Death

Live Report: Devangelic + Olkoth + Husqwarnah @ Slaughter Club, Paderno Dugnano – 03/09/2023

Di Jennifer Carminati - 4 Settembre 2023 - 16:42
Live Report: Devangelic + Olkoth + Husqwarnah @ Slaughter Club, Paderno Dugnano – 03/09/2023

Live Report: Devangelic + Olkoth + Husqwarnah @ Slaughter Club, Paderno Dugnano 03/09/2023
a cura di Jennifer Carminati

 

 

Grave Sin Bookings & Death Over Rome Bookings sono lieti di presentarci la prima delle tre date italiane dei Devangelic, impegnati nel tour europeo di presentazione del nuovo Xul, uscito lo scorso aprile, iniziato niente popò di meno che il 26 agosto al Deathfeast Open Air in Germania, e che si concluderà il 14 settembre al Rome Carnage Extreme Fest, con una capatina il 10 al Centrale 66 di Modena. Insomma, le possibilità di vedere questa eccellenza nostrana ci sono qui da noi, non fateveli scappare se passano dalle vostre parti, che dal vivo vi posso assicurare, sono dei tritacarne umani pronti all’uso.

E quale miglior location quindi che lo Slaughter Club di Paderno Dugnano, divenuto uno dei miei punti di riferimento per eventi metal, estremo soprattutto, come piace più a me.

In questa sede i capitolini sono accompagnati dagli statunitensi Olkoth e dai brianzoli Husqwarnah, con i quali inizia il mio report della serata, che vedrà purtroppo una scarsissima affluenza di pubblico, nonostante l’ottima qualità della proposta, il fatto che sia una domenica di inizio settembre forse non ha invogliato particolarmente la gente a muoversi. E anche la concomitanza con altri eventi musicali e non solo, non ha certo aiutato., ma purtroppo il dono dell’ubiquità ancora non ci è dato; non so voi, ma io proverò a chiederlo a Babbo Natale quest’anno, vediamo un po’ se sarò una brava bambina in questi mesi che ci separano per meritarlo…sperare è lecito no?!

Come spesso mi ritrovo a dire, peccato per chi non c’era, vi siete persi tre ore di ottimo death metal suonato con tutti i crismi e la qualità dei nostri gruppi non va sottovalutata, non mi stancherò mai di ripeterlo, il metal italiano va supportato, e i primi a doverlo fare siamo noi. La questione dell’affluenza ai live è sempre stata e sempre sarà un punto assai dolente, ma lungi da me addentrarmi in ulteriori polemiche e iniziamo quindi, che di carne al fuoco ce n’è.

 

Husqwarnah

L’esibizione dei brianzoli Husqwarnah inizia puntuale alle 20, e come ho già avuto modo di dire nelle altre occasioni in cui li ho visti e ne ho scritto, il loro genuino death metal, aggressivo e violento, è veramente ben fatto e mi piace assai. L’intenzione era quella di presentarci interamente il loro disco d’esordio Front Toward Enemy uscito del 2021, ma i vari problemi tecnici accorsi, tra cui il bucare la pelle della cassa dopo il primo pezzo, Melting Face e rompere una corda di chitarra poco dopo, non hanno permesso che ciò accadesse. Scaletta quindi ridotta per i nostri, che hanno comunque saputo tenere il palco egregiamente nonostante gli inghippi e ci hanno sbattuto in faccia pezzi, veloci e cattivi, come Reincarnation Of Sin e Death Proof, che fan ben capire di che pasta son fatti. Nelle atmosfere claustrofobicamente doom di Screams From The Cellar è il growl lancinante e suggestivo di Maurizio Caverzan a farla da padrona, supportato egregiamente da Riccardo Rjillo dietro le pelli, Lorenzo Corno al basso e i due chitarristi JP Lisi e Alessio Capatti a tirare le fila di questo loro death metal che in sede live viene riproposto in maniera assai efficace. Gl Husqwarnah in questi 40 minuti a loro disposizione han dato luogo, ancora una volta, a un’esibizione potente, che colpisce duro chi ha di fronte, non lasciandolo certo indifferente, ed è per questo che con mia gioia vedo accorrere un po’ degli astanti al loro banco del merchandise, dove si può trovare il full lenght disponibile anche su musicassetta, colorata per di più, e quando vi ricapita un’occasione del genere?!

Non mi resta quindi che attendere il vostro nuovo materiale ragazzi, spero quanto prima, e come si diceva in una nota pubblicità un po’ datata, “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, e la occuperò riascoltando quello che c’è e seguendovi live ogni qualvolta mi è possibile, e sarà sempre un rinnovato piacere istantaneo.

