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Live Report: Erebor Metal Fest @ Druso, Ranica (BG) – 03/03/2023

Di Giulio Taminelli - 5 Marzo 2023 - 9:51
Live Report: Erebor Metal Fest @ Druso, Ranica (BG) – 03/03/2023

Live Report: Erebor Metal Fest con Wind rose + Ulvedharr + Duir + Norsemen @ Druso, Ranica (BG) – 03/03/2023
a cura di Giulio Miglio Taminelli

L’evento del 3 marzo al Druso, L’Erebor Metal Fest, si preannunciava già sulla carta interessante e particolarmente affollato, con quattro gruppi italiani accomunati da sonorità, testi o comunque intenti nord europei, ma contemporaneamente originali e, a modo loro, molto particolari.
Non pensavo però di trovare un Druso totalmente Sold Out e pieno di un pubblico eterogeneo per età, sesso e gusti musicali.
Da bergamasco, non posso che essere fiero della risposta del pubblico di casa ad un evento simile, segno che il metal lombardo non è solo “roba da milanesi” (non me ne vogliano gli amici di Milano).
Ma non perdiamoci in chiacchiere e cominciamo, che i gruppi sono tanti e meritano tutti.

Norsemen

I primi a salire sul palco sono i Norsemen, formazione death metal lombarda che sin dalle prime note dimostra come l’essere il gruppo d’apertura di una serata non significa essere una mera spalla.
Protagonisti sin da subito grazie ad un frontman particolarmente capace di fomentare i presenti in sala nonostante i soli trenta minuti concessi, i Norsemen riescono ad imporre le proprie sonorità ad un pubblico che si dimostrerà particolarmente ricettivo.
Dal lato tecnico, non posso che ammirare l’abilità dei musicisti nel rimanere fedeli al dogma del “faster and louder” pur inserendo delle linee ritmiche melodiche che riescono a caratterizzare ogni canzone e a renderla ricordabile, cosa che il più delle volte non riesce anche a gruppi più blasonati del metal estremo.
Insomma, mezz’ora di fuoco per una formazione decisamente interessante e che non vedo l’ora di poter rivedere in una situazione con un minutaggio meno serrato.

Duir

Giusto il tempo di prendere una birra e arriva il momento dei Duir, combo veronese ben noto nel panorama underground e, almeno per quanto mi riguarda, il gruppo che più mi ha incuriosito nei giorni scorsi.
Black metal in italiano con inserti di flauto e cornamusa, il tutto racchiuso in un’atmosfera ambient che, in qualche modo, genera una sensazione (ovviamente ricercata) di sconforto e solitudine.

Mi avevano già convinto in cuffia, ma devo dire che in live si sono superati. Nella mezz’ora a loro concessa hanno letteralmente creato un piccolo viaggio esperienziale, interconnettendo le canzoni in modo da creare un’unica grande sinfonia macabra e, soprattutto, interpretandole anche visivamente sul palco.
Vedere il cantante in una camicia di forza che canta cercando di liberarsi dalla stretta del flautista è stato qualcosa di molto strano ma veramente coinvolgente.
L’esibizione, seppur breve, si è dimostrata completa e particolarmente efficace, con il pubblico totalmente rapito dalla musica e dagli avvenimenti sul palco.
Mi sento di poter dire che i Duir, anche se aiutati dal proprio genere musicale, abbiano dimostrato come sia possibile dare una struttura ad un concerto anche in tempistiche ristrette.

Ulvedharr

Parlare degli Ulvedharr a persone che non li conoscono per me è strano, perchè essendo bergamasco di origine li ho visti esibirsi davvero parecchie volte negli anni.
In attività dal 2011 e tra i signori indiscussi della corrente death/thrash metal lombarda, gli Ulvedharr hanno sempre dato prova di essere una band solida, quadrata e dalle idee chiare.
Insomma, quando ci sono loro in line up si va a colpo sicuro e sono sicuro che i pochi tra i presenti alla serata ad aver dubbi sulla questione siano stati convinti dalla cattiveria dimostrata durante Lindisfarne e War is in the Eyes of Berserker (che gran pezzo).

A trainare la serata è Ark, l’infaticabile cantante della formazione orobica che, grazie ad una scaletta speciale presentata appositamente per la serata, darà prova di grande adattabilità canora, esibendosi in pezzi tratti da tutti gli album pubblicati sino ad ora (sembrerà roba da poco, ma non è da tutti riuscire a proporre un cantato in grado di “coprire” i cambi di sonorità fisiologici che avvengono in più di dieci anni di carriera).
Lo stesso concetto va applicato anche ai musicisti. Nonostante l’ovvia e naturale evoluzione musicale degli Ulvedharr, la scaletta è risultata comunque omogenea e naturale, segno inequivocabile di un gran lavoro in sala prove.

