Live Report: Carnifex + Aborted + Revocation + Vexed @ Legend Club, Milano – 01/04/2024
Live Report: Carnifex + Aborted + Revocation + Vexed @ Legend Club, Milano – 01/04/2024
a cura di Jennifer Carminati
Una data, quella di oggi organizzata da Vertigo, lunedì 1° aprile 2024 al Legend Club di Milano, segnata in rosso sul calendario non solo perché è Pasquetta ma anche perché, per gli appassionati di metal estremo, c’è un concerto niente male al quale presenziare è d’obbligo.
I Carnifex, tra le band protagoniste della scena deathcore contemporanea, tornano a farci visita con il loro Necromanteum EU/UK Tour, preceduti sul palco da altre tre band di primo livello della scena death metal mondiale, stiamo parlando, infatti, di Aborted, Revocation e Vexed.
Quale miglior modo, quindi, per smaltire i pranzi di questi giorni di festa se non un live in cui sudare e pogare un po’? basta anche stare piuttosto fermi come fa la sottoscritta eh, per la proprietà transitiva: essendo in mezzo ad una folla, anche io partecipo fisicamente alla bolgia infernale che si verrà a creare sin da subito tra le mura del locale di viale Enrico Fermi.
Essendo giorno festivo posso arrivare con tutta calma al locale un po’ prima dell’apertura porte prevista alle 19,00 e noto con molto piacere che c’è moltissima gente che l’ha pensata come me. Scambiare due chiacchiere con gli amici che si trovano spesso ai live. o con altri che si vedono più raramente, è sempre un piacere e l’affluenza è stata veramente ingente quest’oggi, a dimostrazione che la lineup è davvero fenomenale.
Prima birra delle serata e via che si inizia con la devastazione.
Vexed
L’onere di aprire le ostilità spetta ai britannici Vexed, gruppo guidato dalla straordinaria frontwoman Megan Targett, in grado di passare dal pulito al growl in maniera fluida come se fosse la cosa più semplice di questo mondo e fa ancora di più, riuscendo a mantenere sempre nella sua voce un’emozionalità e intensità rare da sentire in un genere come quello che ci propongono questi ragazzi.
Il chitarrista suona la sua chitarra a 12 corde con precisione e, unita al basso, danno luogo ad un assalto sonoro brutale e allo stesso tempo intricato; il batterista ci mette il suo a non perdere neanche un colpo e con la precisione di un metronomo sorregge il sound delle band, intenso, brutale e mai banale.
Un’ottima prova di un gruppo coeso, che si diverte sul palco e riesce a coinvolgere il pubblico, cosa non affatto scontata soprattutto per chi non è molto noto qui dalle nostre parti e, per certi aspetti, è certamente ancora molto acerbo.
Ci hanno regalato una performance rapida e indolore, dove tutta la voglia di stare sul palco e passione per il metal estremo, inteso alla loro maniera, è emersa chiaramente, ed è impossibile restare indifferenti.
Bravi davvero, null’altro da aggiungere se non che i Vexed sono una potenza da non sottovalutare e sono stati un ottimo inizio di serata.
Lineup
- Megan Targett – voce
- Jay Bacon – chitarra
- Al Harper – basso
- Willem Mason-Geraghty – batteria
Setlist
- PTSD
- Anti-Fetish
- Panic Attack
- X my <3 (Hope to die)
- Lay Down your Flowers
- Hideous
- Nepotism
Revocation
Veloce cambio palco con annesso soundcheck e gli americani Revocation fanno il loro ingresso sul palco e neanche ve lo so descrivere il putiferio che si scatena sin da subito nel pit.
Riff puliti e affilati come lame ci vengono sparati addosso ad una velocità disarmante da questo trio davvero micidiale. Iniziano con Diabolical Majesty e proseguono a ruota con Nihilistic Violence, il primo dei quattro estratti dal loro ultimo album del 2022, Netherheaven, che stasera avremo il piacere di ascoltare finalmente in sede live.
In The Outer Ones e nella conclusiva Of Unworldly Origin la fanno da padrona i virtuosismi alla chitarra del frontman David Davidson, espressi sul palco con un’esecuzione impeccabile. Niente basso per loro in sede live e devo ammettere che un po’ ne ho sentito la mancanza, ma tant’è …
Personalmente ho scoperto i Revocation con il loro terzo album, Chaos of Forms, del 2011 da cui però non ci faranno ascoltare nulla questa sera, peccato, la titletrack è una delle loro canzoni che preferisco in assoluto.
Il loro mix ben congeniato e dal groove micidiale di technical death metal con inserti progressive, li ha resi col tempo una delle realtà più apprezzate nel metal cosiddetto moderno, dove a farla da padrona sono spesso riff triti e ritriti, ma non è di certo il loro caso.
Simpatico anche il siparietto con un Devil mascherato che fa un’improvvisa incursione sul palco e inscena con David un duello a suon di chitarra vs forcone.
