Live Report: Cryptopsy + Atheist + Almost Dead + Monastery @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 10/03/2024
Live Report: Cryptopsy + Atheist + Almost Dead + Monastery @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 10/03/2024
a cura di Jennifer Carminati
Photo report completo: Cryptopsy + Atheist + Almost Dead + Monastery @Slaughter Club, Milano 10/03/2024 – truemetal.it
I colossi del death metal Cryptopsy finalmente tornano a farci visita e lo fanno nel migliore dei modi, con un nuovo album, As Gomorrah Burns, con il quale celebreranno oltre 30 anni di intransigenza estrema.
In veste di co-headliner per questo tour infernale denominato, non a caso, Unquestionable Blasphemy gli Atheist, ampiamente considerati da tutti gli appassionati del genere come i pionieri del death metal tecnico, ci presenteranno uno speciale set anniversario che celebra i tre loro capolavori: Piece of Time, Unquestionable Presence ed Elements.
Ben quattro tappe in Italia, ultima delle quali oggi, domenica 10 marzo allo Slaughter club di Paderno Dugnano, dove ormai sono di casa ed è sempre un piacere tornare. Anche oggi son ben contenta di scrivere che c’è stato un bel pienone di gente, a dimostrazione che, quando le lineup sono di qualità, la gente si muove e accorre, qualunque sia il giorno della settimana e la location designata per l’evento in questione.
In apertura si sono esibiti gli ungheresi Monastery, dediti ad un death metal old school massiccio e incazzato che ho avuto il piacere di vedere al Black Winter Fest lo scorso dicembre, sempre tra queste mura (qui il live report), ma per impegni personali di un weekend piacevolmente trascorso fuori porta arrivo al locale alla periferia di Milano giusto in tempo per vedere il secondo gruppo esibirsi, i nordamericani Almost Dead.
Almost Dead
Band hardcore/thrash/groove nata nel 2002 in qualche seminterrato della California, con ben 6 album all’attivo, di cui l’ultimo Destruction Is All We Know uscito un paio di mesi fa.
Titolo che rappresenta in pieno quello che questi ragazzi sanno fare molto bene, ovvero distruggerci per una quarantina di minuti le orecchie con i suoni tipici della California Bay Area.
Il frontman, Tony Rolandelli, unico membro rimasto della formazione originale, è davvero incontenibile nella sua attitudine rabbiosa, perfetta per incitare alla violenza e moshpit e resistere all’headbanging è praticamente impossibile.
È facile capire perché gli Almost Dead siano riusciti a conquistare subito tutto il pubblico presente allo Slaughter, che probabilmente non li conosceva come la sottoscritta: sono un’inarrestabile forza della natura e hanno quello che serve per ridurre tutto in macerie al loro passaggio.
Ottimo inizio davvero e il cazzutissimo Tony lo rivedremo più volte durante la serata, ma questo ve lo racconto a tempo debito, ora bevo volentieri una birra e scambio commenti positivi sin da subito con i tanti amici qui ritrovati.
Lineup
- Tony Rolandelli – voce
- Zach Weed – chitarra
- Felix Portillo – basso
- Ryan Glick – batteria
Atheist
E non hanno bisogno di molte altre introduzioni, i floridiani Atheist di Kelly Shaefer, insieme a Cynic e Pestilence, band che nel giro di un mese rivedrò con molto piacere su di un palco, hanno scritto pagine nei libri di storia del death metal più progressive e tecnico, che dir si voglia.
Una scaletta, quella che propongono in questo tour, che abbraccia gli oltre 30 anni di carriera, i loro album Piece of Time, Unquestionable Presence ed Elements, uno dietro l’altro a distanza di pochissimo tempo, nei primi anni ’90 hanno rivoluzionato il concetto stesso di comporre musica estrema con l’aggiunta di una strabiliante perizia tecnica.
Come pubblicazione sono ahimè fermi a Jupiter uscito nel lontano 2010, ma oggi Kelly ha promesso che torneranno presto sui nostri palchi a presentarci il loro prossimo album e non vediamo già l’ora, ma nel frattempo godiamoci questa esibizione a dir poco strabiliante.
Mi piazzo comodamente in prima fila, solita mia posizione laterale destra guardando il palco e mi preparo ad assistere a quella che (ora che sto scrivendo) so già essere una performance sopra le righe della band californiana, nata nel 1987 e rimasta orgogliosamente relegata nell’underground senza mai emergere nel mondo mainstream e, forse, è stato solo che un bene.
