Live Report: Dream Theater + Devin Townsend @ Mediolanum Forum, Assago (MI) – 07/05/2022
Qui puoi vedere le nostre foto del concerto.
È sabato sera, il primo sabato da questo inizio di maggio che ha tolto gli obblighi di green pass e mascherine in tanti luoghi, tra cui i concerti.
Proprio per questo, e con la ripartenza dei concerti che in questi giorni sono tantissimi, questa sera si respira un’aria di vittoria, di soddisfazione e di gioia per una ritrovata parvenza di normalità dopo due anni difficili per tanti motivi ovviamente noti.
Al Mediolanum Forum confluiscono tantissimi amanti del Prog di ogni genere: nel pubblico notiamo infatti fan italiani e non – probabilmente alcuni fan internazionali hanno approfittato della data di sabato per regalarsi una trasferta al seguito dei Dream Theater – persone di ogni età, da chi i Dream Theater li segue probabilmente dagli inizi, a chi magari per ragioni anagrafiche li vede per la prima volta, uomini e donne, coppie, gruppi di amici, insomma, gli americani contano un seguito incredibilmente variegato.
In apertura al concerto troviamo Devin Townsend, geniale musicista canadese che, dopo essere stato occupatissimo in mille progetti negli ultimi due anni, finalmente torna dal vivo con un tour completo e una band rinnovata. Dopo aver testato una nuova formazione più minimale con soli quattro musicisti la scorsa estate, che sia per motivi logistici, economici o puramente creativi, Devin ha deciso di continuare con la stessa formazione che quindi deve ricorrere a delle basi preregistrate in mancanza di una tastiera. Nonostante la differenza con il passato, la band ha un suono incredibilmente massiccio, solido e i quattro musicisti sul palco sono molto affiatati. Ovviamente lo spettacolo gira intorno a Devin, che spesso è l’unico sotto i riflettori mentre gli altri tre rimangono un po’ in disparte, ma tutti quanti hanno modo di brillare.
Dopo essersi presentato sul palco in pieno stile Devin – “Buonasera, sono Devin Townsend e ho la diarrea” – il gruppo inizia con “Failure” un concerto che durerà un’ora piena. Un buon tempo per un gran musicista che sarebbe stato sprecato far suonare di meno, anche se presente in qualità di band di supporto. Il pubblico è abbastanza partecipativo anche se si vede che molti non sono avvezzi alla musica di Townsend, spesso molto più aggressiva di quella dei Dream Theater.
Nel tempo a disposizione, Devin e i suoi suonano nove canzoni da un po’ tutta la sua carriera, da “Aftermath” dei Strapping Young Lad, a brani del Devin Townsend Project come “Deadhead” e “More”, ad altri classici come “Kingdom” e “March of the Poozers”.
Sulla semi-ballad “Deep Peace” il pubblico sfodera accendini e flash di cellulari creando un’atmosfera magica che, giudicando dalle facce sorridenti sul palco, ha colpito anche i musicisti.
Al termine del concerto il pubblico sembra essere soddisfatto, carico e pronto per il gruppo principale della serata. Unico appunto del concerto di Devin è che ci sarebbe piaciuto durasse di più, ma alla fine un’ora per un gruppo di supporto è già un ottimo tempo.
Il cambio palco è veloce, solo un quarto d’ora di pausa durante il quale il pubblico già comincia a urlare quando i tecnici della band salgono sul palco a testare gli strumenti. È evidente l’entusiasmo e l’impazienza dei presenti che non vedono l’ora di ascoltare i propri beniamini.
Alle nove esatte, puntuali come un orologio svizzero, gli americani salgono sul palco mentre dal pubblico esplode un boato. Si inizia con “The Alien”, primo singolo pubblicato dal nuovo album “A View from the Top of the World”, nonché recente vincitore del primo Grammy della band per la Migliore Performance Metal. La canzone evidentemente è stata molto apprezzata dai fan che procedono a “cantare” l’intero primo assolo della canzone mentre John Petrucci sorride soddisfatto.
Al termine dell’assolo arriva sul palco anche LaBrie che comincia a cantare insieme al pubblico che intona a gran voce il testo.
Per chi era presente soli due giorni prima sempre al Forum per i Ghost sarà inevitabile confrontare il palco: se gli svedesi avevamo una scenografia colossale e grandiosa, i Dream Theater hanno un palco molto più minimale.
