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Live Report: Genova Summer Live 2024 @ Arena del Mare, Porto Antico di Genova – 06/07/2024

Di Jennifer Carminati - 8 Luglio 2024 - 11:51
Live Report: Genova Summer Live 2024 @ Arena del Mare, Porto Antico di Genova – 06/07/2024

Live Report: Genova Summer Live 2024 @ Arena del Mare, Porto Antico di Genova – 06/07/2024
a cura di Jennifer Carminati

I Carcass, con la loro unica data estiva italiana in programma per sabato 6 luglio presso l’Arena del Mare del Porto Antico di Genova, sono tra i protagonisti della prima edizione di Genova Summer Live. Genova e Liverpool, due grandi città che hanno fatto la storia della musica, quest’estate unite dalla musica e dalla personalità dei gloriosi Carcass, nati nel 1985 proprio nella città del Merseyside. Annoverati tra i fondatori e maggiori promotori del genere grindcore, la loro proposta artistica vira anche verso il death metal, di cui è grande esempio l’album Heartwork del 1993. Nel corso della loro carriera hanno prodotto sette album in studio, con il grande successo del terzo disco Necroticism – Descanting the Insalubrious del 1991, fino ad arrivare all’ultimo, Torn Arteries pubblicato nel 2021. Non ci saranno solo i Carcass ad infiammare il palco di Genova Summer Live 2024, troveremo anche, in veste di co-headliner gli Infected Rain: potremmo dire “dalla Moldavia con furore”. la carismatica Elena Cataraga, a.k.a. Lena Sciccorhands, infiammerà il palco di Genova con la sua energia contagiosa e una presenza scenica travolgente: una combinazione di female screaming, riff duri e campionamenti elettronici che hanno portato gli Infected Rain ad affermarsi per il loro stile unico e inconfondibile. Ad accompagnare Carcass e Infected Rain ci sarà un nutrito elenco di band tutte italiane finalmente: i Sadist, che ritornano su di un palco genovese dopo 8 anni di assenza, e prima di loro Fulci, Node, Necroart e Slug Gore, per un festival davvero imperdibile.

L’Arena del Mare, nell’Area del Porto Antico di Genova, è una location davvero unica: sita nel cuore della città, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, con ampi parcheggi e molte attrazioni, come l’Acquario di Genova nelle vicinanze. Un grande palco praticamente affacciato sul mare, che vedeva passare in continuazione sullo sfondo enormi navi da crociera, mentre le band si esibivano indisturbate; davvero suggestiva come immagine, non capita tutti i giorni di assistere a concerti con questo tipo di visuale. All’interno della venue due soli stand gastronomici, uno con hamburger, hot dog e patatine, e l’altro con piccoli stuzzichini liguri, come le alici fritte o le frisceu, tipiche frittelle con pesto alla genovese. File lunghissime sia in cassa che per prendere il cibo, ed inevitabilmente, ad una certa ora è pure finito. Per l’anno prossimo, sperando in una seconda edizione, certamente sarà meglio prevedere molti più punti ristoro come anche consiglio di aggiungere panche e tavoli dove potersi sedere e riposare un attimo, o semplicemente bersi una birra rinfrescante in compagnia. L’acqua gratis e non a 2 euro a bottiglietta sarebbe pure cosa gradita. che farebbe guadagnare punti a quello che a tutti gli effetti potrebbe divenire un nuovo festival estivo italiano. Nulla da eccepire sui bagni invece, non chimici, in numero tutto sommato adeguato, e tenuti puliti. L’ingresso anche non è stato gestito nel migliore dei modi, con l’apertura cancelli ritardata di quasi una mezz’ora, e con il pubblico che iniziava ad entrare ed il primo gruppo già sul palco, costretto ad esibirsi di fronte a poche decine di persone che a mano a mano affluivano all’interno certo, ma avendo a disposizione solo 20 minuti, è chiaro che risulta penalizzante per gli opener della giornata non rispettare gli orari di apertura porte.