Lineup
  • Maurizio Caverzan – voce
  • Lorenzo Corno – basso
  • JP Lisi – chitarra
  • Alessio Capatti – chitarra
  • Riccardo Rjillo – batteria
Setlist
  1. Melting Face
  2. Reincarnation of Sin
  3. Death Proof
  4. Screams from the Cellar
  5. Vigo
  6. Infernal Loop

Nell’attesa attuale della prossima raffica di pugni in faccia da parte dell’unica band straniera di oggi, esco a farmi una birra in compagnia, che non fa mai male.

 

Olkoth

Dopo gli Husqwarnah, che, come detto, avevo già avuto il piacere di vedere in sede live, con le due band che saliranno ora sul palco sarà per me invece una prima volta, carica di aspettative come giusto che sia. Iniziamo con gli americani Olkoth, artefici di un furioso death metal, che on stage risulta essere ancora più incisivo e violento rispetto a quando l’ho ascoltato in cuffia negli scorsi giorni; non conoscendoli, ho dovuto documentarmi a riguardo, ma ho fatto presto a recuperare, avendo loro un solo full-lenght all’attivo, At the Eye of Chaos, uscito a maggio di quest’anno, della durata di poco più di mezz’ora, come il loro concerto di questa sera, dove ce lo proporranno quasi interamente. Già dal trittico iniziale Alhazred, Lords Of The Kali Yuga e The Resurrectionist, appare subito evidente la grande tecnica e precisione con cui questi quattro macigni umani (tre in pianta stabile nella formazione e batterista turnista) ci sbattono in faccia ad una velocità folle la loro aggressività unita a violenza, tradotta in musica, a mio parere, incredibilmente impattante, già ad un primo ascolto, come credo fosse per molti dei presenti qui questa sera allo Slaughter. Gli Olkoth incorporano nei loro pezzi molti cambi di tempo dissonanti per certi aspetti ma che tengono alta l’attenzione di chi sta sotto il palco, e il pensiero, “questa l’ho già sentita”, non ti passa neanche per l’anticamera del cervello con loro, anche se non fanno certo nulla di particolarmente innovativo, e i paragoni con altre band più note si sprecano, hanno questa capacità di tenerti li ad ascoltarli. To Eat Of The Lotus è l’esempio di quanto vi ho appena detto, essendo leggermente meno tirata e veloce, ma con atmosfere intricate come le loro partiture, e non bisogna essere del mestiere per capire che Zach Jeter alla chitarra e voce, Hunter Ross alla chitarra, Alex Rush al basso e Alex Lancia dietro le pelli, son tutti musicisti con i controcoglioni. La conclusiva At the Eye of Chaos è una vera e propria dichiarazione di intenti, viscerale e inesorabilmente abrasiva, come la sensazione che ha dominato l’aria fino alla fine di questi 30 minuti pervasi dai loro tiratissimi riff tritacarne.

Gli Olkoth hanno messo in scena uno show impressionante, assolutamente convincente, senza troppe pretese e che, come detto, non spicca certo per originalità della proposta, ma che risulta essere coerente con la loro chiara intenzione di annichilirci con furiosi assalti death-black metal senza tregua alcuna.

Obiettivo raggiunto per gli Olkoth e aspettativa numero 1 ampiamente soddisfatta per la sottoscritta.

Vado a riprendere un po’ di fiato fuori dal locale ed è un piacere scambiare pareri concordi sulla band appena scesa dal palco, e che dire, attendiamo ora con fiducia gli headliner della serata.

Lineup
  • Zach Jeter – chitarra, voce
  • Hunter Ross – chitarra
  • Alex Rush – basso, voce
  • Alex Lancia – batterista
Setlist
  1. Alhazred
  2. Lords of the Kali Yuga
  3. The Resurrectionist
  4. To Eat of the Lotus
  5. Incendiary Prayer
  6. At the Eye of Chaos

 

