Live Report: Hatebreed – Crowbar @ Live Club, Trezzo sull’Adda – 16/06/2024
Live Report: Hatebreed – Crowbar @ Live Club, Trezzo sull’Adda – 16/06/2024
a cura di Jennifer Carminati
Photo report completo: https://www.truemetal.it/live/photo-report-hatebreed-crowbar-live-club-trezzo-sulladda-mi-16-06-2024-1159477
Direttamente dal Connecticut, gli Hatebreed tornano in Europa con un tour per festeggiare i 30 anni di attività per un’unica data italiana al Live Music Club, oggi domenica 16 giugno 2024.
Atteso ritorno, per gli appassionati di hardcore e metalcore, dopo sei anni dall’ultima esibizione in suolo italico, Jamey Jasta&soci sono qui per festeggiare con i propri fan l’importante traguardo dei tre decenni di carriera.
La band sarà in Italia per un unico imperdibile appuntamento insieme ai Crowbar, leggendaria sludge metal band americana guidata da Kirk Windstein.
Dal Live Music Club mancavo da parecchi mesi, lo ammetto: per chi come me non è automunito e vive a Milano può essere talvolta scomodo raggiungerlo, ma non quest’oggi, perché grazie a Luca, mio compagno di serate e concerti e non solo, riesco a presenziare a questa data che personalmente attendevo da tempo.
Anzitutto perché non avevo mai avuto l’occasione prima di oggi di vedere dal vivo gli Hatebreed e poi perché rivedo sempre molto volentieri quella sagoma vivente di Kirk Windstein, che adoro come personaggio e persona, cosa assai rara al giorno d’oggi.
Quando arriviamo poco dopo l’apertura porte, la gente presente e’ davvero pochissima ma andra’ via via aumentando, senza mai raggiungere un pienone, ma va bene cosi, questi sono giorni davvero densi di concerti e non si puo andare a tutti.
Sicuramente chi avra’ scelto di presenziare questa sera non sara’ rimasto affatto deluso, anzi.
Ma vediamo ora come e’ andata la serata.
Crowbar
Puntualissimi alle 20.30 i Crowbar salgono sul palco del Live Club, e col il loro metal grezzo senza compromessi scateneranno un vero delirio nel pubblico, preso praticamente in maniera quasi costante da headbanging, pogo e moshpit.
Gruppo nato nel 1989 a New Orleans dall’iniziativa del chitarrista e vocalist Kirk Windstein, unico membro attualmente ancora presente. I numerosi cambi di formazione non hanno comunque mai intaccato la qualità della loro proposta fatta principalmente di sonorità lente, pesanti e cupe, oscillanti tra doom classico e sludge metal, fatto con i dovuti crismi.
I loro brani non sono mai banali né prevedibili, e la setlist proposta questa sera lo dimostrerà ampiamente, spaziando nella loro ampia discografia fatta di ben dodici album, di cui l’ultimo Zero and Below uscito ormai due anni fa.
Per tutta la durata della loro esibizione la partecipazione e il compiacimento del pubblico si manterranno sempre a livelli altissimi, per buona pace di tutti, chi sta sopra e chi sta sotto il palco.
A dimostrazione anche che i Crowbar hanno accontentato tutti, dai fan di vecchia data a chi si è approcciato loro in tempi più recenti, per un motivo o per l’altro, ma che importa, basta sia successo, perché se lo meritano davvero.
Opener dirompente e devastante quanto basta per far capire a tutti che i Crowbar questa sera, con il loro piede di porco ben impugnato ci spaccheranno le ossa a suon di metal senza ulteriori etichette di genere, che si sa, son fatte per essere strappate via, o almeno io faccio così con quelle più fastidiose e irritanti attaccate ai vestiti.
Proseguono poi con i loro caratteristici riff che ti lasciano un senso di amara malinconia in bocca che si alterna a ritmi piu’ sostenuti che scatenato l’entusiasmo del pubblico, con un Kirk Windstein visibilmente compiaciuto che più volte ringrazia e saluta i presenti. Oltre alla sua voce sofferente, rabbiosa e rauca, raramente un cantato pulito altrettanto preciso fa capolino.
Insieme al barbutissimo frontman sul palco ci sono gli altrettanto grintosi Tommy Buckley alla batteria, Matthew Brunson alla chitarra e Shane Wesley al basso, massicci e rocciosi nel proporci ogni loro singolo pezzo, dal classico All I had (I gave) a Planets Collide, accolte da un vero e proprio boato dei fans che dimostrano di avere ancora ben impresso in mente Sever the Wicked Hand uscito nel 2011.
C’è spazio anche per la toccante e a tratti commovente The Cemetery Angels nel cui testo Windstein racconta senza mezzi termini la sua personale battaglia dalla dipendenza da alcool.
Canzoni poi come Chemical Godz e Bleeding From Every Hole, nel momento in cui partono i primi riff, sai che sono i Crowbar, non so come altro dire per esprimere un concetto che ho ben in mente: hanno un marchio di fabbrica ben definito e che allo stesso tempo non li fa apparire ripetitivi o una brutta copia di sé stessi, è maestria e mestiere che pochi musicisti possono vantare di avere.
Riescono a farti sentire quella rabbia, quella sofferenza dei loro testi come fosse una sensazione vera che stai vivendo ora, in prima persona, è davvero indescrivibile il livello di trasporto e coinvolgimento che i nostri riescono a farci raggiungere.
Existense is Punishment li rappresenta appieno, è la mia preferita in assoluto e credo possa essere un ottimo biglietto da visita per chi non conosce i Crowbar.