Sono rimasto molto colpito dall’esecuzione live di Dagon, singolo della band tratto dall’album Inferno XXXIII, ultima fatica della band con pubblicazione prevista per il prossimo 21 Aprile.
Pur rimanendo in linea con lo stile generale del concerto, composizione e tecnica esecutiva erano davvero parecchie spanne sopra le altre canzoni. So di ripetermi, ma quando si vedono dei miglioramenti in qualcuno è giusto sottolinearli. Non vedo davvero l’ora di poter ascoltare tutto il nuovo album.
In ogni caso, c’è da dire che il rapporto che si è venuto a creare negli anni tra gli Ulvedharr e i fan è qualcosa di fantastico e, a dimostrazione di ciò, vi è la scelta di inserire come ultima traccia della serata Onward to Valhalla, epica traccia del primo album Sword of Midgard (lo stesso di Lindisfarne) che chiude in bellezza questo meraviglioso viaggio nella storia di una delle band più rappresentative del panorama metal nord italiano.

Setlist:

Lindisfarne
War is in the Eyes of Berserker
Land of Heroes
Bergheim
Tragedy of the Faithful
Dagon
Legion
Skjaldborg
The Last Winter
Battle for Asgard
Onward to Valhalla

Wind Rose

Arriviamo quindi al main event della serata.
Nani pisani arrabbiati, nascono nel 2009 con il chiaro intento di inondare il panorama musicale internazionale di canti nanici di guerra, birra e ricchezze.
Scherzi a parte, gli Wind Rose sono sicuramente una delle band metal italiane di maggior successo, con cinque album all’attivo e partecipazioni a festival di livello internazionale.
Le danze si aprono con Army of Stone, pezzo dall’intro epico e musicale, perfetto per scaldare la sala e permettere a Francesco Cavalieri di salutare la folla prima di cominciare a cantare.

Signori, che voce!

Potentissima e magnetica. Qualsiasi cosa tu stia facendo mentre canta, non puoi fare a meno di interromperla e cominciare ad ascoltare. Già in cuffia l’effetto è potente ma giuro che in live è davvero impossibile non farsi coinvolgere. Oltretutto, la grande capacità di cambiare facilmente timbro vocale, passando da quello pesante e “nanico” ad uno decisamente tecnico e pulito, lo rende in grado di ottimizzare le energie e gli permette di rimanere sempre attivissimo sul palco nonostante la bardatura scenica (io avevo caldo in maglietta, non so davvero come abbia fatto a resistere bardato per tutto il concerto).

Ad ogni modo, della prima parte della serata mi sento di menzionare e consigliare la bellissima Drunken Dwarves, pezzo volutamente caciarone e ballabile in stile taverna che però ci da la possibilità di intuire le grandi potenzialità della band.
Federico Gatti, vero e proprio professionista della batteria con un CV di tutto rispetto, martella come un fabbro (nanico) creando un tappeto ritmico su cui Cristiano Bertocchi al basso e Claudio Falconcini alla chitarra possono lavorare per dare spinta alle melodie di Federico Meranda alle tastiere.

… e poi, come fai a non amare un pezzo presentato con la frase: “Cosa c’è meglio di un nano? Un nano ubriaco!”

L’esibizione prosegue senza cali su di una scaletta decisamente rappresentativa per la band, con pezzi presi da ogni singolo album e ben organizzati in modo da creare uno spettacolo logico ma mai noioso. Per rendersene conto, basta guardare la scaletta e notare come To Erebor e The Battle of the Five Armies, tracce di album diversi, siano state messe una di seguito all’altra creando una vera e propria rievocazione di Lo Hobbit (ne ho citate due, ma collegamenti simili si possono trovare in tutta la scaletta).

A chiudere la serata, ovviamente, l’immancabile Diggy Diggy Hole trascina il pubblico in un coro che si trasforma in ballo durante la fantastica versione remix da discoteca (momento magico).
Credo di non sbagliarmi quando dico che, durante un concerto, si riconosce al volo un gruppo di professionisti. Gli Wind Rose hanno dimostrato per l’ennesima volta di meritare tutto il successo che hanno avuto e, soprattutto, di essere ulteriormente in ascesa.

In conclusione, l’evento si è rivelato davvero ricco di sorprese e di gruppi validi. Si sente davvero odore di rinascita per il metal italiano dopo i due anni di stop e il trauma da presenza social che per molto tempo ha tagliato le gambe alle formazioni meno avvezze all’uso di internet.
Non ho molto altro da dire, se non il consigliarvi vivamente l’ascolto -magari dal vivo- di tutte e quattro le formazioni presenti in line up.

Decisamente una gran serata, questa dell’Erebor Metl Fest 2023!

Tracklist:

Army of Stone
Fellows of the Hammer
Drunken Dwarves
Gates of Ekrund
Mine Mine Mine!
Together We Rise
To Erebor
The Battle of the Five Armies
The Art of War
Tales of War
The King Under the Mountain
Diggy Diggy Hole + Remix