Il frontman, unico membro rimasto della formazione originale, si dimostra davvero tale riuscendo a tener in scacco tutto il pubblico di questo Legend Club ormai colmo, pur continuando a macinare riff precisi con la chitarra e alternando una voce più gutturale ad uno screaming davvero incisivo.
Peccato anche per i problemi nei volumi della voce, che perlomeno dalla posizione dove ero con i miei amici e compagni di concerto oggi, Luca e Flavio, cioè laterali ben ancora alla transenna, non ci hanno permesso di goderne appieno della loro performance, senz’altro ben riuscita comunque.
Spero davvero che non possi troppo tempo prima che i Revocation tornino a farci visita magari da headliner, non sarebbe affatto male e il pubblico accorerebbe di certo a dar loro il giusto tributo.
Lineup
- David Davidson – voce, chitarra
- Brett Bamberger – chitarra
- Ash Pearson – batteria
Setlist
- Diabolical Majesty
- Nihilistic Violence
- The Outer Ones
- Madness Opus
- Teratogenesis
- Lessons in Occult Theft
- Godforsaken
- Of Unworldly Origin
Aborted
Ora sul palco fanno capolino due teli laterali con riprodotte immagini che è lecito aspettarsi da un gruppo come gli Aborted, che conosco molto bene su disco, e avevo visto in sede live molti anni fa. Ampia discografia la loro, che spazia dal brutal death metal degli inizi al death metal nella sua variante core di oggi.
Questo è un genere che ormai ha preso il sopravvento e chi ci prova a farlo rischia di finire nel calderone dei tanti gruppi che si cimentano nell’ardua impresa. Ma diciamolo subito, per gli Aborted vale certamente il detto “uno su mille ce la fa”.
Sia per loro che per gli headliner della serata, i rimandi a gruppi più mainstream sono inevitabili, ma questi ragazzi sono capaci di rendere propria una certa follia compositiva che rende la loro proposta distinguibile e soprattutto, in sede live, sono semplicemente micidiali e devastanti.
Sven, unico membro della formazione originale, è un frontman eccezionale, carismatico, bravissimo alla voce e un vero aizzatore di folle. Il pubblico non si fa pregare di certo e scatena da subito un headbanging sfrenato, pogo, mosh pit e persino circle pit, pur essendo piuttosto piccolo il locale per questo genere di scatenamenti.
Sono brutalmente disarmanti nella loro performance che, ammetto, mi ha sbalordito sotto ogni punto di vista: presenza scenica, coinvolgimento del pubblico, tecnica ed esecuzione impeccabili, sembrava di sentirli in cuffia, con l’aggiunta della parte visiva che ha certamente il suo perché in un gruppo come gli Aborted, veri animali da palcoscenico.
Il batterista è un qualcosa di disumano, veloce e preciso nel battere sulle pelli con una facilità imbarazzante, neanche una goccia di sudore, impassibile nel muovere con una rapidità folle tutti gli altri a sua disposizione.
Dreadbringer, Condemned to Rot, Brotherhood of Sleep, Death Cult e Insect Politics sono solo alcune delle canzoni proposte in questi 45 minuti di devastazione totale, e per la precisione sono i cinque estratti dall’ultimo album Vault of Horros uscito pochi giorni fa e che deve essere ancora assimilato dal pubblico.
Anche durante la loro performance c’è un momento divertente: durante quest’ultimo pezzo un pallone gonfiabile, di quelli utilizzati normalmente in spiaggia, viene fatto girare sopra le teste di un pubblico assai divertito e coinvolto in questo vero e proprio party metallaro ormai scatenatosi tra le mura del Legend Club.
Non c’è pausa alcuna tra un brano e l’altro, suggellato da una bestemmia piazzata qua e là, e insulti di vario genere, in italiano per fare atmosfera evidentemente e il tempo a loro disposizione scorre via davvero veloce.
Finalmente con volumi pressoché perfetti, anche loro senza un bassista on stage, i nostri hanno sfoderato suoni di chitarra e batteria a dir poco mostruosi che, accompagnati da un’esecuzione perfetta, hanno fatto rendere al massimo qualunque pezzo proposto.
Il combo belga non è esattamente un opener di secondo piano, potrebbero essere senza problemi loro gli headliner della serata, e non è detto che non tornino in questa veste, voi che dite?
Nel frattempo, ci siamo goduti un concerto micidiale, ferocemente pesante, tecnicamente sopra le righe e diretto allo scopo, violento senza girarci troppo attorno per intenderci.
Gli Aborted chiudono la carneficina quotidiana con The Saw and the Carnage Done, e come se nulla fosse abbandonano quello che per stasera è stato il set della loro autopsia a cielo aperto, tra visi divertiti e applausi più che meritati.
Queste sono la rabbia, la violenza e la carneficina live che ci piacciono vedere e sentire, e non c’è altro da dire.
