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Live Report: Chelsea Wolfe @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 13/11/2024

Di Jennifer Carminati - 14 Novembre 2024 - 12:37
Live Report: Chelsea Wolfe @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 13/11/2024

Live Report: Chelsea Wolfe @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 13/11/2024
a cura di Jennifer Carminati

Photo report completo: https://www.truemetal.it/live/photo-report-chelsea-wolfe-mary-jane-dunphe-circolo-magnolia-milano-13-11-2024-1174432

Hardstaff Booking & Circolo Magnolia sono orgogliosi e fieri di ospitare nuovamente Chelsea Wolfe che torna finalmente in Italia dopo un’assenza di 6 anni, per presentarci il disco di rinascita, She Reaches Out To She Reaches Out To She, uscito lo scorso febbraio, una fusione di sonorità dense e minimali, arricchite da momenti di intensa esplosione emotiva.

Torna nella nostra penisola la regina nera, nota per il suo stile musicale unico, che combina elementi darkwave, rock alternativo e sperimentale, folk e musica elettronica, creando atmosfere oscure e poetiche. Chelsea Wolfe invita da sempre il suo pubblico ad esplorare la propria autenticità e a confrontarsi con le proprie paure e desideri; il suo nuovo lavoro rappresenta un viaggio attraverso emozioni complesse e tematiche di liberazione personale che toccano inevitabilmente l’anima di tutti noi, e ritroveremo tutto questo anche dal vivo questa sera con un’esibizione che, vi anticipo già, sarà da pelle d’oca.

Rieccomi, quindi, dopo qualche mese al Circolo Magnolia, che abitualmente frequento nei mesi estivi, quando lo spazio a disposizione è sicuramente più ampio, come anche la possibilità di cenare e bere all’aperto nella cornice che vi ho descritto in altri miei live report. Da settembre inoltrato in poi le condizioni climatiche cambiano, come anche la logistica dei concerti che si continuano a fare qui, nel palco all’esterno coperto da una tensostruttura che ne garantisce un’acustica più che buona, oltre che una visibilità del palco garantita per tutti.

L’atmosfera è quella giusta all’interno del locale vicino all’Idroscalo, sold-out già da qualche settimana per questa imperdibile occasione, a dimostrazione che questo genere, non proprio di facile ascolto che si apprezza maggiormente se si è comodamente a casa sotto un plaid magari, se fatto bene attira una folta schiera di fan anche in un giorno lavorativo a metà settimana.

Le premesse per una grande serata ci sono tutte: la buona compagnia dei miei compagni di concerto questa sera, Luca V., Luca B. e Claudio S. e l’ottima musica in sottofondo, è proprio il caso di dirlo visto l’atmosfera che si verrà a creare in queste ore.

L’orario di apertura delle porte è previsto alle 19.30, mentre l’inizio dei concerti alle 20.30, con Mary Jane Dunphe, la sorprendente poetessa e cantautrice statunitense per la prima volta nella nostra penisola.

Mary Jane Dunphe

Ammetto di non conoscere questa artista, pertanto mi sono documentata un po’ prima di scrivere questo live report, leggete qui cosa ho scoperto di lei. Mary Jane Dunphe è una poetessa e musicista che racconta storie, tramite la narrazione diretta e selvaggia dei sentimenti. I suoi testi sono allo stesso tempo poetici e personali, esplorando l’interazione tra l’amore e l’inevitabile dolore che porta.

Attraverso il live di questa sera, scopriremo il suo sognante synth-pop, con una voce, spesso troppo bassa rispetto alle basi registrate pompate a mille, che canta con grazia, delicatezza miste a rabbia, dando libero sfogo alle contraddizioni delle emozioni umane. Voce singolare quella di Dunphe, spesso sussurrata e sensuale e synth che ci immergono in un’atmosfera inebriante, densa come la nebbia che è tornata a scendere a Milano in questo ultimo periodo.