E dopo la doverosa descrizione del nuovo contesto in cui ci siamo trovati, eccovi il racconto di questa prima imperdibile serata di Genova Summer Live 2024: la nuova rassegna estiva genovese dedicata al Rock a 360°, che inizia oggi, sabato 6 luglio, all’insegna del metallo, grazie alla collaborazione di Hellfire Booking, We Fucking Rock Radio, comune di Genova e molti altri. La Lanterna di Genova accende il faro sul metallo più infuocato, e noi di TrueMetal siamo qui per raccontarvelo, non potevamo mancare. E mentre altri metallari si staranno dirigendo verso il Nord Est dell’Italia, per il Metal Park, altro nuovo festival che li accompagnerà per l’intero weekend, io e il mio compagno Luca, abbiamo invece deciso di venire in quel di Genova, e passare qui questo primo sabato di luglio in compagnia di gruppi italiani, alcuni dei quali divenuti ormai amici, e di leggende come Jeff Walker&co. A differenza dell’apertura porte gli orari del running order previsto verranno praticamente rispettati al minuto, con velocissimi cambi palco e sound check ridotti all’osso, con conseguenti problemi di suoni e volumi non proprio ottimali, ma che nel complesso non hanno inficiato pesantemente sulla performance di nessun gruppo, fortunatamente. Un’affluenza ottima, andata in crescendo ora dopo ora, se si tiene conto della concomitanza, come già detto, del Metal Park con una lineup più che attraente. Come lo era del resto anche questa, ma purtroppo il dono dell’ubiquità non ci è stato dato, e bisogna pur fare delle scelte nella vita. E credo di poter essere portavoce del migliaio abbondante di persone qui presenti se dico che chi ha optato per questa prima giornata di Genova Summer Live non si è affatto pentito della scelta fatta. Era attesissimo il ritorno dei Carcass, dopo il concertone che hanno fatto lo scorso luglio al Luppolo in Rock 2023, e loro hanno certamente portato la maggior parte dei metalheads più vecchietti, che avranno in parte scoperto altre realtà del metal tricolore oggi qui a farsi ascoltare in questa location del tutto inusuale.

Un manipolo di band ben assortito, che spaziano dal gore, al grind, al death metal più o meno melodico, al female metal core, che ha reso la giornata un mix efficace e grintoso di buon metal vissuto in compagnia di amici, come piace alla sottoscritta.

 

Slug Gore

Spetta ai romagnoli Slug Gore aprire il Genova Summer Live: perfetti per iniziare questo pomeriggio che ancora alle 18 ci vede sotto il sole di luglio ma prontissimi a dare il giusto tributo a tutte le band che d’ora in poi saliranno sul palco, nella speranza che piano piano lasci spazio al buio e a un po’ di frescura. Per gli amanti delle sonorità più estreme come me, gli Slug Gore, che ho già visto varie volte esibirsi in questi ultimi due anni, sono il giusto modo per iniziare un festival e scaldare gli animi delle prime file, pienissime al solito per loro di giovanissimi fan. Tra i membri della band ci sono due volti noti di YouTube e Twitch Italia, Danny Metal e Poldo, rispettivamente alla batteria e alla voce, ed è per questo che il loro pubblico è principalmente composto da ragazzini e i più vecchietti, non avvezzi a questi nuovi social né sonorità a volte, tendono a storcere un po’ il naso, ma non possono mettere in dubbio la loro bravura e tenuta del palco. Unite ad un marketing sfrenato, hanno permesso loro, con un solo EP alle spalle, Extraterrestrial Gastropod Mollusc, uscito nel febbraio 2023, e il recentissimo primo full-length, They Slime! They Ooze! They Kill!, di salire su palchi rinomati e di aprire per band di altissimo livello. Un grindcore ruvido e grezzo, con qualche rimando al death metal, all’hardcore e allo slam, che fa presa sul pubblico delle prime file che si scatena in un pogo selvaggio e con i più coraggiosi a cimentarsi in crowd surfing, alla faccia del sole che non vuole smettere di farci sudare le birre già bevute.

E siamo solo alla prima band.