E a proposito di formazione, che dire. Questi non sono gli Atheist che hanno creato gli album celebrati questa sera, di loro c’è solo Kelly Shaefer, che di tutti gli altri componenti presenti ora sul palco potrebbe essere tranquillamente il padre. Ha scelto bene però da chi farsi accompagnare il nostro Kelly, tutti musicisti giovani sì, bravi anzitutto, con la giusta attitudine e voglia entusiasta palese di starci su quel palco. È bellissimo vedere come Kelly li abbraccia, sorride, ci scherza, con quei piccoli gesti che fanno capire che tra tutti loro l’intesa è grande.
Salgono sul palco come da programma poco dopo le 20.30 e le folli ritmiche di No Truth danno il via allo show. Iniziano con l’ultimo brano di Piece of Time e finiranno la setlist con l’opener dell’album omonimo, che resta tra i top 10 della mia personale classifica.
On They Slay, I Deny e Unholy War sono gli altri estratti da questo eterno capolavoro con cui nel 1990 gli Atheist hanno fatto il loro debutto discografico.
Il mitico Kelly Shaefer c’è ancora, e le sue corde vocali come lui sono in ottima forma questa sera, sono però i volumi nel complesso, soprattutto per i primi pezzi, che penalizzano un po’ la resa finale. Ma, con il suo innato carisma, Kelly riesce a far passare in secondo piano tutti i problemi tecnici, lui frontali inesistenti comprese e dispensando sorrisi come non ci fosse un domani incita continuamente il pubblico a scatenarsi in moshpit e headbanging sfrenati, che nascono spontaneamente con queste ritmiche trascinanti, intricatamente vorticose, con cui è impossibile rimanere fermi.
La sezione ritmica è affidata a Dylan Marks, che prende il posto con non poca responsabilità in sede live, dello storico batterista Steve Flynn, ed è semplicemente talentuoso, a dir poco disarmante nella sua precisione e potenza; l’altrettanto giovane Yoav Ruiz-Feingold al basso, che non fa rimpiangere i suoi predecessori, dimostrando di saper suonare egregiamente le complesse partiture scritte da questi maestri, nel mentre che si scatena come un forsennato correndo da una parte all’altra del palco. E non sono certo da meno come presenza scenica e talento i due chitarristi, Alex Haddad e Jerry Witunsky.
Mineral, Air, Fire, Water sono invece i brani scelti da, che ve lo dico a fare, Elements, un concept album che ha rivoluzionato i paradigmi di quello che si intende tale lavoro in studio in ambito metal soprattutto. Stranianti nelle atmosfere, come solo loro hanno saputo fare con le loro sperimentazioni avanti anni luce rispetto a quello che sarebbe stato poi, con dinamiche tipiche del jazz/fusion, questi brani sono a mio parere, uno più magico e affascinante dell’altro.
Sentitissima l’interpretazione da parte di Kelly, con il suo inconfondibile timbro graffiante e acido e, soprattutto, con il tanto cuore che porta sul palco, come solo i grandi musicisti sanno fare.
Con I Deny, si alza leggermente il piede dall’acceleratore ed emerge in particolar modo il lavoro ultratecnico del bassista sostenuto perfettamente dai riffing delle due chitarre e un drumming che non fa sconti a nessuno.
Accolta nel putiferio generale ormai dilagante l’intramontabile loro classico che va sotto il nome di Unquestionable Presence, la cui intro è prolungata in un lungo crescendo fino all’esplosione della canzone, seguita a ruota da Mother Man.
Come già vi avevo anticipato, quest’ora di concerto al fulmicotone si chiude con il classico dei classici: Piece of Time e quell’inconfondibile intro di basso e batteria che scatena l’ultimo pogo sfrenato legato alla loro performance.
Kelly e soci si dimostrano essere ancora gente alla mano, che vuole mantenere un contatto diretto con il suo pubblico, restando tra esso alla fine dello show, stringendo mani, firmando autografi, facendo foto, senza la minima manifestazione di arroganza o supponenza, che purtroppo capita a volte di vedere.
Con una prova come questa posso solo che ribadire a gran voce che l’appellativo a loro assegnato anni orsono di “the benchmark of tecnical metal” è stato profetico e quanto mai azzeccato, e tutta l’attuale formazione lo ribadisce a gran voce.
Di fronte a musicisti e persone del genere, da parte mia e credo di tutti i presenti, un doveroso e meritato “Chapeau!”.
“Music = Life” ha scritto sulla maglietta il nostro Kelly, e direi che riassume perfettamente il suo come il nostro stile di vita.