Devangelic

La temperatura si è fatta davvero incandescente tra le mura dello Slaughter quando alle 22 i Devangelic, guidati dal fondatore e chitarrista Mario Di Giambattista salgono sul palco, purtroppo sempre di fronte ad un pubblico troppo scarno, ma dove eravate tutti dico io?! Vabbè, torniamo a noi. I capitolini sono una band classicamente, passatemi il termine, brutal death metal, divenuta oramai una realtà tricolore consolidata e con una forte credibilità anche all’estero, come dimostrano i numerosi concerti oltralpe che vedono affluire ben più pubblico di quello di questa sera, come è giusto che sia per professionisti del loro calibro. Forti dell’album di recente uscita Xul, “male” o “dio malvagio” nella lingua sumera, tematiche a cui i nostri sono indissolubilmente legati, lo hanno giustamente riproposto quasi integralmente, iniziando con i quasi 5 minuti della bellissima Sirius,Draconis,Capricornus, una delle mie preferite. Dopo l’opener, spietatamente d’impatto, in questi 45 minuti siamo stati assaliti da ben altre otto tecnicissime malevoli mazzate, death metal brutale, impregnato di gore e blasfemia, che si muove attraverso improvvisi cambi di tempo, sfuriate abrasive e qualche piccolo break, che ti illude solo momentaneamente di poter riprendere fiato. Ed è circa a metà scaletta l’unico momento in cui i ritmi rallentano un attimo, durante la strumentale Hymn of Savage Cannibalism, pezzo dalle sfumature arpeggianti ed orientali, che forse su disco rende molto più che in sede live. Il loro brutal death metal è davvero tale, estremo ed oltraggioso, con testi perlopiù antireligiosi, insomma, pura violenza fatta musica, che deve piacere certo, e bisogna essere ben predisposti per poterne godere appieno. Cosa che ho certamente fatto io, nel mio piccolo, non essendomi persa un secondo della loro esecuzione con orecchie ben aperte e occhi puntati sul palco. I Devangelic, con la propria carica di sonore mazzate ben piazzate, sono andati ben oltre quello che mi sarei aspettata; e dico questo, non solo per merito dei suoni compatti e massici a cui hanno dato luogo ma anche, o forse soprattutto per la loro presenza scenica, tipica di chi il death metal lo mastica (e rigurgita) da tempo: il buon Mario alla chitarra, preciso come un metronomo che non sbaglia un colpo e suona la sua chitarra ad une velocità imbarazzante facendolo sembrare un gioco da ragazzi…come fai non lo so, dopo, mentre ci beviamo una birra me lo spieghi eh. Marco Coghe, è altrettanto micidiale per precisione e impatto, con il suo drumming senza tregua, che non lascia il tempo di respirare, cosa che non so come faccia in effetti a fare Paolo Chiti alla voce, con il suo spesso intellegibile growling, gutturale e cavernoso, si è dimostrato roccioso e davvero potentissimo anche negli occasionali scream, mantenendo un costante headbanging spacca-collo, veramente da encomio; e che dire, del basso di Alessio Pacifici, una belva umana pure lui, quando esegue certi velocissimi passaggi che io fatico a seguire con lo sguardo. Nella loro scaletta c’è spazio anche per un salto nel passato con le massacranti Disfigured Embodiment dal primo album Resurrection Denied del 2014 ed Embalmed In Visceral Fluids da Ersetu del 2020, dove era già palese la loro genuina qualità, brutale e senza compromessi sin dagli esordi. Chiude la loro esibizione, l’implacabile Shadows Of The Iniquitous, che si rivela essere un ultimo pugno nello stomaco, davvero ben assestato.

I Devangelic sono stati padroni del palco in maniera impeccabile e con la loro intransigenza musicale non hanno assolutamente nulla da invidiare alle band di brutal death metal internazionali, anzi.

Aspettativa numero 2, dunque, ampiamente soddisfatta, e come tutte le prime volte che si rispettino, vi garantisco non la scorderò mai, o almeno, fino alla prossima occasione.

Lineup
  • Paolo Chiti – voce
  • Mario Di Giambattista – chitarra
  • Alessio Pacifici – basso
  • Marco Coghe – batteria
Setlist
  1. Intro/Sirius,Draconis,Capricornus
  2. Which Shall Be The Darkness Of The Heretic
  3. Eyes Of Abzu      da Ersetu 2020
  4. Scribes Of Xul
  5. Hymn Of Savage Cannibalism (strumentale)
  6. Udug-Hul Incantation
  7. Embalmed In Visceral Fluids
  8. Disfigured Embodiment
  9. Shadows Of The Iniquitous

E si conclude qui una serata in cui ho respirato continuamente passione per un genere che è tutt’altro che morto. Voi che state leggendo, se già non lo fate, supportate il metal, italiano soprattutto, andando a questo tipo di concerti, fatti con il cuore e la voglia di esserci sul palco a far sentire la propria musica; farete del bene ai nostri gruppi in primis, e vi fate del bene, date retta alla sottoscritta, che dopo serate come quella di oggi torna sempre a casa contenta e soddisfatta, e chissenefrega se domani è un’altra volta lunedì e la sveglia suonerà presto.

La mia personale battaglia a supporto del metal tricolore, in tutte le sue sfumature, continua…

Al prossimo macello sonoro, e non dovrete attendere molto, vi aspetto alla prima serata del Bloodfeast sabato 9 settembre al km298 di Lodi, piccolo festival underground con band nostrane di grande valore.

Ci si vede lì, ci conto.