Ovviamente le due band hanno un approccio molto diverso alla musica e per i Theater tutta l’attenzione è concentrata sull’immensa abilità dei musicisti; la scenografia altro non sono che l’enorme batteria di Mike Mangini, la tastiera rotante di Jordan Rudess con un leggio a forma di logo della band, e un backdrop su cui vengono proiettate animazioni che accompagnano la musica.
Proprio queste animazioni, specie nei momenti senza cantato, danno un tono molto cinematico al concerto e si può avere l’impressione in certi momenti di stare quasi assistendo ad un film con la colonna sonora suonata dal vivo.
Dopo i quasi dieci minuti di prima canzone, gli americani fanno un salto indietro nel tempo con la stupenda “6:00”. Se con la precedente canzone il pubblico aveva dimostrato entusiasmo, tornando su un vecchio classico percepiamo ancora più esaltazione e c’è chi canta, urla a squarciagola l’intera canzone. Si torna poi sul nuovo album con “Awaken the Master”, nuovo album che essendo il tema di questo tour trova grande spazio nella setlist, e che apparentemente è stato molto apprezzato dal pubblico. Come tutte le band storiche che hanno pubblicato capolavori negli anni, anche i Dream Theater hanno detrattori che ad ogni nuovo album decretano che la band sia al capolinea; al netto delle critiche, al concerto troviamo invece una partecipazione enorme del pubblico anche sulle nuove canzoni, che normalmente per quasi qualunque band vengono accolte un po’ più tiepidamente (anche solo perché essendo più recenti si conoscono di meno), e non possiamo che rimanere colpiti dalla grande passione che i fan hanno per la band.
Si continua con “Endless Sacrifice”, una bella chicca che non veniva suonata da più di dieci anni, sulla quale vediamo Jordan Rudess impugnare una keytar per andare al centro del palco a scambiarsi assoli con Petrucci.
Come dicevamo, la band non ha bisogno di particolari scenografie perché è la loro abilità con gli strumenti ad essere sempre al centro dell’attenzione: che sia uno incredibile assolo di chitarra, un’evoluzione di tastiera, le magie di Myung al basso (“ma come fa suonare con le dita così velocemente e con quella precisione?” viene da chiedersi) o le mitragliate di batteria di Mangini, ogni volta che ci si concentra su uno strumento solo si rimane sbalorditi dall’abilità dei quattro strumentisti.
A voler cercare un neo è James LaBrie che, come noto ormai da anni, fatica nella sua performance dato che, tra l’avanzare dell’età e problemi di salute avuti in passato, non riesce a cantare in maniera particolarmente formidabile. Con l’aiuto della voce di Petrucci, in alcuni punti, e del pubblico, che canta praticamente ogni canzone, i problemi di LaBrie comunque non risaltano particolarmente e non inficiano eccessivamente la qualità dello show.
Tra una canzone e l’altra, il cantante parla con il pubblico e ad un certo punto scherza, “La prima volta che siamo venuti in Italia era il 1992… a giudicare dalle facce che vedo molti di voi non erano neanche nati!”.
Il concerto prosegue tra brani vecchi e nuovi, come “Invisible Monster” e “About to Crash” la title track del nuovo album, e un altro brano dell’era Mangini, “Bridges in the Sky”. Che sia voluto o meno, esattamente metà della setlist è dedicata al “post-Portnoy”, mentre l’altra metà all’epoca precedente.
Dopo una potentissima, e lunga – più di venti minuti! – “A View From the Top of the World” la band lascia il palco mentre il pubblico esulta. Ovviamente non può mancare il bis, e i cinque tornano sul palco per “The Count of Tuscany”, altro lungo e massiccio brano che viene ancora una volta accompagnato da un elaborato video proiettato dietro alla band.
Al termine della canzone il gruppo si accomiata, questa volta per davvero, non prima di aver salutato e ringraziato il pubblico caldissimo ed entusiasta. Rudess tira fuori il cellulare per filmare le acclamazioni dei suoi fan, Petrucci lancia qualche plettro e dopo un inchino i Dream Theater lasciano il palco.
La band era passata l’ultima volta dall’Italia nel febbraio del 2020 proprio al Forum di Assago, e questo concerto per molti è stato il primo dall’inizio della pandemia. Una serata a base di grande musica, immenso talento e tanta adrenalina: la celebrazione di una normalità ritrovata che speriamo persista.
Setlist
The Alien
6:00
Awaken the Master
Endless Sacrifice
Bridges in the Sky
Invisible Monster
About to Crash
The Ministry of Lost Souls
A View From the Top of the World
The Count of Tuscany