In chiusura troviamo anche il loro anthem per eccellenza, Like Broken Glass, che fino alla fine tiene alto l’entusiasmo del pubblico che per quasi un’ora ha creduto, almeno per me è stata sicuramente questa la sensazione, di essere nel sud degli States, immersi completamente nelle atmosfere paludose, torbide e potenti che i nostri sono stati in grado di ricreare con la loro performance riuscitissima sotto ogni aspetto e per questo apprezzatissima da tutti i presenti.
Questo concerto, pregno di passione, cuore e anima, è stato l’ennesima conferma che i quattro della Lousiana sono un’assoluta garanzia di genuina e intransigente marcissima qualità, e possiamo solo che dir loro un immenso grazie.
Lineup
- Kirk Windstein – voce
- Matthew Brunson – chitarra
- Shane Wesley – basso
- Tommy Buckley – batteria
Setlist
- Burn Your World
- Chemical Godz
- Negative Pollution
- To Build a Mountain
- The Cemetery Angels
- Fixation
- Bleeding From Every Hole
- Planets Collide
- Like Broken Glass
- All I Had (I Gave)
Hatebreed
E dopo una giusta pausa che serve a tutti noi per riprendersi un attimo dalla atmosfere torbide in cui siamo stati immersi, giunge il momento dei tanto attesi headliner della serata.
La semplice addizione “hardcore + metal = metalcore” è nota a molti ormai, ma pochi sono i fautori di brani incazzati e allo stesso tempo orecchiabili, un giusto compromesso insomma che ha riscosso il meritato successo e ha reso gli Hatebreed tra i principali portavoce di questo genere.
Suoni puliti e di ottima fattura sin da subito per la band capitanata da Jamey Jasta che ha dato il via al moshpit con To the Threshold e Live for This.
Durante la serata perderò il conto anche dei numerosi circle pit, inevitabili per una band che ha fatto delle esibizioni live trascinanti e coinvolgenti il suo punto di forza.
Accoglienza per loro calorosissima da parte del pubblico italiano, che sa bene che gli Hatebreed cambiano scaletta di show in show, la decidono solo poco prima di salire sul palco, o anche chiedendo, come questa sera, direttamente al pubblico quale canzone vogliono ascoltare.
Questo dimostra come l’affiatamento tra loro sia tale che basta uno sguardo per scatenare la devastazione all’interno di queste quattro mura.
Non ci sono pause in questa tiratissima ora in loro compagnia, i brani si susseguono uno dietro l’altro, con gli immancabili Destroy Everything e in conclusione di show I Will Be Heard, probabilmente il pezzo più famoso della band, tratto dal disco Perseverance del 2002, cantata all’unisono dal pubblico, pienamente soddisfatto che si è spaccato le ossa come vuole la tradizione dei concerti metalcore o hardcore che siano.
Jasta è un eccellente frontman, che non si risparmia un attimo sul palco ed è pure simpatico: ha scherzato con la folla dopo quasi ogni canzone, ringraziando sia i nuovi convertiti che agli irriducibili fan degli Hatebreed che li hanno visti tante altre volte esibirsi su di un palco.
E stanne certo Jamey che la maggior parte dei presenti e’ tornata a casa senza voce, come da tua richiesta, dopo aver cantato ed essersi divertiti in tua compagnia.
Per questo motivo non avrebbe senso nominare altri brani perche’ a onor di cronaca sono stati tutti quanti accolti con un boato ed un entusiasmo praticamente immediati, come il momento in cui un enorme pallone gonfiato con scritto “Ball of Death” ha fatto il suo ingresso sulle teste incredule del pubblico
Un live degli Hatebreed è un vero e proprio concentrato di hardcore e rabbia in grado di far deflagrare qualunque cosa si opponga al suo passaggio, ineccepibile la loro performance e impossibile rimanere fermi, anche se, come la sottoscritta, non si conosce proprio benissimo la discografia dei nostri, ti conquistano con la loro intransigente attitudine.
E solo quando abbiamo tutti finito di sudare gli ultimi liquidi rimasti in corpo, o nel bicchiere, o entrambi, che ci apprestiamo ad uscire dal Live Club di Trezzo sull’Adda con un pensiero fisso in testa, credo condiviso dalla moltitudine dei presenti: ci auguriamo che gli Hatebreed non ci facciano più aspettare così tanto tempo prima di tornare a farci sentire l’hardcore nella sua essenza, come solo loro sanno fare, senza evolversi mai forse ma restando fedeli a sé stessi.
“L’hardcore è uno stile di vita fatto da persone vere, chi lo suona solo per moda presto sparirà“: questa la frase d’ordinanza degli Hatebreed, che dopo trent’anni fanno ancora dannatamente sul serio, provare a vederli dal vivo per credere a quello che ho appena scritto, e poi sappiatemi dire.
Vi aspetto qui, Till next Time.
Lineup
- Jamey Jasta – voce
- Frank Novinec – chitarra, cori
- Wayne Lozinak – chitarra, cori
- Chris Beattie – basso
- Matt Byrne – battera
Setlist
- To the Threshold
- Live for This
- Tear It Down
- Looking Down the Barrel of Today
- This is Now
- As Diehard as They Come
- Betrayed by Life
- Driven by Suffering
- Everyone Bleeds Now
- In Ashes They Shall Reap
- Proven
- Smash Your Enemies
- Destroy Everything
- Honor Never Dies
- A Lesson Lived Is a Lesson Learned
- Last Breath
- Perseverance
- Empty Promises
- Defeatist
- Seven Enemies
- Doomsayer
- I Will Be Heard