Altrettanto singolare la sua prestazione: solo lei sul palco, pettinatura studiata nei dettagli con dei tirabaci sul viso, indossa un vestito attillato che le permette i movimenti con tanto di ginocchiere, e un atteggiamento che è un misto tra il timido e l’aggressivo.

Brani altamente ballabili ma allo stesso tempo pieni di nostalgia, sui quali si scatena in coreografie a tempo ben eseguite, che interpretano alla perfezione le parole che lei stessa ha scritto e questa sera vuole condividere con il pubblico del Magnolia che resta pressoché inerte, se non con qualche sporadico applauso alla fine di ogni canzone.

Certamente la sua performance ha il suo perché, che io non l’abbia capito e apprezzato fino in fondo è un altro discorso.

Chelsea Wolfe

Veniamo presto al motivo per cui tutti siamo qui in trepidante attesa.

Chelsea Wolfe, nota per i suoni sperimentali di chitarra e i paesaggi sonori surreali, torna nel nostro Paese per una data unica che come anticipato è stata presa letteralmente d’assalto dai fan provenienti da ogni dove.

Era il 2014 sempre qui al Magnolia quando la vidi l’ultima volta, e la ritrovo dieci anni dopo praticamente identica, nella sua surreale bellezza oscura che la caratterizza da sempre.

Questa sera avremo l’opportunità di ascoltare dal vivo brani tratti dal suo repertorio, che spazia da atmosfere sognanti a momenti più potenti e impattanti, con particolare focus sull’ultimo suo lavoro.

Sono le 21.30 quando sfuma la musica di sottofondo e finalmente Chelsea Wolfe fa il suo ingresso quasi in punta di piedi sul palco, attaccando subito Whispers In The Echo Chamber, con pulsazioni psichedeliche alla Portishead, il gruppo trip hop britannico che ho ritrovato spesso nelle sonorità di alcune sue canzoni recenti.

Sarà eseguito quasi per intero l’ultimo album She Reaches Out To She Reaches Out To She, uscito lo scorso febbraio che ho personalmente apprezzato moltissimo. In ordine sparso nella scaletta si succedono l’elettronica di Everything Turns Blue e la sua sequela di verbi declinati all’infinito (“…to breathe into the night, to fuck, to feel, to hurt, to steal”), il noise elettronico e pulsante di House Of Self-Undoing e la romantica Tunnel Lights.

Chelsea, che si alterna tra chitarra elettrica e acustica, e ogni tanto sorseggia da un calice nero, ci offre un’interpretazione vocale di altissimo livello, un atteggiamento molto riservato, parla poco o nulla tra una canzone e l’altra, luci basse e tanto fumo che accentuano il fascino da malinconia scura dell’intero set. È come sempre sobria e misurata la sacerdotessa dark di Sacramento, anche nel look: un lungo abito nero, che lascia un poco scoperte solo le spalle tatuate, e i lunghi capelli corvini raccolti in uno chignon basso con delle ciocche libere ad incorniciarle il bellissimo volto, occhi spesso socchiusi e per aggiungere un tocco di misticismo in più, sugli ultimi brani, oscilla un pendolo e si rigira in mano un amuleto, da vera Sacerdotessa.

Come detto, pochissime parole e ampio spazio alla musica, con due grandi classici del suo repertorio riproposti questa sera, come la sludge metal, pesante e soffocante, 16 Psyche, e la ancora più distorta e angosciante The Culling, entrambe estratte da Hiss Spun del 2017.

Arriva anche il momento dove Chelsea imbraccia la chitarra acustica per uno dei suoi capolavori, The Mother Road, con la struggente frase finale “Bloom and eclipse them, wake up and transform”, e qui la pelle d’oca è d’obbligo.

Fortunatamente trova spazio nella scaletta la splendida e commovente Flatlands, da Unknown Rooms: A Collection Of Acoustic Songs del 2012, dove la Wolfe, lascia emergere le sue radici folk e il suo animo più intimista e crudo.