Lineup

Poldo alias Sbocco – voce

Alessandro alias Fuoco – chitarra

Pietro alias Amianto – basso

Danny alias Danny – batteria

 

Necroart

Seguono a strettissimo giro sul palco della prima edizione di Genova Summer Live, i Necroart, storica melodic dark metal band di Voghera attiva dal 1999, fresca di accordo firmato con Nadir Promotion, del buon Trevor che troveremo tra poco con i suoi Sadist. I Necroart sono un eclettico six-piece dedito ad un death metal spesso melodico, che strizza l’occhiolino al black metal sinfonico in più di un’occasione, grazie alla presenza delle tastiere che ho trovato particolarmente significative all’interno della loro proposta. Max si dimostra sempre un frontman eccezionale, carismatico e talentuoso, pur indossando un’inquietante maschera veneziana a volte durante le sue esibizioni, non lascia spazio ad ambiguità alcuna. Un’espressività teatrale e una performance vocale molto intensa, sia nelle parti più pulite sia nel growl, con quel microfono e una testa di caprone infilzata, che da sempre contraddistingue la proposta dei Necroart. Iniziano la brevissima anche per loro setlist con il nuovo singolo Withered e chiudono con Lamma Sabactani, brano pregno di atmosfere malinconicamente cupe, decadenti, potenti e aggressive allo stesso tempo.

Una band dalle doti live inappuntabili, che per chi non lo avesse già fatto, merita di essere ascoltata. Non ve  ne pentirete, ve lo posso garantire.

Lineup
  • Max – voce
  • Filippo – chitarra
  • Marco – chitarra
  • Daniele – basso
  • Davide – tastiere
  • Tiaz – batteria
Setlist
  1. Withered
  2. An Invocation for the Horned
  3. Son of Worms
  4. Lamma Sabactani

 

Node

Giusto il tempo di un velocissimo cambio palco e iniziano i 25 minuti in compagnia dei Node, band nata a Milano nel 1994, che festeggia quest’anno i trent’anni di carriera nel migliore dei modi, ovvero pubblicando il settimo album di inediti, Canto VII, da cui ci faranno ascoltare i cinque pezzi della scaletta di questa sera. Numerosi i cambi di formazione per la band milanese in questi tre decenni, ai quali è sopravvissuto solo uno dei fondatori storici, Gary D’Eramo, che dopo venti anni da chitarrista, nel 2017 è passato dietro il basso. Un ottimo mix di thrash e melodic death, dal groove accattivante, che rende la loro proposta di facile presa in sede live, con un pubblico coinvolto da subito quest’oggi che si scatena in pogo ed headbanging sfrenato. Parti veloci e aggressive che si alternano a rallentamenti e inserti quasi progressive, che tengono alta la concentrazione di chi, come la sottoscritta, ascolta per la prima volta in sede live questi nuovi brani. I Node sono un esempio di una band nostrana talentuosa, dove la tecnica dei singoli non manca certo, penalizzata un po’ dal non avere una lineup stabile per un lungo periodo. In Life on Display, mi sarei aspettata di vedere salire sul palco l’amico Trevor, come su disco, ma purtroppo non è successo, peccato. Ai Node, e a Gary soprattutto, riconosco il fatto di avere sempre continuato a crederci, nonostante tutto e tutti, e questo merita il nostro rispetto, a prescindere dal fatto che quello che fanno ora piaccia o meno, sono un’eccellenza nostrana che va apprezzata e supportata.

E noi di TrueMetal siamo qui anche per questo, detto che alla sottoscritta il loro ultimo album piace davvero molto, ascoltatelo e poi fateci sapere che ne pensate sempre tra queste righe. e se potete andate a vederli dal vivo.

Lineup
  • Dave Arri – voce
  • Gary D’Eramo – basso
  • Gabriele Ghezzi – chitarra
  • Pietro Battanta – batteria
Setlist
  1. The Sacred Theater of Nothingness
  2. The Wolves of Yalta
  3. IGod
  4. Resign Yourself
  5. Life on Display