Lineup
- Kelly Shaefer – voce
- Alex Haddad – chitarra
- Jerry Witunsky – chitarra
- Yoav Ruiz-Feingold – basso
- Dylan Marks – batteria
Setlist
- No Truth
- Mineral
- On They Slay
- Enthralled in Essence
- Your Life’s Retribution
- Air
- An Incarnation’s Dream
- The Formative Years
- Fire
- Water
- I Deny
- Unquestionable Presence
- Mother Man
- Piece of Time
Cryptopsy
Giusto il tempo di riprendere fiato e scolarsi un’altra birra che arriva il momento degli altri headliner di questo Unquestionable Blasphemy Tour, i Cryptopsy, che vedo per la prima volta in sede live e vi dico subito che non hanno affatto deluso le mie aspettative.
Il quartetto con sede a Montreal, composto dal membro fondatore e unico rimasto della formazione originaria, il batterista Flo Mounier, dal chitarrista Christian Donaldson, dal cantante Matt McGachy e dal bassista Olivier Pinard, nei 60 minuti che seguono ci faranno sentire tutto il loro potente ed estremo death metal, molto brutal a tratti.
Trent’anni di carriera anche per loro che hanno celebrato con la pubblicazione del loro ottavo album, As Gomorrah Burns, da cui ci fanno ascoltare l’opener In Abeyance ed altri due brani, Lascivious Undivine e Flayed the Swine.
Il resto della setlist è una carrellata dei loro pezzi più rappresentativi, passando da un album all’altro, da un momento storico al successivo, come fosse la cosa più semplice a questo mondo, ma focalizzata principalmente su None So Vile, album uscito nel 1996 e considerato da molti amanti del genere, uno dei migliori album brutal death metal della storia e mi trovo pienamente d’accordo.
Da questo esemplare più unico che raro ci fanno ascoltare ben cinque pezzi, tutti degni di menzione per quanto mi riguarda: Graves of the Fathers, Crown of Horns, Slit Your Guts e le conclusive Phobophile e Orgiastic Disembowelment, micidiali bombe lanciateci addosso con una potenza deflagrante.
Flo Mounier, brutalmente tecnico e velocissimo, sembra una drum machine umana e vuole essere un complimento s’intende. Pochi altri batteristi in questo genere estremo hanno saputo attirare la mia attenzione come lui, micidiale davvero.
Il combo brutal death metal canadese, ormai totalmente rinnovato nella lineup, vede nel giovane Matt McGachy, nella band dal 2007 eh, un frontman di tutto rispetto, con un growling potente e incisivo e una presenza scenica perfetta per il genere, carismatico e ottimo aizzatore di pit.
Forse l’assenza di un chitarrista in più si fa sentire soprattutto in sede live, ma la violenza brutale di pezzi come Detritus (The One They Kept) e il loro immancabili classico perverso Slit Your Guts, non viene minimamente intaccata, come non lo è la tecnica con le quali vengono eseguite, schizofrenica e chirurgicamente precisa allo stesso tempo.
E dato che dal loro primo album, Blasphemy Made Flesh, uscito precisamente 30 anni fa, non sono riusciti a scegliere quali brani proporci, hanno fatto un apprezzatissimo medley, perché anche i Cryptopsy ci tengono a celebrare a dovere gli anniversari.
Sono impressionanti tutti quanti nella maniera incredibilmente naturale con cui eseguono ritmiche intricate e complesse, che a me fan girare la testa solo nel provare a starci dietro con lo sguardo.
La raffica velocissima e micidiale dei brani proposti in quest’ora in loro compagnia ha spezzato più di un collo tra il pubblico, che si è scatenato in continui furiosi moshpit e headbanging sfrenato e senza sosta per tutta la durata del concerto.
Un’esibizione ineccepibile anche per i secondi e ultimi headliner di questa serata, che si è rivelata essere un concentrato di estremismo e perizia tecnica senza eguali.
Lineup
- Matt McGachy – voce
- Christian Donaldson – chitarra
- Olivier Pinard – basso
- Flo Mounier – batteria
Setlist
- In Abeyance
- Graves of the Fathers
- Lascivious Undivine
- Crown of Horns
- Slit Your Guts
- Back to the Worms
- Detritus (The One They Kept)
- Sire of Sin
- Blasphemy Made Flesh (medley)
- Flayed the Swine
- Phobophile
- Orgiastic Disembowelment
E che dire a conclusione di questa data milanese del Unquestionable Blasphemy Tour 2024 se non che è stato uno sfoggio di rara abilità tecnica al servizio di un’aggressività death e brutale, un marchio di fabbrica imprescindibile di questi due gruppi che, come co-headliner, vanno davvero a braccetto.
Trent’anni dopo la loro formazione, Atheist e Cryptopsy, sono delle Unquestionable Presence nell’élite del metal mondiale, punto.
Stay metal, till next time.