rivedrò a breve.
I Maze of Sothoth fanno un brutal death metal con tutti i crismi del mestiere, che ricorda molto le sonorità di Morbid Angel, Nile e Vomitory, giusto per darvi un’idea se non li conoscete (non cito quei mostri sacri che vanno sotto il nome di Dying Fetus, ma sicuramente nei loro ascolti ci stanno, come nei miei, quotidianamente).
Anche loro come i Darkhold miei compaesani danno luogo ad una prova solida e compatta, dimostrando di aver ritrovato l’intesa sul palco, che da troppo tempo non calcavano, come se così non fosse mai stato.
Ma, c’è un ma, che mi duole ammettere: mi hanno annoiato oltre che deluso, forse le mie aspettative erano troppo alte o forse loro non erano poi così in serata, ma son risultati davvero troppo piatti e monotoni nel passare da un brano all’altro della scaletta.
Zero interazione col pubblico, e ok, posso anche sorvolare su questo aspetto (forse), ma ho davvero troppo faticato a distinguere un brano dall’altro, le chitarre mi son sembrare sempre uguali e troppo poco incisive, e Cristiano, alla voce oltre che al basso, manca di quell’aggressività e attitudine brutale che mi sarei aspettata. La batteria, a parte i primissimi pezzi, come per tutta la serata, si è dimostrata essere lo strumento che meglio si sentiva e rendeva a pieno il sound della band di turno sul palco.
Da rivedere quanto prima, assolutamente, perché son certa che potete e dovete fare di meglio, perché su disco mi piacete un casino, e non accetto che live non sia così.
Guanto di sfida lanciato dalla sottoscritta, che fate accettate?
Line-up
Cristiano – basso, voce
Fabio – chitarra
Riccardo – chitarra
Matteo – batteria
Setlist
Lies
Scorn of Flesh
Sanctae Inqvisitionist
The Unspeakable
Seed of Hatred
Blood Tribute
The Revocation Dogma
The Outsider
Coexistence
E siamo giunti così, tra una birra e un’altra e le tante piacevoli chiacchiere con amici e musicisti qui presenti oggi, all’esibizione dei Coexistence, headliner della serata.
Toscani, dediti ad un progressive death metal dal 2015, hanno all’attivo un solo album, ‘Collateral Dimension’, uscito nel 2020, che ci proporranno quasi per intero in questo finale di festival, ora più incandescente che mai.
Devo dire, che per mio gusto personale, quando sento la parola progressive, anche se seguita poi da death metal, rabbrividisco, non essendo io particolarmente amante di queste sonorità, fatta eccezione per gli Atheist, Cynic e Pestilence, maestri indiscussi di questo genere, i miei ascolti non sono mai andati oltre.
Ma con i Coexistence mi sono ricreduta e oggi ho avuto la conferma dei tanti pareri positivi che avevo avuto da molti amici sul loro conto. Ecco, si, li ho preferiti live che su disco, ma questo sempre per un gusto personale, non certo per non merito loro, sia chiaro.
Dal vivo sono una potenza, una vera e propria macchina da guerra, nulla da eccepire: sul drumming martellante di Alessandro Formichi e la sezione ritmica composta da Christian Luconi al basso si inserisce alla perfezione Mirko Battaglia Pitinello con la sua voce che alterna growl cavernosi a screaming graffianti e la sua chitarra, unita a quella di Leonardo Bellavista, danno luogo a riff intricatamente e tecnicamente perfetti.
Mai scontati ma sempre ricercati, non sai mai cosa aspettarti dal pezzettino di canzone che verrà dopo, con un sacco di cambi tempo che ti spiazzano ma che con la loro bravura non ti ci perdi: davvero degno di menzione ulteriore, Luconi, che aggiunge spesso e volentieri un groove jazz alle sezioni pesanti che ben ci sta.
L’inquietante opener ‘Metaphysical Essence’ colpisce velocemente e duramente, seguita a ruota da ‘Eclipse’, che ci catapulta direttamente in un caos malefico coadiuvato dal pogo e dal moshpit che si scatenano tra le quattro mura del Centrale Rock Pub, ormai divenuto una bolgia infernale a tutti gli effetti.
In ‘Detach From The Abyss’ c’è un intermezzo quasi ambient che calma un po’ l’atmosfera agitata nuovamente poi da ‘Collateral Dimension’, che ben rappresenta quelli che i Nostri sanno fare: ovvero alternare parti melodiche pregne spesso di malinconia a inserti cattivi e violenti che arrivano all’improvviso all’orecchio di chi li ascolta, scuotendoti improvvisamente dal viaggio onirico in cui eri momentaneamente stato immerso giusto un attimo prima.
A chiudere il loro breve ma intenso concerto ci pensa la surreale ‘Floating in The Celestial Wave’, che, come il titolo stesso suggerisce, ti accompagna galleggiando attraverso sonorità inizialmente leggere e tipicamente progressive per poi debordare in un duro muro sonoro fatta di ritmiche serrate che ti riportano immediatamente al qui e ora.
Il loro technical death metal a tinte progressive unisce sapientemente virtuosismo a ritmiche veloci e cattive, con inserti melodici che ti portano a viaggiare con la mente, pur restando fermo al tuo posto. Come vi ho detto inizialmente di solito questo non mi convince molto, ma devo ammettere che i Coexistence mi hanno coinvolto, meravigliato e affascinato allo stesso tempo, ed è per questo che amo andare ai concerti, perché, capita, che io mi ricreda su alcune band e tutto questo è ciò che voglio.
I Coexistence per la sottoscritta sono stati quindi davvero una piacevole sorpresa e son ben contenta di averli scoperti all’interno di questo festival underground giunto ora al termine, di cui ho avuto l’onore di parlarvi tra queste righe.
Line-up
Mirko Battaglia Pitinello – voce, chitarra
Leonardo Bellavista – chitarra
Christian Luconi – basso
Alessandro Formichi – batteria
Setlist
Metaphysical Essence
Eclipse
Detach From the Abyss
Collateral Dimension
Revert
Symbiosis of Creation
Floating in the Celestial Wave
Complimenti di nuovo a Giancarlo per l’organizzazione impeccabile di questo Bloodfeast 2023, alle band tutte per le esibizioni davvero eccellenti e un grazie di cuore a tutti quelli che come me erano qui a presenziare e supportare il nostro underground.
Qualora ce ne fosse stato bisogno, M.T.G., CultØ, Integral, Cadaveric Crematorium, Ulvedharr, Black Rage, Darkhold, Aasar, Maze of Sothoth, Coexistence e ovviamente Warmblood, hanno confermato tutte, in posizioni diverse ovviamente, la loro presenza nella classifica del panorama metal underground tricolore, rappresentato, in minima parte si intende, egregiamente in queste due serate.
Se non c’eravate siete dei “barlafus e balabiott” e vi siete persi due bellissime serate, fatte di buona musica, birra, sorrisi e amicizia, e cosa altro si può chiedere di più da un live?
Non ricordo dove sinceramente, ma recentemente ho letto questa frase che mi è rimasta in mente e mi sembra la giusta citazione per concludere degnamente questi due report:
“supportiamo l’underground, perché è l’ultimo gradino che ci separa dal nulla”
Parole non mie, ripeto, ma che avrei voluto scrivere io e che devono portare a riflettere tutti noi.
Non mi resta altro che darvi appuntamento al Bloodfeast 2024, dove son certa non mancherete.
Stay metal, always.