Fulci

Ed eccoci a uno dei miei gruppi preferiti di questi ultimi anni, i casertani Fulci, che personalmente amo e ho avuto modo di vedere varie volte dal vivo, in contesti diversi, persino al cinema, e sono sempre una garanzia. Il contesto particolare del Porto Antico di Genova, che abbiamo già ampiamente descritto, i Fulci riescono a renderlo ancora più spettacolare, con l’elemento fondamentale delle loro esibizioni dal vivo, ovvero lo schermo posto alle loro spalle, dove vengono proiettati i visual horror del tutto complementari al loro death metal brutale. Con una drum machine in carne ossa, il buon Edo, con il quale hanno registrato anche il prossimo album Duck Face Killings, in uscita il prossimo 9 agosto, ispirato a “The New York Ripper” di Lucio Fulci, i nostri iniziano lo show con i sintetizzatori di Glass, seguiti a ruota dal primo singolo estratto dal nuovo lavoro in studio, Rotten Apple, e che dire, non vedo l’ora di ascoltare tutto il resto ragazzi. I Fulci sono genuinamente feroci, brutali e immediati, la loro setlist non ha praticamente punti di stallo, le due chitarre di Dome e Ando ci lanciano addosso mazzate a non finire, il tutto accompagnato dal perfetto basso di Klem, e che dire della performance di Fiore? micidiale e devastante con la sua caratteristica timbrica violenta ed espressiva al tempo stesso. Headbanging, pogo e pure qualche temerario a fare crowd surfing, sono praticamente costanti durante il loro serratissimo live. Passando per Among The Walking Dead e Apocalypse Zombie, con il suo sound lancinante che ti strappa letteralmente la carne dalle ossa, arriviamo alla combo Voodoo Gore Ritual + Tropical Sun e la mia preferita Eye Full Of Maggots, prima di chiudere con Zombie 2. Scorre troppo velocemente il tempo in loro compagnia, una scaletta troppo corta per un gruppo che merita molto più spazio nel panorama musicale italiano, che ha bisogno di talenti e novità come i Fulci per dare una rinfrescata allo stagnante mondo del metal nostrano. I Fulci fanno paura in tutti i sensi, con la loro brutalità disarmante e le divertenti derive slam, sono un’eccellenza del panorama underground italiano, e non mi stancherò mai di ribadirlo ad ogni live report che scriverò su di loro. Attendo con ansia di ascoltare il vostro prossimo album ragazzi, ormai manca davvero pochissimo, e nel frattempo continuo a consumare di ascolti quello che c’è e a seguirvi live ogni volta che posso.

Alla prossima, e ora capatina di rito al banco del merch, sperando di trovare la maglia bianca che tanto fatico a trovare. Fulci Loves!

Lineup
  • Fiore – voce
  • Dome – chitarra/synth
  • Ando – chitarra
  • Klem – basso
  • Edo – batteria
Setlist
  1. Glass
  2. Rotten Apple
  3. Apocalypse Zombie
  4. Lonely Hearts
  5. Splatter Fatality
  6. Voodoo Gore Ritual + Tropical Sun
  7. Among the Walking Dead
  8. Matul Tribal Cult
  9. Legion of the Resurrected
  10. Nightmare
  11. Eye Full of Maggots
  12. Zombi 2

 

Sadist

Dopo 8 anni, tornano su di un palco genovese i Sadist, una band simbolo della scena death metal italiana, capace di distinguersi nel marasma di allora grazie a un album iconico come Above The Light (1993). Il frontman Trevor offre come sempre una prestazione magistrale con un impatto scenico devastante. La scaletta proposta ha alternato sapientemente pezzi tiratissimi a brani estremamente tecnici proprio in stile Sadist, con il chitarrista e tastierista Tommy Talamanca che è veramente una gioia per gli occhi vedere su di un palco. Trevor e Tommy, si trovano perfettamente a loro agio anche in questo nuovissimo contesto, dove per altro Trevor ha collaborato nell’organizzazione. Suoni non eccezionali neanche per loro, in particolare deficitari nella resa delle sezioni ritmiche di chitarra e nei momenti in cui gli stacchi progressivi del gruppo avrebbero dovuto fare la differenza, con tastiere e basso che sarebbero dovuti essere più alti di volume. I modi di fare coinvolgenti di Trevor, i momenti di solo di Tommy, il trovarsi sullo stesso palco del nuovo batterista Giorgio Piva e Oinos, lo storico ora in veste di percussionista, con l’originalità insita nel sound dei Sadist, fa si che la resa finale del concerto sia a tutti gli effetti ineccepibile. I nostri si presentano sul palco con “poca scena e massima resa”: solo un grande backdrop che riprende il logo della band ed è la musica a riempire tutto il palco. Un’esecuzione chirurgica dei vari brani, con una scaletta che miscela sapientemente miscelando vecchi cavalli di battaglia ad uscite più recenti. Trevor, superlativo al solito nella sua performance vocale, non manca di continue manifestazioni di affetto rivolte ai presenti, ai suoi fan, al popolo del metal in generale. I Sadist, possono certamente vantarsi di aver lasciato un segno indelebile nel panorama progressive/technical death metal italiano, e tanto basta per convincere il pubblico ad ogni loro esibizione live di essere dei veri e propri portabandiera di questo genere. Trevor non manca di sottolineare il suo coinvolgimento emotivo sino alla fine, quando arriva il turno di Tribe, un brano che ci accompagna, per un’ultima volta in loro compagnia, in un viaggio fuori dal tempo, in una sapiente sovrapposizione di armonie raffinate e atmosfere dinamiche, perfetto come sempre.

