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Live Report: Bloodywood + Lake Malice @ Slaughter Club (MI) – 19/03/2023

Di Giulio Taminelli - 20 Marzo 2023 - 17:14
Live Report: Bloodywood + Lake Malice @ Slaughter Club (MI) – 19/03/2023

Live Report: Bloodywood & Lake Malice @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 19/03/2023
a cura di Giulio Miglio Taminelli

 

I Bloodywood arrivano finalmente a toccare per la prima volta il Bel Paese dopo aver posticipato di un anno il tanto atteso tour europeo per la presentazione dell’album Rakshak. Ad accompagnarli in questa serata allo Slaughter ci sono i Lake Malice, duo britannico di recentissima formazione e in rapidissima ascesa.

Seppur con intenti totalmente differenti, ovvero una ricerca di sonorità folkloristiche tipiche dei film bollywoodiani per i Bloodywood e un avvicinamento all’elettronica per i Lake Malice, le due band sono accomunate da sonorità radicate nel Nu Metal della prima decade del 2000.
Altro aspetto comune ad entrambe le formazioni è l’esiguo numero di pezzi prodotti, situazione ormai usuale per molti gruppi emersi rapidamente grazie al web ma non necessariamente un problema a livello di esibizione dal vivo (se ben gestita).
A mio avviso, molto spesso le poche tracce prodotte sono uno dei segnali che ogni amante dei concerti dovrebbe cercare, se desideroso di trovare gruppi in piena fase di sperimentazione creativa.
Insomma, ci sono tutte le premesse per uno spettacolo fresco e interessante.

 

Lake Malice

Duo nato nel 2021 in Inghilterra dall’incontro tra la cantante italiana Alice Guala e il chitarrista Blake Cornwall, i Lake Malice hanno rapidamente riscosso successi grazie a collaborazioni importanti con band come Wargasm e Bloodywood.
Il loro concerto allo Slaughter parte carico, senza troppi fronzoli, con Alice che mostra sin da subito le sue buone capacità vocali.
Attorno a lei chitarra, basso e batteria (questi ultimi due probabilmente suonati da turnisti)  svolgono un buon lavoro d’insieme. Ho apprezzato particolarmente il suono del basso, pulito e molto presente.

E… nulla di più.

So che è una cosa bruttissima da dire, ma credo che questo gruppo non sia ancora pronto per fare un tour europeo. Certo, hanno una fanbase in rapida crescita, qualche ottima traccia ben registrata e con spunti particolari, sono super d’effetto in cuffia, però dal vivo son “scolastici”. Suonano bene, ma buona parte degli elementi di punta delle singole canzoni non viene accentuata e il risultato alla lunga risulta monotono.
Questo di solito deriva dalla poca esperienza sul palco della formazione (non del singolo, sia chiaro. Un musicista può suonare per vent’anni sui palchi di tutto il mondo, ma quando entra in un gruppo ci vuole comunque del tempo per trovare un’intesa vincente). La soluzione adottata da questa band per sopperire al problema, ovvero suonare ogni traccia così com’è, senza accentuare nulla o dare risalto a determinati momenti, sembra la scelta giusta sul momento, ma a lungo andare sa di “timbrare il cartellino”.

Sono stato contento di vedere Alice parlare con il pubblico, segno che comunque c’è dell’impegno nel creare coinvolgimento, però a parer mio questo non basta. Io non voglio dire che i Lake Malice non siano capaci di suonare, perché non sarebbe vero, però voglio sentirli dal vivo quando avranno almeno un album e più esperienza sulle spalle, perché possono dare decisamente più di ciò che ho visto e sentito.

Scaletta:
  1. Magic Square
  2. Power Game
  3. Black Turbine
  4. Creepers
  5. Bloodbath
  6. Stop The Party
  7. Blossom

 

Bloodywood

Finalmente, dopo oltre un anno di attesa causa Covid, il tanto bramato concerto dei Bloodywood! Ammetto che negli scorsi giorni ho passato parecchio tempo a chiedermi come sarebbe risultata dal vivo l’esibizione della formazione indiana e, soprattutto, sono rimasto ore a chiedermi se il termine “Folk Metal” fosse adatto a rappresentarli.

Sull’esibizione ho avuto la risposta dopo dieci secondi dall’inizio di Gaddaar, prima traccia della serata: spaccano.
Davvero, i Bloodywood sul palco sono uno spettacolo! Sono in tanti, si muovono tantissimo saltano, urlano, rappano. Oltretutto il fatto di schierarsi in cinque uno di fianco all’altro li rende minacciosissimi!

Jayant Bhadula, voce “sporca” della band, spinge come un treno e gioca parecchio di controcanto sul rappato di Raoul Kerr, secondo cantante decisamente più votato al mondo hip hop per atteggiamenti e vestiario.
Di sottofondo, una band dal sound veramente pieno e potente, al punto da potersi permettere di sacrificare saltuariamente una delle due chitarre per permettere a Karan Katiyar (fondatore e “cervello” dietro al gruppo) di dedicarsi al flauto o al Dholak, tamburo tradizionale indiano di utilizzo simile alla cassa piccola nelle marching band.

Questa cosa del cambio strumenti mi ha fatto veramente impazzire, poiché il flauto è presente in moltissimi pezzi dei Bloodywood, ma solo in alcune occasioni era effettivamente suonato sul palco. Nella maggior parte dei casi quella che si sentiva era una traccia registrata, il che significa che ogni momento di flauto suonato dal vivo è stato studiato appositamente per dare spettacolo.

Ogni componente del gruppo ha avuto il suo momento di risalto. addirittura il batterista che si divertiva a ritmare i cori del pubblico con la cassa. Son tutte piccoli dettagli, lo so, ma son proprio questi dettagli a fare la differenza quando si parla di concerti a livello professionistico.
Le uniche due cose che mi hanno lasciato perplesso son state il finale un po’ moscio (dopo un concerto così bello mi aspettavo il finalone ad effetto) e la malsana passione di Bhadula per i wall of death. Davvero, ne avrà chiamati cinque in nove canzoni!

Per quanto riguarda la mia perplessità iniziale sul Folk Metal, devo dire che la risposta è ancora incerta. Nonostante l’insistenza da parte degli stessi Bloodywood nell’auto definirsi “Folk”, credo che la loro più grande forza sia appunto il fatto di aver trovato delle sonorità al limite tra più generi, cosa che li rende facilmente riconoscibili anche per l’orecchio meno allenato.

In più, il fatto di riuscire effettivamente a portare la propria unicità sul palco (la cosa che è appunto mancata ai Lake Malice nonostante l’enorme potenziale dei loro pezzi) dà loro una enorme spinta verso il successo.

Onestamente, non vedo l’ora che facciano un nuovo tour per poterli tornare a vedere.

Scaletta:
  1. Gaddaar
  2. BSDK.exe
  3. Aaj
  4. Dana Dan
  5. Jee Veerey
  6. Zanjeero Se
  7. Machi Bhasad (Expect a Riot)
  8. Ari Ari
Encore:
  1. Gaddaar