Lineup
- Sven de Caluwé – voce
- Ian Jekelis – chitarra
- Daníel Máni Konráðsson – chitarra
- Ken Bedene – batteria
Setlist
- Retrogore
- Cadaverous Banquet
- Bathos
- Dreadbringer
- Condemned to Rot
- Brotherhood of Sleep
- Death Cult
- Insect Politics
- The Saw and the Carnage Done
Carnifex
Ed eccoci finalmente il momento tanto atteso dalla stragrande maggioranza degli accorsi il giorno di Pasquetta 2024 a riempire la sala del Legend Club di Milano.
Rivedere a pochi metri di distanza da noi uno dei gruppi protagonisti del deathcore moderno, gli americani Carnifex, per il tour promozionale del loro ultimo e acclamatissimo disco Necromanteum, è veramente un’esperienza che attendevamo in molti.
I 5 Californiani con ormai quasi vent’anni di carriera sulle spalle, 9 album all’attivo, tour in tutto il mondo e dei profili social molto attivi che di questi tempi servono moltissimo, sono diventati senza ombra di dubbio uno dei nomi più importanti dell’attuale panorama deathcore.
Dal vivo li avevo visti parecchi anni fa e, sinceramente, non li ricordavo così devastanti come invece li ho ritrovati questa sera. Sarà che ora le chitarre sono due, sarà che hanno acquisito sempre maggiori abilità compositive e in sede live, sarà che Scott Lewis è un frontman con i controcoglioni, ma questi ragazzi hanno un impatto devastante.
Numerosissime le parti orchestrate, pure troppe a volte, massiccio l’uso del sintetizzatore e tastiere, anche se in sede live si sentono poco o nulla, e il loro deathcore è un attimo che diventa un qualcosa di più sinfonico e pomposo a tratti.
Le linee vocali di Scott sono davvero intricate, ma lui si destreggia agevolmente nel passare dal growling allo screaming più feroce, come fosse la cosa più semplice di questo mondo. Mi viene in mente un riccioluto biondino tutto tatuato a volte nel sentirlo così maestro della propria voce, ma non è questa la sede per fare paragoni scomodi.
Lewis ha stile e personalità e come lui anche tutti gli altri componenti del combo americano, che rendono la resa finale di un loro concerto un terremotante muro sonoro che ci assale per oltre un’ora.
Non credo di aver mai sentito così tante volte come questa sera ripetere la parola circle-pit e, allo stesso tempo, rarissime le volte che ho visto rispondere in questo maniera il pubblico, altrettanto protagonista della serata.
Una scaletta che ripercorre un po’ tutta la loro discografia, con soli quattro brani presi dall’ultima fatica discografica e il resto preso qua e là, tutti pezzi di facile e sicura presa nel pit, dove si scatenano oltre, ai mosh pit e un headbanging sfrenato, anche numerosi crowd surfing, per la non gioia di chi sta sul palco e si vede catapultare addosso la gente, non essendoci alcuna Security addetta al recupero.
Ritmiche cadenzate, blast beats, mostruosi breakdown e anche per loro come i predecessori sul palco un’esecuzione sopra le righe che non si perde in inutili virtuosismi, ma che va dritta verso lo scopo, quello di distruggere tutto e tutti.
Lewis e compagnia bella voglio certamente spappolarci i timpani definitivamente con questo live e vi assicuro che ai miei non manca poi molto, per cui dopo l’esecuzione di Hatred and Slaughter e Slit Wrist Savior, a volumi indecenti, ringrazio quasi che siamo giunti alla fine di questa serata estrema all’insegna del metal estremo, manco a doverlo ribadire.
Che piacciano o meno, ma certamente chi era qui questa sera la pensa come me, i Carnifex dal vivo rendono che è una meraviglia, forse più che su disco dove possono risultare alla lunga monotoni; con il loro impatto distruttivo e le indubbie abilità tecniche riescono a conquistare anche i metalheads più scettici.
Questo concerto è stato senza ombra di dubbio un ottimo modo per passare la Pasquetta in ottima compagnia di amici amanti di questo genere musicale come la sottoscritta; grazie a Vertigo per averci portato una lineup così pazzescamente cattiva, violenta e aggressiva e un grazie a tutto lo staff del Legend per averci accolto ancora una volta tra le sue mura.
Domani è già martedì, quale miglior modo per iniziare una settimana lavorativa corta se non con un concerto grandioso come quello che si è appena concluso? Mi dirigo verso casa veramente contenta e soddisfatta ancora una volta per esserci stata, mi dispiace solo per chi non può dire lo stesso.
Stay Tuned and Stay Metal, ci si risente presto sempre tra queste righe.
Lineup
- Scott Lewis – voce
- Cory Arford – chitarra
- Neal Tiemann – chitarra
- Fred Calderon – basso
- Shawn Cameron – batteria, tastiere
Setlist
- Dark Days
- Pray for Peace
- Necromanteum
- Hell Chose Me
- Torn in Two
- Heaven and Hell All at Once
- Lie to My Face
- Infinite Night Terror
- Dark Heart Ceremony
- Drown Me in Blood
- Hatred and Slaughter
- Slit Wrist Savior