Emozioni caro Trevor che hai regalato a tutta la tribù del metallo qui presente, ancora una volta, che porteremo nel cuore per sempre. E grazie lo dico io a te, a nome di tutti.

Lineup
  • Trevor – voce
  • Tommy Talamanca – chitarra, tastiere
  • Davide Piccolo – basso
  • Giorgio Piva – batteria
  • Oinos – percussioni
Setlist
  1. One Thousand Memories
  2. The Birds
  3. Season In Silence
  4. Perversion Lust Orgasm
  5. The Path
  6. Sometimes They Come Back
  7. Escogido
  8. Accabadora
  9. Tribe

 

Infected Rain

Sono passate le 21.30, i morsi della fame si fanno sentire, per cui ne approfitto per andare a prendere qualcosa da mangiare, tanto si vede e sente tutto anche da qui in fondo, durante l’esibizione degli Infected Rain, band moldava che non ho mai particolarmente apprezzato. I motivi sono tanti, uno su tutti: sono convinta che se non ci fosse la bella Lena al microfono, questo gruppo non se lo filerebbe nessuno, o quasi. Lo stile unico di cui tutti parlano io non ce lo trovo affatto, vedo piuttosto una band mediocre che fa un metal core, o alternative metal che dir si voglia, molto orecchiabile, come tante altre band in circolazione, senza nulla di che. L’unica differenza, per nulla indifferente, e scusate il gioco di parole voluto, sta nella presenza femminile di Lena alla voce e della lodigiana Alice al basso. Dal vivo sono potenti è vero, e li preferisco di gran lunga che su disco, ma il modo di parlare di Lena al pubblico personalmente non lo concepisco: sembra si stia riferendo ad un branco di adolescenti alla festa di fine anno e non ad un popolo di metallari più o meno integerrimi. Gli sguardi sono inevitabilmente tutti puntati su Lena e Alice, non c’è bisogno di sottolinearlo ulteriormente, ma è degno di nota anche l’apporto scenico del chitarrista Vidick, anche lui con lunghi dreadlock che fa roteare in continuazione. Il groove e la presenza scenica non manca di certo loro, ma quella che non vedo né sento è la sostanza musicale del combo moldavo, che con la loro proposta riesce comunque a scaldare ulteriormente gli animi degli astanti, molti dei quali, certamente qui per loro. Ho apprezzato la prestazione del batterista Eugene, che picchia violentemente sulle pelli rinforzando la resa finale, sia nelle parti più lente e melodiche, che in quelle più aggressive, dove Lena passa abilmente dal growl alla voce pulita, senza mai mancare di una presenza scenica importante, incitando a più riprese la folla a fare casino, a ballare e saltare in loro compagnia.

Il loro genere si discosta troppo dai co-headliner che stanno per salire sul palco, e personalmente non ho apprezzato questa scelta, ma molti altri si, per cui va bene così, “De gustibus non est disputandum” come dico spesso nei miei Live Report.