Da Pain Is Beauty, album del 2013 con il quale l’ho personalmente scoperta, l’inconfondibile riff di tastiere dell’industrial/noise Feral Love e poi si ritorna sull’ultimo con Unseen World, Eyes Like Nightshade fino alla quasi dance Place In The Sun, che proprio non mi piace se devo essere sincera.

La cantautrice californiana ci porta verso la fine del set senza pause, con il pubblico che le tributa lunghi applausi ad ogni brano, e lei che risponde con un timido sorriso di apprezzamento e qualche ringraziamento per essere qui questa sera.

A chiudere la prima parte ci pensano il singolo Dusk e soprattutto una splendida versione acustica di The Liminal.

Chelsea e la sua band, di cui fa parte la batterista Jess Gowrie con la quale ha il progetto parallelo dei Mrs Piss, abbandonano il palco solo per qualche minuto, per poi tornare per l’unico bis: Carrion Flowers, claustrofobica, tra scariche elettriche e pulsazioni doom.

Ci lascia così, Chelsea, senza fiato, e senza aggiungere altro, dopo averci offerto un’intensa immersione in universi musicali oscuri e ammalianti, per certi versi quasi ipnotici, con la sua voce malinconica e suggestiva che ti porta negli abissi emotivi più intimi e personali, attraversando un intenso viaggio interiore che bisogna essere pronti ad affrontare, altrimenti se ne esce un po’ spezzati da un suo live.

Lineup
  • Chelsea Wolfe – chitarra elettrica e acustica
  • Bryan Tulao – chitarra
  • Ben Chisholm – tastiere
  • Jess Gowrie – batteria
Setlist
  1. Whispers in the Echo Chamber
  2. Everything Turns Blue
  3. House of Self‐Undoing
  4. Tunnel Lights
  5. 16 Psyche
  6. After the Fall
  7. The Culling
  8. The Mother Road
  9. Flatlands
  10. Feral Love
  11. Unseen World
  12. Eyes Like Nightshade
  13. Place in the Sun
  14. Dusk
  15. The Liminal
Encore
  1. Carrion Flowers

Tra sonorità synth pop, gotiche, folk e doom metal passando per l’industrial e l’elettronica, giungiamo così alla fine di questo viaggio musicale oscuro e ipnotico, poliedrico nello stile presentato come solo pochi grandi artisti sanno fare con maestria come la Wolfe.

Nota di merito al pubblico di questa sera, eterogeneo come raramente mi capita di vedere, che ha seguito il concerto con attenzione e partecipazione affascinata per tutto il tempo, zero chiacchiere o commenti inutili, in totale rispetto e sintonia con l’atmosfera che stavamo condividendo insieme. Tutto sommato si rivelerà contenuto anche l’uso dei cellulari, aspetto non di poco conto, perché sappiamo bene quanto possa essere fastidioso e disturbante questo atteggiamento di molti applicato in modo quasi compulsivo e insensato.

Come sempre musica affascinante, densa ma minimale, cruda ma opulenta, intima ma che poi esplode improvvisamente, dando sfogo alle nostre pulsioni e paure più intime.

Non c’è stato assolutamente nulla che potesse rovinare la bellezza di questa serata perfetta dal carico emozionale difficile da esprimere a parole; io ci ho provato in questo live report e sono davvero felice di averne fatto parte.

Sono circa le 23 quando mi avvio verso casa pienamente soddisfatta per questa esperienza dal vivo che ha lasciato il segno dentro ognuno di noi, organizzata da Corrado e la sua HardStaffBooking, che ha visto come protagonista assoluta Chelsea Wolfe ed il suo stile unico e suggestivo.

Grazie alla regina nera per eccellenza che ci ha regalato un concerto per certi versi indimenticabile, una serata da ricordare per molto tempo a venire.