Lineup
  • Lena- voce
  • Vidick – chitarra
  • Alice – basso
  • Eugene – batteria
Setlist
  1. A Second Or a Thousand Years
  2. The Realm Of Chaos
  3. Pandemonium
  4. Vivarium
  5. Fighter
  6. The Answer is You
  7. Paura
  8. Lighthouse
  9. Orphan Soul
  10. The Earth Mantra
  11. Dying Light
  12. Never to Return
  13. Because I Lie You
  14. Enmity
  15. Sweet, Sweet Lies

 

Carcass

Finalmente, arriva il momento dei tanto attesi headliner veri, unici e indiscussi della prima edizione del Genova Summer Live, i leggendari Carcass. Eccoli finalmente prendersi di nuovo tutta la scena di un palco italiano, dopo quasi un anno dalla loro ultima calata in territorio nostrano. Gli inglesi, capitanati da Jeff Walker e Bill Steer, padri fondatori del genere grindcore e tra i pionieri del death metal, hanno scritto vere e proprie pietre miliari della storia della mia (e vostra che state leggendo) musica preferita. I loro live sono leggendari come loro: massacranti e dritti al punto, senza perdere tempo in fronzoli ci sparano addosso una quindicina di cartucce che spaziano in tutta la loro ampia discografia a una velocità pazzesca convincendo sempre e comunque nella resa finale, anche sui brani più recenti. Ad aprire il loro concerto ci pensa Buried Dreams, il pubblico risponde da subito entusiasta a quella che sarà una performance sopra le righe dei nostri. Jeff Walker, è un frontman navigato, con la sua voce, aggressiva, diretta e violenta e il caratteristico modo di suonare il basso, spesso appoggiato in verticale sulla coscia, incendia gli animi senza dire troppe parole, il pubblico sa cosa deve fare. Che vuoi dire di un live dei Carcass, se non che sono micidiali e devastanti, e portano avanti un vero e proprio assalto sonoro ai nostri padiglioni auricolari già ampiamente provati, con una professionalità senza eguali. Scaletta che sapientemente attinge al meglio della loro discografia dando luogo a un concerto d’impatto e che ripaga ampiamente le aspettative di tutti noi qui presenti. Con i riff passati alla storia del death metal di Arbeit Macht Fleisch, Corporal Jigsore Quandary, Symposium of Sickness, Keep on Rotting in the Free World, l’arena del Porto Antico di Genova diventa una bolgia infernale. L’aria si surriscalda ulteriormente con l’inno Heartwork, il cui ritornello è cantato da tutti, e ci regala ancora emozioni fortissime a distanza di due decadi dalla sua uscita.  E sia io che Luca abbiamo continuato a canticchiare quel riff per tutta la giornata a seguire, ti entra in testa e sembra non volerne uscire più. Dopo circa un’ora e  un quarto i nostri ci salutano, nella speranza tornino ancora la prossima estate a farci visita. Una performance disarmante che dimostra come i Carcass sono ancora tutt’oggi un’ineguagliabile garanzia di qualità e intransigenza, con la voglia inesauribile di restare nel regno da loro stessi fondato, e la risposta del pubblico al loro live i ha dimostrato come i loro pezzi siano ben presenti nei cuori di tutti noi, indipendentemente da quando li si è ascoltati per la prima volta, non se ne sono più andati.

Leggendari, e scusatemi, ma non trovo sinonimi adatti per definirli diversamente.

Ah, quasi dimenticavo. Siamo riusciti a recuperare una bottiglia di acqua tra le tante lanciate dal palco da Jeff Walker. Penso proprio ci faremo un’acquasantiera e una sorta di altarino in camera, voi che dite?

Lineup
  • Jeff Walker – basso, voce
  • Bill Steer – chitarra, voce
  • Nippy Blackford – chitarra
  • Daniel Wilding – batteria

Dunque, tirando le fila di questa prima giornata di Genova Summer Live all’insegna del metallo, possiamo ritenerci pienamente soddisfatti ed appagati, perché, seppur con qualche piccolo intoppo, è filato tutto liscio e l’organizzazione son certa che imparerà dai propri errori per regalarci una seconda edizione ancora più perfetta, sotto ogni punto di vista.

Aspetteremo con ansia le notizie inerenti la lineup della prossima edizione di Genova Summer Live, fiduciosi che questa esperienza si ripeta, e che questa splendida location diventi protagonista della stagione estiva dei festival metallici italiani.

E quando ci ricapita più di vedere un concerto metal con enormi condomini galleggianti sullo sfondo? Ci si rivede qui l’anno prossimo.

Stay Tuned and Stay Metal, ci si risente presto sempre tra queste righe.